Si approssimava il giorno del mio compleanno, e la mia fidanzata Roberta, che da giorni era indecisa sul regalo che avrebbe voluto farmi – mi diceva “Voglio regalarti qualcosa che veramente ti faccia piacere, qualcosa che desideri da tempo” – improvvisamente smise di tormentarmi con questa continua preoccupazione, dal che intuii che aveva finalmente trovato quel che da tempo stava cercando. La tranquillità dei giorni che precedevano la data del festeggiamento mi consentì quindi di organizzare la serata come preferivo e desideravo: cena in uno dei migliori locali della città, ottimo vino francese, un poco di intimità per il fine serata, in cui contavo di fare l’amore con Roberta per chiudere degnamente i festeggiamenti. Sembrava infatti che tutto dovesse andare sui binari prestabiliti, quando, la sera fissata, passai a prendere Roberta sotto casa (macchina pulita, “tappetini nuovi arbre magique” come dice una famosa canzone di un gruppo che va per la maggiore). Lei era uno spettacolo, fasciata in un vestitino molto mini di seta azzurra che ne sottolineava le forme, mettendo in risalto le tettine piccole ma sode, libere dal reggiseno (lo si vedeva perché i capezzoli quasi bucavano la seta dell’abito) e le lunghe gambe abbronzate, valorizzate da un paio di sandali alla schiava che le fasciavano le caviglie tornite. Salimmo in macchina e ci dirigemmo verso il ristorante, dove ci attendeva un tavolo prenotato da tempo. Entrammo nel locale, omaggiati dal cameriere, che mi conosceva da tempo, e venimmo fatti accomodare al tavolo, riservato, d’angolo, in modo da non essere disturbati dall’andirivieni dei camerieri e dalla folla degli altri clienti. Mentre riempivo i flutes con lo Chablis che avevo ordinato scegliendo dalla carta dei vini, colsi nello sguardo di Roberta un luccichio divertito, tanto che la guardai come per chiedergliene la ragione. Sembrava le avessi fatto una domanda, tanto che Roberta, con un sorriso, mi disse:
“Amore, devo dirti tre cose: la prima, è che ti amo; la seconda, è che ho trovato il regalo adattissimo a te; la terza, è che stasera, dopo la cena, mi devi riaccompagnare a casa, perché ho un problema con i miei e non potrò fermarmi per il dopocena che, sono sicura, avevi preparato: ci vedremo domani, e ti prometto che se lo vorrai ti farò ricuperare quello che stasera ti faccio perdere. E poi voglio che tu ti goda il mio regalo, questa sera, e devi essere tranquillo per poterlo fare. Ma mi devi promettere che lo aprirai soltanto stasera, quando sarai a casa tua, da solo. Prometti? “. Risposi naturalmente di sì, ed aggiunsi che non si preoccupasse, anzi mi informai di quale fosse il problema, sinceramente preoccupato, ma lei, con un sorriso, mi disse che erano sciocchezze, nulla di veramente preoccupante, una piccola questione “di famiglia”, come specificò, scrollando le spalle, e che era dispiaciuta di non potersi fermare. Infilò la mano nella sua borsetta e tirò fuori un elegante pacchettino, incartato in una fiammante carta da regalo, e con un enorme fiocco giallo, dicendomi
“Amore, sono sicuro che questo ti piacerà moltissimo”, con un luccichio divertito negli occhi. Mi porse il pacchetto che io, fedele alla promessa, posai su una delle sedie vuote accanto al tavolo, senza cercare di indovinare quale libro mi avesse regalato (le dimensioni erano quelle). La serata trascorse piacevolmente, la cena era ottima, il vino squisito, la mia fidanzata bella e simpatica più che mai, e fu con dispiacere che, pagato il conto, la riaccompagnai a casa sua poco prima della mezzanotte. Prima di scendere dalla macchina, Roberta mi baciò con passione, infilando la lingua nella mia bocca, e mi permise una rapida carezza alle sue tette, per poi staccarsi, e scendere dalla macchina. Attraverso il finestrino, mi giunse la sua voce che mi augurava una buona notte, e mi allontanai, un po’ triste, ma comunque certo del fatto che la sera dopo avremmo, alla grande, scopato a casa mia. A quell’ora il traffico era relativamente poco, quindi giunsi a casa mia dopo una ventina di minuti, parcheggiai la macchina alla sans-façon nel parcheggio sotterraneo (il giorno dopo mi sarei sorbito le lamentele di una ventina di condomini incazzati), e salii in casa, deciso a farmi una sana dormita per ricuperare un po’ di sonno arretrato. Ascensore, quarto piano, pianerottolo, chiavi, ed eccomi a casa! Accesi le luci, togliendomi giacca e camicia, e mi sedetti sul divano, con in mano il pacchetto regalo ancora chiuso. Iniziai ad aprirlo, e dal peso capii subito che non era un libro, troppo leggero: ed infatti era una videocassetta, di quelle in vendita per registrare, insomma non era un film in cassetta, un film commerciale. Nessuna etichetta, nessun titolo. Incuriosito, mi alzai ed infilai la cassetta nel lettore Akai, posto sotto il televisore Sony a schermo piatto ed allungato. Acchiappai il telecomando, passai in cucina per ricuperare una lattina di Coca dal frigo, e tornai a spaparanzarmi davanti allo schermo. Play, ed il nastro iniziò a girare. Pochi secondi di effetto neve, e poi sullo schermo comparve Roberta, che mi fissava.
