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Prime esperienze

Spesso, le ragazze con cui sono stato mi hanno fatto domande sulle mie prime esperienze sessuali. Non a tutte ho raccontato la verità, soprattutto perché mi divertivo nell’inventare storie improponibili e osservare le loro reazioni. Ad alcune ho raccontato di aver fatto la prima volta sesso con due ragazze contemporaneamente, entrambe più grandi di me di una dozzina d’anni. Ad altre, di essermi scopato una conturbante quanto fantomatica professoressa di musica ai tempi delle scuole medie. Il bello è che molte ci credevano rimanendo assai stupite della mia precoce vitalità. In realtà, i primi approcci con l’altro sesso li ho avuti in situazioni assai meno epiche, e non certo con chissà quali incredibili ragazze. Correva l’estate dell’85, io avevo quindici anni. In quei mesi, come al solito, i miei genitori mi spedivano qualche settimana dai miei zii, in collina. Lì avevo sempre passato delle vacanze veramente divertenti insieme ad Ella ed Elettra, le loro due figlie gemelle, nonché mie cugine e coetanee.
Anche quell’anno mi divertii parecchio, ma non nel solito innocente modo di un tempo. Innanzitutto, al mio arrivo, trovai le due gemelline molto cambiate: non erano più delle bambine come le avevo lasciate l’anno prima. Erano ambedue molto cresciute, i loro lineamenti si erano aggraziati, le stavano spuntando dolci rotondità. Avevano capelli biondi tagliati a caschetto e un visino dolce e simpatico. Ella, la più alta, era la più formosa, ed aveva un carattere estroverso. Elettra, invece, era minuta, ma molto carina e altrettanto riservata. Probabilmente anche loro mi trovarono molto cambiato. Infatti, mi ero alzato molto e mi ero fatto più robusto. Comunque, il tutto successe velocemente.
La sera del mio arrivo ero molto stanco. Avevamo cenato tardi e , dopo il lungo viaggio, avevo davvero voglia di farmi una bella dormita. Mia zia mi accompagnò nella mia stanza. Era piuttosto piccola, dato che c’era giusto lo spazio per il letto ed un armadio dove avevo sistemato le mie cose. Confinava con la stanza delle gemelle, con cui aveva il bagno comunicante. Dopo essermi spogliato, andai in bagno in mutande per lavarmi i denti. Proprio mentre me li stavo spazzolando, entrò dall’altra porta Elettra, la quale sobbalzò trovandomi spogliato. “Scusami, non sapevo che dovevo chiudere la porta a chiave! Comunque ho finito”. Mi risciacquai la bocca ed uscii dal bagno. Appena chiusi la porta che comunicava con la mia stanza, sentii Elettra che la chiudeva a chiave dall’interno del bagno. Fu proprio in quel momento che mi balenò per la testa un’idea niente male. Mi inginocchiai davanti alla porta e cominciai a spiare dalla serratura. Il campo visivo era ovviamente ridotto. Potevo vedere solamente il lavandino e lo specchio, ma non Elettra. Ad un tratto, cominciò a scrosciare l’acqua sotto la doccia che era nell’altro angolo della stanza, dove purtroppo non potevo vedere. Così, attesi pazientemente e, quando sentii Elettra chiudere il rubinetto, mi rimisi lesto in postazione. Finalmente! Ora la vedevo perfettamente bene. Era davanti allo specchio e la vedevo di schiena. Aveva un asciugamano legato attorno al corpo. Prese una spazzola e cominciò a pettinarsi i biondi capelli. Proprio allora entrò nel bagno anche Ella e si misero a parlare. Ebbi un fremito quando vidi che Ella cominciava a spogliarsi. Prima la magliettina, poi i calzoni , poi il reggiseno. Tutto via, Ora era solo con indosso delle mutandine bianche. La vedevo di profilo, aveva un corpo fantastico con gambe lunghe e seni prosperosi e all’insù.
