Inchiesta vecchio stile sul mestiere più vecchio del mondo. Per capire se si stava meglio quando si stava peggio (quando c’erano le case chiuse)
Abolire la legge Merlin? Qualcuno lo propone. Noi abbiamo chiesto alla nostra inviata di mettersi nei panni di una prostituta. E abbiamo scoperto che…
Mi chiamo Gina, ma il mio nome d’arte è Ginger, che significa zenzero. L’ho scelto perché pare che sia un Viagra naturale, e poi perché nel mio campo la concorrenza è spietata e bisogna distinguersi, lasciare il segno.
Sono una sex worker o, per dirla in termini meno politically correct, una puttana. Come ogni settore In italia, anche la prostituzione versa nel caos più totale, in preda a sciacalli di ogni genere. Fortunatamente non sono una “Otr”, non lavoro On The Road e ho un rate ragionevole, che mi sono guadagnata sul campo, per così dire: 150 rose per un’ora, 200 per due, 500 tutta la notte. Ma non è tutto rose, e fiori.
Ora che i politici sembrano non avere altra preoccupazione (compresa la Ministra-Velina), non so che ne sarà di noi, soprattutto delle ragazze di strada (1.500 a Milano, 3.000 a Roma).
A parte le trans sudamericane, i marciapiedi, le pinete, i lungomari e gli angoli delle nostre città d’arte traboccano di rumene, ucraine, moldave e albanesi per lo più minorenni e stritolate in racket impossibili, e nigeriane schiavizzate dai papponi, e tra breve anche multate dai poliziotti.
Immagino il vigile che ne multa una: «che fa signori’, concilia?» «Con 30 euro concilio in macchina, 50 in camera». La geniale idea di Maroni di relegarci in bordelli o eros center zonali è un’aberrante ipotesi di statalizzazione del sesso mercenario: perfino Alemanno è contrario, perfino la Moratti, e questo la dice lunga! Nel cinquantenario della legge Merlin, l’idea mi suona come la legge di pubblica sicurezza di Mussolini, che traslocò le prostitute dalle strade alle case di tolleranza, rendendole schiave delle tenutarie.
In realtà il palazzo vuole soltanto un’altra vacca da mungere per rimpinguare le proprie casse. Una vacca grassa e inesauribile. Ueri ne parlavo con un mio cliente. Un politico, di quelli con auto blu e tutto. Se dovremo pagare le tasse, ironizzavo, poi l’Inps ci verserà la pensione? Fino a che età dovremo battere, 75 anni? Lui ridacchiava mentre si sfilava i mutandoni. Poseremo la dentiera sul comodino e vi diremo: «oggi c’ho un po’ di sciatica nì, meglio niente pecorina!».
I miei clienti sono atterriti dall’idea di vedersi recapitare la fattura con il dettaglio delle prestazioni ricevute e/o elargite. Forse istituiranno corsi accademici di formazione («sono al secondo anno di puttanologia, domani ho l’esame di storia del meretricio») e tirocini per cultori della materia, ma non ci sono già agenti, registi, produttori, stilisti, capiufficio, professori, direttori, editori, ministri, sottosegretari, portavoce di governo, presidenti del consiglio e presidenti di superpotenze che se la cavano benissimo da autodidatti?Cmunque, anche noi ci stiamo organizzando. Siti come Lucciole.org, strutture come il comitato per i diritti civili delle prostitute (Onlus fondata nel 1982 da Carla Corso e Pia Covre) e portali quali Sexworkeurope.org, si battono per la tutela dei diritti di noi lucciole, squillo, accompagnatrici, escort e tutte le migliaia di sex workers (70 mila solo in italia) che offrono pane per i denti dei nove milioni di clienti che ci frequentano, smuovendo un giro di affari da un miliardo di euro l’anno: 90 milioni al mese.
Al bar da Nina
Io sono una free lance. Lavoro molto col telefono, come le vecchie squillo. Dopo il contatto, convoco il tipo al bar della Nina, qui sotto casa. Non sarò l’unica a darla via per soldi, ma è mio diritto decidere a chi darla. Metti che mi si presenta uno di 97- 98 chili, con alito di cipolla, capelli col riporto e mani sudaticce: la Nina gli rovescia inavvertitamente il drink sui pantaloni («glieli freddo io i bollori a quel porco!») e lo mette in fuga. Se invece si crea un buon feeling e il tipo sembra anche dotato di un cervello, concordo l’appuntamento.