“Amore – iniziò a dirmi – io so che il tuo più grande desiderio è quello di vedermi fare l’amore con altri uomini, anzi, come dici tu, di farmi chiavare da altri uomini, come se fossi una troia, una puttana. So che non me lo hai mai chiesto, anche se ne hai molta voglia, ma sono comunque venuta a saperlo, non ti dico da chi. Tu sai che sei stato il mio primo uomo, e che non ho mai fatto l’amore con nessun altro, prima di farlo con te. Ma è il tuo compleanno, ed io desidero farti contento in tutto, perché io sono felice se tu sei felice. Se hai dei dubbi, se hai paure, ferma la cassetta qui e non andare avanti. Se mi ami, come io ti amo, allora guarda, perché questo è il mio regalo per te, fatto con tutto l’amore che provo”.
Fermai il nastro, perplesso, confuso ed imbarazzato, per la situazione, per aver appreso che Roberta sapeva di quel mio desiderio segreto, che avevo confidato a pochi amici in quei momenti in cui, fra uomini, si parla di sesso e ci si svelano segreti, ma la curiosità di vedere cosa seguiva era troppo forte, per cui lo feci ripartire.
Una dissolvenza fece sparire il viso di Roberta dallo schermo, per riaprirsi su una camera da letto, vuota, che non conoscevo.
La porta della camera si aprì, ed entrò Roberta, fasciata nello stesso abito con cui mi aveva lasciato sotto casa, sorrise all’obiettivo ed iniziò un lento e sensuale striptease, sfilandosi l’abito con mosse sexy, e liberandosene, lasciandolo scendere sul pavimento. Come avevo immaginato, non indossava reggiseno, e le sue tette si ergevano, piccole e sode, mettendo in evidenza i capezzolini bruni, che prese a tormentarsi con le dita, per renderli turgidi ed eretti. Un perizoma rosso le fasciava i fianchi, e ben presto venne fatto scivolare a terra, rivelando il pelo scuro della sua fica, che conoscevo bene. Nuda, si sedette sul letto, divaricando leggermente le gambe, mentre le sue mani iniziavano a giocare con la sua fichetta, stuzzicando il clitoride e penetrando nella fessura. Si stava masturbando per me, e sentii nei pantaloni il mio cazzo diventare duro, a poco a poco, mentre le mani di Roberta si spingevano in profondità nella fica, ed il mignolo andava a stuzzicare il buco del culetto che appariva adesso in piena luce. Ad un tratto l’obiettivo ruotò verso la porta (ruotò? Pensai… ma non era fissa? In un lampo realizzai che c’era un operatore e che Roberta stava lì, nuda, a farsi un ditalino sotto gli occhi di un altro, ed il mio cazzo ebbe una erezione notevole) che si aprì, lasciando entrare un tizio che non avevo mai visto, una specie di gigante, giovane, in jeans, maglietta e scarpe da tennis, che richiuse la porta dietro di sé, avvicinandosi poi al letto e sedendosi a fianco di Roberta, che nel frattempo si era fermata, guardandolo.
Lentamente, il tizio si sfilò la maglietta, mentre io ero sempre più eccitato, e le sue mani iniziarono a cercare le tette di Roberta, strizzandogliele quasi a farle male, per finire tra le gambe di lei, accarezzandole la fica già bagnata. Non ne ero sicuro, ma un dito dell’uomo forse si era infilato nella fica di Roberta, a giudicare dal sospiro di puro piacere che le era sfuggito dalla bocca.
