Era Lei

“Un giorno, dicono, Leda trovò in mezzo ai giacinti un uovo screziato.
Infiniti colori screziati sopra la terra fiorita…
Anche tu sei un uomo, ma non solo un uomo, un giardino
Ti prego, lasciami vivere questo assurdo pensiero.
Adagerò le membra su morbidi cuscini, calpestando dolcemente la morbida
erba fiorita, ma bisogna che tutto sopporti…
Lì mi raggiungerai in pieno.
Però io ti chiedo un dono, adesso, il dono di una lacrima. ”
Valerio continuava a leggere e rileggere queste parole.
Sintesi ardita di Saffo e Alda Merini, creavano un discorso amoroso cifrato e intrigante. Tanto più che l’autore si era ben guardato dal rivelarsi, non aveva dato alcun indizio se non quello di essere una donna, come Leda.
La Leda amata da Giove, che per conquistarla aveva assunto le sembianze di un cigno.
Mito, poesia e mistero.
Il pacchetto gli era stato consegnato dalla portineria quella sera. Una comunissima busta imbottita con dentro un quadernetto rilegato di tessuto nero. E queste parole scritte in corsivo sulla prima pagina, con un pennarello nero.
Un gioco fin troppo facile da capire per lui, affermato critico letterario con una nota predilezione per la poesia.
Schiacciava le bollicine di plastica della busta pensando a chi potesse aver ideato una cosa del genere.
Magari era soltanto uno scherzo, non gli veniva in mente nessuna delle donne con cui si era accompagnato o delle sue attuali “amiche” capace di questo. Troppo inibite dal suo ruolo di critico, e comunque troppo intellettuali per giocare con la poesia e corteggiarlo improvvisando e contaminando generi, epoche, sensibilità.
L’ipotesi dello scherzo rimaneva la più accreditata. Si avvicinava il suo trentottesimo compleanno, e forse gli amici gli stavano preparando la sorpresa dell’anno.
Forse gli avrebbero rivelato lo scherzo dopo settimane di ulteriori messaggi proprio la sera del suo compleanno, davanti a una bottiglia di champagne, e subito dopo avrebbero fatto uscire dalla torta una giovane e biondissima fanciulla tutta nuda e vestita di fiori nelle parti intime, che avrebbe declamato quei versi per lui, sputtanandolo definitivamente.
Doveva essere così.
Si infilò sotto la doccia bollente, lasciando che l’acqua lo accarezzasse per quasi mezz’ora, poi indossò il suo accappatoio bianco e si diresse a letto, sotto le coperte, per un quarto d’ora di relax prima dell’incontro con Silvia.
Silvia l’aveva conosciuta in occasione di un seminario sulla poesia di Caproni al quale era stato invitato come relatore.
Giornalista specializzata in cultura, trent’anni, rossa di capelli, buona borghesia milanese, aveva una vera e propria adorazione per Valerio Vargas. Aveva fatto di tutto per conoscerlo e la sera del seminario c’era finalmente riuscita, anzi, aveva fatto di più, dopo la cena di rito era riuscita a farsi riaccompagnare a casa proprio da lui.
Frizzante ed entusiasta, aveva condotto piacevolmente la conversazione fin sotto al portone dello splendido palazzo dell’800 in cui abitava in un appartamento al piano superiore rispetto a quello della famiglia, che in anni passati doveva aver posseduto l’intero stabile.
“Grazie” aveva detto “sei stato un vero cavaliere” e inaspettatamente lo aveva baciato sulle labbra appoggiando con decisione la sua mano sulla patta dei pantaloni di Valerio, provocandogli un sussulto e una repentina erezione. Poi, soddisfatta, aveva detto “Vedo che i saluti ti piacciono…” e dopo avergli slacciato la cintura e infilato le mani nei boxer, si era chinata prodigandosi in una profusione di baci e leccatine alla sua cappella ormai in fiamme. Erano bastati pochi sapienti movimenti della mano e della lingua a fare impazzire Valerio, che eccitatissimo era riuscito solo a sibilare “vengo.. ” tra i rantoli di quell’orgasmo che lei già beveva come se non avesse aspettato altro per tutta la sera.
“Bello accompagnarti a casa, Silvia. Sei una vera sorpresa, una brillante collega dotata di una professionalità indiscutibile…”
“Volevo conoscerti da molto tempo, sai? E sono molto contenta di averti conosciuto un po’ più intimamente…spero ci sarà modo di approfondire…”disse lei ravviandosi i lunghi capelli con lo sguardo complice
“Non ho dubbi” rispose Valerio con un sorriso malizioso “Allora, per stasera, buonanotte”.
Da quella sera erano passati due mesi, e Silvia si era rivelata una veterana del sesso pronta a tutto.
L’avevano fatto ovunque, si erano esibiti in macchina davanti a un manipolo di guardoni che lei aveva insistito per sbocchinare uno per uno, si erano dati alle orge nei locali per scambisti, e infine lui l’aveva concessa agli amici in una serata organizzata proprio perché lei fosse al centro delle attenzioni dei sei fortunati prescelti, che non l’avrebbero di certo dimenticata facilmente.
