Ultimi racconti erotici pubblicati

La bicicletta

-Alfonso ho forato? Sei proprio sicuro? – chiese Romina guardando con apprensione il cognato che, sacramentando sottovoce, stava facendo ruotare la ruota della bicicletta per individuare l’origine di quel sibilo maledetto. -Si, credo proprio di sì! – avallò mesto l’uomo constatando con rabbia che avevano fatto già una quindicina di chilometri in aperta campagna. Faceva caldo, il sole era già alto e ovunque c’erano solo fichi d’india, rovi e qualche albero di gelso. -Muoio all’idea di raggiungere il campeggio a piedi- commentò infastidita Romina patendo la morsa elastica degli short -Questi sono per giunta neri… – disse lamentosa cercando di sollevare per qualche attimo la stoffa dalla pelle. Alfonso dopo aver assistito alla morte del pneumatico appoggiò la bicicletta sotto il gelso, distante pochi metri, ricercando strenuamente un po’ d’ombra -Se non ti va di farla a piedi chiamo tua sorella e le chiedo di farci venire a prendere da tuo marito- -Ma quello non si muove- replicò quasi scocciata Romina -Sarà ancora nel bungalow… nel pieno mondo dei sogni- -Vedi, vedi com’è grosso- sbottò Alfonso inginocchiandosi sulla bicicletta -Lo vedi li, il buco, hai visto che roba? Ma di che materiale sono fatti oggigiorno le biciclette, me lo sai dire tu? – -Ma si, lascia perdere… – l’esortò Romina ormai rassegnata -chiamiamo Alice. Lei forse è già sveglia- -L’ho lasciata che dormiva, tutto il campeggio ronfava della grossa quando siamo usciti- constatò ironico Alfonso ricordando le poche persone incontrate all’uscita dal campeggio, quella mattina poco prima delle sette. -Dai incamminiamoci subito, lasciamo le bici qui… ritorneremo a riprenderle, dopo, in macchina… – -No, no! Non credo sia una buona idea… rischiamo di trovarne quattro, no ascolta ci mettiamo sotto quest’albero e aspettiamo mezz’ora… poi chiamiamo tua sorella, non che mia moglie. Alle otto li svegliamo e ci facciamo venire a prendere- -Va bene, chiamiamo lei perché Luigi ha sicuramente il cellulare spento… – sorrise maliziosa -Poverino sarà stanco- Alfonso rizzatosi in piedi replicò prontamente -E tu devi esserne la causa… vero? – -Scemo! – si schermì Romina fingendosi piccata -E poi cos’hai da guardami così? – disse incrociando le braccia al petto. Alfonso riabbassò sul naso gli occhiali a specchio lenticolari commentando serafico -Guardo le tue tette. Mi sono sempre piaciute lo sai… ed è una vita che non le prendo in mano… che ci gioco un po’- -Se è solo per quello… è anche una vita che non… – finì per lui Romina con la voce ingorgata in una risata che si fece subito contagiosa -è una vita che non lo facciamo tutti e tre, io te e Alice- -E tu sai anche il perché! è tutta colpa di quell’animale di tuo marito, che è geloso come un… troglodita! – -Lascialo stare, poverino. è fatto a suo modo! – -è fatto a suo modo, una sega! – sbottò Alfonso che impercettibilmente ma inesorabilmente stava perdendo la serenità -Scusami se te lo dico, ma è solo mancanza di sensibilità! Tu mi conosci, sulle cose serie sono intransigente, un po’ meno su queste belinate. Invece tuo marito sembra tutto il contrario… Sono talmente sicuro di quello che dico che… ancora non posso crederci… – -Cosa? – -Che ti lasci venire qui da sola con me- -Lascialo stare… è solo un po’ stressato- replicò distrattamente Romina prima alzare il lembo della maglietta bianca e nera, ormai fradicia di sudore, abbinata agli short -Invece dimmi ti piacciano ancora le mie tette? – Alfonso rimase un attimo come incantato, fisso su quelle piccole mani che stringevano un seno sodo dai capezzoli puntati verso l’alto -Con Alice lo hai più fatto? – -Come non ti ha detto nulla? – domandò stupita Romina. -No cosa mi doveva dire? – -Ieri quando vi abbiamo mandato a far spesa, ci siamo chiuse nel vostro bungalow e ce la siamo leccata come una volta. – raccontò Romina con la foga d’una ragazzina orgogliosa del vestito elegante appena acquistato -Forse questa vacanza… ci può far bene a tutti- -Ma perché Alice non mi ha detto niente? – -Glielo