Visita di leva

Avevo da poco compiuto 18 anni e come tutti i maschi di quell’età avevo ricevuto la famosa cartolina dell’esercito che mi “invitava” alla visita di leva.
Questo momento l’avevo atteso con ansia, e con un po’ di timore. Infatti, da un po’ di tempo mi ero accorto che, a differenza di tanti altri ragazzi della mia età, ero attratto da persone del mio stesso sesso, ed in particolare di maschi in divisa.
Devo dire che ero abbastanza confuso, comunque non avevo mai avuto occasione di avere alcun tipo di rapporto con dei maschi.
Fino a quel momento il tutto era rimasto confinato nelle mie fantasie e nella visione di riviste dove stalloni patinati si scopavano come ricci.
Nella mia mente avevo una mezza convinzione che questi miei turbamenti fossero temporanei, normali per un ragazzo della mia età e che col tempo sarei tornato “normale”, per quanto poco significhi.
Mi apprestavo quindi ad affrontare la visita di leva con timore, dicevo.
Infatti non volevo che queste mi presunte preferenze sessuali uscissero in qualche modo.
Infatti tra ragazzi ci si raccontava quello che normalmente accade nel corso di questa visita.
E naturalmente si arriva sempre al momento in cui un medico militare ti controlla i genitali.
Non essendo mai stato toccato da nessuno, non sapevo quale sarebbe stato l’effetto.
Vi immaginate la mia faccia nel caso in cui mi diventasse duro mentre me lo controlla? Avrebbe saputo e addio servizio militare.
Non avrei potuto vivere per dieci mesi a fianco di tanti maschi, condividere luoghi, momenti.
Arrivò così il giorno fatidico.
Buona parte del tempo la passammo a compilare moduli, rispondere a quiz psicologici e attitudinali, ad ascoltare sbraitanti sergenti frustrati, che sfogano le proprie repressioni su ragazzi imberbi.
Ma l’aria della caserma mi dava una certa eccitazione.
La vista di tanti militari, giovani e non, in divisa, con un senso di mascolinità che traspira da ogni poro, da ogni angolo di quell’ambiente, mi dava un poco alla testa.
Mi esaltava il fatto di potere, anche solo per pochi mesi, diventare uno di loro.
Quella mattina era prevista anche la visita medica.
Fummo condotti in una palazzina, dove ci avrebbero visitato.
Ci spogliammo in uno spogliatoio e rimanemmo solo con gli slip. Iniziammo così i controlli di rito: altezza, peso, torace, vista, denti, e così via.
Fino a quel momento tutto era rimasto sotto controllo, da “quel” punto di vista.
Arrivammo così al momento fatidico.
Ci fu ordinato di metterci su tre fila, uno dietro all’alto, per poter poi passare davanti a tre medici militari per il controllo dei genitali.
Mi misi per ultimo.
Prima di me c’era un ragazzo che avevo notato da un po’ di tempo perché come me cercava di essere sempre un po’ defilato, quasi volesse nascondersi e non farsi notare.
Il medico che mi era capitato era un militare in camice bianco, avrà avuto si e no trent’anni.
Probabilmente si era laureato da poco e stava facendo il servizio militare.
Era un bel ragazzo, alto, moro.
Osservavo quello che accadeva accanto davanti a me.
I ragazzi si presentavano davanti al medico, ad un cenno dello stesso si abbassavano gli slip e attendevano.
Poi il medico iniziava l’ispezione, prendendo tra le dita il sacco delle palle tastando i testicoli, per poi prendere in mano il cazzo e tirare la pelle per scoprire il glande, così da verificarne la funzionalità.
Poi ad un cenno del medico il ragazzo di ricomponeva e si allontanava per rivestirsi.
Praticamente tutti erano passati da questo controllo.
Avevo notato però che i medici avevano invitato alcuni ragazzi, dopo il controllo, ad accomodarsi da una parte.
Erano pochi, un paio per ogni medico.
Il mio, ne aveva scelto sono uno.
Arrivò il mio turno.
Mi avvicinai, lo fissai diritto davanti a me e attesi.
“Abbassa gli slip” disse. Eseguii.
Mise la mano sullo scroto e iniziò a palpeggiarmi i testicoli, con delicatezza.