Roberta prese a leccare e mordere i capezzoli dell’uomo, vedevo distintamente la lingua di lei che leccava, inquadrata attentamente da chi manovrava la telecamera. In un lento inesorabile percorso, arrivò sino all’ombelico di lui, continuando a leccarlo, e si fermò sulla cintura dei jeans. Mentre l’altro continuava a palparle le tette, Roberta aprì la cintura, sbottonò il bottone e fece scendere la cerniera, mettendo in luce il cazzo di lui, decisamente grosso, di certo più grosso del mio, che in quel momento avevo tirato fuori dai pantaloni, e che era del tutto ritto e teso.
La mano di Roberta sfiorò il glande, poi scese verso il basso, impugnò il cazzo dell’uomo ed iniziò una sega da primato: lenta, ma inesorabile, la mano della mia fidanzata saliva e scendeva lungo quel palo di carne, masturbandolo, segandolo, accarezzandolo, mentre lei, con la punta della lingua che spuntava fra le labbra, continuava a farsi accarezzare la fica dalle mani di lui, anzi aveva allargato le gambe per permettergli di infilarle due dita nella fica, dita cha andavano su e giù, masturbandola alla stessa velocità con cui lei conduceva la sega che stava facendo.
La testa di Roberta, spinta lievemente dall’altra mano dell’uomo, scese, abbassandosi verso la cappella, in un lento, eccitante movimento, mentre la bocca della mia fidanzata, inquadrata dall’obiettivo, si apriva, per accogliere la cappella rossastra tra le labbra.
Il movimento della mano di Roberta fu sostituito da quello delle sue labbra, che salivano e scendevano su quel cazzo, sapientemente, bagnandolo di saliva, leccandolo, tormentandone il filetto e riprendendo a leccare la cappella gonfia. Le labbra di Roberta stringevano saldamente il cazzo, continuando quel pompino alla vista del quale anche io avevo cominciato, eccitatissimo, a farmi un gran segone, mentre guardavo la mia fidanzata spompinare uno sconosciuto.
Con un movimento lento, l’obiettivo inquadrò nuovamente la porta, mentre il cuore mi si fermava in gola. Entrò un secondo individuo, che sembrava la fotocopia del primo, e che alla vista di quel pompino, esclamò “Questa puttana è proprio affamata… è brava? ” “una bocca da pompini” rispose l’altro, che continuava a farsi succhiare il cazzo da Roberta, che ogni tanto scendeva a leccare le palle dell’uomo.
Il secondo tizio si spogliò rapidamente, rivelando un altro cazzo da film porno, e si avvicinò al letto, sedendosi a fianco di Roberta, e come se fosse il padrone, iniziò a accarezzarle le tette, mentre lei continuava il pompino al primo. Prese una mano di Roberta e se la portò sul cazzo, facendoglielo impugnare. Roberta fece cambiare posizione al tizio che stava spompinando, facendolo mettere in piedi accanto a sé, riprese in bocca il cazzo, e iniziò contemporaneamente a fare una sega all’altro. La mano e la bocca di Roberta lavoravano in perfetta sincronia, a giudicare dai gemiti dei due. Quanto a lei, il respiro era accelerato e gli occhi, che prima erano chiusi, adesso erano aperti, e guardavano l’obiettivo… guardavano ME, che mi stavo facendo una gran sega a quella vista.
Anche il secondo si mise in piedi accanto a Roberta, dall’altro lato: ora erano due i cazzi che a turno entravano e uscivano dalla bocca della mia fidanzata, sembrava la stessero scopando tra le labbra, mentre lei, allargando le gambe, si faceva accarezzare la fica dalle mani dei due.
Ad un certo punto, furono due i cazzi che riuscivano ad entrare ed uscire dalle labbra di Roberta, ed i colpi delle due verghe erano ora forti e decisi, come più veloce era il movimento delle labbra di lei, che aveva dato una notevole durezza alle aste già dure dei due.
Un nuovo movimento di camera interruppe per un istante il doppio pompino: un terz uomo era entrato nella stanza, ed a quella vista, senza perdersi in complimenti, si era avvicinato lasciando cadere i jeans sul pavimento, porgendo a Roberta un terzo cazzo, che lei prese a spompinare di lena, con foga, senza però dimenticare gli altri due: le sue labbra passavano da una cappella all’altra, da un cazzo all’altro, senza sosta.
