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Liceo classico

TERESA

“Buongiorno a tutti. Mi chiamo Roberto T. e sono il nuovo insegnante di lettere e filosofia. Come sapete il programma prevede… ”

Forse è meglio cominciare dal principio. Questa storia mi è stata raccontata tempo fa da mia sorella Lisa (quella di cui tanto vi ho parlato) che capitò in un paese campano alcuni anni fa. La vicenda vede come protagonista un certo Roberto T. , professore del nord Italia, trasferito in un liceo della provincia napoletana. Di lui non mi ha saputo dir molto, solo che era un uomo sui 45 anni, sposato, di bell’aspetto e trasferito per un episodio poco chiaro dalla sua scuola.
In paese giravano strane voci, così che la mia Lisa volle andare a fondo e scoprire quanto c’era di vero.

Egli giunse a C. i primi di dicembre, dissero per il ricovero improvviso dell’anziano prof di lettere, ma lui sapeva il vero motivo del suo trasferimento.

La classe lo accolse fredda e distaccata i primi tempi, facendogli pesare l’esser straniero e nuovo a quell’ambiente. Poi però il ghiaccio si sciolse e riuscì a stabilire un rapporto di rispetto reciproco e disciplina.
La sua classe, la V^ F, era composta in prevalenza da ragazze, 15 su 22, la cui età andava dalle “regolari” di 18 anni a un paio di ripetenti di 22 anni. Alcune erano davvero molto carine, quella bellezza propria delle giovani napoletane, sbarazzina, generosa, calda come il sole, solare soprattutto.

A casa aveva lasciato la moglie, alla quale pensava spesso in termini di oggetto del desiderio, già perché nonostante fossero sposati da vent’anni lui provava ancora lo stesso desiderio sessuale di un tempo e lei non si tirava certo indietro alle sue richieste. Quel mese di lontananza aveva fatto cumulare in lui una voglia pronta a esplodere in qualunque momento, che spesso placava ricorrendo a feroci seghe.

Ma non gli bastava, e questo lo sapeva.

In più tutte quelle giovani gonnelle che gli svolazzavano intorno erano una vera istigazione a delinquere…

Proprio mentre ripensava a questi e ad altri suoi problemi o meglio esigenze, arrivava di corsa Teresa, o Terry come la chiamavano le amiche, una moretta niente male, che aveva notato più volte guardarlo con aria civettuola.
“Buongiorno prof”
“Buongiorno Teresa, sempre in ritardo eh? ”
“Mi scusi.. ”
Balenò nell’aula di scienze e non la vide più.

Terry, 19 anni, era una ragazzina sveglia, si diceva che facesse parte della “banda” delle sorelline, guidata da una certa Rosa, che aveva fama di poco di buono e teppistella. Si diceva anche che le neofite venissero iniziate con una cerimonia particolare… le dicerie erano tante, frutto di immaginazione popolare. Certo era che spesso la vedeva allontanarsi, con il suo permesso dalla lezione, per recarsi al bagno puntuale tutti i giorni verso le dieci e trenta e tornare una ventina di minuti più tardi con l’aria di chi avesse avuto una visione, insomma con il sorriso stampato sulle labbra.

Una mattina Roberto decise di seguirla, morso dal tarlo della curiosità.

La vide entrare del bagno delle donne, voltarsi come per controllare se qualcuno la seguisse, e sparire.

Si avvicinò alla porta e stette a sentire. La prima cosa che lo colpì fu il sentire una seconda voce oltre a quella di Terry, una voce che sembrava impartirle istruzioni o che comunque avesse una certa autorità nei suoi confronti. Poi le voci cessarono, e si udì un frusciare leggero, come di vestiti, e qualche respiro profondo simile a gemiti. Lentamente si avvicinò al buco della serratura per cercare di vedere qualcosa.
Effettivamente nel bagno erano in due, la sconosciuta gli dava le spalle, era piuttosto grossa e robusta in confronto a lei, Terry era chinata verso di lei, con la testa nel suo petto.
Allora capì. La cicciona aveva la camicia aperta e con la mano sorreggeva le sue grosse poppe da vacca, porgendole alla bocca di lei che, da brava neofita delle sorelline, doveva succhiare e leccare senza fiatare, pena la cacciata dal gruppo.

Fu allora che Roberto prese la decisione che avrebbe condizionato il resto della permanenza in quel paesino.

“Ma che diavolo succede qui? ”
La cicciona si volse di scatto, mostrando le sue tette enormi, più di quanto aveva immaginato, ancora umide di saliva, lo travolse buttandolo contro il muro e scappò. Ma a Roberto non era la sconosciuta che interessava ma Teresa, che se ne stava lì rossa come un papavero senza sapere che dire e fare.
A quel punto fu decisiva la sua sicurezza e volontà.
“Voglio una spiegazione da lei… ”
“io… non so, insomma credevo …. non” balbettava parole senza senso.
“Lo sai che potrei farti cacciare dalla scuola? Eh? ”
“Per favore non lo faccia, mi hanno costretta… ”
“Non voglio scuse, meriti una punizione. ”
“Si ma non mi sospenda… ”
Capì di averla in pugno. “Bene. Vedo che sei ragionevole, fatti trovare oggi alle 15. 00 nello spogliatoio della palestra e vedi di essere puntuale. ”
Lei annuì mentre Roberto usciva contenendo la sua immensa soddisfazione e pregustando il pomeriggio in compagnia delle grazie della giovane.

