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Mc Donalds

Paola era una vita e mezza che non incontrava Lucilla, e, quando quella mattina si sentì tirare di gomito abbracciò l’amica con calore accompagnandosi con un urlo strepitoso che sconvolse più di un passante. Dopo una furiosa ridda di domande le due amiche si ritrovarono davanti ad un hamburger < hai più visto Lucio ? > chiese Lucilla dopo aver addentato con furia una patatina
< chi ? , quel bel figaccione moro iscritto ad architettura ? > fu la domanda di rimando uscita dalla bocca di Paola insieme al risucchio della cannuccia
< Si, quello lì, era il fascinoso dell’aula. Ti ricordi come entrava ? Sembrava un principe dei bassifondi, un tamarro del cuore buono e dagli occhi sensuali > Lucilla sognava ad occhi aperti
< Non era un tamarro ! Anzi era molto fine ! > la corresse con foga Paola
< voglio dire che era stupendo con il chiodo di pelle e gli anfibi, magari con un filo di barba, di un giorno, tho! > aggiustò il tiro Lucilla
< di, non è che ne eri persa ? > lo sguardo obliquo di Paola era abbastanza eloquente
< No, no .. Bhe si … Chi è che non lo era a quei tempi > confessò con un po’ di rossore Lucilla
Le due ragazze, o, è meglio dire le due donne, visto che avevano entrambe trent’anni suonati, parlavano e ricordavano con foga fanciullesca; erano rimaste quelle di sempre: due ragazzine poco cresciute.
Gli hamburger erano finiti e il ritmò del pasto calò lasciando il posto alle domande più impegnative < Come stai a uomini ? > Paola proferì la domanda con un po’ di esitazione, quasi non volesse ferire l’amica con una domanda troppo indiscreta
< adesso sono a spasso, l’ultimo l’ho lasciato sei mesi fà. Era troppo vago, come uomo, non avevo nessuna sicurezza, con lui > la domanda risultò indiscreta ma la risposta giunse lo stesso, sofferta ma ineluttabile.
< e tu ? > le chiese subito per evitare di intristirsi troppo in ricordi non troppo allegri, e per rendere la pariglia all’amica.
< Stò con Fabio, un moretto tutto pepe, ricorda un po’ Lucio > Paola si allungò sul tavolo e a bassa voce mise le mani a paletta nell’intento di riportare una misura < c’è l’ha cosi > finì quasi gongolando
Lucilla arrossì per il commento udibile dai loro vicini di tavolo ma rispose prontamente < mamma mia, è così lungo ? > poi con più riserbo e voce bassa < ma non fa male ? >
< Altro, che male > fu la risposta sicura e orgogliosa < è un portento, quando sale e ridiscende … >
Lucilla si sentiva un po’ a disagio, più per il posto che per l’argomento e di punto in bianco le chiese < Ma. Lucio sta ancora con quella bionda, alta dai capelli lisci e lunghi ? Mi pare che si chiamasse Sara >
< Allora, è vero che ci hai lasciato il cuore ? > scherzò Paola < , non stava con Sara, ma con un altra bionda, mi pare si chiamasse Elisabetta > si fermò un attimo ad effetto poi buttò il carico da undici < Adesso è sposato con l’ultima, con Elisabetta >
Lucilla non gradì molto ma incassò il colpo, poi disse < sai che mi frega, invece, piuttosto hai qualche maschio per le mani ? >
Paola non rispose subito perché era entrata una moretta con una tutina attillata nei punti giusti, tanto che la vagina era fasciata come si deve: il cavallo affondava pacifico tra le grandi labbra. Paola per poco non si bagnò; era qualche tempo che facendo sesso non leccava una vagina, e la moretta le stava solleticando la libido. Le ricordava l’attrice del filmino che aveva visto la sera prima; Fabio la montava da dietro e lei solcata da quella scimitarra si masturbava guardando le immagini erotiche della cassetta.