Quasi senza accorgermene, mi ritrovai con il cazzo duro che mi spuntava fuori dagli slip. Mentre continuavo a guardare, lo presi in mano e cominciai a masturbarmi velocemente. Ero eccitatissimo, tanto più che quella situazione clandestina mi faceva crescere velocemente il piacere. Elettra scomparve. Dopo qualche istante sentii, lo sciacquone del water. Quando ritornò allo specchio, non aveva più addosso l’asciugamano, era completamente nuda. Gironzolò un po’ per la stanza mostrandomi ora il suo bel culetto color del latte, ora, quando la vedevo di fronte, le sue tettine ancora acerbe e il suo pube molto pronunciato con la sua rada peluria biondiccia dai riflessi dorati. Nel frattempo Ella si stava struccando allo specchio offrendomi la generosa vista delle sue chiappotte nel cui mezzo le mutandine si arricciavano. Quando le ebbi in vista insieme alla passerina di Elettra, il mio piacere esplose e venni, inondandomi il palmo della mano del mio appiccicoso liquido. Restai un attimo fermo, con la fronte appiccicata alla porta, quindi mi rialzai e, toltomi le mutande bagnate di sperma, mi buttai nudo sul letto e mi addormentai profondamente.
Dormii splendidamente e mi svegliai riposato e rilassato il mattino seguente. Avevo passato la notte scoperto, dato il gran caldo che faceva quell’estate. Come spesso capita di primo mattino, ero ben attrezzato, sì, insomma, ce lo avevo duro. Così, rimasi lì steso a guardarmelo, titillandolo leggermente con la punta delle dita fino a scoprirmi completamente la turgida cappella. Sono sempre gradevoli momenti, in cui avverti un lieve e diffuso piacere alimentato dal recente beneficio del sonno.
Improvvisamente sentii del rumore provenire dal bagno. La porta della mia camera si aprii. Istintivamente, richiusi gli occhi, facendo finta di dormire. Qualcuno entrò, fece alcuni passi, poi si fermò. Sicuramente si era bloccato trovandomi in quel modo. In un primo momento, pensai potesse essere mio zio o mia zia. Ma poi mi venne in mente che non potevano essere in casa, poiché uscivano piuttosto presto per andare al lavoro. Quindi, per forza di cose, era una delle mie cugine ad essere entrate in camera. L’idea di essere nudo davanti ad una di loro mi eccitò e mi fece ulteriormente crescere il pene. Continuai a fingere il sonno. Ero curioso della sua reazione. Per alcuni secondi, rimase immobile, poi la sentii avvicinarsi al letto. Si fermò di nuovo. Probabilmente, ora, stava guardandomi il sesso più da vicino. Avevo modo di credere che quella fosse la prima volta per lei, fosse lei Ella oppure Elettra. Ad ogni modo, dopo qualche istante, la sentii afferrare le lenzuola ai piedi del letto e coprirmi, tirandomele su fino al petto.
“Enrico! Enrico! Sveglia, sono le dieci” disse lei, scuotendomi leggermente per una spalla. Era Ella! Aveva la voce tremante per l’emozione. Io finsi di non sentire, così che lei mi dovette chiamare ancora un paio di volte, finché non mugugnai qualche cosa, simulando alla perfezione un risveglio da un sonno profondo. Finalmente aprii gli occhi. Ella era lì, chinata verso di me, sorridente. “Buongiorno,
