Qualche anno fa avevo una ragazza di nome Daniela, molto sensuale, con due grosse mammelle, la faccia da troia e un culo stupendo, leggermente abbondante che lo rendeva irresistibile. L’aspetto, per cui l’avevo corteggiata immaginandola troia, strideva col suo carattere, dolce, remissivo, pudico e molto cattolica. Ragazza di ventuno anni responsabile come pochi, partecipava a volontariato sociale nel suo paese, seguiva le funzioni ogni giorno e lavorava in diversi posti. Per fare l’amore dovevo lottarci psicologicamente, per finire in una trombatina canonica, niente pompini né rapporti contro natura (secondo lei), quindi il culo sano, una volta tentai di metterci un dito non mi parlò per due settimane. Daniela era l’unica donna che entrava nel convento dei reclusi, così li chiamavano in paese, un convento di monaci di non so quale ordine che non si vedevano mai in giro, vestivano di nero e portavano sempre il cappuccio sulla testa. La mamma di Dany faceva le pulizie in quel convento, prima ancora la nonna, famiglia di grande moralità e dignità, purtroppo la mamma di Dany aveva una brutta frattura ad una gamba e per almeno sei mesi non poteva andare a pulire il convento, così toccò alla figlia sostituirla. Non immaginate le rotture di palle! Una settimana di istruzioni, raccomandazioni, regole severissime, orari inflessibili, doveva indossare un abito lungo e largo, di colore marrone scuro per non turbare l’animo dei monaci, niente calzature, all’interno doveva stare a piedi nudi per non fare nessun tipo di rumore. La accompagnavo al convento ogni lunedì, mercoledì e venerdì alle 16 poi passavo a prenderla alle 21, era sempre silenziosa, rossa in viso, sudata e affaticata, non voleva mai uscire e la cosa mi faceva davvero incazzare.
-Sono stanchissima tesoro, perdonami, poi sai che a fine lavoro mi confesso e non mi va di fare l’amore dopo.
– Ma sei scema? Urlavo.
-Mica è peccato! Non siamo mica nel 600!!! – Tornai a casa infuriato e decisi di mollarla. Il giorno dopo durante il tragitto da casa sua al convento le dissi: Daniela, credo sia meglio che la nostra storia finisca qui, non credo di essere la persona giusta per te, a me piace il sesso, la vita, tu sei presa dalla religione, hai la tua moralità. Finiamola qui. – Scoppiò in lacrime: Ma hai detto di amarmi! L’amore non conta niente? Se vuoi posso venirti incontro, così si ragiona, se per te non vado bene dillo! Non girare la frittata…- Mi fece sentire un verme, io vizioso e lei così pura…
-Scusami amore, ero nervoso, non dicevo sul serio, ora vai se no fai tardi, vengo a prenderti alle 21. – La baciai e mi allontanai, il senso di colpa che avevo mi fece pensare per due ore, giravo con l’auto come uno scemo, mi fermai presi dei fiori e tornai al convento. Non si poteva entrare ma chi se ne frega? Sarebbe stata felice, poi in cinque minuti sarei entrato dalla finestra le avrei dato i fiori, un bacio e magari la sera mi avrebbe fatto un pompino finalmente! Arrivo, lascio l’auto, prendo i fiori e salto sulla finestra, guardo dal vetro per vedere dove sta il mi amore e la vedo in un grande stanzone quasi vuoto, scuro e con una grossa pietra di marmo al centro, forse la tomba del priore… boh! Era in ginocchio per terra, puliva con le mani il pavimento servendosi di uno straccio lurido e un secchio, mi fece pena ma guardandola bene notai le forme del suo culone nascosto sotto quel largo vestito marrone, i piedi nudi splendidamente con le unghie laccate di rosso… Laccate di rosso? ! Ma lei non portava mai trucco…! Decisi di restare nascosto e capire perché, e soprattutto per chi! Lasciai stare l’idea di farle la sorpresa per il momento e osservando meglio vidi che aveva il viso truccato pesantemente, lo aveva fatto nel convento… Possibile? Forse voleva farmi una sorpresa la sera, visto che la rimproveravo sempre di essere poco femminile, e la sorpresa ci fù. Dalla porta principale vidi arrivare un monaco, alto e robusto con il volto quasi nascosto dal cappuccio, in mano aveva una lunga corda e una specie di mazza, si accovacciò dietro Daniela, che continuava a pulire il pavimento come se non ci fosse nessuno, la prese per i capelli con violenza e rabbia, le tirò su la testa poi la lasciò andare. Scattai per entrare e prendere a pugni quel bastardo, ma fui bloccato dal fatto che Dany non reagiva, era rassegnata e aveva uno strano sorriso, così mi fermai, scostai la finestra e restai ad osservare. Il monaco si mise accovacciato dietro di lei, la piegò a terra sulle ginocchia e le afferrò le braccia per legarle i polsi dietro la schiena con la grossa corda, Daniela aveva l’aria sconvolta, gemeva e diceva: Mi punisca padre, ho molto peccato, ho amato e desiderato… mi punisca, mi purifichi. Il monaco muto la tirò seduta tra le sue gambe, erano sul pavimento, lei aveva la testa appoggiata al petto del sacerdote che le aprì il vestito davanti scoprendo le grosse mammelle bianche. Ero sconvolto! Impazzivo di gelosia e avevo il cazzo che mi esplodeva… vedere la mia donna, pudica e timida trattata così in un convento mi sconvolgeva… Il monaco le strizzava un