Ero ormai giunta ad un’età di semi libertà. I miei 18 anni erano arrivati come una manna dal cielo poiché mio papà mi aveva sempre detto che poi avrei potuto fare tutto ciò che volevo.
Finalmente avevo una macchina, una patente, la libertà di bere, fumare, entrare in discoteca e restarci sino a tardi ma la cosa che era più legata a me era la mia passione per la lingerie e per la mia solita e nauseante egocentricità.
Più che egocentrica ero forse un’esibizionista nata e mi piaceva provocare molti uomini, soprattutto quelli anziani anche se con la storia della mia minore età erano sempre stato un diversivo per lasciarmi a metà strada, senza mai scoparmi o volermi come davvero desideravo.
Mi chiamo Cristina e sono di Verona, splendida città d’arte e colma di cultura ma anche città provinciale, chiusa e decisamente retrò per molti versi.
Mio padre era un attento notaio e stavamo abbastanza bene se non fosse per l’eccessiva dose di denaro che continuava a spendere e spandere per i suoi legami col gioco d’azzardo. Mamma Clara invece era una perfetta casalinga che però riscuoteva ancora fascino poiché sempre intenta a mettersi in forma, a qualunque prezzo.
Io e la mia famiglia siamo sempre stati molto uniti e lo siamo diventati sempre di più da quando, per una scommessa mai andata a buon fine, fummo costretti a conoscerci molto meglio.
Vi spiego…
Un sabato sera tornai a casa alle tre di notte. Ero completamente ubriaca e mi ero lanciata a fare due pompini a due tipi che invece che aiutarmi a venire han preferito lasciarmi a cosce aperte nel bagno, senza neanche ringraziarmi. Ero nervosa ma felice di poter conquistare tutti col mio fisico e la mia voglia di lanciarmi in pubblico. Sono abbastanza slanciata e anche se le mie amiche dicono che ho il seno piccolo (una seconda scarsa) vanto un culo a mandolino che fa girare tutti i veronesi. Il mio nome è Cristina e mi è stato dato da quel pettegolo e pseudo cristiano di mio nonno, Gesualdo che, dopo anni e anni di legame con la nostra famiglia, decise di andarsene poiché dissanguato economicamente da mio padre.
Enzo, questo il nome del papà, aveva davvero tanti soldi ma la voglia di rischiare lo ha portato sempre sul lastrico. Troppi soldi buttati sino a quando una sera, tornando a casa in quello stato di cui vi accennavo prima, sentii dei rumori provenire dalla cucina.
Mi tolsi le scarpe coi tacchi e tirai indietro i capelli sull’orecchio per percepire che tipo di rumori fossero. Mi avvicinai e scorsi dalla fessura un gruppo di persone seminude.
Mio padre era seduto su una sedia, col cazzo in mano che si masturbava mentre, mia mamma, nuda con indosso solo un body slacciato nero in pizzo, stava sbocchinnando due uomini mentre un terzo la stava inculando selvaggiamente.
Le gambe mi abbandonarono per un attimo mentre il mio respiro si stava facendo sempre più affannoso e mentre il voltastomaco ripartiva da dove la sbronza si era fermata.
Allo schizzo di mio padre sul volto di mia madre mentre gli altri le sborravano sui seni, lui le sussurrò qualcosa del tipo
“Grazie cara, mi hai salvato anche questa volta! “.
Non capii sul subito e cercai di non farmi vedere, barcollando con le ultime forze verso camera mia.
Crollai sul letto e, ancora per qualche minuto, il cuore battè forte sino a quando l’alcool non spense definitivamente i miei sensi di veglia, addormentandomi secca nel letto.
Una volta aperti gli occhi erano già le 15. 30.
“Strano” pensai “i miei non m’hanno neanche svegliata! “.
Ero ancora vestita e alzandomi notai un fogliettino per terra. La calligrafia era di mia madre.
“Guarda Cri che staremo fuori a pranzo ma sappi che dalle 14. 30 in poi papà avrà degli amici a casa. Devono giocare per la fine di un torneo di carte pre-natalizio… vedi di svegliarti e di mangiare prima di quell’ora. Ciao tesorino. Mamma tua. ”
Cazzo, e così avrei dovuto andare a prendermi il cibo in cucina sapendo che non sarei stata sola.
La fame era troppa e decisi cmq di raggiungere la cucina. Passai per il corridoio e poi per la sala dove mia mamma, intenta a guardarsi la tv, mi salutò con un sorriso dolce come al solito e poi mi disse,
“fai svelta che quelli stanno lì tutto il giorno! ”
Entrai in cucina e notai tre uomini seduti al tavolo che giocavano con mio padre. Lì ebbi un sussulto. Al loro
“ciao Cristina, come va? ” mi ripiombò in mente tutta la scena della serata precedente. Ma allora non era un incubo… le loro facce, le loro voci… quella sedia in fondo al tevolo… quella dove c’era seduto papà… oddio ma allora… ma allora… la disattenzione venne ripresa da un abbraccio paterno.