chiesto io di non dire nulla… per il momento- -Hai paura che lui scopra qualcosa? – -Si, siamo arrivati da soli due giorni, è una vita che non facciamo una vacanza assieme… ed era sempre una vita che non stavo con mia sorella… intendo dire… come due vere sorelle- rise togliendosi la maglietta -e quindi non ti abbiamo detto nulla per paura che tu ti aggregassi senza tanti complimenti- -Vi avrebbe fatto schifo? – -No, sicuramente no! Ma forse avremmo dato troppo nell’occhio. E così… tu sei andato con lui al super e noi due… nel letto- -La vuoi sapere una cosa buffa? A me non preoccupa una beata fava se adesso qualcuno passasse qui e ti vedesse… – Romina rise buttando indietro la testa fitta di riccioli castani -Con le tette di fuori? – -No, senza mutande! Visto che ho l’intenzione di togliertele subito! – -Scherzi? Vuoi scopare qui? – domandò Romina sgranando gli occhi d’un verde così carico che avevano da sempre toccato la fantasia di Alfonso. -Non ti va? Ieri hai scopato con Alice, oggi con me… così stasera con tua sorella avrò di che raccontare. Sarà un po’ come aver scopato ancora una volta in tre! – Romina si abbassò gli short scoprendo un tanga bianco e molto slanciato -Perché non hai sposato me? Invece di mia sorella? – chiese scherzando, ma nella sua voce era evidente una punta di malinconia. -Che discorsi fai? Non rigirarmi la frittata! E allora tu che ti sei messa con quello scimmione di Luigi solo perché… – ribatté vociante Alfonso, ma non terminò il pensiero -E poi lo sai che ho sempre amato tua sorella, no? – -Sì, sì… ma ora basta parlare di loro, fai quello che hai promesso- -Certo cognata, adesso per prima cosa ti leverò quelle brutte mutande da ospedale e darò un voto alla tua figura intera- recitò Alfonso squadrandole le cosce. -Non sono da ospedale! Il mio tanga è molto sensuale- protestò Romina fingendosi piccata -In spiaggia fa rizzare l’uccello a molti uomini- -Davvero, però io resto sempre dell’idea che stai meglio senza- affermò con voce calma e profonda andando ad appoggiare l’intero palmo della mano sul monte di venere fasciato dalla stoffa -E poi guarda che bel culo sodo. è talmente sodo che è da prendere solo a morsi- passò le mani dal pube alle natiche massaggiando il corpo della cognata finché non posò le labbra e i denti tra quelle cosce sode. -Ahi, mi fai male- esclamò pimpante Romina. -Ora ti strappo via le mutande a morsi- ruggì Alfonso cercando di serrare con i denti l’elastico del tanga, ma inutilmente. -Me lo stai promettendo da ore… ma non lo hai ancora fatto- lo rimproverò giocosa -E brava, così mi vuoi sgridare, eh? – -Io non ti sgrido- finse di capitolare la donna -ma tu scopami, però! – Alfonso si portò alle sue spalle e lentamente insinuò le mani sotto le mutandine partendo dalle sommità delle ossa pelviche; percepiva la pelle vibrare sotto le sue dita sensibili, l’addome pompava leggermente mentre il primo alito caldo e pregno di profumi saliva dal sesso polposo. -Scommetto che tu non mi hai ancora tolto le mutande perché stai ancora pensando a come la tengo… adesso, vero? – -Vedo che hai una buona memoria- -E… ho ragione vero? – -Sì- -Allora vediamo se indovini, come la tengo? – Alfonso raccolse immediatamente la sfida e con indice e pollice cominciò a premere la stoffa lungo il bordo della vulva -Uhm, incedere liscio, senza impedimenti… – commentò dimostrando la perizia d’un esperto d’arte -direi che di pelo c’è ne poco… se non per niente- -E quindi? – -Se è così possiamo essere sicuramente soddisfatti- le abbassò le mutandine e sicuro della sua perizia poggiò felice l’indice lungo tutto il perimetro della vulva rivelatasi completamente glabra. Stupito domandò quasi subito -Ma lui ti vuole così? – -Si, strano vero? – rise lei allargando le braccia a sua volta rassegnata a quel tipo di verità. -Beh, io avrei detto sinceramente il contrario- commentò superficiale Alfonso -Lo credevo proprio un tipo da cespuglio- -Beh, poverino qualcosa l’avrà pure giusta, no? – farfugliò Romina eccitata dal quel ormai inquieto g
