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Il padrone negro

Anche John, il Padrone nero, ordina alla sua bellissima e giovane schiava bianca di porsi in ginocchio sotto il tavolo e ciucciargli l’uccello.
Ines, a quattro zampe, si dirige verso la sua postazione di lavoro.
Alla sola idea di prendere in bocca quel bel cazzone duro e grosso si sente un fremito tra le gambe.
Così, di buona voglia, estrae dai pantaloni il sesso del suo Proprietario e comincia a leccarglielo.
Mentre lavora la serva ripensa a come lei, bellissima e giovane ragazza bianca, corteggiata da molti ragazzi e uomini che sarebbero stati disposti a tutto pur di avere una relazione con lei, sia giunta ad essere schiava sottomessa di un uomo di colore che la usa, la sfrutta e la umilia a suo piacimento.
Aveva conosciuto il suo attuale Padrone un giorno al supermercato.
Lui è un bell’uomo, alto, robusto, muscoloso, attraente e con fascino.
Lei, per sbaglio, gli era andata addosso con il suo carrello.
Si è scusata immediatamente ed è rimasta attratta dalla sua personalità.
Non si era mai scopata un nero.
Non le sarebbe spiaciuta un’avventura di quel tipo.
Del resto anche lui era rimasto affascinato da quella splendida ragazza, dal suo corpo bello, sodo, snello e, apparentemente, morbido.
Dopodiché lei si allontana con il suo carrello e si perdono di vista.
Nel parcheggio del supermercato lei era intenta a caricare la sua roba in macchina.
Si era posta al violante ma l’auto non voleva saperne di partire.
Scende disperata.
Accanto a lei si ferma una bella e lussuosa auto.
Ne scende l’uomo di colore che aveva incontrato prima.
Dopo alcuni suoi tentativi la macchina non si mette ancora in moto.
Allora lui le offre un passaggio fino a casa.
Da lì avrebbe potuto chiamare un meccanico.
Lei è un po’ incerta ad accettare un passaggio da un uomo sconosciuto.
Tuttavia si tratta di un uomo distinto, educato ed accetta.
Lui si era comportato molto bene. In auto era stato cordiale e gentile.
Si era accorta che, facendo finta di niente, ogni tanto allungava uno sguardo verso le sue gambe e verso la scollatura sul seno abbondante e sodo.
Ne era rimasta lusingata (anche se per lei era normale attirare sguardi di uomini).
Giunti a casa lui si offre di portarle sopra i pacchi della spesa.
Lei accetta.
Sulla porta l’uomo, educatamente, posa i pacchi, saluta e si dirige verso l’auto.
Lei l’aveva richiamato chiedendogli se voleva accettare qualcosa da bere.
Lui era rimasto stupito dell’offerta.
Si trattava pur sempre di un invito ad un uomo di colore fatto da una bella e giovane donna bianca.
Accetta volentieri.
Entrambi si sentivano attratti sessualmente.
Lei dalla voglia e curiosità di vedere un bel cazzone nero, lui dalla tentazione di sbattersi, per la prima volta nella sua vita, una donna bianca.
Quella che aveva davanti, poi, era veramente splendida.
Raramente ne aveva viste di più belle ed affascinanti.
Così, nel giro di poco tempo, si ritrovano sdraiati a letto.
Lei era rimasta impressionata dal quell’enorme cazzo che le stava appena in bocca e le riempiva tutta fica facendola godere come raramente le era capitato.
Quell’uomo ci sapeva proprio fare a letto.
Inoltre a lei era sempre piaciuto leccare e cucciare cazzi, e quello che le era capitato in quel momento era veramente da oscar.
Solo leccandoglielo aveva goduto.
Poi lui era riuscito a farla godere nuovamente leccandole la fica e sbattendole dentro il suo enorme membro che pareva dotato di una resistenza eccezionale.
Da quella volta si erano visti ancora.
Una sera erano andati a cena in uno dei più belli e lussuosi ristoranti della città.
Lui aveva una voglia pazzesca.
Lei era bellissima quella sera. Indossava uno splendido abito corto ed aderente con una magnifica scollatura che lasciava vedere il grosso seno e calze nere autoreggenti.
Non riusciva ad attendere di arrivare a casa.
L’aveva fatta alzare e l’aveva diretta verso il cesso degli uomini. Voleva farla entrare ma lei aveva opposto una piccola resistenza. Lui era eccitatissimo.
Le aveva afferrato i capelli, l’aveva spinta dentro ed aveva chiuso a chiave.
Senza troppi convenevoli, tirandole i capelli, l’aveva costretta ad inginocchiarsi davanti a lui.
Si era sbottonato i pantaloni ed aveva estratto il suo magnifico cazzone nero già bello duro per l’eccitazione.
Prima che potesse dire qualcosa gliel’aveva spinto in bocca ed aveva cominciato a stantuffare come se la stesse scopando.
Dopo i primi momenti di perplessità, lei si era lasciata prendere dall’eccitazione della situazione ed aveva cominciato a leccare quel grosso membro con foga.
Dopo qualche minuto lui l’afferra nuovamente per i capelli e la fa alzare, la mette alla pecorina, le alza il vestito fino a scoprire le belle mutandine nere di pizzo.