< per fare sesso o qualcosa di più ? > riuscì a dire infine non staccando gli occhi da quelle cosce arrapanti,
Lucilla percepì lo sguardo sperso nel vuoto di Paola e disorientata dalla risposta cercò il motivo di tanta distrazione; si girò lentamente, per non dare nell’occhio, e individuò un gruppetto di ragazze, in piedi vicino la balaustra, una di loro vestita molto succintamente dava sfoggio di se < cosa guardi ? > riuscì solo a dire.
Paola ridestata dal sogno, e dalla voglia di ribaltare la moretta su un tavolo, toglierle tutto e ficcarle la lingua tra le cosce, rispose a Lucilla < per farci sesso ? >
< Paola, ma tu mi sei diventata cula ? > chiese sgomenta Lucilla
< Ma, che cula, si dice, casomai lesbica ! > puntualizzò lei con una punta di pedanteria
< Cula o lesbica, è lo stesso ! Ma rispondimi ti piacciono le donne ? > ritornò con vigore sul punto iniziale
< No, e già che si sono ti dico che non sono neanche bisex ! Sono etero ! > Paola cominciava ad essere stizzita, e le loro voci si stavano udendo nella sala affollata, ma nessuno sembrò farci caso più di tanto.
< Ma … tu hai guardato quella … > azzardò Lucilla
< Si, l’ho guardata perché è bella, e vorrei farci volentieri del sesso con lei, come lo vorrei farlo con Fabio ma non potrei mai innamorarmi di lei! Non posso, io per innamorarmi cercò la virilità, una sicurezza mascolina, un dolce ma forte compagno; cerco la penetrazione! Però questo è l’amore, e l’amore è trasporto sentimentale, non è solo sesso ! Per quello c’è la mia mano, Fabio, un altra donna … Insomma per fare sesso ci sono molti modi e combinazioni > Paola aveva recuperato la calma e adesso stava parlando pacatamente, voleva far capire all’amica che se a trent’anni ancora si ragionava per schemi era finita !
< Bhe, mi concedi il beneficio della novità per digerire quanto mi stai dicendo ? Io non ti voglio giudicare, anzi, lo sai che sono sempre stata aperta di idee > Lucilla cercò di prendere tempo poi chiese < raccontami, se puoi, come hai scoperto questo tuo lato della sessualità > timidamente cercò di trovare un punto comune
< Non mi pesa affatto, anzi, non ho reticenze nel raccontarti la mia prima volta con un altra ragazza > Paola era sicura e per niente disturbata dall’argomento e con la stessa lena continuò < Con Fabio quando facciamo sesso guardiamo cassette porno, preferiamo quelle con le orge. In questi film ci sono uomini e donne che scopano, chiaramente > e accompagnò la frase con un gesto eloquente delle mani < , e donne che lo fanno tra di loro. Le prime volte non ho detto niente a Fabio e lui a me; vedere quelle ragazze con le lingue nei posti più sacri di altre donne non mi dava fastidio … anzi mi eccitavo >
< dai, dì, giuro! Non ti dava l’impressione … , non ti stonava l’idea che due ragazze … > provò a chiedere Lucilla
< No, per niente ! Ho avuto una sensazione di disgusto, e l’avuta anche Fabio, quando per sbaglio abbiamo preso una cassetta dove c’erano anche dei gay, degli uomini. Fabio ha scagliato la cassetta sul muro e ci è toccato ripagarla; non siamo più stati in grado di continuare, ne io ne lui, quella sera ! >
< Due uomini si e due donne no ! ? > incalzò Lucilla
