5° anno di liceo. Avevamo tutti compiuto 18 anni e alcuni di noi avevano l’auto. Un giorno di maggio, grazie ad uno di quegli splendidi scioperi della scuola italiana, un gruppo di noi – insieme ai ragazzi decisamente maggiorenni di alcune nostre compagne di classe – decise di passare la giornata in un appartamento di una di noi presso un piccolo paesino di montagna distante qualche chilometro.
La compagnia era così formata:
– quattro ragazze con i rispettivi compagni
– una ragazza sola, di nome Katia.
– i quattro dell’apocalisse, cioè io e tre miei inseparabili amici Renato, Alberto e Giorgio.
La ragazza sola viveva una fase un po’ particolare. i genitori stavano per separarsi perché lui metteva le corna a lei. la ragazza risentiva fortemente della situazione: era dimagrita, insicura, piena di brufoli, vogliosa di provare esperienze nuove tipo il fumo.
Si fidava molto di me, tanto che per quest’ultima esigenza mi chiese di procurarle del fumo. Figurarsi: ero e sono contrario. così le procurai un po’ di erba del parco cittadino, che lei fumò a fatica (avete mai provato a fumare erba fresca? è vomitevole! ) convinta di provare non so quali misteriose sensazioni.
Questo per far capire e la soggetta e quanto io sia figlio di buona donna.
Quando arrivammo nell’appartamentino di montagna, scoprimmo che la si trattava di un vero e proprio villino su due piani. subito le quattro coppie sparirono nelle varie stanze disponibili.
restammo solo i quattro dell’apocalisse e Katia.
Katia si allungò su un letto matrimoniale, lamentandosi dei brufoli e del suo dimagrimento, che aveva provocato una decisa riduzione del volume del seno, già in precedenza poco abbondante.
Katia non era una figona, ma una grande gnocca sì.
Con noi della classe non aveva mai scopato. si era sempre accompagnata con ragazzi molto più grandi, di 25 – 30 anni. Noi eravamo sicuri che fosse una gran troia ma, ahimè, non avevamo prove dirette.
Cercai di tranquillizzarla sulle tette e sui brufoli offrendole subito un rimedio eccezionale: sborra.
Le dissi, infatti, che:
– il seno abbondante nelle donne dipende dalla quantità di vitamine ingurgitate tramite lo sperma, come provato da una recentissima ricerca scientifica americana pubblicata su Nature (io, se non lo avete capito, ero l’intellettuale della classe, quello che aveva sempre la risposta pronta a tutte le domande). Sophia Loren, per esempio, o Marylin Monroe, avevano le tette così grandi perché prima di diventare famose si erano molto divertite ingurgitando, quindi, molta sborra.
– Un’importante casa farmaceutica svizzera aveva inventato una pomata a base di estratto di sborra in grado di guarire rapidamente ogni tipo di acne. Poiché si trattava di una recentissima scoperta, la pomata non era reperibile in Italia e costava, comunque, un sacco di soldi.
“Certo che tu oggi potresti risolvere molti dei tuoi problemi grazie a noi”, dissi serio.
“In che modo? “, chiese ingenuamente Katia.
“è semplice”, replicai io. “Noi quattro potremmo sacrificarci per te e fornirti un po’ della nostra sborra che, se non l’hai capito ancora, ha un alto valore farmacologico. Sono sicuro che anche Renato, Alberto e Giorgio sono disponibili, come me, ad offrirti gratuitamente la nostra sborra per farti stare meglio”.
Tutti i miei amici annuirono e aggiunsero battute varie. Nel frattempo ci eravamo pericolosamente avvicinati a Katia ai due lati del letto. Giorgio aveva preso una candela da un tavolo ed aveva iniziato a giocarci simulando una stecca di biliardo con la quale colpire un’immaginaria pallina posata sul culo di Katia.
Non ho mai capito se Katia fece la scema per non andare alla guerra (aveva capito, cioè, che le cose per lei si erano messe male e che volente o nolente l’avremmo scopata comunque), come si dice, o se fosse davvero scema (come aveva dimostrato fumando l’erba del parco cittadino ed arrivando a sentire “sensazioni” fantastiche). Fatto sta che ci ringraziò tutti per la disponibilità e ci chiese come fare.
“Mettiti seduta sul letto e comincia a masturbarmi. Quando io sto per venire ti avviso, così tu puoi avvicinare la bocca e ingoiare tutto lo sperma. Bada bene a non farne cadere neppure una goccia. Più sperma ingoi meglio sarà per le tue tette ed i tuoi brufoli. Poi farai lo stesso a Renato, Giorgio ed Alberto”.
E così fece. Io fui il primo ad iniziare. Seghe da una ragazza e bocchini ne avevo già avuti, ma sapere che Katia avrebbe anche ingoiato la mia sborra mi dava uno stato di eccitazione fantastico. Io ed i miei amici avevamo sempre visto sui giornali pornografici le foto di quelle ragazze con la faccia e le tette piene di sborra, ma le nostre amiche non avevano mai voluto accontentarci. Dicevano che lo sperma faceva schifo, era caldo, faceva vomitare, ecc. Adesso, invece, avevano una gnocca che per fini terapeutici ci chiedeva di darle dello sperma da ingoiare.
