Vacanza in coppia (racconto lesbo)

“Buon compleanno, tesoro.”
Quando apro gli occhi vedo la mamma con la torta in mano e le candeline accese, papà sta aprendo le persiane e di Matteo, per fortuna, non c’è traccia.
La mamma si avvicina ed io spengo le candeline con un soffio.
Sono raggiante e non vedo l’ora di aprire i pacchetti, salto giù dal letto e mi vesto, poi raggiungo gli altri per la colazione: caffelatte, spremuta d’arancia e, naturalmente, la torta.

“Non posso andare al campeggio con Matteo?”
Matteo mi lancia un’occhiataccia, ma io faccio finta di niente.
“Matilde ne abbiamo già parlato, Matteo va al campeggio con i suoi amici e papà ed io andiamo a festeggiare il nostro anniversario, non vorrai mica venire con noi?”
“Uffa, ma potrei andare con Matteo.”
“Non esiste, non voglio mica fare il babysitter” brontola mio fratello.
“Sei troppo piccola” dice la mamma accarezzandomi la guancia.
“Beh, Matteo mica poi è così grande, ha solo due anni più di me”
“Sì ma sono un maschio, quindi taci.”
“E io non sono più una bambina, ho appena compiuto diciotto anni”.
“Coraggio, Matilde, taglia la torta che la vogliamo assaggiare”.
Papà è bravo, non interviene mai in queste discussioni, ma accidenti, non prende neppure le mie parti.

Finita la colazione papà e mamma vanno in ufficio, io me ne vado in camera mia e quel rompiscatole di mio fratello si toglie dalle scatole.
La scuola è già finita e per i miei è l’ultima giornata di lavoro prima delle vacanze. La mamma è ingegnere, credo che costruisca case o qualcosa del genere, papà è avvocato, è molto in gamba e vince sempre, beh, quasi sempre.

Quest’anno festeggiano il loro ventesimo anniversario di nozze e si sono regalati un viaggio alle Maldive, mica male, certo che non voglio andare con loro, o meglio, non mi dispiacerebbe andare alle Maldive, ma capisco che vogliano stare un po’ da soli, d’altronde con un rompiballe come mio fratello tra i piedi tutti vorrebbero stare da soli.

E così mi spediscono dalla zia Mara, beh, non è proprio mia zia, è una lontana parente di papà, ma tutti la chiamiamo zia, così, per non farla sentire un’estranea al pranzo di Natale e cose del genere.
Non è che non mi vada andare da lei, è che avrei preferito fare le vacanze al campeggio, sicuramente c’è da divertirsi di più, avrei fatto un sacco di amicizie, sarei andata a dormire tardi la sera, libertà insomma.

La mamma dice che non mi lascia andare in vacanza da sola, e nemmeno con Matteo, dice che è pericoloso per una ragazza girare da sola, lei vede pericoli dappertutto, è esagerata, io non sono mica scema e poi mi so difendere.

Oggi viene a trovarmi Elena, pranza qui da me e poi andiamo al cinema, è l’ultimo giorno che ci vediamo, domani parto e non ci vediamo fino a settembre. Esco a comprare un giornale, così vedo che film ci sono in giro.

Quando torno Elena è già arrivata e sta parlando in giardino con Matteo, quel deficiente di mio fratello le muore dietro, ma lui ha troppi brufoli, ed Elena gli parla insieme solo perché è mia amica, sennò neanche lo vedrebbe.
“Smamma, io ed Elena vogliamo rimanere sole.”
“Veramente mi ha appena offerto un’aranciata”, risponde lei.
“Bravo, allora fanne due, ne prendo una anch’io”, faccio io sfoderando un sorrisetto.

Quando Matteo si allontana, dico ad Elena: “Devi scusarlo, è cotto di te.”
“Figurati”, fa lei, “Non ti preoccupare, ci sono abituata.”
Elena è la più carina della classe, tutti i ragazzi le vanno dietro e lei li fa morire perché è gentile con tutti, e così tutti credono di avere qualche speranza.
Elena è anche l’unica di noi ad avere un ragazzo, cioè, il ragazzo ce l’abbiamo anche noi, ma lei ci è già andata a letto.

Lei dice che è una cosa fantastica, bellissima, ma io non mi sento ancora pronta, cioè, non so, con Marco, il mio ragazzo, ne abbiamo parlato un sacco di volte, lui vorrebbe farlo, ma io non sono convinta, io gli voglio bene e lui mi piace, ma se poi ci lasciamo non so come mi sentirei, certo se rimanessimo insieme per sempre potrei già farlo, ma non sono sicura di volelo sposare, è troppo presto per decidere una cosa del genere, il matrimonio, voglio dire, e così finisco per rimandare l’altra cosa.