< Si, Fabio, e altri ragazzi che ho conosciuto mi hanno detto la stessa cosa, mi hanno raccontato lo stesso schifo che provano a vedere due che si inculano ! > il messaggio arrivò forte ma sincero e Lucilla non si scompose più di tanto < invece, > disse < vedere due donne, una sopra l’altra, il viso tra le cosce i seni sull’addome … la specularità della figura, le natiche che volteggiano nell’aria … insomma è arrapante ! >
le mani gesticolavano e enfatizzavano il racconto, e, Lucilla guardava e ascoltava rapita, era attratta dalla eloquenza di Paola e dalla sincerità che raccoglieva nei suoi occhi
< si ma le ragazze cosa dicono di un rapporto simile … > adesso Lucilla voleva sapere
< Niente, quelle che ho conosciuto riportano quello che ti ho detto; un 69 saffico è solo sesso, eccitazione, libido … quando ci sono due donne che si masturbano vedrai solo lingue su vagine, niente baci o altre effusioni. Quando sei li, vuoi solo che ‘leì ti ecciti mentre ‘tù ecciti ‘leì ! è una masturbazione reciproca, che è ancora più bella fatta in gruppo, tra tanti >
< un orgia, si chiama vero ? > disse titubante Lucilla
< si, non è una cosa brutta, sei li, tra amici e scopi > allargò le mani sottolineneando un tranquillo stato emozionale < una volta ho letto un romanzo di fantascienza dove un popolo viveva nella vergogna di farsi vedere nell’atto di mangiare. Quindi i pasti si consumavano nascosti in lugubri cellette, lontano da tutto e da tutti, lontani anche dal gusto del mangiare in se ! Per noi è la stessa cosa con il sesso, non lo viviamo e se timidamente lo pratichiamo, i più lo fanno di nascosto, magari al buio ! >
< Non sei gelosa ? Come fai a pensare a Fabio che scopa con un altra ? >
< L’amore riguarda la chimica, il sesso riguarda la fisica > fu la risposta lapidaria
< Che vuoi dire ? >
< L’amore è cerebrale, l’amore è affetto, comprensione, affiatamento … l’amore può anche essere gelosia, ma il sesso è sudore, appetito; è voglia di carnalità; è un bisogno fisiologico. Questo tanto per cominciare, poi il sesso è gioco. Invece di fare una stupida partita a pallavolo, io scopo, mi butto nel mucchio, e ci divertiamo, ci stanchiamo, ci divertiamo, sudiamo e alla fine siamo contenti. Però a nessuno di noi verrà in mente la parola gelosia >
< Si, ma tu scopi con uno, prima per gioco e poi , magari scopri che ti piace e … > cercò di difendere la posizione Lucilla
< No, questo è quello che pensi tu ! Io posso innamorarmi di uno anche senza scoparci, perché sarei una poveretta se mi mettessi con un modello solo perché scopa da primato, quando poi, posso avere l’amore e il sesso, insieme ! >
Lucilla non disse nulla, stava guardando il bicchiere di coca vuoto e il risucchio della cannuccia produceva quel rumore sgradevole che tanto piaceva fare ai bambini. Era in compagnia di Paola da solo tre ore e già si sentiva di dover mettere in discussione un po’ di cose; era una sensazione strana, ma provava un senso di disagio nel pensare a quanto le aveva detto < … hai qualche maschio per le mani ? … > sospirò < Cosa intendeva chiederle se aveva qualcuno da incontrare, da conoscere o qualcuno semplicemente per fare sesso ? > Era imbambolata davanti al bicchiere e al pensiero di una avventuretta fugace solo per sesso la fece rabbrividire
< Stai bene Lucilla, dimmi stai bene ? > la voce di Paola le arrivava ovattata, si era chiusa in meditazione aveva escluso il mondo. Al terzo tentativo Lucilla rispose < Si, si, deve essere il caldo > Era effettivamente caldo e quando Paola propose il caffè si alzarono dal tavolo riponendo i vassoi.
