Federica ha 18 anni, è magra, bella. Tiene gli occhi sempre aperti, verdi, sottili e le lunghe mani da pianista con la sigaretta accesa. Studia all’accademia di belle arti e si veste alla moda. Ha piccoli i seni e scavato il ventre con le ossa del bacino che sporgono. I capelli neri cortissimi, il volto affilato, le natiche possenti, come quelle di un’adolescente che deve ancora svilupparsi del tutto. Oggi è contenta perché inizia un gioco e si è messa la sua salopette migliore, con le superga e una maglietta bianca attillata. Sorride, fuma e beve da un calice colmo di vino bianco mentre aspetta la sua amica, seduta ai tavoli di un bar del centro di Milano.
Clara invece arriva in ritardo. È inglese, ma rassomiglia a una donna del sud. Nei suoi trent’anni ci stanno grossi seni dalla pelle scura, lunghi capelli ricci, un viso ovale fatto apposta per i grandi occhi scuri. Ha una gonna bianca, corta, che le fascia il culo e una giacca di uguale colore. È con lei che Federica deve misurarsi.
Non si sa bene chi abbia organizzato la gara e come sia stato possibile. Le due ragazze si conosco, Clara desidera la giovane artista da molto tempo, ma non si sono quasi mai sfiorate. Ricordano entrambe un bacio profondo, in una sera in cui erano sole per motivi diversi. Ma niente di più. E adesso si salutano piano, col sorriso complice degli amanti, mentre una decina di amici le stanno aspettando.
Salgono sull’auto di Clara che guida piano verso la grande casa che le aspetta. Ci sono cartelli di benvenuto sulle scale, un festone d’argento sulla porta e un sacco di mani da accarezzare appena varcata la soglia.
Gli amici le accolgono calorosi con appena un punta di imbarazzo sul mento. Sono tutti giovani tranne uno, che è il padrone di casa nonché il vero Demiurgo dell’incontro.
Sulla tavola ci sono vini e piatti freddi, perché il luglio è caldo e l’ospitalità
un’arte.
Mangiano, bevono, scherzano. Parlano della gara che sta per avere inizio. I seni di Clara sono una meraviglia sotto la giacca bianca e fantastica è la curva dei fianchi che la salopette di Federica lascia ampiamente studiare.
Finalmente il vecchio si alza e dichiara aperto il confronto. – Le regole le conoscete. – dice – Ognuna di voi, a turno, sceglierà un settore e darà prova delle sue capacità. All’altra spetta o di imitarla o di alzare la posta a suo piacimento. Vince quella delle due che non avrà ancora detto basta quando l’altra si sarà arresa. –
Tocca a Clara iniziare. Ed è smaliziata Clara, ha trent’anni e sa dove andare a colpire.
– Avrei bisogno di sapere se qualcuno di voi sente il bisogno di orinare. – Due mani si alzano adagio.
– Bene. Potreste farlo qui sul pavimento per favore? – E i due di prima si alzano dalle sedie, slacciano i pantaloni e formano con il loro piscio un pozza sul legno del pavimento.
A quel punto Clara si solleva la gonna per potersi inginocchiare. Sorride all’amica, mostra lo splendido culo appena interrotto dalla riga sottile di stoffa di un tanga bianco latte e, appoggiandosi con le mani a terra, inizia a leccare come un gatto l’urina per terra. Muove la lingua molto lentamente e la striscia con apparente voluttà sul pavimento, raccogliendo ogni volta qualche sorso di liquido giallo, caldo.
Federica la guarda esterrefatta, ma non fa parola. I ragazzi paiono divertirsi a quell’umiliazione volontaria.
Lo spettacolo dura un paio di minuti e fra la scena e le natiche esposte generosamente, qualche rigonfiamento ingombra i pantaloni dei presenti. Infine, asciugato tutto, Clara si alza, si riassetta la gonna e si siede accanto al vecchio, sicura di aver piazzato un bel colpo, tanto per iniziare.