A stento riuscivo a contenermi, ma fino a quel momento ero riuscito a controllarmi.
Passo al pene, tirò la pelle per scoprire il glande.
Tutto filò liscio, ma… una goccia di liquido pre-spermatico capeggiava sulla punta.
“E questo cos’è?” disse
“Dobbiamo fare degli ulteriori controlli. Accomodati.”
Così feci, me sedetti a fianco dei ragazzi che erano stati come me invitati ad aspettare per un approfondimento.
Aspettammo per alcuni minuti che finissero il controllo degli altri ragazzi, poi fummo introdotti in una stanza.
All’interno due dei tre medici stavano in piedi, appoggiati ad una scrivania, ad aspettare.
Il terzo attese che fossimo entrati tutti, eravamo in sei, e poi richiuse la porta dietro a noi, a chiave.
“Forza, ragazzi, mettetevi in fila, uno a fianco dell’altro, davanti a noi” disse uno di loro.
Silenziosi e un poco timorosi, ubbidimmo.
“L’esercito non vuole froci al suo interno, per cui dobbiamo fare delle verifiche qualora ci fosse qualche dubbio. Spogliatevi” disse l’altro.
Eseguimmo e rimanemmo come mamma ci ha fatto davanti ai tre medici.
Uno di loro aprì un cassetto della scrivania ed estrasse alcuni falli in lattice.
“Ora ne daremo uno per ciascuno di voi, ve lo metterete in culo e vedremo la reazione.”
Ci venne consegnato un cazzo di gomma per ciascuno.
Era piuttosto grosso, circa 25 cm per 5 di diametro.
Non ne avevo mai preso uno in mano e mi fece una certa impressione.
“Forza, bagnatevi il buchetto e mettetelo dentro” disse uno di loro.
Mi sputai un po’ di saliva nel palmo della mano e cosparsi il fallo.
Un po’ la usai per inumidirmi il buchetto.
Non avevo mai preso un cazzo in culo, avevo un po’ di paura per il dolore che avrei provato.
Presi quel bananone per la base e appoggiai la cappella al mio buco.
Iniziai a premere leggermente.
Sentivo una certa resistenza.
Iniziai a muovermi un poco, cercando di allargare il buco come quando si sta per cagare.
Un poco alla volta la cappellona entrò.
Non era così terribile la cosa.
Lentamente affondai quell’attrezzo fino alla base.
Così fecero anche i miei compagni d’avventura.
Mi fermai in attesa.
“Adesso muovetelo avanti e indietro” ci fu ordinato.
Iniziai così a scoparmi il culo, avanti e indietro.
Cominciavo a gradire la cosa.
Se inizialmente il dolore era piuttosto forte, ora il piacere cominciava a farsi avanti.
E il mio cazzo reagì come non avrei voluto, almeno in quel momento.
Diventò duro.
Pieno di vergogna, mi guardai attorno per vedere se qualcun altro aveva avuto la mia stessa reazione.
Come ho detto eravamo in sei, e solo un altro ragazzo oltre a me si trovava nelle mie stesse identiche condizioni.
“Bene, ragazzi. Fermatevi.
Voi due rimanete qua, gli altri si rivestano ed escano.”
Disse uno dei medici indicando me e l’altro tipo.
“Dobbiamo effettuare dei controlli più approfonditi” sghignazzò.
Rimanemmo così noi due soli con i tre medici.
Nudi, con un cazzo di gomma in culo.
“Tiratelo fuori. Ora si cambia” disse quello che sembrava il capo.
Me lo tirai fuori, e lo appoggiai a terra.
I tre medici si tolsero il camice bianco, sotto avevano la divisa come qualsiasi altro militare.
I maschi in divisa hanno sempre avuto su di me un fascino particolare.
Nel corso delle mia masturbazioni solitarie avevo goduto come un animale davanti a foto di maschi militari o comunque in divisa.
E l’essere lì, nudo come un verme davanti a tre maschioni in grigioverde mi procurava voglie mai provate fino a quel momento.
Uno di loro si avvicinò a me.
Disse “Mettiti in ginocchio e leccami gli scarponi.”
Ubbidii. “Adesso slacciali e toglimeli.”
Ubbidii di nuovo. “Aprimi i pantaloni, burba”.
Gli slacciai la cintura, abbassai la zip e gli calai i pantaloni.