Teresa preoccupata si avviò nel piano interrato dove si trovava la palestra e li accanto lo stanzino adibito a spogliatoio. A quell’ora il liceo era deserto, le lezioni erano terminate da un’ora e perfino i bidelli se ne erano andati. L’essere sola con quell’uomo in quella stanzetta le metteva paura, anche perché non sapeva ancora ciò che l’aspettava. Entrò e sedette su una panca.
Intorno vi erano attrezzi d’ogni genere sparsi per terra, dato che lo spogliatoio veniva usato anche come magazzino, pesi, funi, una panca per sollevamento pesi, perfino una vecchia cavallina di cuoio sdrucita.
Roberto non si fece aspettare troppo.
“Ciao Teresa, ero sicuro di trovarti. ”
Vedendola tesa capì che avrebbe fatto tutto ciò che lui avrebbe desiderato.
La diciannovenne che sedeva lì, era mora e minuta, i capelli sciolti le nascondevano due occhi grandi e neri.
Indossava un golfino bianco con una scollatura a V che risaltava il seno, tondo e sodo, una terza abbondante a occhio sproporzionato al suo corpo. Nemmeno il suo sedere doveva essere male, Roberto lo poteva solo immaginare sotto la gonnellina larga sopra le ginocchia. Una pelle olivastra completava il tutto.

“Spogliati. ”

Questo comando suonò come una bomba dentro lei. Tutti i suoi dubbi su quale sarebbe stata la punizione scomparvero. Il suo professore avrebbe abusato del suo giovane corpo a suo piacimento e lei non avrebbe potuto fare niente per impedirlo.

“Avanti, non hai sentito? Fa in fretta! ”

Si alzò, non capiva, sperava che tutto sarebbe finito col vederla con le tette di fuori… che si sarebbe accontentato di umiliarla. A testa bassa iniziò col sbottonare il golfino, fu presto, e si trovò soltanto con un piccolo reggiseno che sembrava insufficiente a contenere quelle mammelle… appena fu sganciato quelle due tettine fecero un sobbalzo che provocò in Roberto l’inizio di una forte erezione, la prima dopo averla costretta a questo spettacolo.
Intanto la osservava seduto comodamente su uno sgabello.
Poi fu la volta della lampo della gonna che scivolò ai suoi piedi, mostrando un paio di gambe fasciate da collant scuri. Tolse anche quelli, restando con le mutandine bianche traforate, che lasciavano vedere la consistenza del cespuglietto che teneva fra le cosce. Compiva queste operazioni come un automa, tremante e goffa, sarebbe bastato andare dal preside e denunciare tutto, ma era troppo imbarazzante, cosa raccontare? Che era stata sorpresa in bagno con un’altra ragazza e le stava succhiando il seno?
Si voltò di spalle, sfilò il reggiseno e poi, chinandosi, abbassò lentamente dai fianchi le mutandine candide, mostrando pian piano tutta la fessura del sederino, le chiappe belle come quelle di una bambina, e la peluria della vulva.
Adesso non aveva più niente addosso e lui la ammirava con desiderio mal nascosto dall’evidente bozzo che aveva fra le gambe.

“Sciogliti i capelli… ” le disse indicando la coda di cavallo che le raccoglieva i capelli neri.

Poi la fece avvicinare a sé, per guardarla bene, la fece voltare di schiena e piegare molto in avanti, dicendole di tenere ben aperte le gambe e come se non bastasse, con le proprie mani, tenere divaricati i glutei in modo che lui potesse esplorarla con facilità ovunque.

Non avrebbe mai pensato di assumere una posizione così oscena ed esposta davanti al suo professore, era lì piegata in avanti con le tette penzolanti e con le sue stesse mani si apriva il sedere più che poteva facendosi anche male nello spacco.

Roberto dal suo sgabello iniziava a toccarla la dove aveva sempre sognato di fare. Messa così lei sembrava proprio una troietta in calore e lui l’avrebbe soddisfatta. Iniziò col palpare le grandi labbra della vagina, che a ben vedere era piccola e dalla fessura stretta il che sarebbe stato un problema al momento della penetrazione soprattutto per lei, spinse l’indice sullo spacco dopo averlo insalivato e questo cedette subito lasciandolo entrare, qui ebbe modo di giocare con il clito, piccolo ma già teso.
Teresa china teneva gli occhi fissi sulla sua fichetta, mai nessun uomo l’aveva toccata in quella maniera, controllando le sue misure, ragazzi ne aveva avuti ma tutti si erano limitati a una selvaggia scopata che spesso aveva accontentato solo loro e lasciato lei delusa. Ora quell’uomo più vecchio ed esperto sembrava apprezzare i suoi piccoli doni.