– Bene – pensa Federica in piedi in mezzo alla stanza – ma non è necessario che lo faccia anch’io. Basta che scelga di rilanciare. Clara pensa di avermi già battuto, ma si sbaglia: io posso fare di meglio. – E mentre pensa questo Federica slaccia le due bretelle della salopette e si arrotola la maglietta. Si contano le costole sul suo torace e i piccoli seni sembrano piante grasse nel deserto. Federica porta un anello d’oro al labbro inferiore. Se lo toglie e apre la chiusura che da una parte termina con una punta aguzza. Dalla tasca tira fuori un accendino e brucia la punta dell’anello per sterilizzarlo. Poi, sempre in silenzio, afferra il capezzolo destro con due dita della mano sinistra e, lentamente, lo perfora passandolo da parte a parte con l’anellino.
– Terminato il piercing solo una stilla di sudore segna il volto di Federica che si volta trionfante verso Clara e la guarda con aria di sfida. Intorno alle due donne tutti tacciono.
Adesso è Clara a guardarsi intorno, alla ricerca di un’idea vincente. Non ha nessuna intenzioni di forarsi un capezzolo, le fa impressione. Ma questo significa che se vuole proseguire la gara deve inventarsi qualcosa e rilanciare. Le pareti bianche ruvide le danno l’idea. Si toglie giaccia e reggiseno e due grandi seni pieni e fermi fanno irruzione sulla scena. Clara si avvicina alla parete e sfiora con la mano le punte della calce rustica che le ricopre. Poi piega leggermente la testa all’indietro e si appoggia coi seni al rustico. Trattiene per un attimo il respiro e quindi comincia a strusciarli violentemente contro il muro. La pelle si graffia e quando un capezzolo viene strappato da una sporgenza più acuta delle altre Clara manda un piccolo gemito, ma si stringe ancora di più al muro, come volesse farci l’amore e continua a infliggersi quel supplizio. Due ragazzi si stanno masturbando lentamente e un terzo bacia voluttuosamente la bocca di Federica.
Clara a terminato il suo numero e si accosta a Federica per mostrarle il meraviglioso seno graffiato in ogni centimetro. Come a dire: “E adesso? “. Ma Federica la coglie di sorpresa.
– Non credo si sia fatta nulla, non è doloroso affatto, qualche graffietto. A norma di regolamento chiedo che si voti per impostura. Clara non ha fatto niente di simile al mio piercing e non ha neppure rilanciato, quindi ha perso la gara e, se vuole continuare, deve accettare una penitenza. Voglio frustarle i seni, così sentire male davvero. – Tutto d’un fiato dice questo Federica e gli uomini intorno sorridono.
L’esibizione di Clara è stata dolorosa davvero, ma nessuno riesce a rinunciare la piacere di vedere quei seni colpiti dalla frusta e così, compatti, votano contro di lei.
Clara è costretta suo malgrado a sedersi con le braccia strette dietro lo schienale.
Il suo busto urta contro il cielo, ma non fa in tempo. Federica ha afferrato un manico di cuio dal quale partono tre strisce più sottili, irte di nodi e ha colpito, forte quanto le riesce, il seno di Clara. Contrae la bocca la splendida donna, ma non si muove e non grida. Altri membri sono usciti dai pantaloni e sono in tanti ad accarezzarseli adagio. Federica colpisce ancora e sempre più forte, una volta poi di nuovo quasi senza intervallo. E adesso Clara grida perché il dolore l’ha presa. Ma non si muove e non si copre con le mani. Federica è esasperata e frusta l’amica oramai senza pausa. Davvero pensava di averla vinta, però riesce a ottenere solo le sue urla disperate e strisce rosse e blu sui possenti seni. Alla fine si arrende e cessa la tortura. Clara ansima forte e due lacrime di dolore le rigano il volto, ma sorride ugualmente, perché adesso tocca a lei.
