Letizia

Letizia era allora la mia ragazza. Uscivano assieme, andavamo al cinema, nelle pizzerie, magari si passava la serata nelle discoteche. Spesso, si usciva in gruppo. Ci si ritrovava nel parcheggio del supermercato, si lasciavano lì le macchine in più e si partiva per la serata in comitiva. A volte, riaccompagnandola a casa, ci fermavano in qualche viottolo di campagna, al buio, per scambiarci qualche bacio e pomiciare, senza mai superare certe soglie. Sinceramente, speravo sempre di riuscire a superare queste soglie, ma lei non acconsentiva mai di andare oltre. Quella sera era passata in un pub bevendo birra, forse anche troppa. Ritornammo con Giovanna e Marco. Le ragazze vollero salire dietro. Guidavo piano, anche se tra tutti ero quello che aveva bevuto di meno, tuttavia volevo essere prudente. Le due ragazze avevano evidentemente esagerato, così tenemmo i finestrini aperti, in modo che l’aria fresca della serata le aiutasse a riprendersi. Mi sentivo arrabbiato con Letizia, per questo. Guidando, ad un certo punto, mi accorsi attraverso il retrovisore che le due avevano appoggiato le teste l’una addosso all’altra. Dopo un po’ mi accorsi che non si erano solo appoggiate, ma, cambiando posizione, si stavano baciando.
Mi sentii avvampare. Marco sonnecchiava sulla poltrona accanto a me. Passando per un viale illuminato, notai come il bacio fosse qualcosa di più. Erano abbracciate, si erano vicendevolmente alzate le magliette, si toccavano reciprocamente continuando a baciarsi. In parole povere, stavano lesbicando alla grande. Quando mi accorsi che Giovanna le aveva slacciato il reggiseno e le stava tastando le tette, il cazzo mi si drizzò. Avrei voluto intervenire, ma così si sarebbero accorte che avevo notato i loro approcci. Decisi di fingere ancora di non essermi accorto di nulla, continuai a guidare, rallentando impercettibilmente, per dare loro più tempo e vedere dove riuscissero ad arrivare. Per quanto possibile, mi tenevo su viali illuminati, anche se deserti data l’ora, perchè così potevo vedere meglio dal retrovisore quanto accadeva sul sedile posteriore. Vidi Letizia slacciare il reggiseno a Giovanna, ma non si limitò a palparle le tette: vi si gettò con il viso sopra, leccandole i seni. Giovanna protendeva i seni in avanti, spingeva verso la bocca di Letizia, ricambiava con le mani, Non vedevo bene, ma ebbi l’impressione che Giovanna la stesse toccando in mezzo alle gambe. Avevo il cazzo duro. Volevo partecipare, la posizione di guida mi faceva sentire escluso. Decisi di prendere una strada buia, l’imboccai e mi fermai su uno slargo. Mi girai. Le due costituivano un grovigli indistinto, anche per il buio. Sembravano non essersi accorte che avevo fermato la macchina. Marco si era addormentato e non si accorse della sosta. Se anche le ragazze si fossero accorte del fatto che ci eravamo fermati, in ogni caso continuavano a strusciarsi l’una con l’altra ignorando questa nuova situazione. Il loro ansimare, i loro sussurri indistinti però erano il giusto corollario a quanto stavano facendo. Lentamente, i miei occhi si abituarono all’oscurità. Le due si baciavano e si toccavano reciprocamente le fiche, Letizia si era sfilata gli slip, oramai all’altezza delle ginocchia, quasi abbandonati. Scesi e aprii la portiera posteriore. Mi sedetti accanto a loro. Presi un seno di Giovanna con la mano, lo accarezzai, scostando le mani di Letizia. Giovanna mugolò più forte.
Letizia lasciò che la sua mano, allontanata dal seno di Giovanna, si posasse sui miei pantaloni. Sentendo il cazzo duro, fece pressione, massaggiando quindi lungo l’asta. Dopo un primo approccio di questo tipo, si dedicò ai miei pantaloni, aprendomeli. Portò allo scoperto il mio cazzo, lo afferrò con le mani, muovendosi lentamente lungo l’asta serrata strettamente. Poi mi si porse con il culo, facendo aderire le chiappe al cazzo. Sentii che con una mano lo prendeva da sotto, dirigendoselo. In breve, il mio cazzo fu in mezzo alle sue gambe, la punta toccava le labbra della fica, le sentivo umide, bagnate, pronte. Si assestò quel tanto che occorreva perchè il mio cazzo si facesse strada tra le labbra della fica. Entrò senza difficoltà, come se fosse atteso. L’afferrai per i fianchi, iniziando a muovermi dentro di lei. Lei ricambiava muovendo il bacino, ruotandolo attorno al cazzo, spingendo quanto poteva, data la posizione. Dopo un po’, sentii Giovanna che proponeva:
“… Dai, usciamo, … mettiamo una coperta sull’erba … “.
Letizia sembrò accogliere con gioia la proposta. Uscii, ancora con i pantaloni lungo le gambe. Li tirai su nuovamente per potermi muovere senza impaccio. Letizia, scendendo, si era tolta del tutto gli slip, la gonna evidentemente le era rimasta sul sedile, la maglia era alle ascelle e il reggiseno aperto era scivolato sopra le coppe dei seni. Giovanna scese per ultima, anche la sua maglia era più o meno nelle condizioni di quella di Letizia, ma aveva ancora la gonna. Una volta scesa, presi la coperta e la stesi sul prato. Giovanna si tolse lo slip, tenne la gonna, per altro corta ed ampia, si tolse anche la maglia. Poi venne verso di me, afferrandomi i pantaloni, liberando il solo bottone superiore che avevo chiuso. Me li abbassò.
