Un giorno padrone Rocco mi chiamò e mi disse che aveva ricevuto l’incarico dal conte Bellis di rimettere a posto la taverna della villa che aveva nell’entroterra ma aveva espresso la condizione che la persona che l’avrebbe fatto doveva essere fidata e obbediente.
Accettai volentieri anche perché il compenso era veramente allettante e poi, sinceramente, volevo conoscere altre persone all’infuori dei mie padroni ed i loro soliti amici.
Il lunedì successivo mi presentai alla villa, prima di partire avevo consumato la solita “colazione” con i padroni e quindi dopo aver ricevuto la solita razione di fiotti, mi fecero una accurata doccia e, visto che sarei rimasta lontana da loro per un po’, mi feci applicare il solito tubetto al pisello e non contento mi infilai personalmente un piccolo vibratore nel buchino; indosso avevo un body nero e sopra la mia tuta di lavoro.
Effettivamente era una gran bella villa con un enorme giardino, suonai e mi venne ad aprire una cameriera di circa quarant’anni con un ridicolo grembiulino che la copriva ben poco.
Fui portato dal conte, un uomo magro sui sessant’anni, che mi spiegò il lavoro che avrei dovuto fare: da un paio d’anni la taverna era chiusa, ma ora voleva riaprirla per gli amici e quindi avrei dovuto rimetterla in buono stato facendo anche qualche riparazione.
Mentre mi spiegava il lavoro notai che, girandomi attorno, stava osservando il mio corpo in lungo ed in largo: pensai che fosse un po’ strano ma non immaginavo che in realtà non aveva bisogno solo del lavoro che avrei fatto ma anche del mio corpo …
Iniziai velocemente il lavoro ma poco dopo iniziai ad avere caldo e quindi sbottonai la parte superiore della tuta, in quel modo era evidente che sotto indossavo uno sfizioso body nero da cui spuntavano le mie tettine ormai ben rassodate dai numerosi giochi a cui mi avevano sottoposto i miei padroni.
Verso mezzogiorno, mi trovai dietro la schiena il conte che evidentemente mi aveva spiato per tutta la mattinata, infatti, mi abbracciò e accarezzò dapprima le tettine per poi scivolare sino al pube accorgendosi del tubetto che avevo schiacciato tra le cosce e del vibratore nel culetto. Rimase stupefatto, mi disse : “Avevo chiesto a Rocco di mandarmi un boccone speciale, ma non credevo che mi avesse mandato un boccone sopraffino! ”
Presi la palla al balzo e abbracciandolo al collo gli risposi: “Grazie conte dell’apprezzamento, mi chiamo Barbara e se lei vorrà saprò farmi apprezzare ancora di più. ”
Mi portò nelle sue stanze, mi spogliai sensualmente della tuta e del body davanti a lui, tolsi il vibratore dal culetto rimanendo nuda col solo tubetto che faceva capolino tra le mie cosce ed entrai nella doccia per preparami a soddisfare il conte.
Finita un’eccitante doccia in cui lavavo ed esploravo ogni angolo del mio corpo uscii e trovai oltre al conte anche la cameriera, Laura, che solo ora che indossava un piccolo grembiule vidi essere un uomo con tanto di pisello lungo come non avevo visto mai: il conte era proprio un uomo con gusti raffinati.
Laura mi asciugò e mi accompagnò nel grande letto a baldacchino del conte; ora ero nuda col tubetto sul pisello tra le braccia del conte: mi accarezzò e baciò le tettine facendomi rizzare i capezzoli, scese sul pube controllando che il mio pisello fosse ben stretto nel tubetto e passando tra le cosce arrivò al mio buchetto, accennò un affondo col dito medio e vedendo che il passaggio era abbastanza praticabile ordinò a Laura di spalmarmelo con della vaselina.
Mi stesi a pancia in giù e mentre Laura lubrificava dentro e fuori il mio buchino, iniziai a massaggiare e leccare pisello e testicoli del mio nuovo padrone. L’effetto fu subito evidente, il pisello si ingrossava sempre di più per cui, aiutato dal conte, iniziai un bocchino molto sensuale; Laura nel frattempo, obbedendo ad un cenno del conte, aveva preso un dildo tutto nero e con movimenti calmi entrava ed usciva dal mio culetto.