Passò oltre. Ora si stava dedicando all’anellino posteriore, una rosetta di carne rosa stretta e serrata, forse così serrata dal fatto che mai nessuno l’avesse mai violata, lei era così giovane d’altronde… il fatto di poter essere il primo ad aprirle il culo lo riempì di soddisfazione, anche perché era un vero feticista riguardo posteriori femminili, e quello gli pareva sì con il foro piccolo ma stupendo sui fianchi e con chiappe grosse e morbide.

“È ora di fare un po’ di ginnastica” fece lui con ghigno sarcastico.
La fece drizzare e le disse di distendersi sulla panca per sollevamento pesi, supina, di afferrare la sbarra e aprire bene le gambe. Lei non disse nulla e non fece alcuna opposizione pur sapendo quello che le sarebbe accaduto, si sentiva sua complice e in dovere di essere punita per ciò che aveva fatto.
Lui sbottonò la patta ed estrasse un pisello di tutto rispetto, tozzo e largo, con un glande che pareva scoppiare, il tutto davanti alla poverina, che rimase sorpresa nel vedere un attrezzo di quelle dimensioni.
Le venne il pensiero che quel pene era troppo grosso per la sua passerina, che sicuramente gliela avrebbe slabrata e rotta se non fosse stato più che attento…
Si appoggiò sulla stoffa rossa della panca e con le mani puntò il pene sulla tenera fica.
Spinse con decisione e la cappella fu dentro tra i sospiri di lei che scaricava il dolore stringendo con maggior forza la sbarra, mentre lui afferrandola per i fianchi iniziava a introdurre il resto.
Non fu indolore ma il membro di Roberto le fu completamente dentro iniziando a sbatterla prima lentamente poi, trovato il ritmo giusto, in maniera da ritardare al massimo l’orgasmo di lui.
Infatti talvolta si fermava nel bel mezzo di una pompata, per lasciarlo “raffreddare”, voleva darle tutto il piacere che meritava una figa come quella.

Stanco dell’attrezzo cambiò.
Scelse la cavallina.

“Salta su e distenditi. ” Disse solo questo.
Lei ancora stremata e con la fica dilaniata si mosse lentamente verso l’attrezzo, dove lui l’aiuto a salire a cavalcioni, poi si stese in avanti, schiacciando le sue bocce sul cuoio freddo.
Da dietro si aveva nuovamente la splendida visione delle sue intimità, ma questa volta il suo interesse era rivolto al suo culetto caldo e tenero.
“Apri il sedere” le disse, e lei obbedì, portando le mani dietro e afferrando le chiappe sode le aprì più che poté. Lui iniziò col toccare la rosetta, poi spinse con forza un dito dentro tanto da farla sussultare per il male, l’ano era stretto, un po’ forse per l’agitazione di lei, un po’ perché lei non era mai stata sodomizzata e ne aveva il terrore.
Adesso aveva all’interno due dita per mano, quattro in tutto, e le adoperava a mò di divaricatore, cercando di aprirle con forza l’ano, la resistenza della ragazzina non fece che darle dolore, finché si decise, e poggiò il glande sullo sfintere iniziando a premere. Lei respirava forte per facilitare l’entrata, che fu dolorosa, dato che la teneva dai fianchi sbattendola come una cagna.
Lo tirava fuori tutto, per risbatterlo dentro tra i gemiti di lei.
Dopo un po’ senti che stava per venire e disse: “Apri la bocca Teresa”, poi estrasse il pene dallo sfintere e le andò davanti al viso costringendola a prenderlo fra le labbra e a bere la sborra che uscì spessa e giallastra.
Continuò poi a muoverlo nella bocca per un po’, tenendola ferma per la nuca.
La ragazzina pensava che sarebbe finita presto, dato che ormai aveva abusato di lei in ogni modo ma non era così……
“Bene Teresa, con te ho quasi finito” le disse mentre la penetrava nuovamente nella figa “però ti assegno un compito per casa. Dato che ho trovato un po’ troppo chiuso il tuo buchino posteriore ti aiuterò con questo. ” Così dicendo tirò fuori qualcosa dalla sua valigia e tornò dietro. Lei non aveva idea di cosa fosse ma lo capì presto.
Sentì pizzicare la pelle intorno all’ano e sistemare qualcosa di freddo all’interno, poi questo qualcosa le divaricò lo sfintere facendola piangere per il male. “Ecco, sono 5 cm, per cominciare va bene. ”
Poi la slegò e le disse di rivestirsi. Prima di andarsene aggiunse di presentarsi lì fra una settimana per controllare il lavoretto che aveva fatto al suo culo. FINE

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