“Voglio raccontarmi la mia storia, voglio raccontarvi la mia angoscia, voglio raccontarvi tutto.
Era la torrida estate di due anni fa. Avevo terminato il 4° anno del liceo con esiti lusinghieri.
In premio, i miei genitori, o sventurati, mi concessero una vacanza.
Una vacanza. Mio Dio, una vacanza al mare.
Una piccola e misconosciuta località balneare dove poter riposare in tranquillità. Dove poter ritemprarsi e riacquistare le energie spese nello studio. Dove la mia vita fu sconvolta.
Mi accompagnavo a due amiche, le cui famiglie possedevano delle villette in quel luogo.
Clara e Fortuna. Quest’ultima era figlia unica e quindi avrei alloggiato con lei.
Clara, al contrario, aveva tre fratelli, tutti molto simpatici e carini.
Il viaggio fu lungo, faticoso, ma senza imprevisti.
Arrivammo in quel luogo a notte inoltrata, ebbi appena il tempo per sistemare i miei bagagli.
La mattina dopo mi alzai molto presto, per prima, all’alba. Senza svegliare Fortuna, mi preparai.
Avvertivo una sottile inquietudine, quasi un presentimento.
Andai sulla spiaggia, che distava un centinaio di metri dalla villetta. Quando vi giunsi, rimasi affascinata.
Il profumo del mare, la lucentezza della sabbia, il sibilo della brezza, il tintinnante sciabordio delle onde.
I miei sensi ne furono rapiti. Per qualche secondo, o forse per qualche minuto, contemplai la sconfinata superficie del mare, appena increspata dalle onde. Poi il mio sguardo si rivolse alla battigia, la percorse per tutta la sua lunghezza, fin dove l’arenile cedeva il passo ad una scogliera.
Oscura e frastagliata.
“Questo mi sembra il posto giusto” pensai fra me e me.
Tornai alla villetta. Fortuna dormiva ancora. Trascorsi la prima giornata di vacanza con lei, con Clara e i suoi fratelli. Una normale giornata di vacanza. Feci le solite cose. Quelle che anche voi potreste fare in una normale giornata di vacanza. Dopo la cena ci recammo in una località vicina dove la vita notturna era davvero frenetica. Al contrario del luogo in cui soggiornavamo. La serata finì in una discoteca molto frequentata di cui avevo sentito parlar “bene”. Qui i miei ospiti mi presentarono ad un gruppo di loro amici, fra i quali notai subito un bel ragazzo di nome Marco. Mi divertii molto.
La sera seguente, si decise di tornare in quella discoteca. Io rifiutai. Tanto Clara quanto Fortuna si prodigarono per farmi tornare sui miei passi.. Ma di fronte alla mia fermezza, alla fine desistettero. Il mio tragico destino doveva esser già stato deciso ! Se avessi dato ascolto a loro, se fossi andata anch’io in discoteca…
Invece… invece presi un telo da una valigia, lo sistemai in uno zainetto e mi incamminai verso la spiaggia.
Avevo concordato lì appuntamento a Marco la notte scorsa, prima di lasciare la discoteca.
Ora lo aspettavo ansiosa ed eccitata.
Pochi minuti, e arrivò. Ma non era solo, c’era anche Clara.
Di fronte alla mia sorpresa, lei mi disse con un dolce sorriso “Sappiamo che è la tua prima volta, e vogliamo fare in modo che sia davvero speciale”.
Poi si avvicino e mi baciò. Rimasi allibita… solo perché mentre le labbra della mia amica si posavano sulle mie, non provai disgusto, ma un sottile piacere.
E fu davvero speciale. Marco e Clara mi fecero di tutto… e mi fecero fare di tutto. Raggiunsi vette di godimento che non avevo osato immaginare. Alla fine, spossata, e finalmente deflorata, mi distesi sulla sabbia, mentre loro due, poco distanti, continuavo a scambiarsi licenziosi effusioni.
Acqua.
Gocce d’acqua.
Violenti schizzi di gelida acqua sul mio corpo nudo.
Mi ero assopita.
Un violento temporale mi svegliava. Mi guardo intorno, sono sola.
Raffiche di vento.
La era scogliera sferzata da tumultuose ondate.
Con il movimento frenetico della mano mi pulisco le natiche e il pube dalla sabbia, e in tutta fretta mi rivesto.
Mentre attraversavo la spiaggia gli scrosci d’acqua mi inzuppavano le vesti.
Giunta all’imbocco del viale, rivolsi un fugace sguardo all’orologio.
Mio Dio ! Erano da poco passate le 2: 00. Pensai alla preoccupazione di Fortuna e dei suoi genitori per il mio forte ritardo. Affrettai la mia già veloce andatura, a rischio di inciampare. Così giunsi alla villetta in meno di un minuto, sia pure molto trafelata.
Con grande sorpresa, notai che tutte le luce erano spente.
Era mai possibile che…
Il cancello della villetta è aperto.
Attraverso il giardino.