seno come fosse un limone, lei gemeva e muoveva la testa sul suo petto, con la mano libera tirò su il largo vestito scoprendo la fica della mia ragazza che era senza mutande. Tutte queste scoperte mi eccitavano da matti, Dany senza le mutande! Dov’era finita la sua esasperante moralità? Il porco le sussurrava qualcosa nell’orecchio e le strizzava le grandi labbra, lei gemeva e piangeva agitando i piedi nudi ma senza accennare a fare resistenza, le gambe le teneva ben aperte in modo da esporre la fica al suo aguzzino che le strizzava anche il clitoride. La scena era sconvolgente e splendida! La mia ragazza legata e scoperta in balia di un monaco perverso! La gelosia era svanita, avevo il cazzo che stava per scoppiare e me lo tirai fuori, appoggiai i fiori sul davanzale della finestra e cominciai a farmi una sega spiando la mia stupenda ragazza in preda ad un sacerdote torturatore! Si fermarono, la fece sdraiare a terra e lui si mise seduto accanto a lei, Dany mise le piante dei piedi a contatto in modo da divaricare al massimo le gambe e permettere al monaco di accarezzarla , masturbarla e persino di darle degli schiaffi sulla fica pelosa. Una scena stupenda, lei aveva le mani sempre legate dietro che la obbligavano a tenere il bacino alto consentendo a me una visione panoramica della masturbazione. Il monaco non parlava, lei gemeva e piangeva supplicandolo: Mi perdoni padre! Sono cattiva mi punisca la prego!!! Mi faccia male, mi purifichi!! Ahhh! – Il monaco tirò fuori quella specie di mazza che gli avevo visto mano al suo ingresso, era di legno con una palla enorme in punta che sembrava di gomma verde, la filo di colpo nella fica della mia ragazza che esplose un urlo e cominciò a piangere diandosi ma guardandosi bene dal muoversi, anzi! Spalancava meglio le gambe la troia! Intanto io mi segavo con un gusto mai provato mentre il monaco riprese a torturarle una mammella stropicciandola come uno straccio. Le grida di Daniela e gemiti, una gatta in calore che veniva stantuffata in fica da un grosso manico, vedevo la palla verde entrare ed uscire dalla sua fica e mi masturbavo sempre più velocemente. Il monaco si alza di scatto, tira su la mia ragazza che aveva l’aria stravolta dal piacere, le slega i polsi e la spoglia completamente nuda, le infila al collo un collare di ferro con una catena legata alla tomba al centro dello stanzone, dove la fa salire e inginocchiare lasciando il culo esposto fuori e lui si piazza dietro. La scena si faceva interessante, il sacerdote si solleva la tunica mostrando un cazzo enorme e credo durissimo, del resto se ero eccitato io… figuriamoci lui che si pascolava quella vacca della mi ragazza! Mi stavo gustando le mie corna… questo spiegava la spossatezza di ogni sera della piccola troia, chissà da quanto si faceva torturare.. ma non divaghiamo. Il monaco senza riguardo comincia ad inculare la mia futura sposa bloccata dalla catena al collo e sistemata sulla grossa pietra tombale con il viso appoggiato e il culo in aria. Un’inculata fantastica! Daniela urlava e si contorceva dal piacere… e il monaco si lasciò andare ad una specie di formula di assoluzione in evidente stato di piacere assoluto, sborrando nel culo della mia ragazza che piagnucolava di piacere: Ahhh! Siii padre, mi assolva! Mi assolva! – E anche io conclusi sborrando contro la finestra e sui fiori…! Mi sistemai i vestiti e mi allontanai pensando che forse anche la madre e la nonna di Daniela erano state torturate e inculate, quindi era giusto che lei continuasse la tradizione di famiglia, ma perché faceva la pudica con me questa troia! Pensare che avevo goduto tanto nel vederla sottomesse torturata e inculata! Decisi di fare buon viso e aspettai che uscisse, la abbracciai: Amore! Dei fiori! Grazie… sei gentile. – Salimmo in macchina e le dissi: Ho sbagliato tesoro, tu sei così e così ti voglio. E la troia: Amore forse esageravo, ora che mi hai dimostrato amore vero posso lasciarmi andare un po.. Ferma la macchina! – Aprì la patta dei pantaloni mi tirò fuori l’uccello e lo prese in bocca…
-Amore mio! Sei sicura…? – Le chiesi. E lei sorridendomi mi rispose: Certo amore mio. Ma non ti sei lavato? Sa di… sai di cosa, vero? – Mi ero appena sborrato guardandola col monaco! E ripensarci mi fece tirare di nuovo il cazzo… senza parole prese a ciucciarmelo, le accarezzai il culo sollevando il vestito, scostai le mutande (la troia le aveva rimesse, e si era struccata completamente…) e le infilai un dito nel culo… sera presa dal pompino non notò che mi portai il dito alla bocca è assaporare lo sperma del monaco che l’aveva inculata cornificandomi. Al sapore della sborra le venni in bocca, la afferrai per i capelli e la bloccai col cazzo in bocca costringendola a bere tutto. Finito di ripulirmi mi disse: Sai amore ci tengo molto a questo servizio, lo faccio per mia madre, ma anche per me, è un gran privilegio essere la donna delle pulizie di questo convento.
-Lo so Amore mio- risposi
– lo credo bene, è una vera fortuna anche per me…. ! Ti amo! – E lei: ci faremo sposare da padre Bernardo, è tanto bravo con me! – FINE