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Intuito femminile

Sono Gabriella una ragazza di 23 anni, capelli a caschetto castani, occhi castani ed alta 1, 74, dicono molto carina.

Correvo con l’auto sulla statale e pensavo “se mamma e papà sapessero che sto andando da Sergio, mi avrebbero fatto una scenata, meglio una piccola bugia. Non gli piace proprio, questo ragazzo, perché ha il vizio di giocare ai cavalli, almeno così dicono in paese, però per me non è vero, anzi per me è molto onesto, intuito femminile, anche se ci conosciamo da poco tempo. Uffa che caldo stasera, era meglio che invece dei jeans e camicia lunga bianca mettevo qualcosa di più leggero”

Arrivo al luogo dell’appuntamento, un bar in centro, e lui è lì sul marciapiede che mi aspetta, fumando. Parcheggio scendo “ciao amore” mi avvicino per dargli un bacio, ma lui mi prende per un braccio in modo deciso “dobbiamo andare su presto. Prendiamo la mia auto poi ti riaccompagno”. Mi spinge in auto e parte sgommando. Penso “vorrà farmi una sorpresa” pertanto non gli chiedo niente. L’auto và molto veloce, siamo quasi al paese vicino quando gira in una stradina secondaria che porta ad una bellissima villa. “Tesoro che bella sorpresa, mi hai portato casa tua, non lo avevi ancora fatto”.

Entriamo mi fa cenno di andare in salone “aspettami io arrivo subito”. Un bel salone, arredato con gusto. Sento dei passi, molti passi, entrano cinque uomini e Sergio. Uno di loro, il capo “avevi ragione è proprio una bella figa, se sarà brava ti daremo ancora due settimane di tempo per pagare il tuo debito”.

Ero merce di scambio, non potevo crederci. Sergio “io vado”. Il capo “tu non vai da nessuna parte, stai lì seduto e ti godi lo spettacolo; ti faccio anche una regalino”. Sergio non fiatò nemmeno, si sedette su una poltrona”. “Ragazzina come ti chiami” “Gabriella” “Bene Gabriella ora andrai dal tuo ragazzo e gli farai un pompino” “Ma… ” “SUCCHIALO” gridò. Spaventata mi avvicinai, mi inginocchiai, slacciai la cintura e la cerniera, il bastardo ce lo aveva già duro, lo presi in mano e me lo ficcai in bocca. “Succhia troia, e non perdere neanche una goccia” disse uno. Spompinavo a tutta foga, un getto di sperma caldo mi inondò il cavo orale. “Bacialo”, disse l’uomo. Senza farmelo ripetere lo baciai sputandogli in gola il residuo di liquido che mi era rimasto in bocca. Mi girai.

Tutti e cinque erano nudi, i loro cazzi già duri, quello del capo era mostruoso sia in lunghezza che circonferenza. Urlai, ma uno subito, da dietro mi tappò la bocca, mentre davanti mi strappavano la camicia e reggiseno. Il capo mi strinse violentemente le tette “se gridi ancora, brutta troia, te le strappo” e strinse di più fino a che io dissi “va bene, sto zitta”.

“Togliti i jeans” e lo feci “togliti le mutande” e lo feci. Ero nuda, e loro mi guardavano, girandomi attorno con i loro cazzi dritti.

Fece schioccare le dita ed in un secondo mi trovai stesa sul tavolo con la mia figa vicino al bordo. Il capo iniziò a leccarmela (ci sapeva fare lo stronzo), un altro mi girò la testa di lato e me lo ficcò in bocca, schizzandomi subito. Intanto si era fermato di leccare e mi strusciava il suo uccello sulla clitoride, poi con un colpo secco mi infilò, ebbi subito un orgasmo. Continuava a scopare senza fermarsi, gocciolava di sudore, i suoi testicoli mi sbattevano sulle natiche, penso di essere venuta altre due o tre volte, non capivo niente, presi due uccelli con le mani ed iniziai a masturbarli così freneticamente che poco dopo mi sborrarono sulle tette, uno se lo menò da solo e mi schizzò in faccia, solo il capo non veniva. Ad un certo punto lo estrasse facendo fare alla mia vulva uno stranissimo rumore, mi tiro giù dal tavolo mi piegò a 90, mi sputò sul culo e mi inculò. Non si fermava era pazzesco ! colavo godimento da tutte le parti e a quel punto dissi “datemi un cazzo in bocca” fui soddisfatta “tieni troia” e bevvi fino all’ultima goccia.

