“Le devi dare una mano in italiano, per favore. Deve migliorare i suoi voti altrimenti verrà bocciata. ”
Furono queste le parole con cui Anna, la nostra vicina di casa, mi convinse a dare ripetizioni d’italiano a sua figlia Marina di diciotto anni, mia coetanea.
Lei non me lo aveva chiesto perché la cosa non le interessava più di tanto, però la mamma aveva tanto insistito… quindi anche lei si rassegnò all’idea di farsi dare ripetizioni da me.
Io e Marina siamo come fratello e sorella, abbiamo passato insieme la nostra infanzia e tuttora molto del nostro tempo libero lo trascorriamo assieme.
Abbiamo avuto entrambi le nostre storie d’amore, che mai hanno interferito con la nostra amicizia, e mai a nessuno di noi due è passato per la mente di innamorarsi dell’altro; come ho già detto eravamo come fratello e sorella, ognuno sapeva tutto dell’altro, ad esempio io sapevo che lei era ancora vergine, e lei sapeva che anche io lo ero ancora.
A dire il vero non mi ero mai nemmeno accorto di quanto fosse diventata carina Marina col passare degli anni.
Ha i capelli e gli occhi nerissimi, un viso da ragazzina innocente, e soprattutto un bel corpo: due seni sodi e grossi al punto giusto, un culetto da sogno e due lunghe gambe.
Io le volevo molto bene e provavo verso di lei un’amicizia profonda e sincera, e lei del resto provava lo stesso nei miei confronti.
Ma grazie all’italiano le cose sarebbero presto cambiate…
Passarono due settimane di duro lavoro, ricompensate da un buon voto in una verifica, noi però non smettevamo di ripassare gli argomenti più impegnativi in vista di verifiche future.
Un giorno come gli altri Marina mi disse:
“Marco, ci vediamo alle quattro come sempre? ”
“Ok”, le risposi io, “ci vediamo dopo.
Puntuale come sempre alle quattro bussai alla sua porta. Mi venne ad aprire lei, indossava una maglietta abbondante e una gonnellina leggera, un abbigliamento “casalingo”.
Andammo in camera sua e iniziammo a studiare.
“Ragazzi io esco, vado da un’amica”, sua madre era uscita.
Noi intanto stavamo leggendo alcuni versi del Petrarca dedicati a Laura, il suo grande amore.
Erano veramente romantici, adatti a descrivere l’amore che stava sbocciando tra me e Marina.
L’aria nella stanza si stava facendo sempre più carica di passione e sentimento, ogni nostro sguardo aveva un sapore particolare, significava qualcosa d’intenso.
I nostri sguardi si intrecciarono per un’ultima volta e poi ci baciammo appassionatamente.
Andammo avanti a intrecciare le nostre lingue per parecchi minuti, dopodiché lei si staccò da me e mi disse:
“Ti amo Marco, l’ho capito solo ora, ma so di amarti”.
“Anch’io provo lo stesso per te”, le risposi io.
Dovevamo essere impazziti, improvvisamente era sbocciato in noi un sentimento che probabilmente prima avevamo totalmente represso per paura di rovinare la nostra splendida amicizia, ora però le cose erano cambiate, non avevamo più paura di esternare l’uno all’altro i propri sentimenti più profondi.
“Sei stupenda Marina, che stupido sono stato a non essermene mai accorto prima. ”
Le toccai una guancia un po’ rossa per la vergogna e la baciai di nuovo.
La mia mano intanto si era spinta fin sopra una sua coscia, che iniziai a palpeggiare.
Mi spinsi sempre più in alto sino ad arrivare all’orlo delle mutandine che delicatamente scostai.
Marina, seduta sulla sedia di fronte alla mia, partecipava volentieri al giochino che stavamo facendo, divaricava sempre di più le cosce per facilitare il mio compito di darle piacere.
Le infilai un dito nella vulva e dolcemente iniziai a masturbarla. Marina emetteva gridolini di godimento e iniziò a bagnarsi.