< passo un attimo in bagno > l’avvertì Lucilla, detto fatto entrò nel cubicolo e … aveva le mutandine bagnate. Si sedette sul water, aprì le gambe e mise la mano tremante sul clito. L’appendice carnosa svettò subito superba, usciva dalle grandi labbra rossa e turgida. Prese a toccare il lembo di carne, e subito cominciò a ricevere gli stimoli di eccitazione, in poche parole stava godendo. A poco a poco l’odore di latrina fu sovrastato dal profumo della sua vagina che da tanto tempo non subiva quel trattamento. Arrivò presto all’orgasmo, uscì, senza lavrsi le mani, raggiungendo in fretta l’amica < pensavo di non uscire più > si scusò senza spiegazioni ulteriori. Paola più avvezza di lei alle pratiche sessuali si accorse subito del profumo che le sue dita spandevano nell’aria, ma non disse nulla, voleva che fosse l’amica a dirglielo.
Quando furono in strada le due donne ripresero il chiacchericcio di sempre fino a quando non incrociarono un ragazzo rosso di capelli con un fisico da giocatore di rugby < , vedi che pacco, quello lì, ha muscoli e pacco ! >
< dai, Paola … > si schermì Lucilla con imbarazzo
< Non dirmi che ti vergogni ? Io quello lì me lo farei anche subito >
< Nulla ti frenerebbe dal mollargliela ! > sentenziò sarcastica Lucilla
< Non dire cazzate, certo che se lo conoscessi gli proporrei subito di scopare, non da soli, questo è ovvio > Paola si sbracciava e argomentava con vigore < sicuramente gli direi, porta la fidanzata, la sorella, una amica, perché io porto il mio Fabio. Una bella scopata a quattro non troppo impegnativa, ma abbastanza per una sera infrasettimanale >
Entrarono in un bar e scelsero di sedersi ad un tavolino. Arrivò solerte la cameriera, una ragazza minuta, dai capelli raccolti sotto il berrettino bianco, una mini nera su calze scure. Fisico piccolo, ma bello; due gambe affusolate e tornite, poggiate su due piedini leggeri e saettanti. Paola la guardò con interesse e stavolta Lucilla non si meravigliò più di tanto, e nell’atto di incrociare le mani davanti al viso poté odorare le sue dita profumate di sesso. Il piacevole effluvio le salì alle nari con sua grande soddisfazione < ecco, forse e questo che si prova a … farlo con un’altra > i pensieri incespicavano nel viscoso intrico delle convenzioni e piccole consuetudini sempre attese ma mai vagliate. Provò a pensarla con lei e Paola sopra una coperta, tutte e tre nude e intente a masturbarsi; l’idea le piaceva e sentiva che un simpatico demone le scaldava il basso ventre. Provò a infilarci dentro anche il ragazzo sconosciuto dai capelli rossi, e lo sognò nudo e pronto a soddisfarle; una di loro si prendeva cura di lui, mentre lei e la cameriera guardavano masturbandosi.
Paola ordinò e la cameriera come era venuta ripartì per un altra comanda; Lucilla la richiamò, non voleva ordinare nulla di più, ma la chiamò. Solerte la cameriera arrivò e lei le domandò a brucia pelo < come si chiama ? > Non seppe come reagì Paola perché stava scrutando la ragazza, la quale con un sorriso disse < Rosalba >
Lo sguardo passò dal viso all’inguine fasciato dalla mini nera, indugiò giusto il tempo per tornare a fissarle il volto ovale dagli occhi nocciola sopra un nasino piccolo e puntuto < te la posso toccare ? >
La ragazza si alzò la mini, il gesto fu lento, rallentato; Lucilla poteva vedere il bordo della gonna salire lentamente verso l’alto con estrema fluidità < la voglio vedere > pensò < la voglio vedere a tutti i costi > allungò la mano per infilarla nell’arco delle gambe puntando direttamente alla vagina.
< Lucilla, attenta ! > la voce e la mano di Paola la bloccarono, evitando cosi di far cadere le tazzine dal vassoio sorretto dalla cameriera, vestita, per nulla, interessata a loro.
