Quando ho visto la donna inseguita dai tre lucertoloni, ho avuto un sussulto: poteva toccare a me. In quelle gallerie male illuminate, piene di ombre e false luci, sentirsi agguantata alle spalle da un essere umano dipinto di verde, con una cresta che gli corre giù quasi fino alla prima vertebra, più strani arabeschi tatuati o dipinti sulla pelle… brrr! E quando cerchi di fuggire e t’inseguono in tre – gli altri due sbucati da un’altra galleria – c’è solo spazio per il terrore. Non so dove siano finiti: ogni tanto qualcuno sparisce, per poi farsi sentire – gemiti o urli che siano – in qualche grottone.
La pianta di questo posto? Una tana di talpe: cunicoli vari e tortuosi ora comunicano con ampi spazi centrali o laterali, ora conducono in cieche gallerie davanti alle quali l’occhio terrorizzato del fuggitivo si arresta solidale con il proprio corpo. Per puro sadismo, talvolta uno specchio riflette la propria immagine in fine corsa. Doppio terrore!
Ecco, ho capito dov’è finita quella donna: l’hanno portata di peso nella stanza dell’olio. Sì, dell’olio: l’hanno infilata nuda in un orcio interrato sul fondo del locale, pieno di olio d’oliva. Per un attimo anche la sua testa è sparita dentro la giara, nell’olio una volta extravergine, trattenuta da una forte mano maschile. Una volta tirata fuori di peso – ancora quasi stordita – se la sono abbracciata, stretta e massaggiata tutti insieme. Poi, a turno, la penetrazione. Lubrificata com’era, è stato facile anche al primo dei verdi amatori. La pelle bianchissima della donna fa un incredibile effetto con quei scuri corpi di rettili addosso. Lenti sono anche nei movimenti, sembra quasi ne stiano facendo sconcio pasto. Ma lei ormai non urla più, lascia fare del suo corpo un erotico scempio. Neanche l’ano, lubrificato, oppone più resistenza. Ormai la coprono in tre, ma il silenzio è preoccupante: che anche la bocca sia piena?
Vorrei avvicinarmi per capirlo, ma meglio restare al mio posto a toccarmi da sola attraverso lo spacco della mia lunga gonna. Sono sola? Non faccio a tempo a scoprirlo: un’ombra mi scorre davanti, tremolante per la candela romana che sparge lenta fiamma nel mio cantuccio. Niente paura: anche lui è verde e assai lucertolesco, ma non ostile. Gli bacio l’orecchio e lo invito a starmi accanto. Mi levo anche il reggiseno, così lo eccito un po’. Ma, a vederlo, l’amico è tutto moscio. Se lo dev’esser già lavorato una di quelle esuberanti signore divorziate entrate dopo cena. Magari è stata proprio la mia cara mammina…
Già, per loro è dura, poveri diavoli. Due rapporti al giorno, tre la domenica e riposo il lunedì. E neanche possono scegliere le amanti. Ma il contratto parla chiaro: o lavori bene o te ne vai, tanto fuori c’è la fila.
Queste erano in realtà cantine scavate nella pozzolana, nè mancano tuttora ottime bottiglie di vini d’annata. Al piano di sopra c’è anche un ristorante, peraltro attivo. Ma l’idea geniale è stata trasformare quello che c’era sotto in un club privè. Sono due mondi che non s’incontrano mai? Tutt’altro. Sorta di Metropolis alla rovescia, è il luogo dello scambio.
L’idea ha la sua storia. Stufi delle solite stanzette a porta aperta, dei vari guardoni istituzionali e delle finte sale di tortura, i clienti abituali e le coppie, sia giovani che meno giovani, due mesi fa hanno preteso che ci si inventasse qualcos’altro. Gli affari vanno male? Si cerca un creativo. Dopo i soliti tipi banali o loschi, si presenta uno semplicemente pratico di cinema e teatro. Una luce qui e una candela romana là, le gallerie sfruttate meglio e soprattutto una sorta di compagnia teatrale di scopatori, di artisti del sesso creativo. Giovani e belli tutti o almeno presentabili, qualche ragazza di contorno (ma non sempre le stesse) e soprattutto la possibilità per gli ospiti di prender parte al gioco sia come preda che cacciatori. Ma senza avvertirli.
Faccio un esempio: due mesi fa una donna è stata arrestata davanti agli altri da sei cazzuti aguzzini travestiti da miliziani e portata davanti al plotone di esecuzione. Strani fucili, visto che la canna finiva a forma di fallo e ne uscivano fortissimi schizzi di liquido (vorrei sperare acqua). Ma quando, nuda e bendata, la donna stava per essere giustiziata, quel pugno di guerrieri si è rivoltato verso il pubblico, ha arrestato almeno una dozzina fra uomini e donne, li ha portati in un altro locale e lì sono stati veramente cazzi loro per due ore filate. All’uscita erano stravolti, sia uomini che donne.
Mai frustare per primi! Una fanciulla bendata può estrarre il tuo numero e ti ritrovi legato e scudisciato col torace prono su una panca di legno. Strani sgabelli per signore possono anche avere strane protuberanze nel centro, ma al buio, a sedercisi potrebbe toccare anche al marito, e meglio sempre non fare il furbo, altrimenti per punizione neanche ti passano la vaselina. Stai inseguendo forse una giovane ninfa per le gallerie? Turpe trappola, che finisce in una stanza la cui porta ti si richiude dietro le spalle: il tempo di abituarti al buio e ti metteranno le mani addosso almeno le due mature clienti che dovrai soddisfare con la lingua e con il membro. E non chiedere aiuto ai due marocchini di fuori, perchè sono già prenotati.
Già, gli immigrati. Pur di avere il permesso di soggiorno si adeguano anche ai lavori che nessuno vuole più fare. Per esempio? lo scopatore notturno. Lavoro duro ma ben pagato, richiede ormoni e muscoli, più la capacità di eccitarsi per davvero. E chi, se non loro? Nudi e ben oliati, se li litigano ogni notte.
Qualche volta – in genere il giovedì notte – la scena è più soft: quando nella sala centrale convergono le coppie dalle varie gallerie, un nerone nudo le aspetta al centro su una pedana girevole, col cazzo dritto a mò di ago di bussola. Chi vuole cambiare partner fa fare un paio di giri alla pedana e poi aspetta che l’ago si fermi: indicherà la persona con cui dovrà accoppiarsi per la notte. E se per caso l’ago della bussola si ammosciasse? Niente paura, c’è una ragazza che in silenzio pensa a tutto.
Giovane è anche l’altra fanciulla che incede lentamente a piedi nudi e spegne ad una ad una le candele della stanza, per poi sparire chissà dove (ma per una volta l’ho baciata a lungo sulla bocca). Insomma, qui non ci si sente mai soli.
Il vero problema? questo club non esiste FINE