Mi fermai e mi posizionai con la testa in mezzo alle sue cosce. Le guardai la giovane fichetta, era bellissima, rossa e gonfia di piacere, le labbra sporgevano in fuori e la clitoride era diventata lunga come un pisellino, tutto riluccicava dei suoi dolci umori.
“Amore, quello che sto per fare non l’ho mai fatto con nessuna. ”
“Ti amo Marco. Fammi venire, sto impazzendo dal piacere. ”
Affondai la lingua in mezzo a quel paradiso, succhiavo e mordicchiavo la clitoride, con le dita mi facevo strada dentro quella fichetta bagnata.
Era una sensazione stupenda, lei era stupenda, partecipava attivamente all’azione inarcando sempre di più il bacino, in modo tale da facilitarmi il compito di leccarla e masturbarla.
Mentre io ero impegnato con le parti intime, lei aumentava il suo godimento
stuzzicandosi i capezzoli da sotto la maglietta.
Ad un tratto Marina mi spinse con forza la testa in mezzo alle sue cosce che mi strinsero in una morsa portentosa; in preda ad un delirio di piacere il mio amore stava venendo.
I suoi schizzi mi bagnarono tutta la faccia, non feci in tempo a ripulirmi che sentimmo aprirsi la porta d’entrata.
“Oh Cristo è mia madre, nasconditi presto. ”
Il primo posto che mi venne in mente fu sotto la scrivania, Marina si sistemò le mutandine, si tirò giù la gonna e si posizionò con la sedia davanti a me, per coprirmi agli occhi della madre, che entrò pochi secondi dopo.
“Ciao cara, ma cos’è successo? Da fuori sentivo delle urla. ”
“Oh niente mamma, era solo la TV. ”
“Sei tutta rossa in faccia, come mai, hai caldo? ”
“Eh sì mamma, oggi fa proprio caldo”, ovviamente Marina era rossa in volto un po’ per l’imbarazzo provocato dalla situazione, ma soprattutto per il forte orgasmo appena avuto.
“Marco è già andato via? ”
“Si, oggi è se ne è andato prima perché aveva un impegno. ”
“Va beh, ci vediamo dopo. ”
“Ok mamma”
Uscii da sotto la scrivania, Marina chiuse a chiave la porta, e a bassa voce iniziai a parlare.
“Cazzo, e adesso cosa facciamo. ”
“Prima di tutto pulisciti la faccia, e poi siediti. ”
Mi posizionai sul letto, lei si chinò davanti a me e mi sfilò i pantaloni della tuta.
“Ma che fai, sei pazza? Di là c’è tua madre. ”
“Non ti preoccupare”, mi rispose lei, “ti devo restituire il piacere che mi hai dato poco fa. ”
Impugnò il mio cazzo, che era già in tiro data la situazione eccitante, e iniziò a muoverlo lentamente su e giù, me lo scappellava con una mano e con l’altra mi stuzzicava i testicoli solleticandomeli.
“Mi stai facendo una sega bellissima Marina. ”
Senza dire una parola chinò la testa sul mio uccello, aprì la bocca e lo ingoiò tutto.
Il mio membro era letteralmente scomparso, ne si poteva intravedere la forma solo attraverso le guance Marina, che si gonfiavano sotto la spinta del mio uccello, la cosa mi eccitava.
Di tanto in tanto tirava fuori il mio cazzo bagnato dalla bocca, e lentamente muoveva la lingua attorno al mio glande rosso, mi succhiava i testicoli, dava alcuni colpi di mano e magicamente faceva ancora scomparire la mia asta nella sua calda e accogliente bocca.
Era una pompinara grandiosa, e pensare che mi confessò di non averlo mai fatto prima, tutto quello che sapeva lo aveva visto fare in alcune cassette hard di qualche sua amica. In breve tempo mi fece venire.
