Sono Barbara, ho 19 anni, e da un po’ di tempo il mio piacere più grande è rimorchiare gli uomini grandi, soprattutto i miei professori!
Lo dico senza vanità: sono ben fatta, con curve generose che attirano i loro sguardi.
Ma è soprattutto con le gambe che li faccio sbavare: in genere mi metto gonne corte e pieghettate che mi danno l’aria di una “bambinetta” e sottolineo questo aspetto facendomi le trecce.
Quest’anno mi sono occupata del mio professore di inglese, un uomo di circa 40 anni, biondo, alto e piuttosto seducente.
Alle sue lezioni, mi sedevo sempre in prima fila, facendo in modo che le mie gambe fossero bene in vista.
Mi mettevo un reggiseno che lasciasse intravedere la punta delle mie tette.
Mi divertiva vedere il suo turbamento quando mi guardava cercando di essere discreto.
Verso la fine dell’anno, ho accentuato la provocazione scrivendogli alla fine di un compito in classe:
“Mi piacerebbe prendere qualche lezione privata da lei”.
Quello che mi aspettavo non è tardato ad arrivare: mi ha dato un appuntamento a casa sua.
Quel giorno ero ancora più provocante: una camicetta senza niente sotto, una minigonna molto corta, mutandine bianche e capelli raccolti in due chignon laterali che mi davano l’aria di una scolaretta perversa!
A dire il vero, quando sono arrivata da lui ero abbastanza emozionata, perché mi piaceva parecchio!
Ma lui lo era ancora di più!
Ed io volevo mantenere il mio self-control!
Mi sono seduta di fronte a lui, in soggiorno.
Abbiamo parlato come se niente fosse mentre gli lasciavo intravedere le mie mutandine in cima alle mie cosce leggermente dischiuse.
Interrompendo bruscamente la conversazione, ho slacciato la camicetta e gli ho detto:
“Adesso le faccio vedere le tette, ma si faccia venire da solo! “.
Vedere la sua emozione mi ha fatta bagnare.
Anche se ero maggiorenne, ero comunque una sua allieva ed era meglio che non si sapesse nulla di questa storia!
Ma il suo desiderio era troppo forte e così si è tirato fuori il cazzo mentre io mi accarezzavo le tette ed i capezzoli duri.
Si masturbava freneticamente, mi ha detto che aveva voglia di me, ma gli ho ordinato di proseguire così.
È venuto dopo qualche minuto, inondando la moquette con getti biancastri e appiccicosi.
Poco dopo me ne sono andata.
Il giorno dopo, durante la lezione, mi sono divertita un sacco a vedere la sua faccia inquieta: doveva aver passato tutta la notte a chiedersi se avrei parlato oppure no.
Ma non era mia intenzione farlo
Sono tornata da lui parecchie volte, e la scena era la stessa.
Ogni volta gli mostravo qualcosa in più: le natiche, la fica, un accenno di ditalino, un pompino simulato sul mio pollice, mentre lui si sparava delle seghe furiose che finivano tutte inevitabilmente con grandi cascate di sperma.
Anzi, ero talmente affascinata dalla sua produzione seminale che lo incitavo a schizzare sempre di più ad ogni incontro, minacciandolo di interrompere le nostre sedute.
Qualche volta, quando i miei genitori non c’erano, lo provocavo perfino telefonandogli e chiedendogli di masturbarsi pensando alle mie carezze.
Dopo la maturità, gli ho promesso un regalo.
Quel giorno, a casa sua, gli ho subito detto:
“Per festeggiare la maturità, le offrirò qualcosa in più. Ma si lasci fare! “.
Mi sentivo vogliosa ed ispirata.
Gli ho chiesto di spogliarsi completamente e di sedersi.
Era troppo arrapato per rifiutare e ha obbedito.
Mi sono tolta i collant e li ho usati per legargli le braccia contro il dorso della sedia.
Sicuramente era il ricordo inconscio di una scena già vista in un film porno.
“Non te ne pentirai, vedrai! “, gli ho detto cominciando a spogliarmi.
Vedere il suo sesso che cresceva a dismisura man mano che mi spogliavo mi eccitava da impazzire, come anche il fatto di gustarmi quest’uomo, spesso autoritario con gli studenti, in balia della lussuria.
Una volta nuda, mi sono avvicinata a lui per carezzarmi in maniera provocante.
Dato che si agitava parecchio, ho minacciato di lasciarlo così prima di legargli le caviglie ai piedi della sedia con alcune camicie che avevo trovato sul divano.
“Ecco il mio regalo! “, gli ho detto aprendomi la fica bagnata con due dita, vicinissima al suo uccello.
Mi sono appoggiata leggermente sulla sommità del suo glande.
Posso assicurarvi che raramente mi sono bagnata così!
Le mie secrezioni scivolavano dalla mia vagina al suo glande in un filamento vitreo e odoroso.
Il suo sesso è diventato ancora più grosso quando ho cominciato ad ondeggiare sopra di lui.
Istintivamente cercava di infilarmi la sua verga tesa, ma io mi alzavo di quel tanto che bastava per far vibrare il suo povero uccello nel vuoto, minacciandolo intanto di andarmene.
Ho proseguito per un bel po’, rallentando e riprendendo lo sfregamento, finché i suoi testicoli mi sono sembrati adeguatamente gonfi.
Volevo vedere la sua eruzione, immaginandola enorme e, continuando a stringere il glande fra le labbra vaginali, l’ho fatto esplodere dicendogli:
“Avanti ora, spara tutta la salsa, ne voglio vedere almeno un litro! “.
Non potendone più, è venuto schizzando una quantità favolosa di sperma sui bordi della mia passera in calore.
Sembrava non finisse mai.
La sborra si mescolava ai miei umori e scendeva vischiosa lungo le labbra, i peli pubici e le cosce.
Quando ho visto che si era svuotato completamente, avvicinando la mia vulva al suo viso mi sono fatta leccare via tutto il suo sperma.
Sono fuggita via dopo averlo slegato.
Mi ha chiamato parecchie volte durante il mese di luglio, ma io mi accontentavo di farlo sbavare promettendogli altri incontri.
Ma questa avventura è stata un’importante rivelazione per me.
Perché adesso non solo rimorchio i ragazzi, ma li voglio anche dominare, come ho fatto col prof d’inglese!! FINE