Era stato un sogno, uno slancio onirico di un secondo, non di più; era stata una proiezione ineluttabile e anelata, uno slancio sessuale mai provato. Paola tornò per la seconda volta a chiederle se stava bene < sei rossa e accaldata > le disse
< si, sai prima di oggi non ho mai pensato di … > e non finì la frase
< ti arrapa la cameriera ? >
< si, lei, il ragazzo di prima, e anche quello che adesso entra ! Mi sento spavalda, ho voglia di sesso ! > l’ultima parola l’aveva proferita a voce più bassa.
Paola bevve il primo sorso di caffè poi estratta una sigaretta dal pacchetto l’accese e tra le spire di fumo prese a dire < Secondo me fare sesso è una forma di meditazione. Nel dicembre scorso sono andata alle Maldive perché sentivo il bisogno di abbandonare lo stress cittadino e ritrovare me stessa. Dopo pochi giorni trovai un italiano della scuola di sub che iniziò a propormi passeggiate al tramonto tropicale > Paola tirò un altra boccata, e dopo aver spalancato le braccia in segno di sconforto esclamò < Che palle, ben altre erano le mie intenzioni: volevo solo sesso, ditalini quando ero sola e cazzi e fighe quando ero in compagnia. Tre giorni dopo incontrai una coppietta di sposini che condivisero con me tre giorni di sesso sfrenato. Scopavo e dormivo, dormivo e scopavo. L’ultima fu una studentessa americana di colore, e, fu la mia prima figa nera e con lei meditai fino al termine delle vacanze >
< Cosa intendi per meditare ? > chiese assorta Lucilla
< Mentre e dopo che hai scopato sei accondiscendente con il mondo e con tutti. In quei momenti pensi solo a godere e liberi la mente da tutti i problemi, e più ti impegni e più senti d’essere leggera; sei stanca ma non corrucciata, hai lasciato da parte tutte le schermaglie della vita, hai, insomma, goduto a piene mani e sei in pace con il mondo. In questo stato sei più ben disposta a fare bilanci, resoconti, e tutto il resto > finì con un gesto eloquente della mano cercando idealmente di raggruppare tutto e tutti in quel gesto così globale.
< ma la tua prima volta ? Com’è stata ? > chiese Lucilla
< La mia prima volta con un uomo, o con una donna ? > Paola spense il mozzicone nel posacenere rilasciando gli ultimi sbuffi di fumo
< si, certo con una donna > confermò Lucilla
è stato cinque anni fà, o, forse sette; eravamo andati all’October Fest, io, Daniela, Alessandro e Alberto. Forse te li ricordi perché venivano tutti a lezione con noi in quel periodo >
< Alessandro, era mica quello con il codino e il naso lungo ? > chiese Lucilla accompagnandosi con mosse esplicite delle mani
< Si proprio lui e Alessandro era il suo amico, quello sempre vestito bene e alla moda > Lucilla confermò e lei riprese < Avevamo preso il treno, per spendere poco, e avevamo viaggiato prevalentemente di notte. Avemmo culo di trovare uno scompartimento libero e i due uomini si erano messi a dormire uno vicino al finestrino e l’altro vicino alla porta e noi due infreddolite ci avvinghiammo per scaldarci >
< Ma tu stavi con qualcuno di loro ? > Lucilla si ricordava qualcosa ma non era sicura