Spompinavo e lo prendevo nel culo. Il capo, ad un certo punto, mi prese dalle cosce e mi sollevò, sempre lasciandomelo nel culo, ero sospesa a mezz’aria con le gambe aperte e la figa oscenamente in mostra, che mi venne riempita subito da un cazzo, già nuovamente duro, che scivolò dentro senza fatica, fradicia com’era, che nell’orgasmo impiastricciò la mia folta peluria.

Mi fecero sdraiare per terra sopra ad uno di loro che me lo metteva in figa, il capo riprese a sfondarmi il culo. Gli altri tre si avvicinarono e via: uno in bocca e due in mano. Ero piena. Altri orgasmi. Quello in bocca schizzò, quello in figa sborrò, quelli che avevo in mano a turno me lo misero in bocca riempendomi di sperma. Solo il capo che continuava ad incularmi non venne.

Mi inginocchiò, lo presi in bocca ed iniziai un pompino con tutte le mie capacità. Dopo non so quanto tempo, avevo la bocca ormai indolenzita, il capo iniziò a gemere, e sentii in gola decine di schizzi di sborra calda e saporita, glielo ciucciai ancora fino a pulirlo completamente. Mi sdraiai a terra esausta.

Ma il capo mi fece notare che Sergio aveva il cazzo duro e in mano “fatti inculare dal tuo fidanzatino”. Senza proferire parola mi alzai, mi piegai sul tavolo ed un secondo dopo avevo il cazzo del bastardo che mi scuoteva l’intestino. Mi venne dentro. Rimasi così appoggiata sul tavolo, avevo sperma dappertutto, culo e figa grondanti. Sentii il capo che diceva “andate a chiamare i quattro di guardia e dategli il cambio”.

Ero intontita, ma non così tanto da non accorgermi che poco dopo un cazzo da dietro mi si infilò in figa, anch’esso di notevoli dimensioni. Sbattè violentemente una decina di volte poi mi sborrò sulla schiena. Subito un altro uccello in vagina, questo venne dentro. Quindi uno nel culo che mi riempì le viscere di seme. Mi fecero sedere e l’ultimo mi sborrò sulla faccia e sui capelli mentre lo menavo. Scivolai a terra e svenni.

Mi svegliai che ero stesa per terra con il capo sopra che mi stava fottendo, “basta” urlai; un ceffone mi intontì, ma non persi conoscenza. Finalmente venne. A questo punto persi, nuovamente, conoscenza.

Quando mi svegliai non c’era più nessuno, guardai attorno ma non vidi i miei vestiti, c’erano solo le scarpe e la borsetta. Ero tutta sporca di sperma, ne avevo dappertutto, pensai “ben 16 sborrate ho ricevuto”. Non potevo uscire così e per di più nuda.

Girai la casa alla ricerca di un bagno “trovato e con la doccia”. Fatta la doccia iniziai a cercare qualcosa da mettermi addosso. “Oh quanti vestiti” esclamai aprendo un armadio, “sono della mia misura”. Scelsi delle mutandine nere, una minigonna nera, una camicetta luccicante blu. Presa la borsa sono uscita. Mi incamminai sulla statale verso il mio paese, alzando il dito dell’autostop.

Saranno state le due. Sulla statale passavano molte macchine al ritorno dalle discoteche. Finalmente una si fermò, tre ragazzi ed una ragazza. Musica techno a manetta. “Ciao me lo date un passaggio sino al paese. Mi si è rotta l’auto”. “Certamente, ci mancherebbe che lasciassimo sulla strada una bella ragazza”.

Che bravi ragazzi si vedeva proprio, intuito femminile. Quello alla guida “sono Marco 20 anni”; di fianco a lui “sono Monica 18 anni”; dietro alla mia destra “Giuseppe 19 anni”; alla sinistra “Franco 18 anni”; “grazie ragazzi, Io sono Gabriella 23 anni”.