Il conte mi fermò, mi ordino di sedermi accovacciato sul letto in modo che il dildo mi penetrasse sin nelle viscere: il piacere si impossessò di me, mi contorcevo come una vera puttanella; nel frattempo il conte si fece portare da Laura delle pinzette legate fra loro con appeso un grosso ciondolo e le applicò ai miei capezzoli accrescendo in me il piacere e il dolore nello stesso tempo.
Mi fece alzare e applicò anche ai miei testicoli due pinzette con un altro pesante ciondolo: sembravo ingioiellata per una festa di gala.
Mi prese per mano e mi portò in giardino, la mia andatura era molto buffa: il dildo nel culetto, dilatandolo, mi faceva camminare con il sedere all’insù, le pinzette mordevano le mie parti intime e i ciondoli ballavano a destra e a sinistra; ci accomodammo a tavola e sedendomi al suo fianco mi impalai ancor di più col dildo.
Iniziammo a pranzare e da brava servetta l’aiutavo a mangiare i deliziosi piatti che Laura aveva preparato mentre lui continuava a palparmi su tutto il corpo strattonando, con mio sommo piacere, i ciondoli che avevo attaccato.
Finito il pranzo il conte doveva riposare un attimo, tornammo in camera sempre con la mia andatura buffa: per aiutarlo nella pennichella volle un vorace pompino che espletai in maniera più che sensuale con tanto di fiotto finale nella mia bocca.
Ordinò a Laura di ripulirmi e poi volle che mi sdraiassi al suo fianco ma con una variante: mi fece togliere il dildo e mi fece inserire al suo posto una strana cordicella che aveva cinque palline a distanza uguale: lui tirava la cordicella e le palline scorrevano nel mio culetto regalandomi un piacere a me sconosciuto, Laura me le reinseriva, con altrettanto piacere, pronte per un’altra tirata del conte. Il giochetto durò per cinque minuti poi il conte si addormentò e io rimasi sola col mio piacere nel culetto.
Al risveglio il conte fu felice di vedermi così agghindata nel suo letto, mi tolse le palline e ordinò a Laura un caffè per se ed un beverone per me spiegandomi che aveva un’idea “sportiva” per il pomeriggio.
L’idea fu grandiosa, il conte ama i cavalli e quindi io avrei fatto per lui da graziosa pony!
Chiamò Laura che arrivò con degli strani aggeggi: una cuffietta con un pennacchio che mi mise sulla testa, una stana imbracatura con dildo e coda che mi sistemò legandomela in vita, infilandomi il dildo nel culetto; tolse le pinzette dai testicoli, passò una striscia di cuoio sul davanti del mio pube schiacciando tra le cosce il mio tubetto col pisello e la agganciò alla cintura. Così facendo mi ritrovai come un perfetto pony: il pennacchio in testa, il dildo nel culetto nascosto dalla coda di cavallo e con un piccolo sulky agganciato all’imbracatura; anche il conte rimase esterrefatto, non aveva mai posseduto una bella puledrina così!
Si accomodò sul sulky, prese le briglie e con una leggera frustatina sulle mie chiappette mi ordinò di trotterellare: all’inizio feci un po’ di fatica per la mancanza di allenamento ma la mia giovane età e il nuovo tipo di piacere pian piano mi fecero abituare a questo esercizio. Mi indirizzò verso le stalle, il dildo piantato nel culetto mi faceva assumere un’andatura strana ma nello stesso tempo, ormai abituato a contenere qualche aggeggio, il mio buchino provava piaceri incontenibili; mi fece fermare davanti ad uno stalliere e gli ordinò di controllare che tutti i finimenti fossero a posto. Questi, un omaccione grande e con un ghigno da assatanato, pensò bene di dare dei tremendi strattoni all’imbracatura, così controllò bene come aveva ordinato il padrone ma nello stesso tempo era riuscito a spingermi il dildo fin quasi in gola; non contento di ciò, controllò anche che il pube del pony fosse a posto: slacciò la striscia di cuoio e mi strizzò animalescamente testicoli e tubetto con le sue enormi mani; per finire l’opera tirò a se anche le pinzette sui capezzoli e vedendoli ingrossarsi rispose al padrone che la puledrina era a posto.
