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Pompa alla stazione

Giacomo si girò intorno ed alzò gli occhi verso il monitor per verificare l’ora di partenza del suo treno. “Altri trenta minuti da passare in qualche maniera”, sospirò, “quanto basta per fare l’ultimo brindisi dell’arrivederci. ” Prese per un braccio Cinzia e la pilotò al bar, attraverso l’affollato salone d’attesa della stazione, per lo più pieno di militari. Adocchiò un tavolino libero. L’occupò con un fulmineo colpo di mano , impartendo al volo l’ordinazione ad un affaccendato cameriere.
“Quanto mi dispiace dovermene andare”, disse malinconico.
“Quando scade la tua licenza? ”
“Domani alle 10 mi devo presentare a rapporto alla sede del comando, dove mi comunicheranno la mia nuova destinazione. ”
“Si può dire che il nostro rapporto sia succube della geografia”, sorrise Cinzia. Gonna corta, scarpe basse e maglietta. Più la guardava, più rimpiangeva di dovere partire.
Arrivarono i drink e Giacomo pagò al cameriere. “Potresti venire con me? ” disse, pur sapendo che era impossibile.
“Mi piacerebbe, ma lo sai che devo studiare. Inizia il primo anno universitario e devo frequentare. ”
Era pronto a sentire quelle parole, ma lo rattristarono ugualmente. Aveva paura di perderla!
“Mancherò tanto, forse più di due mesi. ”
“Avremo la possibilità di rivederci al tuo ritorno”.
Venti minuti dopo, lei lo accompagnava al binario. Giacomo posò la sacca a terra e la prese tra le braccia, baciandola a lungo sulla bocca. Si staccò solo per un attimo. “Giurami che mi sarai fedele. ” Lei lo guardò a lungo, poi calò la testa affermativamente. Lo vide afferrare il bagaglio e salire gli scalini della carrozza. Attese che il treno si muovesse, prima di girarsi incamminandosi verso l’uscita. Non voleva rimanere finché il treno fosse uscito dalla stazione. Poi si fermò, come se le fosse venuto in mente qualcosa, si voltò osservando il binario vuoto, rimanendo assorta nei suoi pensieri per chissà quanto tempo. Le altre persone che avevano accompagnato amici e parenti in partenza, le passavano accanto senza che lei le notasse, finchè non rimase sola su quel marciapiede.
“Vanno bene trentamila per una pompa! ” La voce, benché incerta e tremolante, la fece risvegliare dal suo torpore. Voltò il viso verso il suo interlocutore: un ragazzone sui venticinque anni, in divisa da soldato.
“Scusa? Non ho capito! ” le parole appena sentite le rimbalzavano in testa, ma non era possibile che quel tipo le avesse dette veramente. Si dovette ricredere. Lui era diventato bordeaux per la vergogna, incominciando a barbugliare mille scuse.
“I miei compagni” le indicò un gruppo di soldati fermi sul marciapiede del binario di fronte, ” mi hanno giocato uno scherzo schifoso. ” Ancora tremava per la rabbia e la mortificazione. “Scusa, io.. ”
Chissà perché quel ragazzo le fece tenerezza. “Ma ti sembra che io possa essere una battona? ” ribatte, sorridendogli e scatenando nuove frasi di scuse
e contraddizioni continue. Gli poggio l’indice sulle labbra per farlo zittire.
“E dove mi avresti portato? Magari trentamila lire mi potrebbero fare comodo. ” Se prima quello era una pezza d’uomo, a quel punto non sapeva più se stesse vivendo un incubo o cos’altro. Fu lei a risvegliarlo definitivamente. “Pensi a qualcosa di migliore per vendicarti dei tuoi amici? ” Intanto, prese una mano del ragazzo fra le sue, “però i soldi non me li dai. “.
Gli altri ragazzi videro il loro compagno incamminarsi insieme a Cinzia. Dubbiosi, seguirono la coppia finché i due non si fermarono. Il giovane sparì dentro i gabinetti maschili. Lei rimase fuori per dieci minuti abbondanti, mentre dal locale entravano e uscivano altri uomini. Poi si sentì chiaramente un fischio provenire dall’interno ed anche lei si dileguò dentro.
Lo vide davanti la porta di una latrina, vi entrarono subito.
“Dovevi vederli i tuoi amici. Stavano impazzendo. Dai, spogliati. Non possiamo stare molto tempo chiusi qui dentro. ” La guardò inebetito “ma davvero me lo succhi? ”
Per tutta risposta lei poggiò le mani dolci e abili sui suoi pantaloni. Una carezza morbida e sinuosa iniziò a massaggiargli i genitali ed in pochi secondi gli causò un’erezione che deformava il tessuto. La carezza divenne più insistente e ben presto le mani portarono allo scoperto il membro ormai durissimo e sussultante. Le dita lasciarono il posto ad una bocca morbida ed oramai decisamente abile. Il giovane poté sentire la lingua percorrere tutta l’asta, per poi lasciare spazio alle labbra chiuse sulla cappella e, in un attimo, vide la metà del suo cazzo sparire dentro la bocca.
Gli stava regalando una pompa con i fiocchi! Il ritmo di Cinzia si fece via via più insostenibile e pochi minuti dopo venne. Fu una venuta violenta e abbondante che lei bevve con ardore e senza lasciarne una goccia.
Dopo essersi ricomposti, fu il giovane a sbirciare fuori. C’era un uomo nello stanzone ed attesero che andasse via prima di uscire. Fuori i gabinetti, c’erano sei volti sbalorditi che li attendevano. Uno, forse il più sfacciato, le si fece incontro e, esitante, le parlò.
“Ok! Ma per voi sono cinquantamila l’uno e solo di mano. Vieni dentro, bel maschietto. ” E lo tirò verso di sé, sparendo con lui dentro quello che era diventato il suo regno. FINE

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