dormiglione! ” mi disse. “Ciao, Ella!! ” le risposi stirandomi, così che la mia erezione spuntò in maniera molto evidente da sotto le coperte. Notai che il suo sguardo si posò insistentemente su quel prominente rigonfiamento. Dovevo assolutamente inventarmi qualcosa, così mentre lei mi stava chiedendo cosa volevo per colazione, mi sporsi dal letto per prendere il mio orologio che avevo lasciato su un mobiletto piuttosto distante dal letto. Non ci potevo arrivare, ma prima che lei potesse aiutarmi, allungatomi in un ultimo sforzo, finsi di perdere l’equilibrio e caddi giù dal letto, finendo a terra ai piedi di Ella, nudo e con il cazzo duro. Lei divenne rossa in viso e le si ruppe il fiato in gola. Io mi rimisi in piedi subito, fermo di fronte a lei. Era davvero imbarazzatissima, anch’io non sapevo che fare, ma ero sempre più eccitato e la mia erezione era chiaramente lì a dimostrarlo, riempiendo lo spazio tra me ed Ella. “Non devi vergognarti, sono solo un maschietto nudo! E, per di più, sono Enrico, il tuo cugino preferito! Quindi se non sono imbarazzato io, non lo devi essere nemmeno tu, d’altronde, stare nudi dovrebbe essere la cosa più naturale del mondo”. Non so come, ma queste parole, che mi inventai al momento, la tranquillizzarono davvero. Notai, infatti, che ora mi guardava in modo piuttosto smaliziato, senza nascondere una smorfia compiaciuta, piena di curiosità. Pian piano, mi avvicinai a lei, fino a sfiorarle il dorso della mano sinistra, che teneva attaccata al corpo, con la rossa punta del mio sesso. Lei esitò un momento, emise un sospiro quando la toccai, poi, con un lento movimento, me lo cinse nel palmo accarezzandolo dolcemente. Fu fantastico! Era la prima volta che una ragazza me lo toccava ed era tremendamente eccitante. Tanto più che alle prime leggere carezze ne fece seguire altre ben più energiche, finché non cominciò a masturbarmi completamente sfregandomelo sempre più velocemente. La cappella appariva e scompariva ritmicamente dalla sua mano, la cui presa era sempre più stretta e correva fino alla base del mio sesso dove le sue dita incontravano la mia folta peluria scura. D’un tratto, i nostri sguardi si incontrarono, eravamo tutt’e due sorpresi da quello che stavamo facendo. Sentii che il mio piacere stava per esplodere. Ansimante, le abbassai una spallina della aderente canottierina che indossava. Non aveva il reggiseno. La sua tetta destra, mi si presentò turgida nel suo abbagliante splendore. Vi allungai la mano e la palpeggiai. Era soda e morbida, levigata e sfuggente, il capezzolo roseo duro e sporgente. In preda a un fremito venni, liberando un mugolio di piacere. Ella sobbalzò
nel sentirsi bagnare la mano, ma continuò a masturbarmi, così che alcuni schizzi bianchi le finirono addosso macchiandole i jeans e la canottiera. Dopo che stillai anche l’ultima goccia del mio piacere, lei mollò la presa e, ricopertasi il seno, corse via sbattendo la porta. Io, con calma, andai in bagno, mi lavai e mi vestii con un paio di jeans e una t-shirt bianca pulita. Pensai per tutto il tempo a ciò che era successo, stentavo a credere che potesse essere tutto vero. Ella, la mia cuginetta, mi aveva appena fatto una sega! Ci eravamo entrambi spogliati di ogni pudore e lo avevamo fatto con la stessa naturalezza con cui solitamente giocavamo a guardie e ladri.

Scesi giù per la colazione. Tutto era già apparecchiato sul tavolo con grande cura. C’era latte, corn-flakes, pane, marmellata e spremuta d’arancia. Mi sedetti e cominciai a mangiare. Le due gemelline non c’erano. Arrivarono poco dopo dalla loro camera. Ella si era cambiata, ora indossava un top azzurrino super aderente, che ben poco lasciava all’immaginazione rispetto ai suoi seni, e un paio di shorts neri, anch’essi molto attillati. Elettra aveva invece un paio di jeans e una normale magliettina. Dal modo in cui mi guardavano capii che Ella le aveva già raccontato tutto. Io arrossii leggermente. Comunque, passammo un po’ di tempo a chiacchierare di scuola e la mattina trascorse piacevolmente senza alcuna sorpresa.