< No io all’epoca ero single, Daniela stava con Alex, e mi ricordo solo, che sentivo il calore del corpo di lei. Ci eravamo tolte le scarpe e io presi a massaggiarle i piedi. Eravamo veramente affaticate. Le stringevo le dita, poi salii verso le caviglie fermandomi solo alle ginocchia. Ero confusa, non capivo cosa volevo farle, o meglio dentro di me sentivo la voglia di palparla. Per farla breve, in quel momento mi fidai più del mio istinto e non usai la testa razionalmente; continuai ! >
< Le sei saltata addosso ? Così senza dirle nulla ? >
< No, lei si volle mettere diversamente perché aveva il bracciolo sotto le reni. Si girò: appoggiandosi con testa sul mio ventre, stese le gambe dalla parte opposta e chiuse gli occhi. Cominciai a massaggiarle le spalle, ed ero conscia che Alessandro stava dormendo e che stavo per fare qualcosa alla sua ragazza che lui avrebbe potuto non gradire. Comincia a spogliarla >
< Come hai fatto ? L’hai spogliata li in mezzo a tutti ? > sbalordì Lucilla
< Era notte, lo scompartimento era chiuso e lei portava solo una camicetta, malgrado la stagione era caldo, e avevamo bevuto abbastanza. In ogni caso nella mia mente girava furiosa come una trottola la domanda: ci provo o non ci provo ? >
Lucilla era attratta dal racconto di Paola, riusciva a recepire ogni singola sensazione, esaltazione; assaporava il gusto di vivere le esperienze dell’amica attraverso la liricità del racconto ancora fortemente impregnato di passione < Iniziai a sbottonarle con delicatezza la camicetta; partii dal fondo risalendo con attenzione verso l’alto. Sudavo ma ero elettrizzata e in breve tempo la camicetta fu aperta. ogni tanto buttavo un occhio ai ragazzi per sincerarmi di non essere udita o vista.
Presi fiato, un lungo respiro silenzioso; inspirai come una palombara prima dell’immersione. Mi tuffai, anzi infilai le mani sotto la camicetta. Sentivo la stoffa sfregarmi il dorso delle mani, mentre i palmi mi mandavano vere e proprie scariche elettriche >
La cameriera tornò da loro per prendere altre ordinazioni, era un metodo semplice e diretto per dire loro di lasciare il posto; Paola e Lucilla pagarono e uscite presero a camminare senza una precisa meta mentre il racconto si svolgeva placido ed eccitante.

< aveva due belle tette calde che mi urlavano di toccarle, palparle, di carezzarle. Con un gesto acrobatico, da vera speleologa metto una mano sotto la sua schiena sganciandole il reggiseno; le coppe si ritrassero lasciando libere quelle due montagnette arrapanti. Lo tolgo, è di quelli senza spalline, lo sfilo senza difficoltà, e, il mio primo bersaglio è il capezzolo sinistro. Lo tocco, lo strizzo un po’, tanto che cominciò subito a diventare duro tra le mie dita >
Paola raccontava come se le fosse capitato il giorno prima, e Lucilla ascoltava sempre più attenta ed arrapata; aveva già avuto qualche brontolio al basso ventre e non era l’intestino.
Camminavano sempre senza curarsi della direzione e qualsiasi cosa, o appuntamento avessero in programma era saltata, svanita nel nulla.
