A quattordici anni rimasi incinta e quel gran figlio di puttana quando seppe del mio stato, scomparve e da allora non l’ho più visto. Nel mio grembo Enrico mio figlio. L’ho cresciuto con amore ed ora è un ragazzone di venti anni forte e muscoloso. Ricordo una notte d’estate di tre anni fa, il caldo non mi lasciva respirare e non riuscivo a dormire, mi rigiravo nel letto come una pazza. Pensai che con una buona lettura mi sarei rilassata e mi alzai per procurarmi un libro. Quello che cercavo era in camera d’Enrico e poichè l’ora non era tarda entrai di botto senza bussare, nella penombra lo vidi mentre si stava masturbando, era sdraiato nel letto completamente nudo con il cazzo in mano. Alla mia vista tentò goffamente di coprirsi senza riuscirci, nei suoi occhi l’imbarazzo nel suo viso il rossore della vergogna. Anche io mi sentivo a disagio non sarei mai voluta entrare, volevo scappare ma invece mi sono seduta vicino a lui, cercando di sedare il suo imbarazzo. Sai alla tua età è normale che un ragazzo si masturbi anche noi femminucce abbiamo le stesse necessità, quando non si ha un compagno o una compagna alla fine l’unico sfogo è l’autoerotismo, vedi anche io ogni tanto mi sfogo così per reprimere il desiderio. Ora devi continuare o starai male tutta la notte, hai i testicoli molto gonfi. Accarezzavo il suo petto e sentivo i suoi pettorali gonfi, forti, da vero atleta. Enrico non era dispiaciuto delle mie attenzioni e lo capivo dal fatto che aveva ripreso il cazzo in mano e lentamente cercava di rimetterlo in tiro, probabilmente per l’emozione si era ammosciato, continuavo ad accarezzarlo e lui timidamente mi disse che si vergognava. Il suo cazzetto non si destava e così l’ho preso in mano. Lascia fare alla mamma vedrai come sarà bello. L’erezione fu immediata, lo scappellai e iniziai a masturbarlo, mentre con l’altra mano massaggiavo i testicoli cercando di alleviarne il gonfiore. Notai il suo sguardo fisso sul mio seno e solo ora mi rendevo conto di indossare una camicetta da notte semitrasparente, mi guardava in modo malizioso, oramai era un uomo. Il mio grosso seno pigiava sulla camicetta e si potevano intravedere i miei capezzoli che nel frattempo si erano inturgiditi, grossi e duri si ergevano turgidi come due ciliege, non so perché lo feci ma abbassai le spalline e facendolo sobbalzare, lo scoprii mostrandolo ai suoi occhi. Non disse niente ma la sua attenzione era sempre per i miei seni che ora poteva ammirare come non aveva mai fatto. Stringevo il suo cazzo tra le mani era molto grosso, sentivo le sue vene pulsare, la sua nodosità, andavo avanti e indietro e capivo che quella sega era fonte di piacere. Muoveva il bacino e qualche mugolio di godimento usciva dalle sue labbra, la mia fica era completamente bagnata, sentivo gli umori fuoriuscire bagnandomi le cosce che stringevo cercando di stimolare il clitoride. Sentii le sue mani accarezzarmi il seno con un tocco molto delicato, passava le dita da una parte all’altra , per poi sfiorarlo con tutta la mano, quasi lo stesse esplorando. L’indice si soffermò su un capezzolo facendolo roteare intorno per poi stringerlo con due dita, ho provato piacere e avrei voluto gemere ma lo soffocai in gola. La sua eccitazione era altissima lo percepivo nella mia mano e ne accelerai il movimento. Inarcò le reni e venne, urlando, contorcendosi dal piacere, per poi ricadere esausto sul letto. Esplose strizzandomi un capezzolo, mi fece male ma proprio il dolore mi scatenò un orgasmo intenso bellissimo. Lo sperma gli usciva come un fiume di lava, denso, bagnandomi tutta la mano, si insinuava tra le dita e colava piano sulla sua pancia. Lo tenni ancora stretto tra le dita sino a quando non ne sentii il cedimento. Grazie mamma è stato bellissimo, lo disse con un filo di voce. Durante la notte ripensai a quanto accaduto poco prima ed ero sconvolta, una sega e una strizzata alle tette può anche starci ma ero consapevole di essere una gran troietta e la mia paura era di concedere il mio corpo. L’incesto no, la mamma con il figlio, orribile, mai. Il giorno dopo il rapporto con Enrico era ritornato alla normalità, nessun accenno alla sera prima, il clima era sereno, io la mamma di sempre, l’amica, la confidente, protettiva e premurosa. Lui il solito figlio pasticcione, disordinato, quello che cercava di adularmi per ottenere quello che voleva, ma i miei timori non rimasero infondati. Una sera mi ero già cambiata pronta per andare a letto e in piedi davanti allo specchio mi stavo struccando quando entrò Enrico, indossava solo dei piccoli slip. Sfacciatamente mostrava una superba erezione mal celata sotto quel piccolo