Ripartimmo, la sosta seguente me la fece fare nell’altra stalla distante circa cinquecento metri; qui scese dal sulky e mi sussurrò all’orecchio che voleva vedere la sua puledrina accoppiarsi con uno dei suoi puledri e quindi ordinò ad un altro stalliere di portare Black, un puledro già abbastanza grande e mi fece slegare da tutti i finimenti.
Luca lo stalliere mi tolse l’imbracatura con molta attenzione per cui non sentii dolore anche quando mi sfilò il dildo e mi lasciò nuda col pennacchio in testa, ciondoli ai capezzoli e tubetto.
Il conte si sedette per godersi lo spettacolo: mi infilai sotto al puledro e con delicatezza iniziai a masturbare il suo cazzo; Black apprezzò molto il servizio ed in breve sfoderò un cazzo di dimensioni impressionanti.
Era sottinteso che la puledra Barbara non avrebbe preso nel culetto quel mostro anche perché il buchino lussurioso avrebbe ricevuto più tardi qualcosa di più nobile; nonostante ciò, con alcune acrobazie riuscii a infilarmi il mostro tra le cosce proseguendo la masturbazione a Black come fosse una sonora inculata.
Black venne con un getto spaventoso spruzzandomi completamente cosce e gambe; anch’io ebbi una specie di orgasmo sentendo tra le gambe un uccello così enorme ma, cosa più importante, anche il conte fu contentissimo dello spettacolo che la sua puledrina Barbara gli aveva mostrato.
Il conte ordinò alla moglie dello stalliere di lavarmi; Lara mi portò nella vasca, mi staccò ciondolo e tubetto, mi diede una lavata fin troppo ossessiva indugiando nel mio culetto e sul pisello e mi asciugò strusciando altrettanto attentamente su tutto il corpo.
Luca mi rimise i finimenti, tranne il tubetto che il conte volle applicarmi personalmente e con la solita frustatina sulle chiappette mi fece ripartire alla volta della villa.
Giunti in villa il conte, vedendomi sudata e un po’ stanca, mi affidò a Laura ordinandogli di prepararmi per il servizio finale come le aveva detto.
Laura mi condusse in una grande stanza da bagno, mi tolse tutto quello che avevo indosso e mi passò il corpo con una spugna umida come fossi una puledra di gran valore; mi fece stendere su un lettino a pancia in giù inserendomi il beccuccio di un clistere contenente un liquido molto profumato: ah che sollievo, era tanto tempo che non provavo tre buoni litri di clistere; mi aiutò a sedere sul water per espellere tutto il liquido ed io, riconoscente di ciò che aveva fatto al mio corpo in tutta la giornata, la ricambiai, all’insaputa del conte, di un vorace pompino al suo cazzo rigoglioso.
Venne in maniera animalesca, ah il conte che intenditore con i collaboratori, si ricompose e mi lavò tutto il corpo con dei modi a dir poco sublimi; Laura mi vestì: mi applicò il tubetto, non prima di avermi fatto un veloce pompino senza portarmi all’eiaculazione, mi mise un corsetto che legò dietro la schiena facendomi mancare il fiato, mi piegò il tubetto col pisello tra le cosce rendendo flessuoso e femminile il profilo del mio corpo e mi fece indossare degli strani slip che avevano una buffa peluria sul davanti ed una fessura a mò di vagina. Mi baciò e mi portò nella camera del conte.
Il conte mi accolse a braccia aperte nel letto, mi elogiò per come ero terribilmente femminile e dopo avermi baciato in bocca, ricambiato, mi allargò le gambe penetrandomi nella finta vagina che avevo sul pube: eravamo in estasi, mi sentivo praticamente una donna al servizio del proprio padrone e lui poteva finalmente sverginare la sua servetta; sentivo il suo grosso e caldo pene sul mio pube che scorreva frenetico, venne e mi sentii inondata dal suo caldo sperma.
Il tempo per un rapido scambio di baci e mi venne sopra inserendo il suo cazzo caldo nella mia bocca: lo spompinavo con maestria aiutato dalla sua mano che mi spingeva a se; venne e mi inondò bocca e faccia.
A questo punto volle la prova finale: mi spogliò completamente e con un colpo secco affondò il suo cazzo nel mio culetto: mi montò come uno stallone fa con la propria puledrina, quando stava per scoppiare mi prese il pisello e masturbandomi fece in modo che tutti e due scoppiassimo contemporaneamente come due teneri amanti. FINE