< Ma lei non si è svegliata quando hai cominciato a stuzzicarle le tette ? >
< Si, ma fece finta di dormire, lei dopo mi ha detto che temeva per una mia ritirata. Io dico che non voleva avere la responsabilità del fallimento, era la prima volta anche per lei e non sapeva se le sarebbe piaciuto. Allora ha fatto fare tutto a me ! In ogni caso continuai a toccarle le tette, le sue e le mie. Mi ero tolta la felpa e la mia mano viaggiava dai miei capezzoli a quelli di Daniela, ogni tanto mi odoravo le dita per cercar di trovare una differenza tra i nostri odori >
< E nel frattempo nessuno si accorge di niente ? > Lucilla era incredula < che culo che nessuno fosse passato di li in quel momento >
< bhe, non si vedeva gran che, bastava coprirci un attimo e nessuno poteva capire che Daniela era nuda. Ma adesso ascolta. Le tette non mi bastavano più e passata una mano sul suo ventre le sbottonai la gonna di jeans. Le infilo le mani sotto l’orlo delle mutandine e mi faccio strada verso la mia meta. Sono attratta dal calore che il suo inguine mi trasmette attraverso le dita ma non riesco a raggiungere bene le sue grandi labbra: la stoffa degli slip mi limita i movimenti. Le devo togliere le mutande >
L’ultimo imperativo scaturì dalle sue labbra secco e improrogabile
< Come le hai sfilate, senza svegliarla ? >
< Bhe, a parte il fatto che sapevo che non dormiva, e che godeva ai miei palpeggi, le ho tagliate ! >
< Cosa hai tagliato ? >
< Le mutande, ho usato il coltellino svizzero che avevo in tasca, e con quello ho tagliato il cavallo delle mutande > spiegò Paola, poi intuendo che Lucilla aveva qualche perplessità arricchì il suo racconto con altri particolari
< portava una gonna con lo spacco sul davanti, che opportunamente aperto mi ha permesso di tagliare il lembo di stoffa proprio sopra il suo inguine. Piano, piano mi avvicinavo al centro delle mie ricerche. Con due dita cominciai, quindi ad accarezzarla, le solletico le labbra umide; disegnai il perimetro della sua vagina con la punta del mio indice, assaporando il lieve attrito tra i miei polpastrelli e la sua pelle morbida e rasata >
< come rasata ? > le fece eco Lucilla
< si, era rasata, ed è lei che mi ha insegnato a rasarmi la fighetta, ma lasciami finire, ti dirò poi della rasatura. Continuavo i miei lenti movimenti circolari. Lei cominciò a sospirare piano, allargò le gambe appoggiando una mano sulla mia coscia. Con le gambe divaricate le entrai tra le grandi labbra e cominciai a toccarle ritmicamente il clito: è bagnatissima, e comincia a dissimulare il sonno sempre con maggiore difficoltà. Il clito si gonfiava, lo percepivo sotto le mie dita, il suo somiglia a un grosso capezzolo, e come un bottone lo premevo per sentirlo vivo e palpitante.
Non mi basta voglio penetrarla e con delicatezza inizio a cercarle le piccole labbra e la violo. Lei è bravissima, gode in silenzio, e adesso so che è sveglissima, tiene gli occhi chiusi ma gode; la mano che prima mi aveva messo sulla coscia si insinua sotto la mia gonna scozzese e come un fulmine trova l’inguine, scosta le mie mutandine e mi tocca. Urlo ! >
< Hai urlato ? > fece attonita Lucilla
< Si, ho urlato di piacere e lei aprendo gli occhi mi chiede di accompagnarla in bagno >
Le due amiche camminavano piano senza curarsi del percorso, erano interessate solo all’argomento e Lucilla, in particolare non voleva perdersi neanche una sfumatura.
< io non le dico nulla e la seguo. Entriamo nello stretto spazio, lei si toglie la gonna ed io la imito. Poi lei sale con un piede sul water, l’altro sul cestino della carta; le mani poggiate una sul finestrino, l’altra sulla paratia … mi offre la sua figa >
< Avevi la sua figa davanti al naso ? >
< Era bella, bianca, liscia; potevo vedere ogni sua piega, non c’era nessun pelo ad ostruire la vista. E poi il suo profumo, era forte e buono; attirava, e bada bene non era sgradevole, non era una puzza. Era profumo ! Lei era in bilico, il treno dava degli scossoni … ed io l’ho abbracciata, ho abbracciato il suo inguine e la mia lingua e finita tra le sue grandi labbra. L’ho penetrata, ho assaporato i suoi umori. Lei godeva forte e dopo un po’ ci siamo scambiate di posto. Una libidine una cosa mai provata, un momento unico della mia vita ! >
Si erano fermate e come due cagnolini erano tornati sulla strada di casa, erano sotto casa di Lucilla
< vuoi salire > le chiese
< certo, con piacere > fu la risposta FINE

About A luci rosse

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