Quanto alla bellezza, beh, lì c’è da chiudere un occhio, a volte pure due. Comunque, una volta che mi tolgo gli occhiali non distinguo più Brad Pitt dal mio portiere. Se non altro lavoro con una clientela abbastanza scelta, alla quale conviene la discrezione, e ricevo rigorosamente outdoor, per evitare storie nel palazzo, dove mi conoscono per l’altro lavoro.
In realtà sono un’assistente sociale, un po’ precaria, un po’ disoccupata: in questo campo muoversi in proprio è più complicato. Quando il lavoro scarseggia, i contratti scadono e il conto piange, la mia seconda attività si rivela essenziale per pagare mutuo, bollette e tutto il resto.
Ho cominciato proprio per pagare una rata del mutuo. Solito quadretto: conto in rosso, impossibile chiedere altri prestiti ai miei, le amiche messe peggio di me, il mio fidanzato dell’epoca mi aveva fatto pagare perfino il regalo di Natale per sua moglie… era il 24 dicembre, ed escludendo la Nina e il gatto ero sola. Giravo in internet quando capitai in un sito di annunci. Più per gioco che per convinzione, dopo aver inghiottito una birra e un barattolo di nutella, scrissi il mio, feci invio e lo pubblicai.
Tempo due minuti, il telefono squillò. Non dimenticherò mai la voce di quell’uomo, aveva un fondo di tristezza che mi incuriosì. Nina restò senza parole, il gatto per fortuna non si accorse di niente. In internet l’offerta e la richiesta di sesso vanno di pari passo. I siti di annunci ed escorting sono infiniti, ma anche per le ragazze di strada la rete offre i suoi servigi: una mappa delle prostitute milanesi, con tanto di commenti dei clienti, è stata stilata dal volenteroso cinquantenne padano Gufo Romeo. Nella mappa, divisa per zone, si leggono i commenti degli utenti, vere perle di saggezza, come questo di Giangigiangi, su Biondina (21 anni): “sono rimasto contento perché praticamente non dice mai di no… si fa toccare e leccare dappertutto… il culo ce l’ha davvero sodo e bello rotondo”.
Quando la mappa è stata rimossa da Google, Ciccioformaggio ha protestato: “a me sembrava un buonissimo servizio, era una mappa utile, per me parziale, l’avrei voluta dei trans e sulle varie zone di scambio e omo, ma non si può avere tutto”.
How much?
La mattina seguente tornai a casa con i soldi per il mutuo in tasca. Stordita, pentita ed eccitata insieme, giurai a me stessa che non sarebbe successo più. A gennaio mi rinnovarono il contratto, potevo tirare il fiato: ma per quanto tempo? Un giorno l’uomo mi richiamò. Era tornato in città per lavoro. Misterioso come la sua voce, non seppi dirgli di no: andai.
E così il mese successivo, e quello successivo ancora… cominciai a vederne altri, ma forse è nella speranza di ritrovare lui che continuo a tenere acceso il telefono.
Dallo studio how much?, condotto della fondazione Ismu con i ricercatori di Transcrime per la Commissione Europea, è emerso che il cliente tipo è single, ha tra i 35 e i 40 anni, un’istruzione medio-alta e un lavoro normale. Il 10 per cento è sposato, il 15 per cento ha dei figli, il 20 per cento non usa il profilattico. La percentuale di quelli che violentano o picchiano le ragazze dev’essere sfuggita ai ricercatori. Nei siti di escorting, i loro commenti fioccano. Innanzitutto c’è un codice: ogni “servizio” viene cifrato in sigle e recensito in un’apposita sezione. Su escortforumit.com, come se avessero acquistato un’auto o cavalcato un pony, i puttanieri valutano bellezza e abilità della ragazza nel dettaglio (ma anche nell’insieme, con un pratico “Fuckometer”).
Bach, romantico veterano iscritto dal 1999, vanta ben 43 recensioni nelle quali sembra parlare delle sue fidanzatine. Su Sharon potrebbe “scrivere un bignami, la conosco da cinque anni. l’estrinsecazione dell’essere escort: charme, eleganza, raffinatezza, intelligenza, cultura, simpatia, riservatezza, discrezione, bellezza”, in un’epoca di deprecabile “involuzione dell’escortismo”. Sono in parecchi a definire Sharon, top escort da 300 euro l’ora, “una bomba”, “il meglio della rete”: “È una signora, trattatela come tale e lei sarà la vostra Marlboro!!!”.