– Ho sopportato la prova, quindi adesso tocca a me chiedere l’autorizzazione di colpire la mia sfidante come meglio credo! – E nessuno trova niente da ridire.
– Legatela però, perché non credo che riuscirà a star ferma solo con la forza della volontà. – Qualcosa s’è mosso dentro Clara sotto i colpi di frusta ricevuti, dall’espressione del volto si vede e i presenti se ne accorgono.
Federica viene legata stretta a un tavolo alto di legno, le gambe magre spalancate e imprigionate a terra, il volto libero, sporgente dall’altra parte. Cinque ragazzi si mettono in fila, nudi dalla cintola in giù, di fronte alla bocca della ragazzina e Clara prende posto all’altra estremità. Ha in mano una specie di canna flessibile, lunga circa un metro, alla cui estremità è fissata una grossa spazzola di quelle che servono a strigliare i cavalli. Il sesso di Federica sporge spudoratamente dai glutei e dalle cosce magre. Clara la bacia, accarezza la peluria, infila la lingua nel buchetto dell’ano e poi, con un gesto, indica al primo ragazzo della fila la bocca socchiusa di Federica.
– Dovrai farli godere tutti e cinque. Allora smetterò di colpirti. Solo allora. –
Con una mano Federica afferra il membro che ha di fronte agli occhi e con l’altra accarezza i coglioni del ragazzo. Appena prende il cazzo in bocca Clara sferra il primo attacco. Usa il manico della canna e colpisce Federica sulle cosce; fa male, la ragazzina ha un sobbalzo, ma non molla la presa, è sopportabile. Cerca di far venire il ragazzo, si sforza di ricevere tutto il cazzo in bocca, fino alla radice e intanto con l’altra mano accarezza i testicoli, sfiora l’interno delle cosce, penetra per un istante l’ano del giovane. Sta giusto pensando che le piace quando arriva il secondo colpo, un poco più forte e un poco più diretto. Una striscia rossa le segna le natiche.
Un altro colpo, un’altra riga rossa, sicura, diritta. Federica masturba furiosamente il ragazzo. Ha in bocca il suo cazzo fino alla gola e si muove più velocemente possibile. E poi sente un fiotto caldo mozzarle il respiro e riempirle la bocca.
Dimentica del colpo che intanto arriva lo assapora per un attimo e poi spalanca le labbra per dimostrare il suo trionfo. Ma già un altro è pronto e Federica scopre il glande tirando la pelle e se lo infila subito tra le labbra. Ma adesso Clara ha impugnato la frusta per la parte giusta, ed è la spazzola di setole dure come chiodi a minacciare la ragazzina. Clara aspetta di vedere Federica riprendere a pieno la sua attività e quindi colpisce, a mezza forza, direttamente il sesso dell’amica.
Un grido spezza l’aria e la schiena si Federica si inarca, mollando la presa. E subito un’altra frustata pianta i denti della spazzola sulle grandi labbra di Federica che urla ancora senza aver neanche il tempo di respirare. Il ragazzo si diverte, evidentemente, perché afferra con le mani la testa di Federica in modo da costringerla a riprendere in bocca il suo cazzo. Ma non è astuto l’uomo e si muove, come la scopasse in bocca, e così facendo facilità il compito a Federica che riesce a farsi riempire la bocca di sperma per la seconda volta prima che arrivi un nuovo colpo a straziarle il sesso.
Ma la nuova tortura arriva senza che lei abbia in bocca nulla. A Federica sembra che ci siano cento persone, non una, a colpirle con chiodi la figa. Cerca di alzare le mani per proteggersi, ma di nuovo il terzo ragazzo le mostra il membro eretto e gonfio e lei deve succhiarlo. Clara vuole castigarla per aver provato a proteggersi e, presa in mano la spazzola, gliela ficca direttamente sul sesso, premendo il più forte possibile.