Anche il portone è aperto.
Entro. L’oscurità è quasi totale.
Chiamo ad alta voce Fortuna ed i suoi genitori.
Nessuna risposta. Nessuno mi risponde.
Trovo a tentoni l’interruttore dell’ingresso.
Lo spingo.
Niente.
Lo spingo di nuovo.
Niente, la luce non si accende.
Il viale era illuminato dai lampioni.
Non c’è un black-out generale.
Devo trovare l’interruttore generale.
Vediamo un po’… sì, il padre di Fortuna lo ha azionato . Sì… ecco… è in cucina, nei pressi del frigorifero.
Corro in cucina, mi dirigo verso il frigorifero e scivolo.
Scivolo per terra.
Una brutta caduta, un acuto dolore alla schiena.
Perché sono scivolata ?
è bagnato. Il pavimento è bagnato.
Che c’è per terra ?
Il bagliore di un fulmine illumina la cucina.
è una grossa chiazza.
Mio Dio, ma cos’è ?
Le mie mani sono rosse.
I miei vestiti sono macchiati di rosso.
Mio Dio, è sangue !
Cos’è successo in questa cucina ?
Un altro fulmine.
Sul tavolo c’è un grosso coltello… è sporco di sangue.
Mio Dio, forse una rapina, forse una tragedia.
Ero sconvolta, ma dopo qualche istante di smarrimento, ritrovai la lucidità.
Dovevo avvertire qualcuno. La famiglia di Clara !
La loro villetta distava solo poche decine di metri.
Vi giunsi di corsa. Le luci erano accese. Il portone è aperto…
Sono nell’ingresso. Chiamo Clara.
Mi risponde una voce. Roca.
è alle mie spalle.
è la madre di Clara.
è stesa per terra.
Mi avvicino.
Lei geme.
Ha un coltello conficcato nel ventre.
Perde molto sangue.
Mio Dio ! Mio Dio !
O mio Dio !
Lei mi chiama.
Mi inginocchio accanto.
Mi guarda.
I suoi occhi sono iniettati di rabbia. ”
Credo che possa bastare.
“”Tu maledetta sgualdrina… tu maledetta assassina… tu… ”
Non riesco a capire il senso delle sue parole.
Sta morendo.
Un rivolo di sangue le sgorga dalla bocca.
Io, un’assassina ?
Sento delle urla, delle risate, dei gemiti.
Provengo da una stanza dal piano di sopra.
Salgo le scale.
è la camera da letto di Clara.
Che sta succedendo ?
è tutto reale, o è solo un incubo ?
Se sto sognando mi voglio svegliare. Ma non sto sognando !
Mio Dio, che succede ?
Apro la porta, ci sono Fortuna, Clara e i suoi fratelli. ”
Va bene, fermalo.
“Fortuna mi prende per mano e mi conduce sorridendo all’interno della stanza.
Sono nudi e sporchi di sangue.
“Guarda. ” E mi indica un oggetto posato sul pavimento.
Ecco la chiave di tutto ! Quella cosa disgustosa ed oscena… è lì, proprio davanti ai miei occhi, a pochi centimetri dai miei piedi.
Ed è orribile ! è… ”
Work stopped. What now ?
Il cursore verde lampeggiava sullo schermo.
“Allora professore, che ne pensa ? ”
“Bè, tutto sommato, il risultato mi sembra più che soddisfacente : ci sono delle imperfezioni nel lessico, ma il ritmo in compenso è ben gestito, tra accelerazioni e rallentamenti risulta vivace e scorrevole. ”
“Vedrà che ampliando la base di elaborazione queste imperfezioni saranno eliminate. ”
“Non lo metto in dubbio ingegnere, il suo software è già stupefacente. ”
“Non è stato facile, ma l’idea di fondo è semplice : realizzare un word processor che non si limitasse ad aiutare l’utente a scrivere, ma che creasse da solo il testo seguendo le sue linee guida. ”
“L’idea sarà pure semplice, ma potrebbe rivoluzionare il concetto di letteratura… un computer che simula la creatività umana, campionando tutte le più grandi opere del passato… ”
“Mah… io non mi aspetto rivoluzioni, spero piuttosto nell’interessamento di qualche editore… ”
“Altro che interessamento ! Potranno eliminare i compensi agli autori… ”
“Bene, per oggi può bastare. Continueremo a perfezionare il programma domani. Ora è il momento di festeggiare. Professore, se vuole unirsi a noi, abbiamo già prenotato un tavolo al ristorante francese. ”
“Con piacere, caro ingegnere. Ma, se permette, sono curioso di sapere come va a finire la storia. ”
L’ingegnere si rivolse all’operatore.
“Fai continuare il processo. ”
Lo schermo del computer si riempì di altre righe di testo.
Il professore le lesse con interesse, poi commentò : ” Davvero interessante, l’epilogo è alquanto sorprendente. Non avrei mai immaginato niente di simile. Bè ingegnere, il suo programma ha molta fantasia ! ” FINE
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