ioco di dita. Alfonso restando in piedi dietro di lei la masturbava oscillando il bacino in modo da strofinare il pene costretto nei boxer contro le sue natiche nude. -Alfonso sei già così in tiro? – -Si, lo senti- -Cavoli, è come se fosse nudo, è li, li… tra le mie cosce- Alfonso con estrema sincronia massaggiava la vulva con le dita e sempre con la medesima prontezza strofinava il pene sulla cognata cercando per quanto gli era possibile di centrare il taglio delle natiche. Ogni tanto portava le dita umide di umori tra le labbra di lei che prontamente, con la foga d’una assetata, le suggeva ad una ad una; in quegli attimi la vulva sguarnita era prontamente occupata dalle sue stesse dita che successivamente, portate alla bocca, lasciavano di nuovo il posto a quelle di Alfonso. -Non mi venire subito, eh? – -Tranquilla, anche se è un vita che Alice ed io sogniamo le scopate di Alassio… ti voglio trombare tutta come si deve- le sussurrò baciandole il collo -Ti ricordi quante scopate felici, noi tre su quel divano? Tu non stavi ancora con quel mezzo uomo… ed eravamo tutti più felici- Romina sospirò -Perché, non tutti gli uomini sono come te? – -Perché, invece, le ragazze come te non aspettano un attimo a dire… si… ti sposo? – Romina non rispose, si inginocchiò davanti al cognato. La cerniera sembrava non volersi aprire tanta era la fretta di denudarlo, di possedere ancora una volta quel pene invitante e, al tempo stesso, eludere la cocente domanda. Alfonso piantato a gambe larghe di fronte alla cognata non fece nulla per aiutarla, e lei dopo qualche strattone riuscì finalmente a far precipitare il pantaloncino giù per quelle gambe villose -Ciao mio bel pisellone, io sono la sorella della tua amichetta, lo sai? – recitò Romina imitando la voce di una scolaretta seguendo con l’indice il percorso tortuoso d’una vena più in evidenza delle altre -Dove mi porterà questo viottolo? – sussurrò planando in caduta libera verso l’inguine cisposo. Alfonso sollevò il pene, Romina spalancò la bocca e la sua lingua fu subito sul glande. Rimase piegata sulle ginocchia oscillando in completa armonia con i movimenti di lui finché non fu sazia di quel contatto fatto sapori, calore e possanza maschile. Ogni tanto Alfonso guidava qualche affondo più deciso degli altri ma era Romina che preferiva muoversi attorno al glande e lungo tutto il perimetro del pene; sapeva muoversi negli angoli giusti, nei tempi giusti per gioire appieno di quel muscolo straordinario. Scatenata ma sempre attenta a non spingere Alfonso verso un orgasmo indesiderato succhiava godendosi appieno ogni istante. Quello era il momento dell’uccello light, come lo definiva lei, solo carne, calore e saliva. Solo in un secondo momento ci sarebbero stati l’uccello marinato in passera e l’uccello montblanc. -Fa pompini quasi meglio tua sorella- commentò dispettoso Alfonso apprezzando la completa dedizione della cognata nel ricercare il proprio piacere attraverso la lingua e le sole labbra; godimento che lei a sua volta gli offriva subito generosa insistendo nei principali punti nevralgici del sesso maschile, il frenulo, le pieghe dello scroto, l’estrema propaggine del glande. -Taci non mi deconcentrare- lo ammonì sottovoce rincorrendo un rivoletto di liquido preseminale misto a saliva; poggiò le labbra al glande, strette in un bacio casto, risucchiando rumorosa quelle lacrime di liquido trasparente. Alfonso chiuse gli occhi e con le braccia puntellate ai fianchi orientò ancora di più il bacino verso il viso di Romina; le labbra si schiusero e pian piano il sesso scivolò in gola. -Piano, piano- l’ammonì Alfonso quando la lingua strusciò più volte sulla base del glande. -E tu non venirmi adesso in bocca, eh? Quando eri più giovane non eri così frettoloso- disse con un sorriso Romina masturbandolo leggermente; senza fretta spostò avanti e indietro la pelle già molto tesa del pene. -Come? Non fai più i pompini con l’ingoio? Non ci posso credere… allora ho ragione nel dire che tua sorella è più brava. è più giovane di te, ma è più brava- -Ah! Allora vuoi la guerra! – reagì ridendo