I – Introduzione
Avevo da poco terminato gli studi universitari. Non ero una cima ma me l’ero cavata bene. Numerose copie del mio curriculum erano state spedite e le risposte erano arrivate. Dopo i colloqui, fra le varie opportunità che mi si presentavano c’era una azienda delle Telecomunicazioni con 300 dipendenti. Lo stipendio non era alto ma mi garantiva un percorso formativo di 3 mesi completamente spesato e con l’aggiunta delle prime buste paga. Così accettai: Cristian R. nuovo ingegnere della New Economy.
II – Un fine settimana imprevisto
Venni spedito da Bologna, dove abitavo, al primo degli esclusivi corsi ai quali avrei partecipato. Il corso si svolgeva in un centro immerso nelle colline toscane. Si trattava di un complesso di aule, laboratori, sale studio e non solo: c’erano anche gli alloggi degli studenti, del personale e qualche divertimento. La piscina coperta, liberamente disponibile agli studenti, era la maggiore attrazione tra gli svaghi disponibili.
Era autunno e il centro non era molto frequentato. Nel corso al quale partecipavo anch’io c’erano 10 ragazzi, 6 maschi e 4 femmine che provenivano da tutta Italia e che su per giù condividevano il mio destino di neo-assunti in rampanti aziende dell’High Tecnology. Il fine settimana il centro si svuotava per poi riempirsi di nuovo il lunedì: gli studenti generalmente se ne tornavano a casa a divertirsi. Chi voleva però poteva rimanere lì e quel particolare fine settimana decisi di non partire perché avevo avuto una discussione telefonica con la mia ragazza: una discussione non piacevole. La stronza non aveva avuto il coraggio di mollarmi guardandomi in faccia e aveva deciso di farlo al telefono prima che tornassi a trovarla il week-end. Merda.
III – Cosa si fa?
Ma chi se ne frega! Dopo un primo momento di malinconia avevo reagito come se non fosse successo nulla e mi guardai attorno per vedere se comunque il mondo fosse ancora al suo posto. Era ancora lì. E allora dissi a me stesso:
– Cristian, la fuori ci sono mille e una ragazze che aspettano solo te. Non essere triste! –
Nel frattempo era arrivato il venerdì sera e il corso era finito. Chiesi se c’era qualcuno che non se ne tornava a casa e urrà urrà era così: un ragazzo di Palermo e due ragazze di Milano stavano lì. Se non altro avevo compagnia. La combriccola era formata da Marianna la mora silenziosa, Vania la bionda estroversa e Giuseppe il siculo spiritoso. Oltre a me, il bolognese “mollato”. Una volta rimasti soli, discutemmo sulla serata e decidemmo di andarcene a cena fuori per ammazzare la noia.
IV – Cena in trattoria
Il centro era un po’ isolato sulle colline e il paese meno distante si trovava a 20 Km di distanza. C’era però una trattoria, in una minuscola frazione lì vicino, ci avevano riferito. Lì si poteva mangiare carne alla griglia e bere vino rosso in allegria con la gente del posto.
Tutti d’accordo decidemmo di andare.
V – In Vino Veritas
La carne era ottima e abbondante, il vino infido e buonissimo. Alla terza bottiglia ognuno di noi aveva raccontato agli altri i fatti salienti della sua vita e sembrava che fossimo amici da molto tempo. Io avevo narrato loro della mia “tragedia” telefonica (che ora non mi sembrava più tale) e pure gli altri avevano confessato la loro situazione sentimentale. Giuseppe era uno scapolo impenitente che faceva disperare i padri delle ragazze più carine di Palermo. Marianna aveva il ragazzo da 1 anno e diceva di volergli molto bene mentre Vania affermava di avere una storia ma non troppo seria.
Ad un certo punto Giuseppe disse
– Dai… facciamo il gioco della verità? –
Io e Vania aderimmo subito con entusiasmo mentre Marianna accettò solo dopo qualche insistenza da parte nostra.
Il gioco consisteva nel porre a turno una domanda ad un altro della compagnia e questi doveva rispondere solo con la verità. Per rendere più interessante il gioco decidemmo che chi non voleva rispondere a una domanda doveva bere un bicchiere di vino tutto d’un fiato.
Era logico che prima o poi tutti avrebbero risposto a qualsiasi domanda!
VI – Verità o Vino?
Era già da un po’ che giocavamo e le domande caste avevano già fatto il loro tempo . Fu Giuseppe a lanciare la prima “bomba”.
