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Sesso per crescere

Era passato quasi un mese e ancora nessun risultato; questo non giovava certo alla sua reputazione.
Stefano, 22 anni, era considerato il miglior donnaiolo della zona: se si metteva in testa di andare a letto con una ragazza, c’era da scommettere che ci sarebbe riuscito. E infatti si scommetteva. All’interno del suo gruppo da un paio d’anni c’era questa specie di gioco: si faceva il nome della ragazza, si diceva fino a che punto si voleva arrivare e si puntavano i soldi. I bidonati erano stati tanti e le figuracce altrettante; ma lui no, non aveva mai fallito. Così si era dato alla preda più difficile e la somma scommessa era alta. La ragazza in questione era molto particolare: a detta di tanti, sarebbe potuta essere la più bella del paese, se solo si fosse mostrata un po’ di più. Ma era proprio questo a renderla una preda difficile: Elisa, così si chiamava, aveva sempre vissuto con la nonna, un’anziana megera ultra bigotta che sarebbe stata più che contenta di vederla entrare in convento: la ragazza, dal canto suo, era estremamente timida e riservata e si sottometteva a tutti gli ordini di sua nonna. Non metteva mai abiti che le lasciavano scoperti altro che il viso e le mani, non usciva praticamente mai di casa, se non per andare a scuola e qualsiasi cosa riguardo il sesso le era severamente vietata; secondo una sua amica, una volta la nonna era arrivata a picchiarla, perché l’aveva trovata a studiare sul libro di scienze l’apparato riproduttivo maschile e dopo le aveva pure strappato le pagine dal libro. Da quel giorno era controllata a vista, sia in casa che fuori. Questo stava disturbando molto il tentativo di avvicinamento di Stefano: infatti ogni volta che riusciva ad avvicinarsi ad Elisa, ecco che compariva la nonna a portarla a casa; e se andava a trovarla o le telefonava, doveva sempre passare prima dall’interrogatorio della vecchia strega. Non si poteva andare avanti così… e tutti i suoi amici cominciavano a rompere, ricordandogli la scommessa.
La stava aspettando fuori dalla sua scuola, sapeva che quel giorno sarebbe uscita un’ora prima e aveva deciso che quello era il momento buono. Ed ecco che finalmente si aprì la porta. Ne uscì una ragazza sul metro e settanta, lunghi capelli lisci di un nero profondo, che contrastavano molto con la pelle di un bianco pallido e l’azzurro intenso degli occhi. Era piuttosto sottile e dava l’impressione di un’estrema fragilità, ma Stefano era pronto a scommettere che sotto quei pesanti abiti avesse davvero un bel fisico.
– Ciao Elisa, anche tu fuori a quest’ora?
– Oh… ciao Stefano…
Parlava talmente piano, come suo solito, che faceva decisamente fatica a sentirla.
– Stai andando a casa? Se vuoi ti accompagno, tanto sono di strada.
– .. sei gentile… ma credo che sia venuta a prendermi mia nonna…
Ma certo, la vecchia era sempre attenta.
– Bè, ti accompagno almeno al cancello; dai qui lo zaino te lo porto io.
– Oh, non disturbarti… e se mia nonna ci vede insieme… e poi ce la faccio…
– Scherzi ! ? è un piacere. E così riesco anche a dirti due parole. Senti, ormai hai 18 anni, sei maggiorenne, non puoi farti ancora schiavizzare da tua nonna; fatti sentire qualche volta e se necessario mandala al diavolo.
Per un attimo riuscì a guardarla negli occhi e vide che era spaventata. Ma prontamente lei rituffò lo sguardo sul pavimento.
– Oh no… non potrei mai… non ce la farei… senti lascia stare… non mi accompagnare, è meglio per tutti e due…
E scappò via riprendendosi lo zaino. Stefano la guardò andare via, i lunghi capelli neri svolazzanti e quel bel sedere tondo che si muoveva ad ogni passo. Per tutto il tempo lei aveva tenuto lo sguardo fisso a terra, la voce era solo un sussurro ed era praticamente arrossita quando lui le aveva preso di mano lo zaino; tutto ciò l’aveva decisamente innervosito, ma aveva una mezza idea su come farle passare quell’atteggiamento sottomesso. Presto sarebbe stata sua… ormai il suo piano era partito. Mentre le portava lo zaino aveva sfilato di nascosto il portachiavi che era appeso ad una cinghia; ora doveva solo aspettare che le due fossero entrambe fuori di casa.
L’occasione si presentò qualche giorno più tardi: Stefano riuscì a scoprire quando la casa era vuota e vi si intrufolò di nascosto. Una volta dentro, aprì lo zaino che aveva portato con sé e cominciò a nascondere per la casa tutto il suo contenuto. Terminata l’opera, si recò nella camera di Elisa e prese con sé un peluche dal suo letto.
Il giorno successivo aspettò Elisa prima dell’inizio delle lezioni e la prese da parte.
– Ciao, ti spiace aspettare un attimo? Ti devo dire un paio di cosette…
– … no senti lascia stare, devo andare a lezione… e se è lo stesso dell’altra volta, ti ripeto che non… – lasciò la frase in sospeso e fece per andarsene, ma Stefano la afferrò per un polso e la trattenne. Le si girò a guardarlo con aria spaventata e lui si accorse che era arrossita. “Possibile che bastasse toccarle il polso… ? ” pensò Stefano.
– No che non te ne vai. Quello che devo dirti ti interesserà eccome: visto che a parole non riesco a ficcarti in testa niente ho deciso di passare alle maniere forti. Riconosci questo peluche?
Le sventolò in faccia quello che aveva preso da camera sua e lei, tremante e con uno sguardo ancora più spaventato, annuì debolmente.
-… come hai… – prese a dire, ma lui subito ripartì
– Fai silenzio e ascolta! Sai che sono entrato in casa tua, queste sono le tue chiavi, e quindi mi crederai. Ho nascosto una bella quantità di giornaletti porno, in tutte le stanze, ma soprattutto in camera tua: tante immagini con bei maschioni che si fottono delle belle fanciulle, in tutti i modi possibili. Non sono in bella vista, ma se tua nonna si mette a spolverare, di sicuro li noterà. – Gli occhi della ragazza si riempirono di lacrime e prese a balbettare
– … No… non puoi… mia nonna mi ucciderà… tu non sai…
– So benissimo invece, le tue amiche mi hanno raccontato un po’ di cose; e per questo ti offro una condizione: se farai quello che ti dico ti rivelerò la posizione di ognuno di quei giornali. Sono tanti, da sola non li troverai mai tutti.
Attese che lei dicesse qualcosa – … e cosa dovrei fare, esattamente… ?
Stefano sorrise, con aria vittoriosa – Venire a letto con me, naturalmente, non dirmi che non ci eri arrivata?
Da come spalancò gli occhi capì che lei non ci era DAVVERO arrivata e quest’ultima rivelazione parve sconvolgerla: arrossì violentemente e prese a tremare come una foglia, mentre alcune lacrime cominciavano a rigarle il viso
– … a letto… tu vuoi dire… noi dovremmo… ma io non posso… e mia nonna….
-Tua nonna non saprà niente, ma se scopre i giornaletti… sai, potrebbe anche ricevere una telefonata anonima… – lasciò la frase in sospeso, per vedere se aveva capito. Elisa teneva lo sguardo basso, i capelli che le nascondevano il viso e piangeva silenziosamente
– … e quando vorresti…
– Oggi stesso, quando se no? Tua nonna potrebbe pulire la casa oggi pomeriggio, no? Ma so che stamattina andava a fare la spesa e poi dal parrucchiere, è stata così gentile da scriverlo sulla lavagnetta della cucina, così l’ho visto. Quindi hai la casa vuota.
Lei alzò di scatto la testa, con sguardo supplichevole
– A casa mia no, ti prego… se mia nonna torna… –
– Mi spiace, ma ormai ho deciso. Allora cosa vuoi fare? Preferisci le botte di quella vecchia o una nuova esperienza? Vedrai che ti piacerà e magari ti aiuterà anche a svegliarti un po’.
Lei, sempre tenendo lo sguardo a terra, rimase in silenzio alcuni secondi, quindi rispose flebilmente
– … va bene… come vuoi tu… e poi non ho scelta…
– Brava, saggia scelta; allora oggi, niente scuola. Vieni con me, ho la macchina.
Durante il tragitto in auto, Stefano non volle perdere tempo e le mise subito una mano sulla gamba. Lei sobbalzò e trattene il fiato, ma lui cominciò comunque ad accarezzarla, facendo scorrere la mano sempre più verso l’interno. Quando arrivò all’inguine, la ragazza lasciò il fiato con un piccolo gemito e una lacrima, ma Stefano non se ne curò e cominciò così ad accarezzarle la passerina attraverso i jeans. Continuò così fino a quando, finalmente, giunsero a casa sua.
Lui si lasciò guidare da Elisa fino alla porta d’entrata dell’appartamento e quando lei si fermò ad aprire, le mise una mano sul sedere, cominciando a palparla e lei lo lasciava fare rassegnata. Aveva davvero un bel sederino, tondo e sodo, non vedeva l’ora di vederla nuda; Stefano cominciò ad eccitarsi. Entrarono nella camera da letto della ragazza, deposero gli zaini e quando lei si girò per chiudere la porta lui prontamente le afferrò da dietro le tette spingendo la sua erezione verso il suo sedere. Elisa si irrigidì di colpo e si immobilizzò. Prese ad emettere deboli piagnucolii, mentre lui le torturava le tette con le mani, due belle tette sode, di medie dimensioni. Non ce la faceva più, era ora di cominciare a fare sul serio e la portò sul letto.
– Spogliati da sola, in piedi qui sopra.
Le indicò il letto, dove lui stesso si sedette comodamente, con la schiena appoggiata alla spalliera e si godette la scena, cominciando a spogliarsi lentamente a sua volta.
Quando lei si tolse maglione e maglietta, sfoggiando un semplicissimo reggiseno bianco, e poi i jeans, Stefano la fermò e la fece sedere vicino a sé. Le cinse le spalle con un braccio, mentre con l’altro cominciava a toccarla sul seno. Il viso di Elisa era ormai di un rosso acceso e ad ogni suo tocco lei sobbalzava e singhiozzava, col fiato che le si mozzava in gola.
– Lasciati andare, penserò a tutto io; tu pensa solo a rilassarti, sei talmente rigida che ho paura di spezzarti.
Sentì un lieve miglioramento e riprese i suoi massaggi. Le tolse il reggiseno, lei tremò un attimo e cominciò ad ansimare quando lui prese a stuzzicarle i capezzoli.
Scese poi con la mano fino alle mutandine, le toccò e, un po’ sorpreso, scoprì una piccola macchia umida.
“Allora, tutto sommato, le sta piacendo”.
Cominciò allora a intrufolare la mano nelle mutandine e lei crollò la testa in avanti, gemendo e ansimando sempre più forte. C’era una lieve peluria nera attorno alla fessurina e stava iniziando ad appiccicarsi a causa dei liquidi che cominciavano a colare. Per alcuni attimi passò il dito su e giù lungo lo spacchetto e quando lei prese a tremare ancora più forte, iniziò a penetrarla. Incontrò subito l’imene e la cosa lo eccitò (in fin dei conti non gli era capitato spesso di sverginare una ragazza), e cominciò a stuzzicarle il clitoride, cercando di portarlo alla luce. Intanto lei teneva la testa appoggiata contro il suo petto, gli occhi chiusi: gli parve un’immagine così dolce, che decise di baciarla
– Guardami negli occhi – le disse e, quando lei alzò il viso, accostò le sue labbra a quelle di lei, cominciando un bacio profondo. Si capiva che non aveva mai baciato nessuno e lui cercò con dei movimenti della lingua di insegnarle cosa fare; dopo un attimo, lei esitante rispose. Pareva piacerle, non si lamentava, almeno. Intanto la mano di Stefano continuava a frugarla nella figa e a un certo punto Elisa prese ad agitare il bacino. Lui capì che stava per venire e si concentrò sul frenetico ditalino che le stava infliggendo, ascoltando i suoi gemiti sempre più frequenti, fino a che lei esplose in un urlo spezzato a più riprese dalle violente scariche orgasmiche, il corpo che vibrava come la corda di una chitarra ad un concerto rock, mentre inarcava la schiena e sollevava il bacino per prolungare il contatto con quella straordinaria fonte di piacere che era la mano di Stefano. Erano bastati pochissimi minuti, Elisa aveva raggiunto il primo orgasmo della sua vita e ora ansimava cercando di riprendere fiato, il corpo abbandonato contro quello di Stefano; quando si riprese, nascose il viso contro la spalla di lui e riprese a singhiozzare. “eh che cazzo c’è adesso! ” pensò Stefano e come se l’avesse sentito lei mormorò – … che vergogna…
– Cosa! ? Finalmente ti sei lasciata andare e tu ti vergogni? Guarda che non sei tanto a posto, secondo me; ma non ho intenzione di andarmene finchè non ti miglioro un po’!
E detto questo le sfilò le mutandine, ormai completamente zuppe e le portò al viso di Elisa
– Vedi? Questa sei stata tu! Il tuo corpo non ce la faceva più e si è sfogato; cazzo, 18 anni di attesa sono troppi, era ora che gli concedessi un po’ di piacere. Leccale, adesso.
Elisa, sempre più rossa, tirò fuori timidamente la lingua e prese a passarla sul cotone umido delle mutandine, mentre Stefano con l’altra mano le allargò le gambe e riprese a massaggiarle la figa. Durò un po’ di più, stavolta, ma il secondo orgasmo non fu meno violento del primo; lei perse completamente il controllo del suo corpo, le gambe che si agitavano, il petto che sobbalzava, mentre le sue urla di piacere erano soffocate dalle mutandine che Stefano le teneva premuto sul viso. Anche le lenzuola del letto avevano cominciato ad inzupparsi.
Ormai l’erezione di Stefano pulsava fino a fargli male e decise che non ce la faceva più: sdraiando la ragazza sul letto, si alzò per finire di spogliarsi e la guardò: Elisa era bellissima così, completamente nuda, abbandonata scompostamente con le gambe spalancate; la pelle ricoperta di sudore sembrava argentata e anche i suoi bei capelli neri sembravano luccicare.
Lei aprì gli occhi mentre lui stava iniziando a riavvicinarsi e guardò timidamente il suo pene, ritto e rosso di desiderio, gemendo spaventata. Questo eccitò Stefano ancora di più, se possibile: partendo dalle cosce, cominciò a risalire verso di lei, passando debolmente la lingua sul corpo della ragazza. Quando raggiunse la figa, grondante di umori, si fermò per un attimo concentrandosi in quel punto, ma riprese presto a risalire; si fermò nuovamente, quando incontrò i due bei seni della ragazza: le leccò le areole dei capezzoli e succhiò questi per un attimo, poi riprese e raggiunto il viso di lei, la baciò. Lei lo accolse meglio questa volta e rispose subito al bacio: “è pronta” pensò Stefano.
– Prendimi il cazzo in mano e appoggiatelo sulla figa – le disse.
Lei, esitante, fece quanto detto; sorrise imbarazzata quando la sua mano si strinse intorno al pene di Stefano e lui si lasciò sfuggire un sospiro di piacere; posizionò il cazzo davanti all’apertura della figa e trattenne il respiro tesissima: così sdraiato su di lei, Stefano sentiva i battiti del cuore della ragazza che adesso erano talmente rapidi da non riuscire quasi a distinguerli.
– Arrivo – le disse e poi diede un’energica spinta; la figa era talmente bagnata che lui le scivolò dentro senza problemi, ma per la ragazza fu un colpo dolorosissimo. Urlò e i suoi occhi cominciarono a lacrimare; un rivoletto di sangue le uscì dalla figa, ma Stefano non si fermò e prese a pompare come un forsennato. Ben presto anche la ragazza cominciò a godere e dalla sua bocca cominciarono a uscire gemiti e mugolii di piacere; Stefano la costrinse a fissarlo negli occhi mentre lui la fotteva sempre più forte, finchè si accorse di essere sul punto di venire. Sfilò velocemente il cazzo dalla ragazza e portandosi sopra di lei, lo indirizzò verso il suo volto, menandoselo per un attimo: numerosi getti bianchi schizzarono sul viso e i capelli di Elisa, che restò immobile e con gli occhi aperti. Una generosa quantità di sperma era finito vicino alle labbra e Stefano le intimò di leccarlo: lei cominciò, sempre un po’ esitante, ma almeno senza più arrossire o piangere. Decise che allora era pronta per un nuovo giochetto.
– Bene, adesso sono un po’ stanco – le disse – e, come vedi, lo è anche il mio cazzo: da come ansimavi credo proprio che ti stavi divertendo, però non hai fatto in tempo a venire. Se vuoi farlo mi devi rianimare un po’.
E detto questo si appoggiò alla spalliera del letto, fissandola. Lei si trasse a sedere, esitante, con uno sguardo decisamente confuso e restò immobile. “Cazzo, ma questa non ne sa veramente niente. ”
– Non hai capito? Voglio che me lo prendi in bocca: non c’è niente di meglio di un buon pompino per rianimare un cazzo stanco.
– … ho capito quello che vuoi… ma non so da dove cominciare…
– è semplice: usa la lingua e ingoialo come se fosse un ghiacciolo
Ecco che il rossore del viso tornò, ma lei si chinò comunque tra le gambe di Stefano con un timido sorriso e cominciò a lavorarsi il pene del ragazzo. In effetti, si vedeva che non sapeva da dove cominciare, ma si stava dando da fare, soprattutto con la lingua, e il pene di Stefano si riprendeva rapidamente. Elisa cominciò a pompare su e giù con la testa, mentre lo scorrere del cazzo nella sua bocca provocava rumori umidicci e lei non riusciva a trattenere dei mugolii. Intanto Stefano le carezzava distrattamente la schiena, scendendo sempre più in basso verso il culetto, che prontamente cominciò a palpare: infilò la mano nel solco tra le chiappe e appoggiò la punta dell’indice al buchetto. Prese piano piano a spingere e la ragazza si lasciò sfuggire un mugolio più forte degli altri, soffocato dal cazzo che ancora aveva in bocca: l’indice di Stefano continuava la sua opera di lenta penetrazione, ma i muscoli del sedere di lei si contraevano automaticamente, rendendo il compito ben difficile. Non voleva esagerare, lei poteva farsi davvero male con un buchino così stretto e poi lei era alla prima esperienza: si poteva anche aspettare per quel tipo di penetrazione.
– Bene, credo proprio di essermi ripreso abbastanza, ho voglia di scoparti ancora un po’.
Lei smise di succhiarglielo e fece per sdraiarsi, ma lui la fermò
– No, non così; alla pecorina.
Lei si mise carponi, sfoggiando quel culo meraviglioso, e Stefano si posizionò dietro di lei: l’afferrò per i fianchi e senza tanti complimenti cominciò subito a pompare, sbattendo il proprio bacino contro il sedere di lei, con tonfi poderosi ad ogni botta; Elisa ricominciò subito ad ansimare e gemere, mentre quella nuova posizione permetteva al cazzo di Stefano di penetrarla sempre più in profondità, regalandole ancora maggiori brividi di piacere. Le tette di Elisa sobbalzavano ad ogni botta e anche la testa schizzava verso l’alto, mentre dei rivoli di saliva le uscivano dalla bocca.
Erano ormai prossimi all’orgasmo entrambi, quando dalla stanza accanto provenì il rumore di una porta che sbatteva.
– Elisa, sei in casa?
La nonna!! Era già tornata!! Invece di immobilizzarsi, o di scappare, come normalmente potrebbe succedere in casi del genere, Stefano si sorprese ad essere eccitato dalla situazione e aumentò il ritmo delle sue bordate.
– . a.. aspettaaah… è.. arri.. vata… la… nnnhh…… f-f-ffermaahh… AAAAAAHHHHHH!!!!
Troppo tardi. Proprio mentre la porta si spalancava e la nonna entrava nella camera, Elisa fu colta da un orgasmo ancora più potente dei precedenti: lei era rivolta proprio verso la porta e venne urlando a tutta forza, fissando negli occhi la nonna, incredula ed immobile sulla soglia, mentre anche Stefano veniva riversando quel che gli parve almeno un litro di sperma nella figa della ragazza.
La vecchia era pallida come un fantasma: quel che le era apparso dopo aver aperto la porta era sua nipote, completamente nuda sul letto, grondante di sudore e con il viso e i capelli impiastricciati di sperma, che godeva come una troietta mentre un ragazzo se la sbatteva come una cagna qualsiasi. Gli occhi della ragazza, fissi nei suoi anche mentre il resto del corpo vibrava squassato dall’orgasmo e le urla di piacere si diffondevano per la casa, si riempirono di lacrime, ma ciononostante, nessuna delle due riusciva a distogliere lo sguardo.
L’anziana signora cominciò allora a tremare e il viso le divenne viola dalla rabbia
– TU!! PICCOLA PUTTANELLA!!! COME HAI OSATO… COME OSI… INVECE DI STUDIARE VIENI QUI, IN CASA MIA, E TI FAI SBATTERE COME UNA BALDRACCA!!! TI FAI SCOPARE COME UNA CAGNA!!! NON TI HO INSEGNATO NIENTE? ?
Si avvicinò e Stefano fece un balzo all’indietro, staccandosi da Elisa con un risucchio del cazzo che lasciava il suo rifugio tra le gambe della ragazza; la nonna, che da vicino a Stefano sembrò decisamente enorme, fece partire uno sberlone che colpì la nipote in pieno viso, ribaltandola giù dal letto.
– Ehi signora, così la…
– TACI TU MASCALZONE!! VATTENE SUBITO O CHIAMO LA POLIZIA
La donna ora era girata verso di lui minacciosa e Stefano decise che sarebbe stato saggio rivestirsi e squagliarsela. Stava iniziando a raccogliere freneticamente i jeans, quando ad un tratto Elisa si rialzò dal punto in cui era crollata. Piangeva e un labbro era tagliato là dove era stata colpita e il sangue, misto a lacrime, le colava sul mento, sul collo e quindi sul seno: gli occhi della ragazza erano però sorprendentemente aperti e fissavano la nonna con uno sguardo deciso e duro. Si teneva ben ritta, non come suo solito, e si piantò davanti alla vecchia ben piantata sui piedi. Si pulì il sangue dalla bocca col dorso della mano e parlò con voce decisa
– Lascialo stare, nonna! Non ti azzardare a toccarlo!
– COME OSI PARLARMI, PICCOLA SGUALDRINA!! COME OSI AVVICINARTI A ME NUDA E IN QUELLE CONDIZIONI!!
Stefano, che intanto si stava velocemente rivestendo, trovò la situazione alquanto strana: Elisa era più bassa della nonna di almeno 15 centimetri ed era sicuramente più esile. Ma non era questo a rendere bizzarra la situazione: la ragazza stava agendo in un modo che nessuno mai avrebbe mai immaginato. Stefano la fissò meglio: il sangue non aveva smesso di uscire e ora gocciolava sul corpo della ragazza, mentre una certa quantità era sulla mano con cui se l’era pulito poco prima; dalla figa continuavano a uscire rivoletti di sperma e umori vaginali, che le colavano lungo le gambe fino ai piedi. Con quell’aspetto e quello sguardo, sembrava un’altra persona.
– Non mi tratterai più come hai fatto finora, nonna, oppure ci vado io alla polizia a denunciarti per tutte le volte che mi hai picchiata. Sono grande abbastanza per farlo, così come lo sono per andarmene da questa casa, se ne ho voglia.
– SEI UN’INGRATA!! IO HO SEMPRE AGITO PER IL TUO BENE, SEI TU CHE SEI DIVENTATA UNA PUTTANA…
Sciaff!!
Stavolta era stata la mano di Elisa a scattare e la nonna barcollò indietreggiando, colpita in pieno viso a sua volta.
– Stefano, forse ora è meglio che vai, io e mia nonna dobbiamo parlare. –
Lui annuì e, finito di vestirsi, raccolse il suo zaino appoggiato sulla scrivania e si incamminò. Passando davanti ad Elisa, si fermò e disse: – Te l’avevo detto che ti avrebbe fatto bene. Da oggi vivrai un po’ meglio, credo. – e detto questo le diede un ultimo leggero bacio sulle labbra, passandole contemporaneamente un dito lungo la figa. Si voltò, passò davanti alla vecchia guardandola e uscì, lasciando le due donne ai loro problemi.
Soddisfatto della mattinata, si recò verso il bar in cui si ritrovava spesso con gli amici per un’aperitivo. Fischiettava, con l’aria di chi ha appena vinto una gara molto difficile, e in effetti era proprio così. Elisa non si era accorta di nulla, naturalmente, ma nascosta nel suo zaino c’era una piccola telecamera che non aveva smesso un attimo di funzionare. Stefano aveva posizionato velocemente lo zaino sulla scrivania della camera subito dopo essere entrato; quella era la prova che doveva portare agli amici per riscuotere la grossa somma scommessa ed era proprio per quello che stava andando a trovarli. Ma c’era un’altro vantaggio ben più importante: con quel filmato aveva Elisa in pugno. La ragazza non aveva ancora imparato tutto sul sesso e Stefano intendeva sfruttarla ancora un po’. Le rimaneva ancora una verginità da perdere e mentre si avvicinava al bar, già sognava quel suo stupendo culetto… FINE

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