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L’esame di M

Quando il campanello era suonato avevo ringraziato chiunque fosse perché mi permetteva di chiudere quello stramaledettissimo libro, ma aprendo la porta mi ero stupita vedendo M, lo credevo a casa a studiare.
“Come mai qui? “.
“Avevo pensato ad una scusa, ma la verità è che stavo riflettendo sulla tua idea che una bella scopata era l’unica cosa che ci voleva per toglierci la tensione dell’esame”.

Ne avevamo parlato la mattina con gli amici, e tutti eravamo stati d’accordo nell’affermare che quella era l’unica cosa che avrebbe potuto farci rilassare completamente, e avevo notato le occhiate che M. mi aveva lanciato mentre ne parlavamo. Comunque non c’era stato bisogno di dire altro, mi ero persa talmente tante volte a fissare il suo sedere ben fatto che avevo deciso di prendere l’occasione al volo. Appena entrato in casa, mi ero seduta sulle sue gambe e avevamo cominciato a baciarci mentre le mani andavano dappertutto, finché non erano finalmente arrivate nel posto giusto. Aveva allargato leggermente le gambe, così che le sue mani potessero frugarmi dentro. Le sue dita ci avevano messo un attimo a spostare gli slip e entrare nel buchino magico, cominciando ad esplorarlo e inumidirlo. Mentre lui era impegnato gli avevo tolto la maglietta scoprendo i pettorali scolpiti, poi mi ero tolta la camicetta e il reggiseno, lasciando libera la mia IV° misura che aveva subito cominciato a leccare mentre io liberavo il suo membro che cominciava a stare stretto dentro il pantaloni.
Non avevo fatto il tempo a prenderlo in mano che ero venuta e il suo coso, sentito il mio orgasmo, era diventato ancora più duro e caldo, così, non potendo più aspettare, mi ero avvicinata e me l’ero messo dentro. Lui aveva collaborato e in un colpo solo era entrato fino in fondo, facendoci gemere entrambi. Speravo che cominciasse subito a muoversi, ma invece se ne stava li, fermo, col suo grosso coso nella mia vagina a leccarmi i capezzoli turgidi. Solo ogni tanto si muoveva per ricordarmi che era sempre dentro di me e farmi salire brividi di piacere lungo la schiena. Poi tutto d’un tratto mi aveva preso i glutei e spingendo su quelli aveva cominciato a stantuffarmi sempre più in fretta fino a quando non eravamo venuti insieme col risultato che il copridivano era da buttare. Dopo quest’esperienza non eravamo ancora abbastanza rilassati, così mi ha raccontato che una sua fantasia erotica ricorrente era farlo con me sui banchi dell’aula universitaria. Non potevo certo accontentarlo per il luogo, ma c’era sempre il tavolo dove prima stavo studiando, così ci siamo alzati, liberati dei vestiti e mi ha fatto appoggiare al tavolo con il sedere all’aria.
Entrando come suo solito tutto in colpo, ha cominciato a muoversi con tanta maestria che siamo venuti dopo un attimo e il risultato sono stati i lividi lasciati sulle mie cosce dal tavolo. Finito con la sua fantasia mi ha chiesto quale fosse la mia, e gli ho detto che mi piaceva farmi masturbare, così mi ha sollevato di peso, appoggiato sul letto e cominciato a lavorare sia con le dita che con la lingua. Ho perso il conto di quante volte solo venuta.
I nostri “esercizi” sono andati avanti per diverso tempo fino all’ultimo sotto la doccia , dove abbiamo dato il meglio di noi. FINE

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