Preso dall’eccitazione le strappa l’indumento intimo e la penetra con un deciso colpo di reni.
Nel frattempo le palpa i bei seni grossi e sodi.
Lei si ritrova sempre più eccitata.
Quei modi rudi, che all’inizio le avevano dato un po’ fastidio, ora le piacciono e la eccitano.
Il nero stantuffa per qualche minuto. Sente che sta per venire.
Estrae il cazzo, afferra nuovamente la donna e la fa mettere ancora in ginocchio davanti a lui, dopodiché le infila in bocca il cazzo.
Dopo qualche colpo ancora gode e viene spruzzando un’enorme quantità di sborra nella bocca della donna ai suoi piedi.
Già altre volte lei aveva ricevuto ed ingoiato lo sperma dei suoi amanti, ma mai ne aveva avuto in bocca così tanta. Ingoia il tutto.
L’uomo si rilassa visivamente.
Lei lecca le ultime gocce di sperma dal cazzo ancora duro e, dal basso, guarda l’uomo negli occhi.
Ora lui si è calmato.
Si era reso conto di quella che aveva fatto e come l’aveva trattata.
Ora si aspettava una dura reazione da parte di quella bellissima donna bianca costretta con mezzi rudi e soddisfare un uomo di colore.
Invece a lei, stranamente, era piaciuto il tutto.
Non le era mai capitato di essere trattata così duramente.
Di solito gli uomini, forse per paura di contrariarla, l’aveva sempre trattata con gentilezza.
Così, facendo finta di niente, lei si era rialzata, aveva raccolto le sue mutandine strappate e le aveva riposte nella borsetta.
Si era rassetta il vestito, sistemato il trucco e, aperta la porta, si era diretta nuovamente verso il tavolo.
Lui, che si aspettava di essere piantato in asso magari dopo uno schiaffo, la segue osservando con curiosità quella bellissima donna.
Aveva accettato quanto le aveva imposto.
Dopo cena avevano avuto un altro rapporto, stavolta più tranquillo, e si erano addormentati nudi l’uno accanto all’altra.
A lui era piaciuto trattare rudemente quella donna.
Non l’aveva mai fatto prima con nessuna, anche se più volte aveva provato la tentazione, ma si era sempre controllato.
La remissività di lei gli era piaciuta.
Da quella volta, nelle scopate, lui era diventato sempre più autoritario e lei aveva sempre accettato il tutto.
Entrambi stavano scoprendo un lato delle loro voglie sessuali che, fino ad allora, era sconosciuto.
A lei piaceva essere passiva nel rapporto ed ubbidire ai desideri di lui.
Un giorno lui era entrato nell’appartamento di lei ancora arrabbiato per quanto gli era capitato sul lavoro.
Aveva bisogno di scaricarsi.
Rassicurato dall’atteggiamento remissivo dimostrato dalla donna bianca, appena entrato le si era avvicinato, l’aveva spogliata con rudezza, l’aveva fatta inginocchiare davanti a lui strattonandola per i lunghi capelli e le aveva infilato in bocca il cazzo.
Anche questa volta lei accettava passivamente quanto le veniva imposto.
Questa suo atteggiamento gli dava sempre più animo. L’uomo, nonostante lo sfogo sessuale, era ancora arrabbiato e, secondo lui, la donna non ci metteva il solito impegno.
Così l’aveva schiaffeggiata forte sulla schiena lasciandole il segno delle dita, l’aveva chiamata cagna bianca e le aveva detto di ciucciare meglio il suo cazzo.
Subito dopo, benché eccitato per il trattamento che le aveva imposto, si era subito reso conto che forse aveva esagerato e si aspettava una pronta reazione. Invece lei nulla aveva detto, anzi, aveva cominciato a ciucciare con maggiore impegno.
Dopo qualche minuto, lui era venuto spruzzandole in bocca il suo sperma. Ne era uscito un getto forte e potente, tanto da farla tossire cosicché una parte della sborra era finita sul pavimento.
Lei, dopo avergli fatto il bidè all’uccello, ancora in preda all’eccitazione per quello strano rapporto costretto, senza che le venisse detto nulla, si era chinata a terra ed aveva cominciato a leccare lo sperma finito sul pavimento ai piedi dell’uomo.
John, nonostante fosse appena venuto, nel vedere quella splendida donna bianca nuda prostrata ai suoi piedi intenta a leccare il suo sperma direttamente da pavimento, si era sentito nuovamente un fremito all’inguine.
Così, appena il pavimento era tornato pulito, l’aveva fatta mettere a quattro zampe e l’aveva penetrata da dietro trovando una fica bagnatissima per l’eccitazione.
Dopo qualche minuto sentiva che stava per godere.
Visto come la donna si era appena comportata, poco prima di godere aveva estratto il cazzo ed aveva spruzzato tutto lo sperma sul pavimento ai suoi piedi.
Poi aveva afferrato i capelli della donna ancora a quattro zampe, l’aveva fatta girare e le aveva spinto la testa verso il pavimento ordinandole di leccare il tutto.