Il dolore è atroce. Oramai Federica grida e succhia cazzi senza soluzione di
continuità. Ma Clara vuole di più, vuole vincere la gara. Slega la spazzola dalla canna e torna a premerla di colpo contro il sesso di Federica. Le strazia le labbra, alcuni aghi penetrano nella carne della vagina. E Federica urla disperata mollando di nuovo la presa. E il ragazzo, esasperato da queste interruzioni, le mostra la sigaretta che tiene in mano. – La prossima volta te la spengo sulla schiena! – E poi più adagio – Fa parte del regolamento, lo sai. –
Federica riprende il pompino. Clara invece sorride perché è sicura di avere la vittoria in pugno. Questa volta prende lo slancio e con l’altra mano allarga il sesso di Federica. Il colpo schizza fulmineo ed è terrificante. La ragazzina grida ancora e ancora, ma è legata non può muoversi. E una sigaretta, come promesso, trova pace tormentandole la schiena lucida di sudore. Federica, a occhi chiusi cerca il cazzo da succhiare e lo riprende in bocca. Questa volta pero Clara non ha sollevato la spazzola, ma con entrambe le mani la preme sul sesso della giovane quasi volesse penetrarla con quella. E in più la muove a destra e a sinistra, in alto e in basso. Federica sente solo il male. Ha la bocca piena di dolore, grida e un cazzo umido. Lo prende fino alle palle e succhia disperatamente. Ma la spazzola le fruga le carni. Ha i brividi. E non si accorge della sborrata che le cola dalla bocca. Con la bocca che sbava sperma e saliva rantola e soffre mentre Clara, impietosa, le cerca il clitoride per farle, se possibile, ancora più male.
Una graffiata ben assestata di Clara le spalanca la bocca in un urlo che è interrotto solo dal quarto membro eretto che cerca il piacere nelle sue labbra.
Federica però inizia a sentire qualcosa che si fa strada nell’animale feroce che le sta torturando il sesso. È un sottile piacere che sembra così astuto da strisciare tra le pieghe del dolore e farsi strada. Infatti è bagnata tra le gambe e il suo piccolo clitoride si erge come chiamasse a gran voce i denti della spazzola a colpirlo. Con un filo di voce Federica si volta verso Clara e sussurra: fottimi!
Clara la accontenta. È eccitata dallo strazio della ragazzina e vuole godere. La slega e Federica si accascia per terra. Il ragazzo torna a piantarle in bocca il cazzo e Clara prende dalla sua solita borsa un lungo tubo di plastica con le due estremità arrotondate. Il ragazzo solleva leggermente le reni prima di venire, schizzando ancora il volto di Federica, che adesso ha gli occhi che ridono. E l’ultimo candidato si avvicina col cazzo eretto. E Federica solleva il capo per raggiungerlo. Lo prende con le mani e lo masturba dolcemente. Poi lo lecca dall’alto in basso e finalmente se lo introduce tutto in bocca. E mugola di piacere. Clara l’ha penetrata e ha iniziato a muovere il fallico tubo mentre con la lingua le succhia gli umori dal giovane sesso.
Le mani di Federica giocano con bel culo muscoloso del ragazzo al quale sta facendo un pompino. Si passa le dita sul volto schizzato dal seme di molti ragazzi e poi ne infila una nell’ano di quello che la sta scopando in bocca. Ogni volta lui ha una piccola sorpresa e risponde spingendo a fondo il membro nella bocca di lei, fino quasi a soffocarla. Le piace e le piace anche molto quello che le sta facendo Clara. Ha dimenticato la gara, la sfida e tutto il male che ha sentito. Qualche fremito già le risale dal ventre alla testa e non è lontano da un orgasmo che si annuncia ampio e profondo come pochi. – Forse sono stati i colpi – pensa Federica – a rendere più sensibili e miei organi del piacere. –
Ma Clara invece non è affatto distratta. Strizza un occhio al ragazzo e questi le risponde con un cenno. E poi prende dalla sua eterna borsa delle meraviglie un piccolo apparecchietto che sembra una trappola per topi in miniatura. Solo che il ferretto metallico che dovrebbe bloccare il roditore non è liscio ma seghettato. Federica sta per godere, le si spalanca la figa e l’ano le si contrae per poi rilasciarsi. Si gode il cazzo gonfio che ha in bocca e mugola soddisfatta. Sente uno scatto fulmineo di molla, ma non ci fa caso. Per un attimo almeno, quello necessario a Clara per riaprire la molla dopo averla provata.