Era divertente, ma Valerio sentiva che la vena di curiosità e follia che lo aveva guidato fino a quel momento, si era esaurita. Quella relazione non faceva per lui.
Silvia era una donna dalle mille qualità, ma era come se le mancasse qualcosa. Valerio non riusciva a provare un autentico interesse per lei, era questa la verità.
“Anche tu sei un uomo…”
“…ma non solo un uomo, un giardino”
I versi del quaderno nero gli tornavano in mente. Si vestì, mentre pensava a quell’ultima serata con Silvia, a quello che avrebbe potuto dirle per troncare quel gioco con garbo. Lei era una donna libera e consapevole, non lo avrebbe mai accusato di averla usata e gettata via come una bambola di pezza, come aveva fatto Ingrid qualche tempo prima.
Eppure Valerio si sentiva inquieto, aveva sempre preferito la fuga alle spiegazioni, solo che quando si diventa uomini bisogna affrontare anche le facce tristi e gli occhi lucidi e le parole che bruciano come sale su una ferita aperta.
Era un uomo. Non poteva sottrarsi.
Il campanello lo riportò alla realtà. Silvia era già arrivata.
Bellissima, con i capelli color del rame raccolti in uno chignon, un vestitino leggero verde bosco, e dei sandali in tinta con un fiore di cuoio sulla caviglia e tacchi altissimi e sottili.
Aveva una strana espressione dipinta sul volto, come se avesse già previsto tutto, come se gli avesse spiato tutti i pensieri di quegli ultimi minuti.
“Sei bellissima e molto elegante, è una serata speciale? ”
“In un certo senso sì, Valerio” “è la nostra ultima serata insieme, parto per gli Stati Uniti fra due giorni. Vado a lavorare nella redazione di Spruce. Cambio vita, e voglio festeggiare. ”
Lo attirò dolcemente a se e cominciò a baciarlo con delicatezza, ad esplorare ogni millesimo quadrato della sua bocca, fino ad accarezzare la sua lingua. Gli accarezzava i capelli e lo baciava senza staccarsi da lui ma senza fretta, come se si fossero appena innamorati.
Si abbracciavano, e lui sentiva un calore nuovo in quel gesto così intimo che in due mesi di sesso non erano mai riusciti a realizzare.
Aveva Silvia tra le braccia per la prima volta, e la baciava, la sfiorava, la desiderava assaporando tutti gli attimi, tutti i movimenti, e i fremiti. Si ritrovarono allacciati sul pavimento, si spogliarono lentamente, e poi, quando lui le montò sopra e la penetrò, il tempo sembrò fermarsi per un attimo. I loro corpi sembravano disegnati l’uno per l’altro, mentre la possente verga scivolava dentro e fuori di lei.
L’orgasmo arrivò violento, estasi pura senza soluzione di continuità.
Dopo aver goduto con lui e averlo sentito godere dentro di lei, Silvia si chinò sull’uccello e cominciò a leccarlo dalla base alla punta, senza trascurarne neanche un centimetro, finchè non ebbe finito di raccogliere tutti i loro umori.
Poi si lasciò ricadere sul pavimento accanto a lui, e stettero in silenzio per qualche secondo.
“Perché questo accade proprio adesso che te ne vai via? Perché non abbiamo potuto fare l’amore prima?
perché mi hai fatto credere di essere una persona così diversa da quello che sei veramente? Il tono di voce di Valerio era nervoso “sarebbe stato tutto diverso…” con una sfumatura di rimpianto
“Sei sempre stato il mio mito, il mio uomo perfetto, il sogno irraggiungibile… mi vedevo così borghese, così banale, così poco seducente per un uomo come te che poteva avere tutte quelle che voleva… ho pensato che sarebbe stato meglio così, in tutti i casi non ti saresti mai innamorato di me”
“Era così un’ora fa, questo cambia tutto” disse lui quasi sollevato “potremmo provare a vederci almeno una volta al mese anche se sei in America, io potrei venirti a trovare e…”
“Il punto è un altro, io non credevo che questo fosse possibile… e…”
“Silvia, ti prego, rimanda la partenza, parliamone con calma, quello che sento per te da stasera, da quando ti ho conosciuto veramente, manda in crisi anche me…”
“No Valerio, io non posso più farlo”
“Mi sposo con Raffaele tra un mese. Viene in America con me” “e comunque sono incinta”.
A Valerio sembrò di spezzarsi in mille pezzi. Ammutolì e rimase immobile sul parquet, mentre Silvia si rivestiva e lasciava l’appartamento senza dire neanche una parola.
Raffaele era uno dei migliori amici di Valerio da quindici anni, e aveva conosciuto Silvia proprio la sera del festino Lei-contro-sei… una cosa del genere era incredibile, sembrava un incubo…
A un certo punto notò un pacchetto verde con un fiocco dorato sul tavolino.
Conteneva un quadernetto nero di tessuto. C’era scritto
“Grazie per avermi regalato una lacrima. Silvia”
Silvia…
Era lei. FINE

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