Il Club dei Fifty
Per gli squattrinati che hanno pagato il bollo e mandato la famiglia in vacanza, c’è sempre il Club dei Fifty. Su torinoerotica.com alcuni clienti hanno lanciato il thread “club dei 50-70”, dove recensiscono, con dovizia di dettagli e riferimenti toponomastici, le signorine di strada contenute entro i 50, massimo 70 euro.
Genoma racconta della sua predilezione per le ragazze dell’Est, come Elena, “timbrata” da mezza torino; Dr. Clito, commosso dall’affinità elettiva, parte con il suo amarcord: “l’anno scorso avevo trovato molte romene, soprattutto in macchina, di bocca senza, coperto solo in Rai2, a 50-70 rose. Che inverno!”.
È un uomo di mondo: “Le thai non sono belle; tette piccole, senza culo, ma ti danno l’impressione per 30 minuti di essere un boss di una white house d’oriente. Mi abbottonano la camicia, mi mettono la giacca, mi legano le scarpe. Lisa-cin è felice quando mi vede, mi propone sempre ragazze nuove. Con 60 eurini ti apre le porte del paradiso”.
Qualcuno dica alla Santanchè che il suo referendum è inutile… i clienti, poveri incompresi tenuti in assoluta castità dalle mogli (secondo un’antica leggenda metropolitana), cercano soltanto un po’ di sesso: possibilmente condito con GFE (Girlfriend Experience) come se fossero con la propria fidanzatina e non con una fredda professionista che vuole spillargli soldi (ma allora perché non ci restano, con le fidanzate?), intervallato da piacevole Social Time (quattro chiacchiere poi ricominciamo), un po’ di FK (French Kiss, ovvero slinguazzamenti vari), un bel BJ per ripartire (blow job, la vecchia fellatio, possibilmente “cabrio” o “scoperto”) fino all’affondo finale, magari su Rai2 (il secondo canale, o lato b: famolo strano).
Ma attenzione: mentre loro hanno la panzetta, i denti gialli e un odore disgustoso, tu devi essere soda come una statua di Michelangelo, bella come una dea, simpatica come un’amica, accogliente come una moglie, muta come una foto e mugolante come una cagna: pago e pretendo, no?! Ecchecavolo! Quanto alle rose, da che mondo è mondo tutti la vogliono gratis. «Se non fai la prova non riuscirai mai a sposarti! prova con me!!» Chi ti ha detto che voglio un marito? Tu sei già sposato! «cocca, questo mese c’ho mutuo e condominio: puoi metterti una mano sulla coscienza?» E che, sono già cominciati i saldi? «Ma tu fai tutto? sì, insomma, sei completa?» Oddio, ho fatto la revisione, il meccanico dice che è tutto a posto… ma la più antica, la più banale e immancabile tra le domande è questa: «perché lo fai?». Forse perché ci sono quelli come te.
A cura di Giamila Yehya/ foto di Reporters Associati
LA SCHEDA: CINQUANT’ANNI DI LEGGE MERLIN
La legge Merlin entra in vigore nel settembre 1958, esattamente 50 anni fa. E bandisce le case chiuse. Un provvedimento che cambierà la storia del nostro Paese. Prima del 1958 le case chiuse erano legali. I locali di meretricio vennero approvati con il Regio Decreto numero 773 del 18 giugno 1931 in materia di pubblica sicurezza: lo stato teneva sotto controllo la prostituzione, incassava parte delle entrate, e le donne che ci lavoravano erano sottoposte a controlli sanitari. Oggi, senza i bordelli legalizzati, il mercato del sesso si è trasferito sui marciapiedi delle nostre città. Nessun controllo igienico. Donne, spesso minorenni (circa il 20 per cento), controllate e schiavizzate dal racket dei protettori. A volte malmenate e rapinate da delinquenti. Erano questi i risultati che auspicava Lina Merlin, la senatrice socialista che nel febbraio 1958 riuscì a far approvare il suo disegno di legge? Sostenuta da molti parlamentari di area cattolica, la Merlin presenta per la prima volta il Ddl nell’agosto del 1948: niente più case chiuse, pene severe per gli sfruttatori e rieducazione per le ex prostitute. Lo scorso maggio, Daniela Santanchè, esponente della destra, ha depositato una richiesta referendaria per abolire la legge merlin: ma tra le dirette interessate molte la pensano diversamente. (A.M.) FINE