Quasi simultaneamente il ragazzo si appoggia con tutto il peso sui polsi di
Federica, che serra al suolo, e Clara solleva la bocca dal clitoride della ragazzina e lo schiaccia tra i cento dentini della molla che fa scattare. L’urlo che ne deriva non è umano, esattamente come il dolore che la spacca in due, in mille rivoli rossi infuocati. Federica sobbalza ma è bloccata a terra. Sente un dolore così forte che non riesce nemmeno a crederci. Non può essere lei quella che sta per svenire dal male.
Clara si solleva e contempla la sua opera: la ragazzina magra, sporca di sperma, inchiodata al suolo con un cazzo che le va avanti e indietro nella bocca e una minuscola trappola per topi conficcata nella figa che le strappa tanto dolore quanto è possibile. I sobbalzi di Federica eccitano il ragazzo che muove il cazzo nella sua bocca come un mestolo nella polenta. E i grido senza fine affascina tutti.
Una parte lontanissima di Federica, che di per lei è un unico blocco di acuto dolore, sente un ennesimo fiotto caldo inondarle la gola e il viso. Dopo un tempo che le è sembrato eterno il ragazzo è venuto e soddisfatto l’ha lasciata libera. A fatica Federica cerca di controllare gli spasmi quel tanto necessario a togliersi il morso di fra le gambe. Nessuno l’aiuta. La gara può anche essere crudele. E la lasciano a rantolare nuda per terra, tra schizzi di sperma e saliva. S’è tolta quella bestiola feroce dal corpo Federica, non riesce a chiudere la bocca né a respirare con calma. Ma già medita vendetta.
– Io ho superato la prova. – Afferma Federica, rimessasi in ginocchio alla bell’e meglio. – Adesso voglio vedere che cosa farà Clara per rilanciare. – E in effetti adesso tocca alla donna. Molti attorno pensano questo: che il divertimento consiste proprio nel fatto che sarà la splendida amazzone a dover inventare una tortura che la faccia soffrire peggio dello stato nel quale ha ridotto, pochi momenti prima, la sua amica-rivale. E Clara suda, perché con quella piccola trappola per topi era convinta di aver risolto la tenzone, ma non è stato così. Per un attimo nulla rompe il silenzio. E poi.
– Va bene. Ho una proposta. Però dovete dire prima se è da considerarsi un rilancio valido oppure no. Siete tutti d’accordo? – E tutti sono d’accordo.
– Allora – prosegue Clara – la cosa funziona così. Qui vicino c’è la stazione ferroviaria. Ci andremo tutti insieme. Poi qualcuno mi incatenerà nei cessi, e per due ore sarò a disposizione di chiunque si trovi a passare di lì. Voi spiegherete tutto a chi sta per entrare nelle toilettes e controllerete che non accadono pasticci
irrimediabili. Accettate? – E il vecchio signore risponde per tutti un “va bene” che gela il sangue.
La piccola carovana si incammina a piedi. Qualcuno sorregge Federica che fatica a stare in piedi, e ha il viso scuro. Appena giunti alla stazione, un uomo entra con Clara nell’atrio dei cessi, e con delle corde le lega le mani dietro la schiena e queste poi al tubo di scarico di un pisciatoio. Hanno scelto la parte riservata agli uomini.
