Fermarono la macchina nella prima piazzola di sosta che trovarono… Erano tutti e due infoiatissimi, si spostarono sul sedile di dietro della macchina e presero a baciarsi… Lei in particolare era un vero tornado, muoveva la lingua nella sua bocca senza fermarsi un secondo, lui si adeguò al ritmo carezzandole la schiena, sollevandole la camicetta leggera ed apprezzando la freschezza della sua pelle. La mano finì sul gancio del reggiseno e lo slacciò, lei finì di sfilarselo e i seni si alzarono liberi. Luca li prese nelle mani, continuando però a giocare assieme a lei con la bocca. Fu il turno di Roberta ad essere audace, mandò la sua mano destra su per la sua coscia, fino a carezzargli il membro da sopra i pantaloni, apprezzandone le dimensioni da sopra i jeans, poi prese a sbottonargli i pantaloni, che Luca alzandosi leggermente lasciò volentieri scivolare sul fondo della macchina. Poi toccò a lui toglierle i pantaloni, approfittando per far scivolare la mano sull’interno delle cosce. Ora erano seminudi tutti e due; lui era rimasto con la maglietta ed un paio di boxer larghi, aperti sul davanti, che permettevano a Roberta di godere la vista del membro rosso e eretto che premeva per uscire. Lei aveva la camicetta da cui trasparivano i bei seni, con le punte dei capezzoli che sollevavano il tessuto ed un paio di mutandine di pizzo nero. All’unisono, lei gli sfilò la maglia e lui le tolse la camicetta…
Poi lasciò a Luca l’iniziativa. Le fece i complimenti per i seni, bianchi, gonfi e sodi, dalle areole ben marcate. Li carezzava lentamente ma con decisione, poi abbassava la bocca a tempestarli di baci, provocando i gemiti di Roberta, che aumentarono quando, tenendole il seno destro nella mano, prese a succhiarle delicatamente il capezzolo sul cuore, godendo del sentirlo aumentare di consistenza… Lo prendeva e lo lasciava, ci faceva battere su e giù la punta della lingua. Riservò lo stesso trattamento all’altro seno, mentre
faceva scendere la mano sulle sue natiche, con lievi puntate sotto l’elastico degli slip… Roberta sentiva il sesso che le pulsava sempre più, , e ad un tratto diede a Luca una leggera spinta facendolo finire giù lungo il sedile, a gambe leggermente aperte. Ora tocca a me, gli disse, e gli sfilò i boxer provocando lo scatto verso l’alto del pene eretto che si affrettò a stringere nella mano… Ti farò impazzire, gli disse, mentre lo accarezzava sulla punta con il palmo della mano, e con l’altra tratteneva delicatamente i testicoli, facendoli passare tra un dito e l’altro… La mano dalla punta prese ad andare su e giù, finchè Roberta non si chinò del tutto e lo prese in bocca. Prima solo il glande, di cui godette come poco prima lui dei suoi capezzoli; succhiava e leccava con grande lentezza, mentre lui poteva godere anche del contatto dei suoi seni che strusciavano sull’asta ed a tratti sul ventre, quando Roberta si abbassava a prenderlo tutto in bocca…
A fatica Luca riuscì a sussurrarle di rallentare un attimo, si tirò su e fece stendere lei, sfilandole gli slip, tutti appiccicosi delle sue voglie, che le avevano reso il sesso di un bel colore lucido; Luca si gettò su quel ben di Dio con foga, prendendolo tutto tra le labbra, attirando in bocca la sua carne, succhiando con voluttà gli umori che Roberta aveva tra le gambe. Poi le salì sopra con tutto il corpo e la penetrò, lentamente, facendole sentire ogni centimetro del suo membro che le divaricava le labbra, le apriva la carne, entrava fino ad essere un tutt’uno con la sua fica che, quando fu tutto dentro, si richiuse su di lui a non volerlo più fare uscire… Un istante rimasero fermi, godendo uno del piacere che vedeva sul volto dell’altra. Poi Luca uscì un poco e rientrò, ed ancora, sempre con maggior decisione; tutti e due gemevano, Roberta ad un certo punto prese tra i denti la sua carne, sulla spalla, Luca diede un colpo più forte ed esplose dentro di lei, che venne subito dopo, tremando in tutto il corpo e gridando il suo piacere.
Rimasero un po’ così, scossi di tanto in tanto da un orgasmo che sembrava non finire. Poi lui la tirò su, senza uscire da lei, stringendo a sè il suo corpo… sognando il momento in cui l’avrebbe presa ancora. FINE