La festa in un’altra città

Una serata piacevolmente fresca, inizio autunno, in una di quelle ville sulle colline romane.
Le luci del parco sono soffuse, il buffet è ricco. Crostacei e frutti di mare, freschissimi e delicatamente cucinati. Prosciutti dolci come seni di dama. Dolci, tanti dolci ricchi di creme gioiose.
I vini selezionati con cura e garbo devono essere leggeri, di quelli che non annebbiano la mente ma liberano i sensi.
Gli ospiti hanno l’obbligo di un abbigliamento sobrio: non troppo ricercato ma ugualmente elegante.
Gli uomini possono indossare abiti di sartoria in lana leggera, la cravatta non è obbligatoria ma l’intimo deve essere molto raffinato, in seta oppure in cotone finissimo. Le donne preferibilmente abiti di seta, delicatamente appoggiati su lingerie in tinta e deliziosamente maliziosa.
Una musica di sottofondo, non troppo ingombrante, suonata da musici discreti, che possono godere della gioia della bellezza ma devono reprimere il desiderio.
I camerieri rigorosamente maschi, con muscolature possenti. Devono indossare solo i pantaloni e portare un papillon al collo. Le cameriere devono essere avvolte da grembiulini bianchi con gli orli in pizzo. Portati sopra il seno nudo. I reggicalze e le mutandine devono essere di colore bianco, per le addette agli antipasti. Rosso per le addette ai piatti forti. Nero per il dessert. Per tutte calze velate, leggere come l’aria e del colore della lingerie.
Il personale non può partecipare alla festa, a meno che non sia invitato. Tenero supplizio e malizioso sadismo del nostro ospite.
Le coppi e i singoli arrivano senza fretta, tutti hanno un piccolo omaggio, brillante e simpatico. Un pene di plastica di foggia strana. Un vibratore color argento. Un piccolo quadro o una statuetta con soggetto erotico. Cestini di frutta matura. Ogni cosa che possa essere preda della fantasia.
La festa si srotola mollemente nella serata. Piano gli ospiti si presentano e si scrutano. Occhi che volano su visi, su seni e petti possenti. Su natiche sode e alte.
Ognuno lancia i propri messaggi e sparge il proprio profumo nel salone della festa.
Oziosamente sdraiate sui divani le donne conversano tra loro. Toccano i muscoli vibranti dei camerieri e scelgono le prede tra la fauna maschile. Gli uomini sfiorano i seni delle cameriere e cercano di mettersi in mostra, Chi per la classe, chi per il sorriso che per l’abito.
Dopo che le prime libagioni hanno allentato i freni dei sensi l’orchestra apre le danze. I corpi cominciano a roteare intorno all’atmosfera della festa. Mani che esplorano seni, mani che esplorano natiche, mani che saggiano la consistenza di membri maschili che iniziano il lento risveglio.
Lo spumante ora servito a fiumi. Una statua di ghiaccio ha la forma del bacino maschile, dal pene eretto lo spumante esce con uno zampillo misurato, le donne e gli uomini devono bere poggiando le labbra sul ghiaccio che lentamente si consuma. Per farlo devono inchinarsi in avanti e gli altri ospiti possono esplorare lingerie e carne.
Su un tavolo vicino una seconda statua di ghiaccio. La forma di un bacino di donna.
Dalla vagina scendono ostriche freschissime e sgusciate. Dalla clitoride di ghiaccio zampillano piccole gocce di limone. Per avere le ostriche le bocche devono incollarsi alla vulva di ghiaccio e catturare il frutto con giochi abili di lingua.
Le menti volano. Gli abiti in seta abbandonano lentamente i corpi. Gli abiti in lana leggera scompaiono abbandonati in angoli remoti.
Le statue di ghiaccio lentamente assumono forme contorte e strane. Le menti sazie di vino e di ostriche si liberano dai veli della morale e si lanciano nella frenesia dei sensi.
L’eleganza della lingerie lascia il posto a fiche calde e bagnate, sulle quali si avventano come animali accecati dal profumo della femmina in calore, gli uomini ormai privi di ritegno. Cazzi turgidi e vogliosi affondano in bocche sconosciute. Lingue vibranti toccano clitoridi impazzite. Un cameriere succhia avidamente la fica della nostra ospite mentre il suo cazzo enorme, come i suoi bicipiti, sfonda i muscoli rettali del nostro ospite. Il turbinio degli orgasmi si sparge per la villa ed il parco. Gemiti di piacere e urla di godimento soffocano la musica che ora è disarticolata. Il violinista ha strappato la camicia della violoncellista e le strapazza i seni, mentre il pianista si scopa una cameriera seduta sulla tastiera. I falli di plastica e i vibratori, graditi regali degli ospiti hanno abbandonato le loro confezioni ed emergono da fiche solitarie o sfondano culi dei maschi più viziosi. Il vortice del piacere è al culmine. Cazzi sempre più impazienti rovesciano nettare nelle bocche di donne mai sazie. Grida di lussuria e smarrimento dei commensali rimasti soli, che si masturbano violentemente e cercano poi bocche per sfogare i propri istinti.
La festa scorre, senza più freni e senza più ritegno. La Roma Imperiale diventa L’impero dei sensi.
La prossima festa sarà in un’altra città FINE

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