Romina e imboccato di nuovo il solo glande iniziò a mulinare furiosamente la lingua puntando l’attenzione proprio sull’imbocco del canale spermatico. Iniziò ad ansare annaspando con le mani -Fai la brava, fai la brava- disse Alfonso reso euforico e malfermo sulle gambe dalla reazione della cognata. -E tu non ti azzardare più a dire che mia sorella è più brava di me! – -Sennò non me la dai più? – la provocò malizioso Alfonso carezzandole la testa a spingerla sul pene, ma invano. Romina resse combattiva per qualche secondo quello sguardo finché non scoppiò a ridere -Ma va scemo, ho una voglia… – -Allora mettiti giù- -No che mi pungo! – -Allora mi metto giù io… Ah, come siete delicate voi donne! – -Vorrei vedere te, sdraiato a terra, sui sassi, con uno che ti sta sopra- -Vieni che ti faccio vedere- Alfonso finì di togliersi i pantaloncini, li buttò in un punto dove l’erba era più folta, e ci sdraiò di schiena attirandosi su di se la cognata. -Mi sbuccio le ginocchia, così! – protestò quando Alfonso, dopo averla invitata sul suo addome, aveva già iniziato ad orientare il pene con le mani verso la vagina. -Non ti sbucci niente, dai! – l’esortò spingendole i fianchi verso il basso; il pene era già tra le grandi labbra quando Romina chiusi gli occhi iniziò a spostarsi autonomamente verso il ventre di Alfonso. Attenta a strusciare il meno possibile le ginocchia sul terreno rimase per poco più un minuto completamente adagiata sul cognato, il pene quasi tutto dentro di lei, agitando il sedere a seguire un largo moto rotatorio. Alfonso le carezzava la schiena e lei ad occhi chiusi si faceva cullare in un sottofondo rilassante di frinire di cicale -Che culo stretto che hai! – constatò sorpreso quando le sue mani curiose trovarono l’ano. -Succede sempre così quando lo usi solo per… – rispose mesta Romina -Come? L’animale non ti incula? – -C’è bisogno di chiederlo? – reagì scocciata Romina togliendo la mano di Alfonso dal suo sedere. -Non fare la sciocchina, lasciami fare! – insistette l’uomo tornando sul sedere, e con le mani umide di umori vaginali iniziò a stuzzicare l’ano. -Ho paura d’essere diventata troppo stretta! – sussurrò tornando a distendersi sul cognato. -Tranquilla, è come andare in bicicletta… – spinse l’indice tra le grinze dell’ano sino alla prima falange -… e una volta che si è imparato non si scorda più! – -Piano Alfonso, piano- -Ma tu da sola non fai mai niente? – -Mi tocco qualche volta! – -La passera? – -Si- -Solo? – -Si solo la passera. Il culo mai! – -Perché? – -Perché poi mi deprimo… se nessuno pensa al mio culo, se nessuno vuole il mio culo mi deprimo- -Per la passera non è così? – -No… sembra strano ma Luigi ogni tanto mi scopa, sai? – -Invece, io, adesso voglio il tuo culo! – -E allora, che cosa aspetti? Scopami tutta, anche il culo! Fammi provare ancora una volta cosa significa essere una donna al cento per cento! – lo esortò in un lungo sibilato sussurro lamentoso d’aiuto. -Si ma prima voglio giocare ancora con la tua passera- cambiò idea dispettoso -Adesso girati e vienimi sopra di schiena- -Va bene- acconsentì Romina staccandosi a malincuore -Spero che tu non te ne dimentichi… di quella promessa fatta prima- -Potrei mai scontentare una signora? – -Dai scemo, non mi prendere in giro- sbottò Romina accucciandosi di spalle -Scopiamo senza fare gli stupidi- e ciò detto si lasciò guidare dalle forti mani del cognato assecondandolo. Intrecciò le gambe su quelle di lui e stretta, stretta prese a muovere il bacino giocando a contrarre i muscoli addominali; in breve tempo il respiro si fece prima affannoso e poi grosso, talmente impetuoso che persino le cicale smisero di frinire per ascoltarla godere. -Fermo, fermo non ce la faccio più a starti sopra- rantolò Romina; si pulì una mano sulla coscia e poi sulla sua maglietta raccolta da terra prima di intingere le dita nella sua vagina. -Ancora, ancora- rispose Alfonso intensificando le spinte pelviche; Romina non si oppose e dopo aver succhiato i propri umo