Per Elena è una cosa naturale e per lei non è un problema se con il suo ragazzo dovesse finire, dice che il sesso è una cosa normalissima, che fa parte della nostra vita come mangiare e dormire, vorrei essere come lei.

“Era ora, sei andato a raccogliere le arance in Sicilia?” chiedo a mio fratello che finalmente ci porta le aranciate.
Elena si mette a ridere e Matteo diventa tutto rosso.
“Scusate, non trovavo la caraffa”, fa lui imbarazzatissimo.
“Grazie, ma adesso vogliamo rimanere sole.”
Matteo mi fa un sacco di dispetti e così quando c’è Elena ne approfitto e lo tratto malissimo, ovviamente, quando poi lei se ne va, lui vorrebbe farmela pagare, ma io lo minaccio di non invitarla più a casa nostra e così se ne sta bravo.

Quando Matteo si allontana, chiedo ad Elena: “Allora, com’è andata ieri sera?”
“Benissimo, quando i miei sono usciti ho telefonato a Francesco che è arrivato quasi subito, siamo andati a mangiare una pizza e poi siamo tornati a casa mia.”
“E dopo?”
“Dopo abbiamo fatto l’amore.”
“Sul letto dei tuoi?”
“No, vuoi scherzare? Se ne accorgerebbero. Ci siamo messi sul tappeto della mia camera.”
“E come è stato?”

“Bellissimo, abbiamo messo su della musica e lasciato acceso solo l’abat-jour, è stato molto romantico, Francesco è dolcissimo.”
“Ma non ti ha fatto male?”
“Ma no, fa male solo la prima volta e, nel mio caso, neanche molto, le altre volte non è più doloroso, poi basta trovare un ragazzo dolce come il mio Francesco e tutto viene molto naturale.”
“Sarà come dici tu, ma io ho paura di pentirmene dopo, una volta che l’hai fatto non puoi più tornare indietro.”
“Non vorrai dirmi che credi a quelle storie sull’importanza della verginità, che bisogna arrivare vergini al matrimonio e cose del genere?”

“No, assolutamente, non è questo, è che… Mah, non so nemmeno io cos’è, forse semplicemente non ho trovato il ragazzo giusto, quello che mi fa stare bene, Marco è simpatico, ma ha troppa fretta. Mercoledì pomeriggio è venuto a prendermi per andare al cinema, io dovevo ancora cambiarmi e gli ho detto di aspettarmi in salotto, invece lui è entrato in camera mia mentre mi stavo vestendo e ha cominciato a baciarmi e a toccarmi, per fortuna Matteo ha fatto un po’ di casino in camera sua alzando il volume dello stereo e così è uscito di corsa dalla mia stanza, probabilmente pensava che in casa non ci fosse nessuno.”

“Ma ti dava fastidio quello che faceva?”
“No, anzi, mi sono spaventata perché se Matteo non avesse fatto rumore probabilmente non sarei riuscita a fermarlo.”
“E allora? Guarda che non ci sarebbe stato nulla di male, devi lasciarti andare, chiudere gli occhi e non pensare più a niente.”
“Hai ragione, forse dovrei fare come dici tu, ma ho una paura tremenda.”
“Ed io ho una fame tremenda, quando si mangia?”
“Adesso che mi ci fai pensare ho fame anch’io, andiamo in cucina, mia madre ci ha lasciato tutto pronto.”

Dopo mangiato ci chiudiamo in camera mia a chiacchierare ancora un po’ prima di uscire.
Parlerei delle ore con Elena, ci raccontiamo tutto e ci confidiamo tutte le nostre esperienze.
Nel pomeriggio andiamo al cinema e quando usciamo ci prendiamo un gelato, poi ci salutiamo.
“Allora domani parti?”
“Sì, non ci vedremo per tre settimane, non voglio partire, voglio restare qui con te.”
“Dai, non fare così, vedrai che ti divertirai e al ritorno mi racconti tutto, scommetto che tua zia è simpatica.”
“Quando torno ti chiamo subito.”
“OK, aspetto la tua telefonata.”

Il mattino dopo c’è una grande confusione: i bagagli da caricare, Matteo che deve prendere il treno e quasi dimentica la tenda, la mamma che mi urla di sbrigarmi e il telefono che squilla.
Il viaggio è un po’ noioso, mi sembra di non arrivare più.