Sotto aveva un paio di boxer bianchi con lo spacco laterale per pisciare, quelli d’ordinanza.
Sotto potevo vedere una nerchia notevole anche se ancora a riposo.
Chissà come sarebbe stata in tiro!
Ma lo avrei potuto vedere da lì a poco.
Lo stesso trattamento lo stava subendo anche l’altro ragazzo.
A questo punto il militare che mi era toccato così come gli altri due, si spogliarono velocemente, rimanendo in boxer.
“I colleghi della marina stanno cercando delle cagne di mare per alleviare le pene della lunga permanenza in mare.
Dobbiamo perciò selezionare delle reclute per loro.
Se ve lo meritate, vi aspettano dieci mesi di scopate con veri maschi, ed un trattamento di riguardo” disse il loro capo.
“Iniziamo quindi la prova” continuò.
“OK, troietta, fammi vedere quello che sai fare” disse il militare di fronte a me.
La voglia del momento e la prospettiva del servizio militare passato a scopare mi fecero fare cose che non mi sarei mai aspettato capace di fare.
Un poco mi aiutò il ricordo di quello che avevo visto fare in alcuni video porno, un po’ mi lasciai andare alla mia fantasia.
Appoggiai una mano sul suo pacco.
Sentivo la sua nerchia attraverso il leggero tessuto bianco. Iniziai a massaggiarlo, palpando leggermente, lungo l’asta e giù ai coglioni.
Sentivo la carne molle, le palle grosse e gonfie.
Ben presto, sotto l’azione della mia mano, il suo cazzo prese vita.
Mi cresceva tra le dita, si allungava, si ingrossava.
Avvicinai il viso a quel grosso cazzo ancora imprigionato dai boxer e mi appoggiai, iniziando a strofinarmi sopra, con il viso, con le labbra.
La sua cappella ben presto fece capolino dall’elastico, ormai non ci stava più dentro ed eccitante era il contrasto del suo rosso scuro con il bianco dei boxer.
Dovevo liberarlo e quindi aiutandomi con entrambe le mani glieli abbassai e lo aiutai a liberarsene, cercando sempre di non perdere il contatto con quella nerchia.
Adesso il suo cazzo me lo strofinavo sul viso, sentivo l’odore pungente di maschio che emanava, sentivo le vene pulsare.
Con una mano gli presi il sacco delle palle, e lo massaggiai.
Ad un certo punto mi afferrò per la testa con entrambe le mani e mi guidò la bocca verso la sua cappella.
Non avevo mai spompinato nessuno, ma mi lasciai alle spalle timori e remore. Aprii le labbra e lo accolsi nella mia calda e accogliente bocca.
La sua grossa cappella si fece strada, ed iniziai a dargli quello che voleva.
La mia lingua lo cercava, dappertutto, attorno alla cappella, lungo il frenulo tirato allo spasimo, lungo la fessura orinatoria, lungo l’asta.
Le mie labbra avvolgevano completamente quel grosso bastone di carne, non volevo farmi scappare nulla.
Bastone che iniziò a scoparmi, avanti e indietro, fino giù in gola, quasi a soffocarmi.
Lui guidava il ritmo, dovevo solo succhiare e leccare, passivamente.
Sentivo il suo sapore, il sapore del liquido prespermatico che aveva iniziato ad emettere.
Un sapore dolce e salato, che avevo già provato, ma era il mio, di quando mi masturbavo e bevevo del mio nettare.
Come ho già detto la stessa scena si svolgeva quasi identica poco lontano da me con l’altro ragazzo.
Quindi i due dei tre medici se la stavano spassando mentre il terzo osservava la scena massaggiandosi il cazzo che aveva raggiunto dimensioni ragguardevoli.
Ad un certo punto disse
“Adesso tocca ad uno di voi due prenderlo nel! culo mentre state spompinando i miei colleghi…”
Si avvicinò dietro a noi, ci osservò bene e poi scelse me.
Sentii la sua mano esplorare tra le mie natiche, lungo la fessura, attorno al buco.
Poi si soffermò sul buco, quasi in attesa e poi, improvvisamente, lo sentii spingere con decisione.
Cercai di opporre resistenza, ma mi penetrò con un dito.
Lo sentivo spingere, cercare la profondità.