C’è un forte odore di sporco e di urina. Clara giace semiaccovacciata sul pavimento bagnato. Chiazze le si formano sulla gonna chiara. Al di sotto della giacca i seni sono ancora graffiati e gonfi di desiderio. Il primo a passare è un giovane metallaro, con stivaloni, giacca di cuoi piena di spillette e capelli lunghi. Non gli par vero, quello che gli dicono, ma non vuole perdersi l’occasione. Entra dalla porta e trova una bellissima donna accovacciata tra lo sporcizia e il piscio dei cessi, che lo guarda con aria di sfida. E lui si slaccia i pantaloni e tira fuori il membro. Lo avvicina alla bocca di Clara e senza dire una parola lei si protrae per prendeglielo in bocca. Ma il ragazzotto si ritira subito indietro, come fosse perplesso. Si toglie dal giaccone due spillette con terribili disegni sopra, resta un attimo indeciso, finisce per credere a quel che gli hanno spiegato i due giovani ben vestiti all’ingresso, e appunta le due spillette sui capezzoli nudi di Clara, una per ognuno. Due piccole gocce di sangue le colano sui seni. Tutti, tranne i due che sono rimasti fuori per sorveglianza, si godono la scena. Federica guarda muta il sudore sulla fronte di Clara mentre le spille le trapassano il seno.
Soddisfatto il ragazzo torna col cazzo fuori vicino alla bocca di Clara, che cerca di non respirare l’odore acre che avverte e lo prende in bocca fino in fondo. E inizia il pompino.
Succhia con impegno la donna, forse per dimenticare il dolore che sente crescere al seno, e il ragazzo viene quasi subito, eiaculandole in bocca. Clara raccoglie tutto e poi socchiude le labbra per farsi colare lo sperma sul seno. Il ragazzo la ammira allibito, perché nemmeno nei suoi sogni ha mai trovato una troia simile. Non si capacita della sua fortuna. E mezzo intontito si dirige verso un pisciatoio all’angolo opposto a quello dov’è incatenata Clara. Una mano lo ferma.
– No. Falla su di lei. – E il ragazzo, con i pantaloni a mezza gamba, fa qualche passa e molla un fiotto di urina giallastra sul volto di Clara. L’olezzo è insopportabile, ma la donna spalanca la bocca e beve tutto quel che riesce a trattenere. La maggior parte però schizza in giro, bagnandole i vestiti e formando un piccola pozza sul pavimento. E Clara si tira e contorce per arrivare a leccare anche quella. La lingua scorre adagio sulle piastrelle lercie del cesso ferroviario. Il corpo della donna è scosso da conati di vomito, ma non si interrompe fino a quando, uscito il ragazzo, non entra un coppia di vecchi signori. Forse commessi, forse chissà che.
Sono ambedue grassi, uno quasi obeso. Ma al contrario del giovane afferrano subito che lì c’è da divertirsi. Non sanno il perché, ma non se ne curano affatto. È gente abituata a cogliere al volo la fortuna. E “fortuna” per loro significa, per prima cosa, quella meraviglia di corpo abbondante e perfettamente muscoloso, che si trascina con la lingua per terra. Chiedono che venga sciolta, e un ragazzo la libera dal pisciatoio, lasciadole però ancora le braccia legate dietro la schiena.
E inizia la tortura. Il più vecchio dei due infila il cazzo in bocca a Clara mentre l’altro si avvicina e si inginocchia di fronte al sesso della donna. La donna allunga il collo e inghiotte il grosso glande mentre l’altro la masturba. Non è affatto doloroso, ma l’uomo ha acceso un bic, uno di quegli accendini da poche lire, di plastica con un piccolo cappuccio di metallo, giusto dove deve uscire la fiamma.
Tenendolo inclinato fa in modo che la fiamma arroventi il metallo sulla parte superiore dell’accendino. E poi, tenendo ben separate le labbra del sesso di Clara, lo preme direttamente sulla pelle.