Finalmente dopo parecchie ore siamo a casa della zia.
Ci viene incontro indossando un grembiule bianco tutto macchiato di colori, papà mi ha detto che nel tempo libero dipinge.
“Scusate l’abbigliamento, ero in laboratorio.”
“Com’è giovane”, penso, “ed è anche carina, chissà perché me l’immaginavo vecchia e brutta, magari è pure simpatica.”
“Entrate, vi preparo una tazza di the, o preferite qualcos’altro?”
“Magari un caffé”, dice la mamma.
“Caffé anche per me”, risponde papà.

“E tu Matilde?”
“Che bel sorriso che ha” penso.
“Per me va benissimo il the.”
“Ma se non lo bevi mai?”, fanno in coro mamma e papà.
“Beh, oggi mi va il the.”
“Valle a capire queste ragazzine” dice la mamma ridendo.

La casa della zia è in campagna, è molto grande ed è circondata da prati fioriti e alberi di pesche e mele, fuori c’è una terrazza con un dondolo ed un tavolino con delle sedie in legno, sicuramente è un posto molto tranquillo.
La sera la mamma e la zia preparano la cena, mentre io e papà andiamo a fare un giro nei paraggi e facciamo conoscenza di Arturo, il gatto di casa, intento a cacciare un grillo.

Dopo cena i miei vogliono subito rimettersi in viaggio, l’indomani hanno l’aereo per le Maldive e non possono fermarsi a dormire.
Rimaniamo sole, e devo dire che la cosa non mi dispiace, la zia sembra simpatica.
“Senti zia, mi faresti vedere il tuo laboratorio? Papà mi ha detto che dipingi, il prossimo anno finisco il liceo e vorrei iscrivermi ad Architettura”.
“Va bene, ma a una condizione, che non mi chiami zia, mi fa sentire vecchia ed io ho solo 26 anni, Mara andrà benissimo.”
“D’accordo.”

Il laboratorio è una stanza enorme con cavalletti e tele, ci sono colori e pennelli dappertutto, c’è un gran disordine ma è molto bello.
Prima di andare a dormire la zia, cioè Mara, prepara una tisana.
“Abiti qui tutto l’anno?”, le chiedo.
“No, vengo qui solo in estate, il resto dell’anno lo passo in città dove lavoro.”
“Passi le vacanze da sola?”
“Di solito invito qualche amica, ma quest’anno sono tutte all’estero.”
“Vorrei andare a dormire, sono un po’ stanca, sai, il viaggio.”
“Certo, ti faccio vedere la tua stanza.”

Giunte davanti ad una porta si avvicina e mi dà un bacio sulla guancia.
“Buonanotte, Matilde, io vado a farmi una doccia.”
I suoi capelli mi sfiorano il viso e sento il suo profumo.
Il bagno è di fronte alla mia stanza, lei si spoglia senza chiudere la porta, io rimango a guardarla, è bellissima, con quel seno poi, vorrei averlo io così.
Il rumore dell’acqua mi fa addormentare ed io sogno prati, fiori e mucche colorate.

Un profumo di torta appena sfornata mi sveglia ed affamata vado in cucina dove Mara sta già facendo colazione.
“Buongiorno Matilde, hai fame?”
“Molta”, dico io e mi butto su una fetta di torta.
“Hai dormito bene? Il materasso è un po’ duro.”
“Ho dormito come un sasso, mi ha svegliata il profumo della torta, sono molto golosa.”

“Bene, lo sono anch’io, così ci faremo delle scorpacciate di dolci. Io vado in laboratorio, tu fai pure quello che preferisci.”
“Vorrei venire a vederti dipingere, posso?”
“Certo, vieni pure.”

Molte tele ritraggono nudi femminili, sono molto belli.
“Sono le mie amiche”, dice lei indovinando quello che mi sto chiedendo.
“Anzi, ho proprio finito ieri un ritratto, vorresti posare tu per me?”
Io divento rossa e non so bene cosa dire, quei quadri mi piacciono, però mi vergogno un po’ all’idea di spogliarmi davanti a lei. Glielo dico.
“Non c’è nulla di cui vergognarsi, è arte ed il nudo è qualcosa di bello e naturale.”
“Ha ragione”, penso e così mi lascio convincere.

Mi spoglio e mi siedo sulla sedia che mi indica, dopo i primi imbarazzi mi sento più disinvolta ed alla fine della giornata mi sembra la cosa più naturale di questo mondo.
La sera a cena ridiamo molto e dopo la tisana con il miele io vado a dormire e lei a fare la doccia.

Ci diamo la buonanotte con un bacio sulla guancia, la sua è morbida e profumata, poi la osservo che si infila sotto la doccia, non riesco a smettere di guardarla.

