Sono le 9 quando mi alzo dal letto e mi preparo una ricca colazione.
Suona il telefono, è il figlio del portiere: “Giovanna allora sei sempre disponibile per oggi pomeriggio? “.
“Penso di sì, per essere sicura dovresti telefonarmi all’ora di pranzo”.
“Ok a dopo allora”.
“A dopo”.
Mi metto una vestaglia lunga e riassetto la camera. Suona il campanello, vado al citofono: “Allora bella signora, vuoi comprare qualcosa da Mohamed? ”
“Mi ero scordata, sì entra pure”, apro il cancello e la porta e l’attendo nel corridoio d’ingresso.
“Buongiorno bella signora”
“Accomodati è tanto tempo che non ti vedevo”
“Sono tornato al mio paese per un po’ di tempo ma eccomi di nuovo qua”.
Ci sediamo in sala l’uno di fronte all’altra. Noto subito il suo sguardo che si posa sulle mie gambe lasciate scoperte dallo spacco della vestaglia da camera. “Cosa hai portato di bello?”.
“Due miei amici che vorrebbero conoscere la troia bianca di cui da tanto tempo sentono parlare”.
“E dove sono?”.
“Ho detto loro di aspettare in giardino”.
“Falli accomodare”.
“Va bene, ma voglio avvertirti sono dei tipi molto autoritari, so che a te piacciono ma se non vuoi è lo stesso, io ci tengo alla tua amicizia”.
“Falli entrare”.
Entrano in sala due colossi neri dalle spalle larghe sostenute da una enorme massa muscolare.
“La signora vuole vedere dei tappeti”.
“Certo ne abbiamo alcuni che sono bellissimi”.
Poggiano il pacco della loro mercanzia e cercano i tappeti, ne distendono uno per terra: “Ecco questo è autentico pakistano”.
“Molto bello” mi alzo per vederlo più da vicino. L’uomo è rimasto in ginocchio e da quella posizione può godersi un ampio scorcio delle mie gambe.
“Ne vorrei uno più grande ne avete?”.
“Qui no, ma possiamo portarlo domani”.
“Bene gradite qualcosa da bere?”.
“Molto gentile davvero”.
Mi dirigo verso il mobile bar mentre i tre uomini si siedono sul divano. Torno offrendo loro una bevanda, mi siedo di fronte a loro accavallando le gambe.
“Bella la signora vero?” domanda Mohamed ai suoi amici.
“Molto bella, ha due bellissime gambe”.
“Siete molto gentili”.
Sorrido ai tre uomini divertendomi ad eccitarli col movimento delle mie gambe.
“Non ha paura a ricevere tre uomini sconosciuti tutta sola?”.
“No, perchè mai?”.
“Potrebbero abusare di lei”.
“Pensate che sia possibile?”.
“Vestita in quel modo sì, o forse è proprio quello che cerca”.
“Ma come ti permetti?”.
“E’ da quando siamo entrati che fai di tutto per farti guardare, credi che non ce ne siamo accorti?”.
“Ne conosciamo molte di puttane bianche a cui piace farsi guardare”.
Il loro modo di fare è molto deciso. “Apri quella vestaglia, troia, che vogliamo vederti bene”.
“Ma siete impazziti?”.
Uno dei due nuovi arrivati si alza di scatto e una volta vicino mi schiaffeggia con forza: “Apri la vestaglia!”.
Obbedisco mentre lui torna a godersi lo spettacolo dal divano: “Ed ora apri bene le coscie”.
Le divarico per quanto mi è possibile arrivando a poggiarle sui braccioli della poltrona.
“Hai proprio una bella fica, ed ora alzati e togli la vestaglia, voglio scoparti subito, ma prima succhiami bene il cazzo”.
Tira fuori una verga enorme e me la sbatte subito in bocca, tanto grande che sento i muscoli della mascella si dilatano come non mai. Io sotto sono un lago, bagnatissima come non mai, mi piace l’uomo autoritario.
“Succhia, succhia!”. Mi intima con quel cazzone enorme. Mentre lo faccio arriva l’altro: “Girati!”. Mi giro e sento entrare nel mio corpo un membro che capisco benissimo essere più grande di quello che ho in bocca. Li sento godere come forsennati. All’improvviso dalla fica prova a sbattermelo nel culo, ma gli chiedo di fare piano. E così fa. Lui seduto sul divano e io a gambe aperte mi faccio prendere da dietro. Restando con le gambe aperte il primo finalmente lo sfila dalla mia bocca (le mascelle mi fanno proprio male) e ne approfitta per scoparmi davanti. Ho i due cazzi dentro ed è lì che urlo di dolore, tanto che liu supplico di smetterla, ma in realtà voglio che vadano avanti. Mi pompano tantissimo fino a che quello che mi ha preso davanti lo sfila dalla fica e mi ordina: “Apri la bocca, devo sborrare!”. E così faccio, avreio faccio tutto quello che mi avessero ordinato. Volevo essere la loro troia da sbattere continuamente. Mi sborra tanto latte in bocca che non riesco tutto ad ingoiare e mi viene un colpo di tosse. Quello da dietro lo sfila dal culo mi gira e me lo infila subito in bocca. Sborra anche lui in tanti getti copiosi. “Apri la bocca, voglio vedere la sborra prima che la ingoi”. Apro la bocca, mi sento tanto sperma denso e caldo in bocca che dopo un po’ ingoio.
Finiscono con lo sbattermi i loro cazzoni in faccia, ormai non più tesi ma sempre enormi. Qualche goccia di sperma esce, ma non mancano di farmi leccare ed ingoiare anche quella. “Ci vediamo domani, con il tappeto più grande”, ma uno dei due. Io resto sul divano a pensare a quella grande sensazione di dominazione che due uomini sanno dare, quando durante un amplesso ti trattano come un oggetto da utilizzare per sfogare il loro istinto animalesco. Sei il loro strumento di sesso e a me piace lasciare campo libero. Mi piace lasciare un bel ricordo. Spero proprio che venga presto domani… FINE