– Che cosa mi hai chiesto? – disse Vania
– Ti ho chiesto con quanti uomini sei stata a letto! – rispose Giuseppe
Vania ci guardò tutti negli occhi, si cacciò a ridere e bevve l’ennesimo bicchiere di vino.
Toccava a me fare la domanda e decisi di affondare il coltello con Marianna che più veniva tardi e più mi rimescolava di dentro.
– Il pensiero di baciare con la lingua una donna… cosa ti fa sentire? – chiesi io
Marianna spalanco gli occhi e poi non volendo bere un altro bicchiere e tuttavia avendo ormai perso qualche freno inibitorio rispose:
– Beh, se dovessi scegliere tra un uomo brutto e una bella donna, sceglierei una bella donna. –
E qui la tavolata si ammutolì a parte Giuseppe che incalzò subito Marianna:
– E Vania come la trovi? è una bella donna? –
Marianna guardò Vania e Vania guardò Marianna e sia io che Giuseppe ci accorgemmo che c’era dell’elettricità nell’aria. Notai nel volto delle due ragazze del turbamento… forse per qualche desiderio inconscio che era venuto a galla.
– Ora tocca a me – disse quindi Vania che mi guardò e sorridendo maliziosamente mi disse:
– Se Marianna fosse disponibile… te la scoperesti stanotte? –
La mia faccia diventò immediatamente rossa e subito dopo viola di vergogna. Ma poi dissi a me stesso che probabilmente non li avrei più rivisti e tanto valeva lasciarsi andare:
-Eccome se me la scoperei, e non le darei tregua fino al mattino… –
Marianna prima mi fissò seriamente e poi dopo 10 secondi di gelo si lanciò in una risata fragorosa. Tutti allora risero. Poco dopo, quando ancora ci stavamo riprendendo dai singhiozzi arrivò il gestore del locale che voleva chiudere e ci invitata a lasciare il tavolo.
Così tornammo al centro.
VII – Cambiamo le regole del gioco?
Nel frattempo era scoppiato un fragoroso temporale con tanto di tuoni e fulmini e le ragazze brille fino all’inverosimile ci dissero ridendo:
– Non vorrete mica lasciare dormire da sole 2 ragazze con un temporale così? –
– Nooooooooo!!! – rispondemmo in coro io e Giuseppe.
Ci rintanammo quindi nella camera di Vania tutti e quattro decisi a non finire lì la serata che correva sui binari giusti.
Giuseppe, che ora capivo perché era la disperazione dei padri palermitani, propose di giocare ancora. Solamente che ora se non si voleva rispondere, bisognava sottostare ad una penitenza decisa dagli altri.
– Quante volte alla settimana ti masturbi? – mi chiese Vania
Io naturalmente, timido com’ero, arrossi di nuovo ma poi mi ripresi e decisi di rispondere:
– Quasi tutte le notti… sapete senza la materia prima rimane l’unico modo per prendere sonno! –
E tutti giù a ridere… Evidentemente l’analogia del sesso con i sonniferi era buffa.
Poi toccò a Giuseppe che chiese a Vania:
– L’hai mai preso nel culo? –
L’atmosfera, a questa domanda, si fece un po’ tesa ma Vania decise di non prendersela e simpaticamente rispose:
– Scelgo la penitenza! –
Giuseppe allora, dovevate esserci per vederlo, fece un sorriso che non avrebbe fatto invidia a un Belzebù divertito e sentenziò:
– Devi baciare con la lingua Marianna! –
Marianna rimase seria e Vania che non aveva intenzione di uscire dal gioco disse:
– Ok per me va bene… naturalmente se va bene anche a Marianna! –
Marianna non disse niente e lasciando me e Giuseppe a bocca aperta si avvicinò a Vania e la baciò.
VIII – Oh Santo Cielo!
Il bacio dapprima incerto e quasi casto si trasformò in un abbraccio e l’abbraccio si trasformo in mani avide che toccavano l’una il corpo dell’altra e tutto questo lì… davanti a noi.
Cosa ci si può aspettare da due giovani maschi ubriachi che assistono, in una camera da letto, a questa scena altamente erotica?
Beh… , Giuseppe, che evidentemente aveva trangugiato troppo vinello rosso, a questa visione cadde steso sul tappeto e si mise a russare!
E io? Io capii in quel momento che un’entità divina esisteva e teneva molto alla mia felicità.
Così mi tolsi i vestiti e mi avvicinai alle due ragazze… FINE