La mattina dopo mi sveglio di buon umore, quando vado a fare colazione non la vedo, mangio e vado in laboratorio dove la trovo mentre sistema le sue tele.
” Ecco la mia modella preferita, buongiorno Matilde, hai fatto colazione?”, mi chiede allegra.
“Sì, ho mangiato due fette di torta”, rispondo spogliandomi e sedendomi.
Lei si avvicina per sistemarmi i capelli, sento il suo profumo e la sua mano morbida mi sfiora la guancia.

Il cuore mi batte forte, lei mi guarda e vorrei che mi baciasse, invece mi sorride e ricomincia a dipingere.
“E’ quasi mezzogiorno, direi che è ora di andare a prepararci qualcosa da mangiare, che ne dici?”
“Va bene, ma prima posso vedere come sta venendo il ritratto?”
“D’accordo, ma tieni conto che non è ancora finito, quindi nessuna critica.”
Mi avvicino alla tela.
“Ma è più bella di me.”
“Non è vero, è uguale a te, sei tu che sei bella”.

Mi giro e la guardo negli occhi, lei mi sorride e mi accarezza i capelli, le prendo la mano e gliela bacio, ricomincia ad accarezzarmi, mi sfiora le spalle e poi il seno, la abbraccio e sento il calore della sua pelle.
“Rivestiti che andiamo a mangiare.”
Io non vorrei smettere, ho paura che se perdiamo questo momento, dopo finirà tutto.

“Restiamo ancora un po’.”
“Abbiamo tutto il pomeriggio per noi, oggi non lavoro più.”
Mangiamo un’insalata e della frutta, poi ci sediamo sul dondolo in veranda.
Appoggio la testa sulle sue gambe.
Mi accarezza i capelli, io chiudo gli occhi.
“Non voglio fare qualcosa che non ti va.”
“Mi piacciono le tue carezze, continua, per favore.”

Le sue mani scendono sul mio corpo, mi tocca il seno e poi le gambe.
Io vorrei che mi toccasse dappertutto, ma lei sembra ancora incerta.
Mi sollevo e le sfioro le labbra con la mia bocca, ci baciamo e quando schiudo le mie labbra sento la sua lingua che cerca la mia. Poi si ferma e si stacca da me.
“Forse dovremmo fermarci qui.”
“Io voglio continuare.”
“Allora è meglio entrare in casa.”

Andiamo nella sua camera da letto, ci spogliamo e ci sdraiamo, poi ricomincia ad accarezzarmi ed io mi lascio andare, come mi aveva detto Elena.
Mi tocca il seno e me lo bacia, mi succhia i capezzoli, mi lecca il collo ed il viso, poi mi bacia sulla bocca, mi accarezza le cosce ed io apro le gambe, incomincia a leccarmi tra le gambe ed io non penso più a nulla.
Mi bacia e mi accarezza dappertutto, vorrei che non si fermasse più.
All’improvviso il battito cardiaco accelera ed il respiro si fa affannoso, finché i miei muscoli vaginali si contraggono ed un piacere immenso mi avvolge completamente.

Rimaniamo sdraiate alcuni minuti, poi le dico: “Voglio baciarti anch’io.”
E così comincio a leccarle il seno, poi scendo lungo il suo corpo fino ad arrivare alla vagina, lei mi mostra il clitoride e mi spiega come baciarla, con dolcezza perché è molto sensibile.
Quando viene mi sdraio di nuovo accanto a lei e, quando ci siamo riposate, ricominciamo fino allo sfinimento.

La sera facciamo la doccia insieme: la lecco mentre l’acqua le accarezza il corpo, quando la sento gemere sono la ragazza più felice di questa terra.
Mi trasferisco nel suo letto e dormiamo abbracciate e infradiciate di sudore perché non riesco a staccarmi da lei, dal suo seno, dalla sua vagina incorniciata da riccioli biondi.

La mattina dipinge ed il pomeriggio passeggiamo, prepariamo dolci e leggiamo. La notte è passione, voglio baci, carezze, i nostri corpi che si cercano, non mi basta mai.

“Domani arrivano i tuoi, lo sai?”
“Sì, lo so. Non voglio andar via, fammi rimanere qui con te.”
“Non è possibile, c’è la scuola ed io riprendo il mio lavoro in città.”
“Promettimi che ci scriveremo e che il prossimo anno potrò tornare a trovarti.”
“Te lo prometto.”
Facciamo l’amore per l’ultima volta, poi mi addormento tra le sue braccia.
Domani sarà una giornata pesante, appena arrivo telefono a Elena.

FINE

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