Ci troviamo nel 2002, nel mese di Maggio, negli ultimi giorni all’incirca, quando accadde questo episodio. Gli studenti sanno come gli ultimi giorni di questo mese siano “caldi” in tutti sensi: sia per le temperature alte, sia perché, per molti, ci si gioca l’anno scolastico. Protagonista della storia è un professore di Matematica e Fisica presso il liceo Scientifico di una nota cittadina vicino Arezzo, un docente tutto di un pezzo, alto, un po’ grassottello, scuro di carnagione, con un paio di baffi che spiccano sul viso. Sposato, di quarant’anni con un figlio all’asilo, è il terrore della classe e sembra che quest’anno ci siano molte vittime nella sua materia. Una mattina, giorno di interrogazioni finali, alla lavagna chiama Giovanna, una ragazza di diciannove anni, ripetente, bella, con una quarta di reggiseno, bionda e molto appariscente. Quella mattina sapeva di dover essere interrogata e aveva deciso di indossare una minigonna vertiginosa e una magliettina molto aderente e scollata per colpire il professore visto che non sapeva nulla delle sue materie e non era disposta ad essere respinta un altro anno. Alle prime domande balbetta qualcosa, ma il professore non è convinto della sua preparazione, allora le dice:
“Non riesco a capire se sei preparata o meno, comunque questa è l’ultima domanda, se rispondi non ci sono problemi, altrimenti sarai respinta! “. Il battito del cuore della ragazza impazzisce, attimi di tensione, fa uno sguardo ammiccante al professore, come se volesse chiedergli:
“Fammi una domanda facile, ti prego…! “. Il professore le chiede:
“Parlami della dilatazione dei metalli…”, l’alunna ci pensa un po’ su, ma non le viene in mente nulla. Il professore cerca di aiutarla, dandole alcuni suggerimenti, ma nulla, l’argomento non l’aveva neppure letto. Così il professore la manda a posto e ormai la frittata sembra fatta. Inizia a piangere, le sue compagne cercano di consolarla, ma nulla da fare, è sconvolta.
A fine lezione il professore dice:
“Giovanna, a fine lezione viene nell’aula dei professori che devo parlarti. ” La ragazza risponde:
“So già cosa mi vuole dire, non c’è bisogno che venga lì…”
“i consiglio di venire, potrebbe essere un’altra possibilità per te”. Alle 14. 05 suona la campanella, il professore si avvia verso l’aula dei docenti e dopo cinque minuti è seguito dalla ragazza ancora in lacrime. Il professore inizia:
“Vedi, Giovanna, quest’anno il tuo rendimento è stato un po’ scarso, ti sei impegnata davvero poco, potevi fare molto di più”. Così dicendo, si alza e va a chiudere la porta della stanza a chiave. La ragazza non capisce il suo atteggiamento, né la sua voce così dolce visto che in classe non si era mai comportato in questo modo. Si siede a fianco a lei ed incomincia a guardarle il seno attraverso la scollatura. Lei arrossisce e cerca una scusa per poter uscire e tornare a casa, ma non le viene nulla in testa e comincia ad agitarsi e a sudare. Il professore capisce la tensione della ragazza e le dice:
“Non ti preoccupare, Giovanna, non ti accadrà nulla, stai tranquilla”, così dicendo le mette una mano sulla gamba nuda. Lei si ritrae, ma il professore le dice:
“se non farai la stupida non solo non ti accadrà nulla, ma sarai anche promossa con buoni voti”. Giovanna capisce tutto, cerca di svincolarsi, ma ormai è troppo tardi, il professore la stringe tra le sue braccia, non può muoversi. Vorrebbe gridare, ma ormai non c’è più nessuno nella scuola, tutti sono andati a casa, c’è solo il bidello al piano terra, ma non può sentire perché è troppo lontano. Il professore:
“allora cosa hai deciso? Vuoi ancora scappare? Potrebbe essere peggio per te! “. La ragazza, spaventata, dice:
“farò tutto quello che vuole, basta che non mi faccia del male! ”
“Non ti preoccupare cara, vedrai che alla fine sarai contenta anche tu! “.
“Spogliati e rimani solo con il reggiseno e lo slip”. La ragazza obbedisce e il professore la guarda esterrefatto:
“Sei bellissima, hai un seno sodo e un culo da favola, girati fammelo vedere meglio”. Giovanna si gira e lui si avvicina e comincia a toccarla dovunque, le slaccia il reggiseno, stringe fra le sue dita i capezzoli, li morde, li succhia, palpa a più riprese il seno. Dopo scende al culo, le toglie il perizoma, dà morsi su quel bel culo morbido e bianco, passa la mano sulla sua fica, tenta di entrarci dentro con un dito, le tocca il clitoride. La ragazza comincia ad ansimare, le sta piacendo, il professore ci sa fare. Ad un certo punto si stacca da lei, si toglie i pantaloni, si abbassa la mutanda e le mostra una verga di trenta centimetri e le dice:
“Ora lecca, lo so che lo sai fare, fammi un bel pompino, come quelli che hai fatto in gita ai tuoi compagni, ti ho vista, sai! “. La ragazza arrossisce e senza dire una parola lo prende in bocca e comincia a leccare come una vera esperta, se lo fa scendere fino alla gola e poi lo caccia fuori. Il professore non ce la fa più e riempie tutta la sua bocca del suo sperma dicendole:
“ingoia tutto, altrimenti sarà peggio per te”. La quantità è talmente tanta che Giovanna quasi affoga, ma riesce a bere tutto. Il peggio sembra passata, ma appena ripresosi il professore le ordina:
“Mettiti a novanta gradi sul quel tavolo e non fare discussioni”. L’alunna, succube non reagisce e fa ciò che le viene imposto dal professore, si mette con le braccia sul tavolo, seno penzolante all’aria e abbassata a novanta gradi. Il professore da dietro ha una visuale spettacolare, la sua fica appena dischiusa e l’ano, il suo vero pallino. Giovanna sente del rumore, infatti l’insegnante sta rovistando nella sua borsa alla ricerca di qualcosa, un bastoncino di gesso. Giovanna:
“Ma che vuole fare con questo gesso”.
“non preoccuparti, ti far divertire un sacco”. Così facendo lo introduce nella sua fica che incomincia a diventare bianca, lei inizia a pronunciare mugolii di piacere e intanto insieme al gesso introduce anche le sue dita. La ragazza è in delirio, e raggiunge picchi di piacere mai provati prima. Poi decide che è arrivato il momento di introdurre il gesso anche nel culo, così lo toglie dalla fica e con un colpo secco lo spinge tutto nel suo ano. Giovanni grida dal dolore, mai nessuno aveva profanato quel buco. A poco a poco lei si abitua e lui oltre al gesso infila anche un dito, poi due. Il suo cazzo ormai è tornato granitico e allora toglie il gesso dal culo e spinge la sua verga dentro quel buco mai violato. Lei grida di dolore, ma presto questa grida diventano di piacere, tanto che dice:
“Ficcamelo tutto dentro, più forte, ne voglio ancora! ” A queste parole il professore svuota tutto il contenuto delle palle nel suo intestino e cade sulla poltrona stanco.
“Ora direi proprio che ti sei guadagnata sul campo la promozione, ma penso che l’anno prossimo dovremo vederci più spesso per ripetere le lezione così da non rimanere indietro con le lezioni!!! ” FINE