Monica “mi scappa la pipì non ce la faccio più. Fermati al capanno”. Marco girò in un viottolo che portava ad una catapecchia. “Gabriella mi accompagni per favore, ho un po’ paura da sola” “Va bene” Entrammo nel tugurio, Monica “vado lì in una angolo a farla” “ti aspetto qui”.

Era buio e si vedeva poco, ma ad un tratto come un lampo una luce fortissima illuminò questo stanzone.

I quattro ragazzi ridevano. Il posto era squallido con dei materassi per terra, un tavolo ricoperto da bottiglie e lattine, alcuni specchi rotti appoggiati alle pareti, mozziconi di sigaretta dappertutto e una corda che penzolava dal soffitto al centro della stanza. “Ragazzi cosa c’è da ridere”.

Franco si avvicinò e disse “alza le braccia”, “ma cosa stà succedendò” “ALZA LE BRACCIA”. Me le prese le alzò lui e le legò, all’altezza dei polsi, alla corda penzolante. I ragazzi ridevano. Monica si avvicinò mi sfilò le mutandine tirò su la minigonna come per far vedere a tutti il mio pelo. Mi fece aprire le gambe, si sedette sotto ed iniziò a leccare. Passava la lingua dalla clitoride sino all’ano, lentamente; la inseriva nel taglio. Mugolavo dal piacere, e più mugolavo, più lei s’impegnava. Ahhhh “godo” dissi con un filo di voce. Lei si toccava e gemeva.

Fecero scorrere la corda, finché fu possibile sdraiarmi però non mi slegarono. La troia si sedette sopra la mia faccia e mi urlò “lecca, puttana”. Gli passai la lingua sulla rada peluria “ANCHE LA CLITORIDE E IL BUCO DEL CULO” sguaiò. Il suo orgasmo arrivò all’improvviso riempendomi la bocca di una sapore acidulo.

“IN GINOCCHIO” urlò Marco. Feci un po’ fatica visto che avevo sempre le mani legate. Poi tre pompini nell’ordine: Marco, Franco e Giuseppe. Non ce la facevo più ad ingoiare sperma.

Ad un tratto con una mossa fulminea qualcuno spense la luce, la corda si tirò fino a farmi penzolare. Rimasi appesa nel buio attendendo chissà quale orribile cosa mi sarebbe capitata… niente, il tempo passava. Lì appesa come uno straccio iniziavo a respirare a fatica. Urlai: “aiuto”.

Ecco dei passi, la luce all’improvviso, un uomo con lo sguardo un po’ truce mi si fa vicino. “Mamma mia, che faccia questo mi violenta; intuito femminile. Ma chi se ne frega tanto… ” pensai. “Signorina cosa le è successo. Ho sentito delle imprecazioni mentre passavo qua vicino e… “, intanto che parlava mi slegò mi adagiò sopra un materasso e “adesso chissà cosa mi fa… intuito femminile” pensai. Mi coprì con il suo giubbotto e “signorina mi aspetti qui vado a prendere l’auto, adesso sono in bicicletta faccio in un attimo”. Eccolo “ora avrà portato qualcun altro per farmi la festa…. intuito”.

Da solo! , “si sorregga a me l’auto è qui fuori”. In auto “vedrà in un attimo siamo all’ospedale lì potrà denunciare anche l’accaduto”; “no per favore mi porti alla mia auto”, “ma sign…. “, “la prego”. “Va bene”. Gli spiegai dove era la mia macchina e dopo cinque minuti stavo già guidando verso casa mia.

La testa mi scoppiava un dubbio lacerante vagava: “far finta di niente per la violenza subita o denunciare e preparami a visite indecenti, interrogatori che ti fanno sentire una puttana, tribunale, avvocati, accuse di adescamento, giornalisti”. Nel mio letto il pianto liberatorio, il sonno, l’incubo “signorina Gabriella ma lei ci ha detto che avuto più orgasmi allora le è piaciuto, non si è trattata di violenza, lei ci stava” “durante l’eiaculazione nei rapporti orali perché non ha sputato, lei non ha morale” “gli imputati si alzino: 18 mesi con i benefici di legge, essendo incensurati”.

Il giorno dopo appena alzata come un automa mi vestii, mi truccai, mi avvicinai alla finestra e……… mentre il mio corpo volava l’ultimo pensiero “fan culo l’intuito femminile”. FINE

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