Lei ansimava adesso, la sua eccitazione era al massimo, mentre i tre tizi sembravano spettatori di uno spettacolo recitato da altri.
Ma quasi fosse un segnale, uno dei tre si stese sul letto, sottraendo il cazzo al delicato lavoro di bocca di Roberta: la afferrò per la vita e la fece mettere a gambe larghe su di lui. Roberta si trovò esattamente sopra il cazzo di lui, abbassò lievemente le natiche, e si impalò su quel muscolo duro, infilandolo nella sua fica fradicia di umori. Il cazzo entrò fino alle palle, ed il tizio iniziò a scoparla con movimenti lenti e ritmati, andando in su e giù. Un altro prese posto ale spalle di Roberta iniziando a leccarle il buco del culo, che Roberta teneva in vista, cercando di allargare le gambe per quanto le riusciva. Io continuavo a farmi la sega. Il tizio, invece, terminata l’insalivazione, iniziò a spingere il cazzo contro il culetto di Roberta, facendolo entrare a poco a poco, sinchè non fu tutto dentro. Allora e solo allora iniziò a muoversi, stantuffandola con movimenti precisi, in sincronia con l’altro, Vedevo distintamente i due buchi di Roberta allargati da quei pali di carne, e lei che veniva scossa da ondate di piacere nel sentirsi chiavata da due cazzi contemporaneamente. Il terzo salì sul letto, e si ingnocchiò davanti a Roberta, infilandole il cazzo in bocca.
Lei riprese a spompinarlo, con foga sempre più crescente, andando all’unisono con le spinte che riceveva, sommando i piaceri che dalla fica e dal culo salivano lungo lo stomaco per unirsi a quelli della bocca.
Io guardavo la mia fidanzata, la mia Roberta, chiavata in tutti i buchi da tre superdotati, come una vacca da monta, una troia da casino, la più puttana delle puttane.
I tre cambiarono posto, alternandosi, a rotazione, nella fica, nel culo e nella bocca di Roberta, che continuava a farsi scopare e a spompinare, senza interruzioni, ormai presa nella foia della chiavata.
Non ebbe obiezioni quando la impalarono, infilandole il cazzo di uno dei tre nel culo, mentre gli altri due riuscivano a chiavarla nella fica spalancata, entrando ed uscendo a turno mentre lei veniva sollevata dal terzo che la faceva salire e scendere sul suo cazzo.
Riprese a fare una sega a due di loro, contemporaneamente, mentre il terzo la scopava in bocca con foga, andando avanti ed indietro, quasi sfondandole la gola.
Vedevo cazzi che entravano ed uscivano dalla fica e dal culo di Roberta, vedevo cazzi che le aprivano le labbra, vedevo la lingua di Roberta che leccava le palle dei tre, la vidi perfino leccare il buco del culo ad ognuno di loro, infilando la punta della lingua ben dentro il loro buco, e roteandola.
Vedevo le dita dei tre stringere e palpare le tette di Roberta, entrare ed uscire dalla fica e dal culo di lei, quando, per pohi attimi, erano liberi.
“Brava troia, hai un talento naturale, succhia il cazzo, prendilo nella tua ficona, fatti sfondare il culo, spompinami, fatti chiavare come una vacca, hai una fica che bolle, hai una bocca fatta per i cazzi, troia, puttana, pompinara” questo le dicevano, un coro di oscenità che la faceva fremere, era prossima a godere.
Quasi l’avessero capito, i tre si radunarono dinanzi a Roberta, porgendole i cazzi ormai prossimi ad esplodere, pochi colpi di lingua e un fiume di sborra spruzzò sul viso, sulle labbra e sulle tette di Roberta, che la ingoiò in parte, e riprese a leccare i tre cazzi pulendoli alla perfezione, mentre i tre glieli sbattevano lievemente sulle labbra e glieli sfregavano sulle tette.
Una dissolvenza chiuse la scena, mentre anche io esplodevo in una sborrata enorme.
Ma non era finita lì: di nuovo Roberta, ancora nuda, ma da sola, nella camera, parlava alla camera, adesso fissa.
“Amore, ecco il mio regalo di compleanno per te: ho fatto la troia come hai sempre desiderato. Ah, ho dovuto, alla fine, fare un pompino anche all’operatore: poverino, si era eccitato e mi faceva pena, ma sono sicura che a te non dispiace, vero? Ci vediamo domani sera, preparati, perché ho voglia del tuo cazzo che sono sicura si è divertito a vedermi fare la puttana! “. FINE