Gli zii tornarono dal lavoro, ed anche a pranzo tutto filò liscio. Dopo pranzo, me ne andai in camera ad ascoltare un po’ di musica. Accesi la radio e mi buttai sul letto. La tapparella era abbassata e lasciava filtrare qualche raggio di sole che illuminava la stanza di una luce fioca. C’era un caldo tremendo così mi levai la maglietta e mi misi a canticchiare la canzone di Springsteen che stavano mandando. Presi una rivista dal comodino e presi a sfogliarla. Ero assorto nella lettura di un interessante articolo sul Polo Nord, quando la porta si spalancò ed Ella ed Elettra, piombarono di sorpresa nella mia stanza. Avevano un sorriso complice sulle labbra, quando Ella si sedette sul bordo del mio letto ed Elettra richiuse la porta a chiave, capii le loro intenzioni. Riposi il giornale e mi misi a sedere poggiando la schiena alla spalliera del letto. Ora anche Elettra si era avvicinata ed era inginocchiata sullo scendiletto. Entrambe mi guardavano con fare malizioso e ridevano un po’ stupidamente tra di loro. “Beh? ” dissi, “che c’è? “. “Ecco vedi, Enrico, stamattina ho raccontato ad Elettra quello che è successo. Io non avevo mai visto un ragazzo nudo, e tanto meno lo avevo mai toccato … beh, …lì” disse Ella indicando con lo sguardo la mia cintola. “Così lei si è incuriosita, e sai, per i gemelli spesso è essenziale condividere certe esperienze. Insomma, anche lei vorrebbe accarezzarti lì”. Io, fondamentalmente, non restai granchè sorpreso dal candore con cui mia cugina mi fece tali richieste, me lo aspettavo. “D’accordo” dissi “però, il gioco lo conduco io, e tu, Ella, resti qui con noi”. Le due si guardarono negli occhi e si scambiarono un cenno di assenso. “I vostri genitori sono già andati al lavoro? “. “Sì, sì, è tutto tranquillo” mi rispose Elettra. “Bene, allora togliti jeans e maglietta”. Elettra si alzò in piedi, e senza mostrare imbarazzo, eseguì il mio ordine rimanendo in mutandine e reggiseno. Era davvero graziosa, il suo caschetto biondo e il suo bel visino le regalavano un’aria innocente che mi incominciò ad eccitare. La feci avvicinare, le misi le mani sui fianchi e le toccai il culo, infilando le dita sotto l’elastico delle mutandine di cotone bianco. Trovare le sue chiappe morbide mi accese completamente il desiderio, così che mi trovai velocemente il
cazzo durissimo. “Sfilati il reggiseno” le chiesi. Portatasi le mani dietro la schiena, slacciò il gancetto, denudando così le sue piccole tettine. Le carezzai, sfiorandole col palmo della mano. Elettra fremette quando le strinsi i capezzoli tra le dita. Erano piccini e si indurirono appena li toccai. Ci giocherellai un po’, accendendo così anche la voglia di Elettra che aveva cominciato a rispondere alle mie carezze, ancheggiando sensualmente ed emettendo lunghi sospiri ad occhi chiusi. Ella, seduta di fianco a me, aveva sino ad allora assistito, ma dai suoi occhi, e, soprattutto, dai capezzoli che le spuntavano duri sotto il suo top, capii che era anche lei parecchio eccitata. Così le dedicai un po’ di attenzione e la aiutai nello spogliarsi. In breve anche lei fu accanto a me nuda, con solo le mutandine indosso. Mi avventai sulle sue tette, palpeggiandole a piene mani. Lei cominciò ad ansimare e reclinò la schiena sul materasso. Mi chinai sul suo petto e cominciai a baciarla freneticamente. Le prendevo in bocca i capezzoli e li succhiavo, li mordicchiavo quasi fossero frutti e volessi sentirne il sapore. Lei si contorceva, io affondavo le mani nei suoi fianchi morbidi, mentre con la lingua scivolavo lungo tutto il suo voluttuoso corpo. Anche Elettra si buttò sul letto, sentendosi trascurata. Si strusciò contro di noi, aveva una manina infilata nelle mutandine e stava accarezzandosi da sola, “Anch’io”, disse quasi miagolando. Ormai avevamo completamente perso il controllo tutti e tre. Nella stanza c’era un caldo infernale, stavamo sudando e i nostri odori si mescolavano. Elettra continuava a toccarsi, la tirai per le gambe vicino a me, le afferrai l’elastico degli slip e lo strappai. Le aprii le cosce, lei continuava a masturbarsi, a forza le dovetti spostare la mano dal sesso, finchè, finalmente, la sua fichetta mi si presentò davanti. Non era molto pelosa, le sue labbra rosse erano corte ma molto carnose e la facevano assomigliare a un bocciolo di rosa. Stetti a guardarla qualche istante, mentre Elettra alzava e sollevava ritmicamente il suo bacino per offrirmela. Finalmente, vi allungai le mani e cominciai a toccarla, dapprima con carezze superficiali lungo le labbra, poi immergendole il dito indice tra la carne. Dentro era calda e umida, roteavo il mio dito dentro di lei, scivolando lungo le sue pareti. Improvvisavo parecchio, dato che era la prima volta che armeggiavo con quel grazioso fiorellino. Cominciai poi a titillarle il clitoride pizzicandolo tra il pollice e l’indice. Elettra non resistette molto a quelle carezze, mi sentii le dita bagnare…. un delizioso, profumato succo stillava dalle sue intimità. Capii che aveva goduto, così le sfilai le dita dalla passerina e mi misi in piedi sul letto.