Clara lancia un urlo, e si ritrova a rotolare tra il piscio e la sporcizia tenendosi entrambe le mani sopra il sesso. Il cappuccio arroventato le ha marchiato a fuoco la figa. Gli uomini le sono sopra. Quello più grasso la forza, col suo peso, all’immobilità, e di nuovo le infila in bocca il cazzo. L’altro riprende il suo giochino con l’accendino. Clara sente male al seno, dove sono ancora conficcate le due spillette, e una massa di grasso co un cazzo eretto che le preme il volto. Ma soprattutto Clara sente fitte atroci levarsi dal suo sesso. E di nuovo il metallo arroventato lascia una traccia semicircolare all’interno della figa di Clara. Questa volta l’urlo è strozzato, perché la donna ha la bocca piena. Ma è più forte il dolore, e Clara succhia, urla e ansima tutto insieme. Poi l’uomo le riempie la bocca di sperma che Clara non riesce a inghiottire per il dolore che sente tra le gambe e che la paralizza. L’uomo non si solleva ancora, ma dopo un attimo, sempre con il cazzo ben infilato nella bocca di lei, inizia a pisciare abbondantemente. È passato troppo tempo, questa volta la parte di metallo dell’accendino è davvero incandescente. Probabilmente anche l’uomo che la tortura si è bruciato i polpastrelli per scaldarla. Ma adesso non si accontenta di premerla contro il sesso della donna.
Glielo ficca ben dentro. È troppo duro il colpo, e questa volta il corpo dolorante di Clara si incurva come un arco e sbalza il ciccione. Sputa piscio e sperma Clara, urlando a pieni polmoni, scuotendo le gambe come se potesse far cadere la figa marchiata a fuoco del piccolo accendino. Ma il sesso rimane lì, aperto, torturato, che invia dolore atroce da per tutto. Rotolando sul pavimento Clara si è ferita un poco con le spillette, una s’è strappata e l’uomo che ha goduto, con una lentezza estenuante, gliela conficca di nuovo sul capezzolo. E poi si diverte a tirarla, farla girare su se stessa, per vedere le piccole smorfie di dolore sul volto della donna che si aggiungo al dolore immenso per il sesso bruciato a fondo. L’uomo che non è ancora venuto si china per controllare i tre segni neri, dove la carne è stata bruciata, sul sesso di Clara. E quindi la gira sul ventre per sodomizzarla. Suda abbondantemente l’uomo per il caldo e la fatica, Clara per il dolore che non la lascia. È sporca di sperma, di urina, coi vestiti stravolti, buttata per terra nel cesso di una stazione. E l’uomo obeso le infila in culo il membro eretto.
Viene rapidamente e schizza le magnifiche natiche disegnata da una geniale matita di Clara. La donna tira un sospiro, perché parebbe che i due abbiano terminato. Invece entrambi si tolgono le cinture dai pantaloni e cominciano a frustarla con quelle. A quattro zampe, dolorante, Clara cerca di sfuggire i colpi. Federica osserva sempre in silenzio. Poi ad uno ad uno anche tre ragazzi impugnano le loro cinture e si uniscono ai torturatori. Adesso ci sono cinque uomini a frustare una donna che striscia e geme sui pavimenti del cesso. Le fibbie delle cinture lasciano segni blu sulla pelle di Clara, che ad ogni colpo grida e, soprattutto, cerca di proteggersi il volto. Ha uno zigomo segnato, un seno tumefatto dalla grossa fibbia della cintura di un ragazzo, le cosce, il culo e le gambe segnate da righe rosse. I colpi cadono in continuazione. Clara geme e cerca una via d’uscita aggrappandosi ai pantaloni di uno degli astanti, uno di quelli che non la sta colpendo. Ma questi si sottrae, e un colpo forte le strappa un urlo e un graffio rosso sangue dalle natiche.
Un animale braccato dalle fruste. Sono adesso in una decina a colpire Clara da ogni parte. Il dolore comincia a conquistarla, non si muove quasi più, a mala pena si protegge il volto e intanto colpi su colpi. Quando ne arriva uno più forte la donna grida. Ma in quella tortura umiliante sembra che abbia perso l’orientamento. Quando vede un ragazzo che le si avvicina, ci si butta sopra come a una salvezza purchessia.