Poi sentii un secondo dito.
Con entrambe le dita iniziò un lento movimento,
dentro e fuori, a preparare la strada per qualcosa di più voluminoso.
Dopo qualche minuto estrasse le dita, le sue mani mi presero i fianchi e sentii qualcosa di caldo appoggiarsi al mio buco.
Il momento era arrivato.
Spinse, io strinsi le chiappe.
Volevo rendergli la cosa un poco più difficile, per quello che potevo, date le condizioni in cui mi trovavo.
Spinse ancora di più, la sua cappella passò il primo ostacolo.
La sentivo dentro, mi faceva un po’ male.
D’altra parte il culo non sarebbe proprio fatto per accogliere cazzi.
Rimase fermo per qualche istante, quasi a volermi farmi abituare a quella grossa cappella.
Poi iniziò a spingere per poi ritrarsi.
Avanti e indietro, ogni volta guadagnando spazio nei miei intestini.
Avanti e indietro, sempre più a fondo fino a quando sentii i suoi peli pubici pungermi le chiappe.
Ormai ce l’avevo tutto dentro.
Avanti e indietro, il dolore che inizialmente avevo provato si stava ora trasformando in piacere.
Piacere che è fisico ma anche mentale.
L’idea di essere posseduto contemporaneamente da due uomini, in bocca e in culo mi dava sensazioni mai provate.
Godevo del piacere goduto e godevo per il piacere che stavo dando ai sue maschi che mi stavano scopando.
Il mio culo mi pareva come una mela spaccata da metà.
Il suo cazzo era come una lama incandescente che penetra nel burro.
Il tipo che mi stava scopando in bocca per diverso tempo, sembrava avere una grande resistenza, ma io ne avevo altrettanta.
“Adesso ti vengo in bocca… Godooo… Sborro… Ahh… Ah! ahh…” gemette.
Senza che me lo dicesse lui, mi ero accorto che era vicino all’orgasmo.
Infatti la sua foga era aumentata e sentivo il suo cazzo in bocca che era diventato più duro e grosso.
Mi sborrò in gola.
Caldi densi fiotti di dolce sborra schizzarono violentemente nella mia gola, sul palato, riempiendomi.
Non me ne feci scappare una goccia, un tale nettare non va sprecato.
Ingoiai tutto, e con la lingua gli ripulii tutto il cazzo che lentamente andava sgonfiandosi, mentre lui rallentava il ritmo ma tenendolo sempre nella mia bocca.
Una volta ripulito e completamente a riposo, interruppe il mio pompino e me lo tolse dalla bocca.
Quasi contemporaneamente al suo compagno, il tipo che mi stava sfondando il culo venne.
Lo sentii afferrarmi i fianchi con più forza ed aumentare il ritmo della scopata.
Sentivo la sua asta ancora più dura.
I suoi affondi diventarono più violenti e profondi.
Sentivo il suo cazzo quasi nello stomaco.
Ancora alcune spinte e godette.
Come un vulcano, eruttò la sua sborra come lava bollente.
Sentii schizzarmi nelle viscere densi e abbondanti fiotti di sperma, mi sentii inondato, riempito.
Le spinte diminuirono di intensità e frequenza, ma mi rimase dentro fino a quando il cazzo gli si smosciò.
Poi lo estrasse, mi sentii gocciolare un po’ di sperma dal buco del culo.
“Adesso ripuliscimelo” disse, ponendo la sua nerchia ammosciata, ma ancora piuttosto grossa, davanti alla mia bocca.
Non me lo feci ripetere due volte.
Me lo misi in bocca e lo ripulii ben bene, non gli lasciai la minima traccia.
Ben presto, sotto l’azione della mia lingua e bocca il nerchione riacquistò un’erezione notevole.
I sono quasi dimenticato dell’altro ragazzo, il quale aveva subito il medesimo trattamento ma gli era stato risparmiato il culo.
Che peccato, non sa cosa si è perso!
“Caro collega, penso che quelli della Marina saranno soddisfatti.
Abbiamo trovato due cagne di mare come si deve.
Cari ragazzi preparatevi a fare indigestione di sborra, vi aspettano dieci mesi di cazzo in culo e bocca…” disse uno dei medici rivolgendosi prima ai commilitoni e poi a noi.

FINE

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