ri tornò a poggiare entrambe le mani a terra. Alfonso in apnea prese a spingere furiosamente aggrappandosi ai seni di Romina supportato da un coro entusiasta di cicale vocianti. Ma quando l’aria immagazzinata nei polmoni fu insufficiente a consentirgli di continuare quella folle corsa gradatamente prese a respirare rallentando il ritmo preferendo un approccio meno aggressivo, più dolce. -Adesso pretendo quella cosuccia- gli ricordò Romina con il volto stravolto dall’orgasmo e senza attendere alcuna risposta dal cognato lesta mosse il bacino in modo da indirizzare l’ano verso il pene. -Sei già pronta? – chiese Alfonso ma non poté fare altro che spingere. Infatti appena sentì sul glande la corona grinzosa dell’ano prese per i fianchi la cognata e la tirò a se. -Eccolo! – urlò Romina quando terminò la sua corsa tra le cosce del cognato con il retto occluso dal pene. -La bicicletta, Romina, ricordati della bicicletta- commentò giocoso Alfonso -Non ci si scorda più… come si pedala! – Romina non lo ascoltava e contraeva i muscoli addominali per sentire la risposta immediata del pene che si gonfiava e si sgonfiava minaccioso dentro di lei; muovendo ora una gamba, ora l’altra gemeva stravolta dal piacere, e quando le ritornava la lucidità necessaria strapazzava le grandi labbra e le parti più interne della vagina con le dita nervose. -Devi girarti, adesso devi girarti- urlò Alfonso che cominciava a soffrire del terreno affatto morbido sotto di lui e presala per i fianchi la girò senza staccarsi da lei. -Che fai? Così mi faccio male, sotto c’è un sasso- -Mettici sotto questa- disse sbrigativo Alfonso passandole la maglietta ormai ridotta ad uno straccio e dopo averla fatta mettere sul fianco destro riprese con più vigore a muoversi dentro di lei. Presto Romina dimenticò d’essere sdraiata sulla lettiera secca della macchia mediterranea e s’abbandonò al gioco di pelvi del cognato sempre più frenetico nei movimenti ed imperioso nei modi. Entrambi sapevano d’essere vicino al viottolo lasciato per la foratura e chiunque fosse passato di li avrebbe potuto sentire i loro gemiti. Ma quella probabile evenienza sembrava non turbare nessuno dei due, e Romina forte della presenza di Alfonso non obbiettò minimamente. Il suo pensiero viveva e si nutriva solo per il pene di Alfonso conficcato nel suo retto e per le sue dita frenetiche infilate nella vagina; nulla poteva distrarla dalla consapevolezza che in quel preciso istante, per lei, il solo ed unico universo era il suo corpo. Alfonso ansimava sul suo collo con una tale sincronia che ogni volta che le natiche sfioravano i suoi testicoli, Romina, rabbrividiva di piacere ondeggiando assieme a lui. Ormai non riusciva più ad accudire alla propria vagina come avrebbe voluto, le mani erano saldamente ancorate al terreno e non aveva più la lucidità necessaria per masturbarsi senza trascinare goffamente del terriccio tra le rime sensibilissime. -Toccami tu! – gridò allora ad Alfonso incapace di resistere. Il cognato grufolò un accenno di risposta e, con il fiato ingorgato in gola, planò con la mano sudata e grande a premere su tutta la vulva. Romina lanciò un grido e lasciò che il marito di sua sorella giocasse con il clitoride espanso ormai al massimo. -Romina, adesso ti devi proprio mettere a pecora- le disse Alfonso con la voce increspata dal piacere -Non vorrei mai trovarmi alla fine senza poterti scopare come si deve- tentò una spiegazione l’uomo invitandola a sfilarsi. -Va bene, ma dammi la tua maglietta- acconsentì Romina mettendosi a carponi -… e se mi sbuccio le ginocchia dico al marito che mi hai buttato giù dalla bicicletta- Alfonso le fu subito vicino approntando un cuscino improvvisato sotto le ginocchia della cognata -Per me potresti anche dirgli la verità! – -Eh bravo! A Luigi dovrei dire che mi sono sbucciata le ginocchia perché mio cognato mi ha inculata alla pecorina in aperta campagna? – -Si perché no? – rispose giocoso Alfonso ma Romina non poté rispondergli perché quel pene impaziente aveva già ritrovato la profondità del retto. Alfonso stando in piedi dietro di lei praticamente la cavalcava stringendo tra