Prese il cazzo con la mano. Lo massaggiò, iniziando una sega, ma poi cambiò idea. Si inginocchiò davanti a me, prendendolo con la bocca. Letizia mi venne alle spalle, stringendomi ed accarezzandomi il petto. Sentivo i suoi capezzoli sulla mia schiena, sentivo il suo alito sul mio collo, mi baciò sul collo, sulle orecchie, facendo in modo da lasciarvi quanta più saliva potesse. Con una mano scese lungo il mio ventre, raggiungendo il cazzo, toccandolo laddove poteva senza interferire con il bocchino che mi stava praticando Giovanna, Ti tanto in tanto lasciava il cazzo, per accarezzare il volto di Giovanna. Si inginocchiò alle mie spalle, passò la mano in mezzo alle gambe, riprendendo contatto con il mio cazzo, con i coglioni, stringendoli caramente. Tentò di farmi ruotare, ma ne fu impedita da Giovanna che non mollava la presa del cazzo con la bocca. Si rialzò venendomi davanti ed inginocchiandosi accanto a Giovanna. Le sussurrò qualcosa nell’orecchio. Giovanna lasciò la presa e diresse il cazzo verso la bocca di lei, che lo leccò dapprima sulla punta, poi se lo introdusse del tutto nella bocca. muovendosi con le labbra lungo l’asta. Giovanna si era distesa sulla coperta, aveva scostato verso l’alto la gonna ed iniziato a masturbarsi con le gambe appena divaricate. Era uno spettacolo, un gran bello spettacolo.
Dopo un po’ di quel trattamento di bocca, Letizia smise, si rialzò ergendosi in piedi. Prese il cazzo con la mano e, tenendolo stretto, mi baciò nella bocca, incrociando la sua lingua con la mia. La sua mano si muoveva lentamente sulla mia asta, stringendo con forza. Il sangue pulsava tra le sue dita.
Si avvicinò all’orecchio:
“… Giovanna vuole essere scopata …. voglio vederti scopare … dai, … mettiglielo dentro …. “, disse, quasi sotto voce. Completò l’invito con una stretta al cazzo, forte, appassionata. Mi rivolsi a Giovanna, distendendomi sulla coperta, accanto a lei, le fui subito sopra. Letizia si inginocchio sulla coperta vicinissima. Fu nei a prendermi il cazzo con la mano e dirigerlo verso la fica di Giovanna, che allargò maggiormente le gambe per rendere più facile la penetrazione. Con la punta del cazzo, percepii le grandi labbra sulla fessura, i peli che si scostavano, l’umore sulla fica. Era bagnata che sembrava stesse per aspirare dentro il cazzo. Spinsi, facendo leva sui piedi, il cazzo entrò con facilità nella fica. Vidi Giovanna stringere le labbra, lasciarsi andare in:
“… Si … oh … che bello … è dentro … spingi ….. fottimi …. dai … siiiiii ….. ohhhh …. “. Mi muovevo dentro di lei, Giovanna rispondeva ai miei colpi, Letizia mi accarezzava i capelli e la schiena. Dopo un po’ Giovanna mi chiese di chiavarla alla pecorina, così mi tolsi dalla posizione in cui ero, anche per darle la possibilità di sistemarsi in modo da poterla accontentare. Letizia mi sussurrò, maliziosamente, in un orecchio:
” …. Mettiglielo nel culo … Se lo fai … dopo ti do il culo … anch’io … Dai … inculala … ” Non sapevo se accogliere l’invito, ma ci provai. Giovanna non reagì, ma si lasciò inculare, mentre la tenevo per i fianchi.
La sentivo ansimare sotto i miei movimenti, lei riusciva a coordinare i suoi con i miei, Letizia mi accarezzava ancora i capelli. Poi mi baciò, appassionatamente, in un bacio che era carico di lussuria. Venni così con il cazzo nel culo di Giovanna e la lingua intrecciata alla lingua di Letizia.
Mi lasciai cadere sulla coperta, sfatto e rilassato, Sentivo il cazzo rimpiccolire, sulla punta, contornato dal prepuzio, un’ultima goccia di sperma. Mi rivestii in qualche modo. Anche le ragazze si risistemarono alla meglio, rassettandosi anche i capelli. Risalimmo in macchina. Quando avviai il motore per ritornare, Letizia da dietro, mi disse:
“… Non ho dimenticato la promessa che ti ho fatto … la manterrò … “. Poi si appoggiò allo schienale e non disse altro. Arrivammo al parcheggio, dovetti svegliare Marco. Giovanna disse che avrebbe guidato lei, così ci separammo. Riaccompagnai Letizia a casa. Lungo il tragitto sembrava dormire, ma, ad un tratto, con voce impastata:
“… Se ce la fai … potremmo fermarci nel … solito posto … No, forse e meglio di no, è tardi … e poi se me lo devi mettere nel … culo … voglio che ce l’abbia proprio duro … Ok? … ” Fece una pausa, poi:
“… domani sera vieni a prendermi, andiamo al cinema … poi … torniamo a casa da … quella parte … ” Arrivata a casa, scese salutando appena e corse dentro velocemente. Tuttavia, barcollava un po’. A domani …. Sarebbe stata una bella giornata, destinata a concludersi meglio. FINE

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