“Le regole dello studio del deejay time, te le dice ora Giuseppe.. ” “Evvai! ” Pensò Giulio smettendo di pigiare la tastiera e facendo ruotare la sedia girevole per ascoltare meglio una delle parti preferite del programma che accompagnava i suoi lunghi pomeriggi estivi al lavoro.
“Certo che sono pazzi al cubo” pensò ancora, ridacchiando tra se e tornando a girarsi per finire l’ennesima pratica pallosa.
Faceva caldo, molto caldo mentre passava ordinatamente una pratica dopo l’ altra al terminale, spostandole dalla pila alla sua sinistra a quella alla sua destra.
“Per fortuna che ci hanno concesso almeno un ventilatore” pensò e lo fece a voce alta perché si sentì rispondere dal corridoio:
“Proprio per questo sono venuta qua, la tua è la stanza più fresca dell’edificio adesso”
Trasalendo per la sorpresa, vide entrare Mara, la segretaria del boss, con sottobraccio un faldone di documenti.
“Posso utilizzare l’altro PC? Sai, di sopra si è guastata l’aria condizionata e devo finire questa relazione per questa sera”. Come suo solito, Mara indossava una mini ridotta che lasciava bellamente esposte due gambe da primato, il seno superbo era coperto, o meglio evidenziato, da una maglietta attillata che faceva chiaramente intuire l’ assenza di qualsiasi sostegno.
Mara era fatta così, vestiti pochi e appariscenti, ed uno sguardo duro e scostante che freddava qualsiasi tentativo d’approccio, e ce n’erano stati, da parte dei molti impiegati.
“Certo, accomodati, spero non ti dia fastidio la radio, sai, aiuta a concentrarmi”
“Non c’è problema, questa musica piace anche a me”.
Dopo queste brevi frasi, scese il silenzio nella stanza, rotto solo dalla radio che alternava musica e battute.
Giulio era un po’ arrossito, vedendo Mara sedersi alla postazione pochi metri alla sua sinistra ed iniziare a lavorare, perché ancora ripensava alla cena tra colleghi di due settimane prima.
Aveva ecceduto con il vino e, grazie anche al fatto che Mara, per una volta, aveva partecipato e si era dimostrata non un ghiacciolo ma una ragazza anche spiritosa che, stranamente, sembrava dargli corda nelle conversazioni, aveva tentato un approccio in puro stile coatto quando, nel parcheggio del ristorante, si stavano salutando ed i colleghi erano a poca distanza, intenti anche loro ai saluti di rito.
Le loro auto erano vicine e lui, invece di aprire la portiera della propria, l’aveva abbracciata attirandola a se, stringendola forte per le chiappe e tentando di baciarla nonostante lei cercasse di scostarlo da se e continuasse a ripetere: “Ma no, dai, cosa stai facendo, lasciami stare”. Nulla, aveva continuato a cercare le sue labbra, sfiorandole nel movimento di lei che cercava di sottrargliele.
Ad un certo punto si era arrabbiato, colpa del vino senz’altro, e si era scostato di un passo prendendo ad insultarla.
“Troia! Puttana! La dai solo ai dirigenti? Ma guardati, vai vestita come una mignotta, hai due labbra da pompinara e fai la preziosa? Stronza! Bastarda! Succhiacazzi.. ”
Ed aveva continuato per un paio di minuti mentre i colleghi si avvicinavano, attirati dal suo sproloquio, senza aver notato l’antefatto fisico. E lei niente, lo guardava negli occhi senza parlare, senza muoversi affatto, appoggiata alla fiancata della sua auto. L’unica cosa che fece, quando vide due colleghi allontanarlo nel piazzale per cercare di calmarlo, fu di salire in auto e partire senza proferire parola.
E nei giorni successivi, quando la incontrava ed i colleghi, ormai s’era sparsa la voce, sembravano controllarli per vedere quando fosse esplosa la bomba, lei era la solita, poche parole riguardanti il lavoro, sguardo fisso e nessun convenevole.
Mentre lavorava, Giulio sbirciava nella sua direzione, attirato come sempre da quello splendido paio di gambe che lei, ogni tanto accavallava e disaccavallava intenta a digitare la sua relazione.
Ad un certo punto, alla radio, giunse il momento degli interventi degli ascoltatori, come sempre introdotti dal “mmmmmhhhhhh” sensualissimo della centralinista, oggetto di battute dei conduttori sulla sedia vibrante a lei assegnata.
Giulio smise ancora di lavorare per assaporare meglio uno dei momenti più belli del programma e si accorse che anche Mara aveva girato la testa. “Cos’è, una radio porno? ”
“No, è solo.. ” E le spiegò per filo e per segno la faccenda della sedia vibrante su cui sedeva la centralinista e sulla serie di battute dei due DJ. Mara sorrise e, tornando a guardare verso lo schermo, affermò che era un’ idea interessante. Poi silenzio.
Mentre lavorava, ad un tratto, Giulio sentì distintamente un nuovo mugolio e ci mise qualche secondo a rendersi conto che, questa volta, non proveniva dalla radio.
Si girò verso Mara e rimase shockato nel vederla seduta tutta in avanti, sulla poltroncina anatomica, a gambe allargate che, scostate le minuscole mutandine, si vellicava lentamente con un evidenziatore.
Pietrificato, non riuscì a muoversi o dire parola per qualche secondo finché Mara non si volse verso di lui mostrandogli ancor più chiaramente le sue labbra rosee oscenamente allargate dallo strumento.