Renato, Alberto e Giorgio si erano messi al centro della stanza e si accarezzavano gli uccelli. Io ero al bordo del letto, con il cazzo in mano a Katia che, con evidente perizia, agitava rapidamente. Dalle altre stanze ogni tanto si sentivano rumori e mugolii sospetti, e noi scherzavamo su quello che le coppie stavano facendo, ricordando a Katia come lei era molto più fortunata delle sue amiche, visto che aveva quattro cazzi a disposizione.
Non ci misi molto a venire. Katia capì benissimo quando avvicinare la bocca, facendo sparire il mio cazzo nelle sue guance proprio nel momento in cui iniziavo a sborrare. Ebbe un sussulto, fermò la mano, ma non si tirò indietro. Dalla sua bocca non uscì neppure una goccia di sperma. Restò ferma, muovendo piano la bocca a mò di pompino per permettere alle ultime gocce di sperma di uscire dal mio cazzo. Poi con delicatezza estrasse il cazzo. Reclinò la testa e guardandomi negli occhi cominciò lentamente ad ingoiare. Sul viso apparvero per qualche momento segnali di disgusto. Piano piano, però, Katia ingoiò tutto. Poi sorrise e mi ringraziò per il suggerimento che le avevo dato. Disse che il sapore dello sperma era buono, senz’altro migliore di certe medicine che stava prendendo in quel periodo.
Fu lei stessa a chiedere di fosse il turno, preparandosi ad accogliere un nuovo cazzo. A quel punto, però, le chiesi se non si trovasse meglio togliendosi i jeans strettissimi che indossava e se non fosse stato meglio provare a fare insieme tutte e tre le seghe, anche per evitare che le coppie uscissero da un momento all’altro dalle loro stanze mettendo fine al nostro intervento terapeutico.
Katia rispose che avevo ragione nel volere ridurre i tempi, anche perché non voleva che le altre ragazze la vedessero con tanti cazzi in mano. Precisò, comunque, di non potere fare tre seghe con due mani.
“E la bocca? ” dissi io. “Tu prendi in bocca il cazzo di Giorgio, che è il più grande. Poi con la mano destra fai una segna ad Alberto e con la sinistra a Renato. Ricordati di ingoiare tutto lo sperma di Giorgio e di raccogliere la sborra di Renato e Alberto con le mani, in modo da poterlo leccare e spalmare sui brufoli e le tette”.
Non senza fatica ebbe iniziò la composizione. Katia al centro e i miei tre amici in piedi di fronte a lei. Un cazzo in bocca e due nelle mani. Era una scena fantastica, di quelle che avevo visto diverse volte nei giornali pornografici ma che non avevo mai pensato di potere realizzare. Katia era superba. Aveva subito imparato a coordinare il movimento della testa necessario per fare il pompino a Giorgio con l’andamento segaiolo delle mani.
Io ero seduto su una poltroncina ed già il mio cazzo tornava prepotentemente in erezione. Sempre “aiutato” dalle foto dei giornali pornografici, presi la candela. Mi intrufolai in mezzo a Giorgio, Renato ed Alberto e mi sedetti al centro, al di sotto del cazzo di Giorgio servito dalla calda bocca di Katia. Sentii l’odore della fregna di Katia. I suoi umori avevano bagnato tutto lo slip. Scostai leggermente lo slip, scoprendo il pelo nero e una figa con le labbra ingrossate dall’eccitazione. Posai dolcemente la mia lingua sulla parte superiore della figa, dove si doveva situare il clitoride. Katia cominciò a gemere per il piacere. Avvicinai, quindi, la candela sotto la figa, tra il perineo e l’ano.
“Non posso penetrarti nella figa”, dissi. “Non voglio farti perdere la verginità. Prenderlo nel culo, però, è molto più bello” dissi ancora.
Katia non rispondeva (e come poteva, con il cazzo di Giorgio in bocca? ). Non fermò la sua azione ed io lentamente cominciai a spingere la candela nel culo di Katia. La spingevo e la ritiravo, facendola entrare sempre più a fondo. All’improvviso, però, dovetti fermarmi, perché contemporaneamente i tre miei amici vennero e Katia fu impegnata ad assorbire tutto le sperma come le avevo detto in precedenza.
Ingoiò tutta la sborra di Giorgio e cercò di raccogliere con le mani a cucchiaio lo sperma di Renato e Alberto. Mi chiese cosa fare con precisione di questo sperma. Le dissi che doveva spalmarlo sui brufoli come se fosse una crema antiacne e sui capezzoli. Poi le feci mettere il residuo sulla punta della candela.
Ottima idea la mia! La candela adesso scivolava decisamente meglio. Feci allungare Katia a pancia in giù sul letto, con le gambe allargate e le ginocchia piegate. Piano piano la candela entrava sempre più a fondo.
Almeno quindici centimetri erano nel culo di Katia!
Cominciai a muovere la candela sempre più velocemente, mentre il respiro di Katia si faceva sempre più affannoso ed eccitato. Aveva passato una mano in mezzo alle gambe e si stava facendo un fantastico ditalino, fino a venire con enorme gioia e felicità.
Ci fu un minuto di silenzio. Non sapevamo più cosa dire e fare. Avevamo appena realizzato con una nostra compagna di scuola scene tipiche dei giornali pornografici che avevamo tante volte visto, ma che mai avevamo fatto. Ci eravamo appena scopati una gnocca nel modo che avevamo sempre sognato.
Sentimmo dei rumori dalla camera, vicino così ci rivestimmo rapidamente e tutto finì, tra scambi di sguardi, sorrisini e carezze.
Quel giorno tornammo a casa, ma ormai sapevamo di avere Katia in pugno. FINE