“Piccolina mia, che ti succede? Hai un viso pallido. Tieni queste, sono un po’ di lasagne che abbiam fatto ieri sera e che non hai potuto mangiare. Ti spiace se vai in salotto a mangiarle così farai compagnia a mamma… noi finiamo tra un paio di mani”
“Sì papi ma… cos’è quella strana roba sul pavimento? ”
Mi parevano segni evidenti delle sborrate della notte precedente che non so per quale strano motivo non furono lavate molto bene. Presi le lasagne e mi ritirai in salotto cercando di disinteressarmi al probabile incubo e darmi alla televisione.
Mia mamma, mentre mangiavo mi accarezzava le gambe che ancora erano coperte dal mio vestitino nero della sera precedente e poi mi coprì le spalle con un plaid rosso. La ringraziai e rimasi a guardare la tv facendo mente locale dei pompini della notte precedente… quelli miei e quelli della mia mamma… ma era stato tutto vero o cosa? Dannazione non capivo quanto fosse dura cercare di mentire a se stesse.
Mio padre chiamò mia madre.
“Puoi venire di qua un attimo? Ho bisogno del tuo aiuto! ”
Mia madre si alzò nervosamente abbassando lo sguardo sino ad andare in cucina e chiudere la porta. Mi alzai di scatto per vedere cosa diavolo stava succedendo in cucina ma dalla serratura non vidi nulla così mi apprestai ad uscire di tutta fretta sul balcone e sbirciare dalla finestra.
Quello che vidi mi mise agitazione, nervosismo e anche una sorta di eccitazione mai provata prima, uno stato di eccitazione selvaggia che quasi mi provocava il vomito.
Mia madre era a quattro zampe, con la gonna alzata e il culo fuori mentre si apprestava a leccare la sborra sul pavimento, sotto il comando di mio padre mentre gli altri tre ridevano e si scambiavano pareri.
Uno di loro, alzando il viso per bere, mi notò e si alzò di scatto.
Il sangue si raggelò e cercai di nascondermi dietro ad un grosso vaso. Uscì mia madre per vedere cosa era… mi vide… bastò uno sguardo di intesa e di crudeltà e poi disse
“No, ti sarai sbagliato, non c’è nessuno… era la pianta che si muoveva… ” e rientrò.
Scappai in salotto e poi in camera a piangere disperata… ma cos’era mia madre? Una puttana serva degli amici di papà? E io? Cosa stavo diventando? La bocchinara della scuola? La troietta del quartiere? … Forse mia mamma m’ha passato una malattia perversa col dna… che ne so… io… io…
E mia madre entrò in camera con una bottiglia di whisky.
Mi accarezzò i capelli, mi asciugò le lacrime e disse con fare materno…
“Lo so che quello che hai visto non è stato bello ma devi sapere che non mi hanno costretta a fare nulla.. tuo padre, quando non vince e deve pagare la perdita, mi usa come scambio ma sono stata io a volerlo, per salvare il conto in banca e per riiniziare una vita sessuale più selvaggia, completa ed eccitante… piccola mia, sei troppo giovane forse per capire le volgari pretese di una casalinga di 46 anni ma ora è giunto il momento che tu cresca… bevi un goccio di questa roba… bevi, dimentica e fatti una dormita. Io devo ritornare di là. Ti amo piccola mia, non scordarlo mai, ok? ”
Così fredda e pacata mi lasciò comunque con un sorriso stampato sul viso. Era la mia mamma e per quanto potesse avermi fatto schifo quel che avevo visto, mi rimase ben in mente tutto quello che lei aveva sempre fatto per me, per i miei problemi e per le mie esigenze. Era sempre stata presente. Sempre… anche in questo assurdo momento di depravazione familiare a me sconosciuto, mi ha comunque dato qualcosa in più da capire… ha salvato la faccia di mio padre e si è pretsta per venire a parlarmi e tirarmi su il morale… dovevo ricambiare il suo affetto… forse era davvero giunto il momento in cui io fossi cresciuta, per capire e ricambiare il loro amore. Mi andai a pulire in bagno.
Intanto mia madre era ritornata in cucina e stava facendo dei bocchini selvaggi ai tre uomini seduti uno in fila all’altro mentre mio padre rimaneva dietro a guardare, eccitato, sempre col cazzo in mano a menarselo.
Io entrai in cucina, vestita di nero, con indosso le mie scarpe coi tacchi alti, il trucco perfetto e… la pistola di papà nella mano destra… un revolver calibro 22.
Rimasero tutti di sasso e feci loro una premessa… guardando dritto negli occhi mia mamma e mio papà.
“Che io sia figlia vostra è stato un caso del destino ma non posso tirarmi indietro in momenti in cui la famiglia ha bisogno di tutte le energie. Il problema è che se non fosse per colpa tua, papà, queste cose non succederebbero… quindi, io resto qui e aiuto la mamma a saldare i tuoi debiti ma tu e i tuoi amici trovate un altro modo di giocare il vostro tempo o io giocherò con la vostra vita! ”
Detto questo, appoggiai la pistola sul tavolo sotto lo sguardo pietrificato di ognuno di loro. Abbassai il vestito e rimasi coi seni fuori e con un perizoma nero.