Il ragazzo è sdraiato per terra e la solleva per mettersela sopra, le tiene le braccia serrate dietro la schiena e spinge con il ventre per penetrare Clara. Federica si china, afferra la punta del cazzo e la dirige convinta verso l’ano della donna. Il ragazzo inarca le reni e la penetra. In questo modo il corpo martoriato di Clara è esposte ai colpi delle cinghie senza difesa o protezione alcuna. E Federica – che non vuole perdere questa occasione per concludere la gara – si incarica di peggiorare la situazione. Con l’aiuto dei due ciccioni tiene ben aperte le lunghe gambe di Clara. Le cinghie battono sui seni e strappano grida di dolore. Dopo venti minuti di colpi, della coscienza di Clara non resta quasi più nulla, un fiotto nero e un filo rosso di dolore acuto che da ogni parte del corpo le corre per i nervi e le si schianta nel cervello. Urla adesso, urla a piena gola. Si darebbe per vinta, se solo si ricordasse di poterlo fare. Il cazzo nel culo è solo un barlume, ma quando una fibbia riesce finalmente a colpirle in pieno il clitoride sotto il cappuccio in mezzo alle gambe, Clara contrae così forte tutti i muscoli che persino l’uomo che la sta sodomizzando sente dolore. E Federica ride, e si getta a leccarglielo, a pizzicarlo con le dita. Clara urla di tutto, bestemmie, pietà, grida senza senso. Si dimena terribilmente, e l’uomo che la sta inculando ne gode assai. E Federica, nonostante abbia avuto il sesso torturato, si accomoda sopra i due, sul pavimento, in modo da avere la figa giusto in corrispondenza della bocca di Clara. E le comanda di leccarla. Quasi gliela preme sulla bocca. Ma si è fatta dare in mano una delle cinture, l’ha piegata in due, e con quella colpisce senza posa la figa della donna. Clara sussulta, bloccate le gambe, un palo di carne in culo, il tenero sesso della ragazzina piazzato sulla bocca, e una crudele striscia di pelle che le cava la massima quantità di dolore possibile a ogni colpo. Clara non lecca, sente solo l’immenso dolore del suo corpo torturato, ma a ogni colpo che Federica le molla, ha un ennesimo sussulto, e di quei sussulti si approfittano il membro dell’uomo e il sesso della ragazzina. Gli altri guardano, perché è Clara che deve subire la prova, non il magro corpo di Federica che è l’unica cosa che vedono sopra la sventurata donna torturata.
L’uomo sta per venire e lo dice a Federica, che raddoppia i colpi e l’intensità.
Preme il suo sesso contro la faccia di Clara e colpisce, colpisce. Un lamento continuo, un mugolio di dolore esce dalla bocca della donna, e i sussulti si susseguono ormai a un ritmo incandescente. Con due dita Federica le tiene aperto il sesso, alza il braccio e cala il colpo. E poi subito lo rialza e colpisce di nuovo. Nel momento stesso in cui il ragazzo scarica la sborra nel culo di Clara, il vecchio che ha organizzato la gara, e che fino a quel momento era rimasto in disparte, annuncia che le due ore previste per la prova si sono concluse, e Clara ha resistito.
Bisogna strappare a forza Federica per liberare Clara dai trementi colpi che oramai da un quarto d’ora sta ricevendo in pieno sul clitoride. Rimane a terra, ancora urlando e dimenandosi la donna. Il dolore la invade a colpi, la strazia, se la porta via. Gli altri guardano quel corpo che è di una martire, singultare sul pavimento sporco dei cessi pubblici, ricoperto di sperma, piscio, graffi rosso sangue, ecchimosi blu. Ma già pregustano quel che ancora non sanno, ma che la ragazzina magra in un angolo dovrà subire per continuare la gara.
Hanno portato a casa Clara mugolante di dolore sul sedile posteriore di un auto.
L’hanno lavata ma non c’è stato modo di rimetterle addosso dei vestiti, appena la stoffa FINE
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