indumento, la cappella rossa, gonfia era completamente al di fuori. Sapevo cosa desiderasse, lo feci avvicinare e istintivamente iniziai ad accarezzarlo sopra gli slip, sfiorandolo facevo scivolare la mia mano, percorrendo per tutta la lunghezza il suo bel giocattolo, soffermandomi sul rigonfiamento dei testicoli per poi risalire molto lentamente e ricominciare da capo solleticando la cappella che si mostrava dura e vogliosa. Enrico aveva socchiuso gli occhi e si lasciava accarezzare, ma voleva di più, difatti scostò le spalline della camiciola da notte e facendole scivolare per le braccia, mi scoprì i seni e la lasciò cadere sui miei piedi. Ero completamente nuda davanti a lui e forse per l’imbarazzo mi girai offrendogli le spalle. Le sue mani iniziarono ad accarezzarmi i seni, maltrattarmi i capezzoli, sentivo il suo cazzo schiacciato contro il mio sedere. Mi stavo eccitando e quando iniziò a baciarmi sul collo, spostandosi sul lobo dell’orecchio che mordicchiava e solleticava con la lingua ho perso il controllo. Ho girato la testa e le nostre labbra si sono incontrate teneramente, un bacetto, due bacetti , le nostre lingue si sono cercate , si sono intrecciate. Mi sono inginocchiata e gli ho tolto lo slip , il suo cazzo davanti al mio viso, grosso, molto grosso, l’ho portato alla bocca e ho iniziato a leccarlo, percorrevo quell’asta da cima a fondo, fermandomi sulle palle che mordicchiavo e leccavo per poi risalire sul glande, serrandolo in bocca tra le labbra facendoci roteare sopra la lingua. Tenevo alta la sua eccitazione ed Enrico gemeva, sentivo le sue gambe tremare, mi accarezzava infilando le dita tra i capelli. L’ho preso per mano accompagnandolo sul letto, insaziabile ho infilato il suo cazzo in bocca cercando di pigliarne il più possibile, facendolo arrivare in gola. Facevo scorrere in su e giù la mia bocca, succhiavo, mi aiutavo con la mano masturbandolo, sentivo il sapore del suo seme. Ero come intontita, leccavo, succhiavo, con le guance lo accarezzavo, era liscio, vellutato, mi sentivo la fica pulsare, i miei umori infradiciarmi, vedevo solo un gran cazzone e desideravo sentirlo dentro. Enrico, nel frattempo giocava con la fighetta, le sue dita scorrevano nella fessura per poi entrarci, violandomi con una due dita, spingendole sino in fondo. Cosi bagnata non mi ero mai sentita e raggiunsi un orgasmo, violento, facendomi rantolare per il piacere , sentivo la fichetta contrarsi sulle sue dita mentre continuava ad affondarle. Avevo capito che anche per lui l’eccitazione era al limite non poteva resistere ancora a lungo, ma desideravo che venisse dentro di me e cosi mi sono messa a cavalcioni su di lui, ho preso il pene in mano e l’ho indirizzato sulla vagina. Pigliami Enrico, la mamma vuole sentire il cazzo, fammi godere. Mi sono penetrata molto lentamente, i miei umori colavano giù per le cosce e nonostante tutto ho trovato qualche difficoltà data la notevole dimensione del suo pene ma piano piano ho sentito le pareti vaginali dilatarsi risucchiandolo nel profondo del mio grembo. Ho iniziato a muovermi su di lui, avanti indietro e davo il ritmo alla scopata saltando sul cazzo come una forsennata, facendo perno sulle ginocchia, spingevo verso l’alto lasciandomi ricadere sul cazzo per sentirlo penetrare sempre più in fondo. Stavo scopando mio figlio, lui immobile si lasciava cavalcare gemendo dal piacere, ah.. ahhhh…… è bellissimo, sei bellissima, si.. siiii…continua ahh.. Attratto dai miei seni che morbidi saltellavano davanti ai suoi occhi,
li ha presi in mano portandosi un capezzolo in bocca, lo succhiava come se si stesse allattando, le sue labbra come una ventosa si posavano prima su uno poi sull’altro dandomi delle sensazioni sconosciute, meravigliose. L’immobilità di Enrico durò una decina di minuti poi iniziò a sbattermi con violenza, assestando colpi come un toro da monta, sentivo il suo cazzo sbattere sull’utero e sentivo il sopraggiungere dell’ennesimo orgasmo. Tirandomi con un braccio intorno al collo mi teneva stretta a se con i seni schiacciati sul suo torace, la sua bocca sulla mia e baciandoci le lingue saettavano una nella bocca dell’altro. l’altra mano sul sedere, ha cercato il buchino e il suo dito è affondato all’improvviso spingendolo con foga nel mio budello, facendomi saltare. L’orgasmo ci ha travolto contemporaneamente, ho sentito i suoi schizzi caldi riempirmi di sborra, ho urlato, un brivido ha scosso il mio corpo e ho pianto dal piacere. Esausta mi sono accasciata su Enrico che per un po’ ha continuato a muovere il suo dito nel mio buchino. Stravolti e senza dirci una parola siamo cascati in un sonno profondo. FINE