Le sborrai tutto in gola e lei ingoiò tutto, non era abituata e un po’ le andò di
traverso, diede qualche colpo di tosse, poi mi disse:
“Ti è piaciuto? ”
“Tantissimo, sei stata grand.. ”
“Marina puoi venire un attimo, ho bisogno di te. ”
“Cazzo! Ancora mia madre, dai nasconditi. ”
Mi nascosi nuovamente e la mia dolce Marina uscì per andare da sua madre, con le labbra ancora umide del mio caldo sperma.
Tornò sbuffando dopo pochi minuti.
“E non rompere più che sto cercando di studiare”, disse alla madre dalla porta della camera.
“Si va bene cara, per oggi cercherò di non ‘rompertì più”.
Chiuse nuovamente la porta a chiave.
“Dov’eravamo rimasti, amore? ”
“Stavo per dirti che con quel pompino sei stata grandiosa, ma poi tua madre… ”
Si avvicinò a me e ci baciammo ancora.
“Prendimi, ora. ”
“Ma come facciamo, di là… ”
“Non mi interessa, faremo piano, muoio dalla voglia di essere sverginata”.
“Non ti facevo così porcellina, comunque ci sto, rischiamo. Dai, sdraiati qui sul letto e mettiti in bocca un lato del cuscino per non gridare. ”
Marina fece come le avevo detto, le tolsi la gonna e le mutandine e la lasciai solo con la maglietta.
La guardai; com’era bella e dolce in quella posizione, sul viso si poteva intravedere un po’ di paura, normale per una ragazzina, del resto anche per me era la prima volta, ed ero anch’io un po’ nervoso.
Mi tolsi pantaloni e mutande e rimasi con il cazzo nudo che era gonfio da morire.
Iniziai a leccarle la vulva per lubrificarla, si bagnò subito. La masturbai per qualche minuto, poi cominciai
a strusciare la punta del mio cazzo sulle rosse labbra della sua fichetta. Lei emetteva dei gridolini, soffocati però dal cuscino che aveva in bocca.
Decisi che era il momento, lei era bagnatissima, il mio cazzo era durissimo, così lo impugnai e dolcemente lo spinsi dentro.
Una smorfia del suo volto e il rivolo di sangue che le usciva dalla vagina, mi fecero capire il dolore che Marina aveva appena provato. Fortuna che aveva il cuscino, così la madre non sentii le sue urla.
Incominciai a muovermi con più sicurezza, il viso di Marina si distese, ora stava iniziando a godere del trattamento. Era bellissimo, il mio cazzo entrava e usciva, entrava e usciva da quella dolce fichetta, che mai e poi mai avrei immaginato di possedere..
Sono sicuro che in quel momento io e Marina eravamo le persone più felici del mondo.
Mi abbassai sino al suo bel visino e inizia a coprirlo di baci, da così vicino potevo sentire i versi di godimento che le uscivano dalla bocca, erano così dolci… come dolce era il rumore che faceva il mio cazzo sbattendo dentro quella figa fradicia.
Ad un tratto sentii i muscoli della sua vagina contrarsi intorno al mio pisello, gli urletti di Marina si facevano sempre più intensi, stava godendo come una pazza. Anch’io ero arrivato al culmine, estrassi il cazzo dalle sue intimità più profonde, e cominciai a spruzzarle il mio liquido bianco sulla figa e sulle cosce, stando attento a non imbrattarle la maglietta che ancora indossava, lei come una porcellina si spalmò il mio sperma addosso e mi ripulì per bene il cazzo con la sua dolce lingua vellutata.
Alla fine, appagati dalla nostra prima esperienza sessuale, ci rivestimmo, dopodiché ricominciammo a baciarci e a stuzzicarci le intimità.
Sentimmo, dopo alcuni minuti, ancora una volta la voce della madre di Marina, questa volta però, dato che si era fatto tardi, approfittando di un attimo di distrazione della padrona di casa, sgattaiolai fuori, conscio che l’indomani avrei rivisto la mia Marina.
W L’ITALIANO!!!!! FINE