le sue cosce il sedere magro -Ma stai per venire? – gli urlò soffocata dal suo stesso entusiasmo -No perché? – -Perché lo sento grosso- -Deve essere la posizione- rispose ansante tirandola a se a forza di braccia -Lo sento più dentro di prima- -Sarà, ma tu riparti, muoviti- Alfonso ubbidì e riprese a spingersi dentro la donna con regolarità; uscì completamente solo un paio di volte per godersi lo spettacolo dell’ano rilassato; normalmente si muoveva dentro di lei accompagnandola nei gorgheggi con lunghe e sincopate incursioni profonde. Romina aveva quindi ripreso il suo dolce tormento al clitoride che ora strizzava tra indice e pollice o schiacciava con il palmo della mano posata su tutto il sesso; smise soltanto quando l’orgasmo la gelò nella fornace della foia più pura ed incontaminata. Aprì la bocca chiuse gli occhi e ferma a carponi visse ingorda tutta l’onda lunga del piacere; Alfonso non smise nemmeno per un attimo di procurarle quel godere infinito e lei per quel gesto così tenero si sciolse in lacrime. Premuroso Alfonso si staccò da lei -Va tutto bene? – -Si, si. – rispose Romina tirando su con il naso -Ritorna pure dentro. -Va bene- acconsentì Alfonso intuendone i motivi, e non volendo assolutamente contrariarla appoggiò di nuovo il glande allo sfintere e vi rientrò deciso ma senza fretta. Romina lo ringraziò con un gemito di piacere e come d’incanto la sua piccola mano ricomparve fra quelle cosce d’alabastro. Alfonso la spiò dall’alto; aveva gli occhi chiusi ma il volto era quello di una donna felice, e allora rincuorato l’invitò a cambiare posizione -Romina alza la gamba sinistra, l’altra invece tienila così come stai adesso… così me lo stringi di più. -Va bene? – chiese facendo quando le era stato chiesto -Magnifico- esultò Alfonso guidando nuovamente il pene nel retto, poi quando fu fermo dentro di lei chiese serio -Finiamo così? – -Direi di si, visto che non ci possiamo lavare ed io questa mattina non mi sono fatta il clisterino… – Alfonso notò solo allora che la cognata aveva ragione ma replicò -Abbiamo l’acqua della borraccia- -Si è vero, però, ti voglio dentro- -Allora eccomi, cognatina! – -Allegria! L’hai capita finalmente! – -Cosa? – -Che sono anni che non scopo così! – Quello fu il segnale per Alfonso che presala nuovamente per i fianchi cominciò a spingere in un ritmo sempre più serrato tanto che mancò più volte la presa. Romina aveva dovuto appoggiarsi alla bicicletta, puntando un piede sulla ruota tirava a se il telaio per agevolare Alfonso nella penetrazione; in piedi dietro di lei l’uomo spingeva ormai al limite. -Non mi scappare, non mi scappare che altrimenti sborro fuori- l’ammonì Alfonso -No, per carità! Ti voglio dentro- urlò Romina atterrita da quella eventualità -Allora rimettiti alla pecorina! – Romina obbedì senza perdere tempo. Di nuovo a carponi accolse un marmoreo pene dentro di lei che della roccia aveva solo la consistenza; per il resto era caldo, umido e viscido. Contrasse i muscoli addominali e il pene di Alfonso urlò tutta la sua possanza; portò allora ancora le dita nella vagina preparandosi all’evento. Alfonso eruppe dentro di lei con eccezionale foga. Le mani stringevano i fianchi; le spalle e le braccia esibivano fiere lo sforzo compiuto a spingere il bacino verso quelle le natiche divaricate; i testicoli a suggellare l’epilogo vittorioso. I fiotti si susseguirono copiosi inoltrandosi nel retto; le rime della vulva trafilarono gli ultimi umori e i toraci s’acquietarono stremati. -Adesso Romina, chiama pure tuo marito- -E cosa gli devo dire? – -Quello che vuoi, basta che ci viene a prendere… in paese dobbiamo cercare un ciclista perché domani voglio tornare a forare… – FINE

About erotico

I racconti erotici sono la mia passione. A volte, di sera, quando fuoi non sento rumori provenire dalla strada, guardo qualche persona passare e immagino la loro storia. La possibile situazione erotica che potranno vivere... Aiuta il sito chattando con le ragazze cliccando QUI. Iscrizione gratuita!

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *