Sorellina

  • Ciao! –
  • Ciao Giorgia, com’è andata oggi? –
  • Quel cazzone del professore di Fisica ci ha tirati scemi. Non la finiva più di concionare sull’importanza della sua materia, di come lui fosse bravo, e così via… uno strazio. E tu? –
  • Normale, anche se per la fine della settimana devo preparare una relazione che non ho ancora cominciato. –
    Giorgia, 19 anni, è mia sorella, frequenta l’ultimo anno di liceo classico, e, posso dirlo con orgoglio, è anche una bella ragazza, alta 1.70, rossa, con una gran massa di capelli lisci che la fanno sembrare un’elfa dei boschi.
    Ha la carnagione chiara, come me, contrariamente ai nostri genitori che sembrano usciti da un paese dell’Africa.

Io sono Mario, 24 anni, capelli castani, occhi neri, alto 1.71 (quel centimetro che mi dà la supremazia su mia sorella, finché lei non si mette i tacchi), universitario alla facoltà di Scienze Naturali di Firenze, un po’ fuori corso.

  • Per pranzo ti posso offrire: pasta ai funghi e cotolette panate, va bene? – perfetto, ho una fame che mi mangerei persino te, brutto e coriaceo come sei. –
    Io come hobby mi diletto a cucinare, e pare che sia anche bravo, almeno a quanto dicono gli amici.
    I nostri genitori sono via a pranzo, così tocca a me nutrire la mia sorellina quando arriva da scuola, anche perché lei… brrr… non le farei toccare una pentola neanche se stessi morendo di fame.
  • Apparecchia, bestia! – non rompere! – era già tutto pronto, così non avevo nulla da fare, allora ho messo su un CD degli Eagles e sono andato a farmi la doccia.
    Sono entrato in bagno pensando che lei fosse in camera, invece
  • porco! – disse scherzando, allora sono uscito subito e da dietro la porta
  • se tu la chiudessi qualche volta, non avresti di queste sorprese. –
    La sorpresa a dire il vero l’ho avuta io dai miei pensieri, perché vederla seduta che faceva pipì, con i collant e le mutandine tirate giù all’altezza delle ginocchia e la gonna sollevata, mi aveva turbato non poco, e non per pudore, ma perché d’un tratto mi era venuta voglia di continuare a guardarla, come fosse una ragazza qualsiasi.
  • Entra, ho finito – ora si stava struccando davanti al lavandino.
  • vorrei fare la doccia…
  • va bene, non mi disturbi – disse sorridendo.
    Allora ho cominciato a svestirmi, consapevole che lei vedeva tutto riflesso nello specchio, poi, rimasto solo con le mutande, mi sono messo l’accappatoio e me le sono tolte coprendomi con quello.
  • Adesso ti vergogni? Dopo che mi hai visto nuda?
  • veramente non avevo visto nulla, solo la coscia.
  • Sì – e sono entrato nella doccia, che ha la porta smerigliata, dove mi sono tolto l’accappatoio e ho cominciato a lavarmi. Non la sentivo più.
    Avevo un’erezione, e più mi sforzavo di dirmi che lei era mia sorella, più cresceva.
    Allora, mentre m’insaponavo ho cominciato a toccarmi, pensando a lei così come l’avevo vista quel fugace momento, e vergognandomi tantissimo.

D’un tratto la porta della doccia si apre

  • Allora, cosa stai facendo, ti tiri le seghe? – disse Giorgia scherzando.
    Rimasi di sasso, lei non aveva visto, non poteva.
    O forse… Non mi girai, rimasi immobile con il cazzo in mano.
  • Ehi? Che c’è? ….. – Mario? ! – sentivo che la sua voce era cambiata, era incerta –
    Poi ha chiuso la porta ed è uscita senza dire altro.

Ho finito di lavarmi senza fretta, perché avevo paura d’essere a faccia a faccia con lei.
Sono andato in camera, mi sono vestito e poi sono arrivato in cucina.
Lei era seduta e leggeva, ma ho capito subito che qualcosa non andava, non ha detto una parola.
Ho messo in tavola la pasta, poi mi sono detto che non dovevo più tergiversare.

  • Senti Giorgia, mi dispiace, non so cosa mi abbia preso. Ero come impazzito. Scusa. –
  • Va beh, però fai schifo! –
  • Come? Io ti chiedo scusa e tu… Non è certo bello quello che ho fatto, ma, vedere una bella ragazza…. Niente, lascia stare, hai ragione. –
  • Non lascio stare proprio per niente! Vuoi dire che ti basta vedere una donna nel bagno per eccitarti? O solo io? –
  • No, cioè sì, perdonami, non capisco più nulla. –
    Il pranzo è continuato in un silenzio greve, poi alla fine mi sono messo a sparecchiare mentre lei se ne stava a rimuginare sul divanetto.
  • Senti, hai intenzione di tenermi il broncio per sempre? –
  • No. –
  • Ti va una fetta di torta? –
  • No. –
    E poi… – senti, già lo sapevo che gli uomini hanno l’intelligenza di una rapa, e tu li batti tutti!

Qual è il problema?

Se ti eccito così tanto dimmelo, cazzo!
Fammi dei complimenti, portami fuori, insomma, datti da fare. –

  • Ma tu sei mia sorella! – quasi urlai.

E lei serena – non dobbiamo mica fare un bambino, io prendo la pillola, e quindi è solo divertimento. –
L’ho guardata strabuzzando gli occhi, la mia sorellina piccola. Ero attonito.

  • Uffa, non hai ancora capito che ne ho voglia anch’io? –
    Ero in piedi, lei sdraiata sul divanetto a qualche metro.
    Mi sono riscosso e, arrossendo come un peperone mi sono seduto all’altezza delle sue ginocchia. Giorgia era rilassata, messa su un fianco, sembrava un gatto che si stira.
    Ho allungato una mano e l’ho messa sulla sua caviglia, poi esitante l’ho fatta scorrere sul nylon delle calze fino appena sopra il ginocchio, mi sono fermato.
    Vedevo che lei rabbrividiva al mio tocco, poi con uno sguardo mi ha detto “Cosa stai aspettando?”.

Ho ricominciato a salire con la mano, sotto la gonna di mia sorella.
Ho sentito il suo fianco, poi sono sceso ad accarezzarle il sedere.
Ora aveva trasalito! – Giorgia, sei sicura? –
Per tutta risposta ha piegato la gamba su cui era la mia mano e ha appoggiato il piede sull’altra, all’altezza del ginocchio, invitandomi ad andare oltre.
Allora ho osato: ho cominciato dall’interno della coscia, e poi su verso le mutandine bianche di cotone che vedevo attraverso il corpino del collant, su cui cominciava a vedersi una macchiolina di umido.

L’ho sentito sotto le dita, quell’umido, e la mia sorellina ha mandato un gemito sommesso.
Con l’altra mano le ho accarezzato il seno attraverso la camicetta, poi, slacciando maldestramente qualche bottone, ho infilato la mano nel reggiseno.
Lei aveva la mano vicino alla mia coscia, l’ha appoggiata sul mio sesso, senza muoverla, sentendomi gonfiare nei pantaloni.

L’ho presa in braccio e portata nella camera dei nostri genitori, adagiata sul letto e spogliata.
O almeno ci ho provato, tanto mi tremavano le mani.

  • Lascia, faccio io, sennò stiamo qui tutto il giorno! –
    Si è tolta camicetta e gonna, i collant, è rimasta solo con il reggiseno e gli slip – questi vuoi toglierli tu?

Era in ginocchio, di schiena, allora le ho sganciato il reggiseno e, sfilandolo, le ho accarezzato il seno, prendendolo nelle mie mani e impastandolo come fosse un dolce.
I suoi capezzoli erano turgidi.
Poi ho percorso il suo ventre teso, ho infilato un dito nell’ombelico, poi sempre più giù, sotto le mutandine.
Era bagnatissima, la clitoride eretta come una piccola ghianda, e le mie dita sono scivolate facilmente dentro di lei.
Lasciatala per un minuto, mi sono spogliato di tutto, e dai boxer spuntava il pene in completa erezione.
Giorgia si è avvicinata, l’ha preso in mano e ha cominciato a masturbarmi.

  • Non è meglio così? – disse ridendo.
    Le ho sfilato anche le mutandine e lei i miei boxer.
    Eravamo completamente nudi uno di fronte all’altra.
  • Sei splendida! – tu invece te la cavi maluccio! – e poi ridendo.
  • scherzo, scherzo –
    Ma io ero già passato all’attacco
  • ah si? Ora vediamo! – l’ho acchiappata, distesa e ho cominciato a leccarle le gambe, dal basso, sempre più su fino a succhiare il suo nettare, a pettinare con la lingua i peli pubici, ad infilargliela dentro per quanto potevo.
    Ora ansimava, gemeva, ed il suo bacino sussultava ad ogni colpo della mia lingua sulle sue labbra, ad ogni bacio intimo sul suo sorriso verticale.
    E poi è venuta, con un grido soffocato.
  • Basta, lasciami riprendere fiato……………. si vede che ti piace la buona cucina. –
  • A te no? –
    Sorridendo, mi ha fatto stendere sul lettone e mi ha preso in bocca, massaggiandomi le palle con l’altra mano, scappellandomi perché sentissi meglio i giochetti che mi faceva con la lingua.
    Mi baciava, mi succhiava, si sollevava per un attimo lasciandomi al freddo per poi riprendermi nella sua calda e accogliente boccuccia.
  • Ahhhh, non fermarti….. –
  • Non ci penso neppure, oggi non ho ancora mangiato il dolce –
    A queste parole accelerò il ritmo e dopo poco le venni in bocca con uno zampillo da record, che in parte mandò giù ed in parte tenne in bocca per venire a baciarmi.
    Il nostro primo bacio.

Condito con il mio sperma.
Mi sono messo su un fianco e l’ho abbracciata, da dietro, scaldandole la schiena con il calore del mio corpo.
Ci siamo addormentati per un po’, poi mi sono svegliato con lei ancora fra le braccia, nella stessa posizione.

Il mio pene è scivolato senza problemi in lei, ancora lubrificata dalle precedenti effusioni, e ho cominciato ad andare e venire molto lentamente, per non svegliarla.
Non so quando si sia svegliata, ma appena ha cominciato a gemere ho accelerato il ritmo e abbiamo scopato per mezz’ora prima di raggiungere il più bell’orgasmo della mia vita, insieme, dentro mia sorella.

Da allora ci piace fare sesso, senza impegno per nessuno dei due, specie quando i nostri genitori dormono e noi siamo in camera, da soli, come quando eravamo piccoli e passavamo le notti a giocare.

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