“Ti piaccio papà? Sono abbastanza puttana e bella da essere usata per i tuoi scambi? ”
“I-io… t-tu non dovresti… insomma… io… ”
“Che c’è? Vuoi farmi la paternale ora? Avanti mamma, finisci di fare il tuo lavoro che io continuo con il cazzo di papà… ”
Mia madre mi guardò stupita, poi guardò verso la pistola e rimase in silenzio una manciata di secondi per poi dirmi di sì e ripiombare sui cazzi ormai molli dei tre tipi loschi che tutto parevano tranne forti e sicuri di avere due schiave… ora avevano due padrone incazzate!
Mia madre iniziò a menare i loro uccelli in modo violento, mordendogli i coglioni e dando loro delle sberle sui cazzi sino a che uno, sbalordito, si alzò i pantaloni e fuggì dalla cucina. Io andai verso mio papà, gli presi una mano e me la misi sul seno.
Lui aveva ormai il cazzo moscio ma rimase sempre a bocca aperta e mentre mi palpava il seno, guardava sbalordito mia madre che iniziava a cavalcare e mordere sul volto uno dei suoi compari.
Le urla di mia madre erano allucinanti e le sue minacce ancor di più!
“Volevate fossi la vostra schiava eh? Guardate che puttana ribelle avete figli di puttana! Questa per voi sarà l’ultima scopata! ”
Uno dei due cercò vanamente di prenderla per i capelli e poi la ripiegò verso il suo cazzo ma mia madre prese la pistola sul tavolo, gliela ficcò in bocca e fece il segno di stare in silenzio finchè non aveva finito con l’altro uomo.
Io mi inginocchiai, presi in mano il pisello di mio padre, lo menai e guardandolo male dissi:
“Ecco… questa è la vera perdita che hai avuto… la fiducia di tua figlia ma ora non importa più nulla… tu queste cose non le rivedrai mai più… ora ti lecco il cazzo e quando ce l’hai duro fai piacere a infilarmelo dentro e a farmi godere… almeno darai un senso a questa merda, bastardo! ”
Gli ciucciai dunque il cazzo che in poco tempo fu duro e pronto per fottermi. Io ero bagnata da questa emozione di supremazia che avevo nei loro confronti e mentre un altro se ne fuggiva dalla cucina urlando
“Questi sono tutti matti! “, mia madre si girò verso di me, mi strinse a sé, mi baciò profondamente in bocca e poi mi ripetè
“TI AMO”… mi lasciò a mio padre che io presi per i capelli, lo gettai al suolo e lo cavalcia, sino a farmi sprofondare il suo cazzo dentro in figa.
“Guarda papà… guarda tua figlia che ti scopa… tu non sei un uomo, sei una merda e dopo questa scopata, saprai cosa ti sei sempre perso nella vita… l’amore! ”
Cavalcando il suo glande riusciva comunque a darmi del piacere mentre mia madre aveva dato gli ultimi sberloni sui coglioni dell’altro sopravvissuto facendolo venire in faccia a mio padre.
Scappò anche lui lasciando lì tutti i soldi e lasciando me e mia madre in balia del nostro giudizio punitivo su nostro padre/marito.
Mia madre iniziò a raccogliere con le dita lo sperma dalla faccia di mio padre e glie lo riinfilava in bocca.
Io continuai ad andare su e giù sul cazzo di mio padre, leccando avidamente la lingua a mia madre e cercando di trasmetterle la rabbia e la gioia di averla lì con me.
Mio padre riuscì a stento a dirmi
“sto per venire, cristina… ” che io mi alzai, gli presi il cazzo in mano e masturbandolo lo invitai a venire.
“Forza papà, sborra nelle mani di tua figlia e poi sparisci… sborra, sborrami addosso, sborra sulle mani della tua puttana! ”
Lui venne copiosamente in un misto di gioia e dolore, piangendo e ridendo nello stesso mentre e cercando di dare una risposta a tutto ciò che di terribile fosse accaduto quella notte.
Io e mia madre ci abbracciamo e continuammo a baciarci sino ad addormentarci teneramente sul lettone, nella speranza di risvegliarci e non trovare più nostro padre in cucina.
Quando mi risvegliai la testa era dolente e la bocca assai amara. Ero stranamente sul mio letto, in pigiama e con un termometro infilato sotto un’ascella.
Accanto a me c’erano mia madre, mio padre, un dottore, mio zio e il vicino di casa… i loro volti erano a me molto familiari… erano i tre uomini dell’orgia… erano loro… ma allora… che è successo?
“Per fortuna ti sei ripresa gioia mia” disse mia madre asciugandomi il sudore sulla fronte
“ti hanno ritrovata in una bagno della discoteca sdraiata su vomito e alcool… un tuo amico ha confessato alla polizia di averti somministrato una pasticca nel tuo drink… ma ora tutto è passato… non l’abbiamo denunciato… voleva fare solo una bravata ma fortunatamente, il tuo coma etilico è durato solo tre ore… ora è tutto finito piccola mia… ti amo, figlia mia… ti amo Cristina” FINE