Lei lo guardò fisso negli occhi, continuando le sue manovre e passandosi invitante la lingua sulle labbra.
“Vorrei avere io la sedia vibrante, ora”.
Queste parole scossero Giulio che, come in trance, si alzò e si avvicino a lei.
Rimase in piedi, di fronte a Mara, per qualche interminabile istante mentre lei continuava a masturbarsi emettendo mugolii di piacere. Poi, proprio quando si era deciso ad alzare le mani per prendere contatto con quel corpo invitante, fu lei a toccarlo. Gli pose una mano sullo stomaco e lo scostò facendolo indietreggiare. Un frammento di secondo per riprendere l’ equilibrio e se la trovò in piedi, poco meno alta di lui, con le sue mani sul petto che lo spingevano ancora indietro fino a farlo cadere seduto sulla poltroncina da cui s’era alzato poco prima.
Senza parlare, Mara s’inginocchiò davanti a lui e prese a slacciargli i pantaloni sotto i quali era oramai impossibile nascondere un notevole bozzo frutto di quanto aveva visto finora.
Con decisione gli abbassò pantaloni e slip, fino a metà gamba, facendolo alzare parzialmente dalla poltroncina per poi subito ricadervi, in balia di Mara, esponendo il suo turgido membro a pochi centimetri dalle sue labbra. Mara lo guardò, dal basso in alto, mentre con la destra lo prendeva lentamente in mano, scappellandolo completamente e passando il pollice sulla cappella resa sensibilissima dall’eccitante situazione.
Guardandolo fisso negli occhi abbassò il capo per dare una veloce slinguata alla punta, poi una slinguata avvolgente ed infine, abbassando lo sguardo, prenderla finalmente in bocca per intero con una suzione che rischiò di far godere subito Giulio.
Questi, seppur ancora incredulo, si era sistemato comodamente sulla poltroncina e si godeva la vista del caschetto nero dei capelli di Mara muoversi lentamente su e giù sul suo pube. Avvertiva il movimento di salita e discesa di quelle labbra strette attorno alla sua asta, ogni tanto un veloce frullare di lingua sulla punta lo avvertiva che n’era uscito fuori, e immediatamente dopo si risentiva prigioniero in quel caldo umido che scendeva, scendeva fino a farlo impazzire.
Mara stava eseguendo un lavoro da manuale, alternando movimenti lenti ad accelerazioni improvvise, gola profonda a slinguate decise sulla cappella. Reggendo il palo con la destra si accorse presto che Giulio era oramai giunto al limite e prese a muovere la mano, accelerando il movimento mentre con le labbra aveva imprigionato la cappella e la succhiava con forza. Ancora pochi istanti e si sentì invadere la bocca dal liquido caldo e salato che attendeva. Con calma, continuò la suzione fino a mungere le ultime gocce mentre Giulio si contorceva sulla poltroncina per quell’ultima staffilata di piacere.
Ansimando, Giulio guardò in basso per vedere Mara che si leccava le labbra con un sorriso di soddisfazione, la vide alzarsi e passarsi la mano sinistra sulla bocca come per accertarsi che nulla andasse sprecato.
Si alzò a sua volta e si avvicinò con l’intenzione di baciarla per ringraziarla della delizia che gli aveva donato, stava protendendosi verso di lei, che sorrideva quando…
“Schaffffff”.
Fu più la sorpresa che il dolore nell’accorgersi che Mara, con un gesto repentino, l’aveva colpito violentemente alla guancia sinistra.
“Lurido bastardo, te la sei goduta? Allora io sarei una troia? Una puttana? Bene, raccogli le tue cianfrusaglie e preparati a togliere le tende da questa ditta. Domani mattina, appena arriva il boss, gli racconto che mi hai molestato e vedrai se non ti caccia con un calcio in culo”. “Ma, Mara, che ti è preso? Prima mi fai godere così e adesso vuoi farmi cacciare? E poi non ti crederà nessuno, è la mia parola contro la tua” “Davvero? E credi che il boss non sappia della cena di due settimane fa? Mi hai insultata davanti a tutti e tutti saranno pronti a testimoniare che mi avevi aggredita. E poi…. davvero pensi che la tua parola valga quanto la mia? Io ci so fare con la lingua, sì, in entrambi i sensi e te l’ho appena dimostrato. Sei davvero convinto che il boss preferirà tenere te al posto mio? ”
Giulio era sconvolto. Era passato dal godimento, provocatogli dalla donna dietro cui sbavava da sempre, alla disperazione.
“Ma, se volevi vendicarti, perché mi hai fatto quel pompino? Pensavo che tu.. che io. ” e ammutolì vedendo una luce cattiva negli occhi di lei. “Perché ti ho preso il cazzo in bocca? Perché te l’ho succhiato fino a farti godere? Perché ho bevuto la tua roba? Sei solo un piccolo stronzo, dovevi proprio umiliarmi davanti a tutti i colleghi? Bastava che fossi stato un po’ più tenero e quella sera avresti potuto accompagnarmi a casa e.. ma hai dovuto rovinare tutto. Bastardo! Avevo voglia del tuo cazzo, e adesso me la sono tolta e tu, invece, ti togli dai coglioni”
Giulio la vide recuperare il faldone dei documenti e dirigersi verso la porta, lì giunta si girò e, alzatasi la mini, scostò le mutandine dicendogli:
“Guardala bene stronzo, avrebbe potuto essere tua. Imparala a memoria perché non la vedrai mai più”- E se ne andò. FINE