Finalmente mi abbassai calzoni e mutande liberando così il mio cazzo, che quasi mi doleva per essere stato imprigionato tanto a lungo. Sotto di me, Ella stava dandosi piacere con una mano negli slip, mentre con l’altra si tormentava un capezzolo, tirandolo e strizzandolo. Elettra era ancora in preda alle vibrazioni dell’orgasmo. Mi inginocchiai davanti a loro. Quando finalmente videro il mio sesso libero e turgido, si misero a sedere una accanto all’altra, e, in sincronia, afferratomi, l’una la punta, l’altra la base, lo accarezzarono muovendo circolarmente le esili manine. IL piacere mi assalì, inarcai la schiena all’indietro, spingendo il cazzo verso l’alto. Le due lo sentirono crescere ulteriormente, così si staccarono e rimasero un attimo a guardarlo solamente. I peli intorno erano tutti arruffati, era cresciuto parecchio. La punta sembrava ora un grosso fungo rosso, molto odoroso. Io approfittai di quella loro pausa per sfilare le mutandine a Ella, trovandole fradice del suo miele. Aveva già le cosce aperte, data la posizione in cui era e mi mostrava così la sua passera completamente. Aveva una peluria più folta e più scura di quella della sorella. Le labbrucce erano rosse e turgide. Mi sdraiai su un fianco tenendole la coscia destra tra il mio braccio sinistro e il busto, mentre le spinsi l’altra verso l’esterno. Vidi la bocca del suo sesso divaricarsi davanti alle mie labbra. D’istinto, vi infilai la lingua. La spinsi più in fondo che potei e iniziai a leccare e succhiare, colto da un istinto irrefrenabile. Ella fu scossa come da un brivido, e alzando gli occhi verso di lei, vidi che, sollevatasi un seno, dopo esserselo preso a coppa in una mano, si stava leccando il capezzolo. Proprio in quel momento, Elettra riprese a toccarmi il cazzo. Non so in che modo, prima stringendolo forte tra le mani, infine sentii la morbida peluria del suo pube sfregarci contro. Non resistetti più. Al colmo del piacere, strizzai con una mano una tetta di Ella sentendone il capezzolo duro e pungente, mentre con l’altra iniziai a menarmi fortemente il sesso.
Esplosi, schizzando copiosamente sul monticello di Elettra, in preda ad un brivido. Nello stesso tempo, sentii la prugnetta di Ella liberare un caldo rivolo salmastro, che raccolsi gelosamente con la punta della lingua. L’avermi visto sborrare addosso alla sorella la aveva fatta godere.
Restammo piuttosto a lungo stesi, avvinghiati in quell’intreccio. Fui io il primo ad alzarsi. Mi rinfilai i jeans osservando le due gemelline, nude e bagnate. Le aiutai a scendere dal letto e le misi in bagno ordinandogli di darsi una lavata. Il tutto finì lì. Per il resto della vacanza non successe più nulla del genere. Ci rendemmo conto che forse avevamo esagerato. Ma fortunatamente, tuttì e tre avevamo voglia di archiviare quella storia e facemmo in modo che non rovinò la nostra amicizia. FINE

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