Lei non aveva opposto la minima resistenza, anzi, di buon grado si era chinata a leccare il pavimento avendo i piedi di lui a pochi centimetri dagli occhi.
Ancora eccitata, lei era tuttavia frastornata da quello che le stava accadendo.
Anziché essere alterata con lui per come l’aveva trattata, provava piacere ad essere stata usata come un oggetto sessuale e, inaspettatamente, provava anche piacere ad essere inginocchiata a terra con la testa a pochi centimetri dai piedi di un nero.
Al termine si era rialzata, gli aveva dato un bacio sulla bocca quasi a ringraziarlo per averla fatta godere in quel modo e si era messa a preparare la cena restando tutta nuda e sculettando in modo sensuale per tutta la casa.
I bei seni grossi e sodi le ondeggiavano ad ogni suo passo così che, unitamente all’ondeggiare dei suoi fianchi, avrebbe fatto rizzare il cazzo ad un eunuco.
Anche lui era rimasto un po’ frastornato.
Sia dal suo comportamento questa volta eccessivamente rude, sia dalla remissività della donna bianca che gli stava davanti.
Scopriva che gli era particolarmente piaciuto avere quella donna in mano sua.
Sapeva che gli sarebbe piaciuto averla nuovamente ai suoi piedi.
Ora osservava Ines muoversi nuda per casa come se niente fosse.
Aveva già goduto due volte nel giro di poco, ma quella situazione, quanto era successo e quanto stava vedendo, gli facevano sentire qualcosa all’inguine. Improvvisamente si era scoperto a pensare che gli sarebbe piaciuto avere quella donna non come amante ma come sua schiava, a lui sottomessa e pronta ad eseguire con piacere e sollecitudine ogni suo più perverso desiderio.
Anche lei, mentre, nuda, preparava la cena, si era scoperta a pensare che le sarebbe piaciuta essere la schiava di quell’uomo bello, autoritario, affascinante e con un enorme cazzo.
Le sarebbe piaciuto trascorrere le serate accucciata ai suoi piedi come una cagna, anelare per una carezza sulla testa e nella speranza che le venisse ordinato di leccare quel bel cazzone, essere usata da lui solo quando lui ne avrebbe avuto voglia ed essere adibita al suo personale servizio, subire le giuste punizioni corporali che sarebbero seguite ad una sua mancanza, anche lieve.
Aveva quasi provato paura di questo suo perverso pensiero.
Non le era mai capitato.
Prima di allora erano gli uomini ad inginocchiarsi davanti a lei.
La cena era pronta.
Ancora nuda aveva servito a tavola e si era seduta per mangiare.
Lui, dal divano, la osservava con crescente eccitazione.
Si era alzato, le si era avvicinato, senza dire una parola l’aveva afferrata per i lunghi e bei capelli e, tirandola con forza, l’aveva fatta alzare dalla sedia.
Si era diretto verso il posto a tavola che gli era destinato trascinandosi la donna.
Prima di sedersi la spinge giù in ginocchio.
Le abbassa la testa fino a farle toccare il pavimento con la fronte vicino alle sue scarpe.
Lasciandola in quella posizione lui si era raddrizzato ed osserva eccitato e con soddisfazione la donna prostrata ai suoi piedi.
Sapeva che così facendo avrebbe potuto perderla ma, se la sua sensazione non lo ingannava, sapeva che non si stava sbagliando.
Osservandola dall’alto le si era rivolto con asprezza:
< tu da ora in poi sarai la mia umile e sottomessa schiava, sarai destinata al mio esclusivo servizio non solo sessuale; dovrai adorarmi e servirmi nei tempi e nei modi che ti verranno ordinati; dovrai eseguire tutto ciò che ti verrà imposto e non potrai mai ribellarti; sarai la mia cagna e come tale verrai trattata; io potrò fare di te tutto ciò che vorrò, nulla escluso e con il massimo piacere tu dovrai ubbidirmi senza mai mostrare ostinazione o segni di ribellione; dovrai darmi del lei e dovrai chiedere il permesso prima di fare ogni cosa; le tue mancanze saranno punite come io riterrò opportuno; potrò picchiarti e frustarti anche se non avrai commesso nulla e solo per il mio piacere e desiderio di colpire una donna bianca a me schiava; se accetti queste sono le condizioni; sono stato sufficientemente
chiaro? > .
Lei nel sentire questo si era sempre sentita più eccitata così, senza troppo pensare gli aveva risposto
< sì, Padrone >.
A quella risposta lui si era sentito decisamente sollevato.
Lei aveva accettato di essergli schiava.
Sentiva il suo cazzo che si induriva nuovamente al solo pensiero dei divertimenti che lo stavano aspettando.
Si era comodamente seduto a tavola e le aveva ordinato di restare li accucciata e pronta a cambiargli il piatto non appena lui avesse terminato.
Per metterla alla prova, anche se sapeva che non ce ne sarebbe stato bisogno, ogni tanto gettava sul pavimento qualcosa che lei subito si precipitava a raccogliere e mangiare ringraziandolo per la sua generosità.
Al termine lui aveva deciso che per quella sera la cagna non avrebbe mangiato.
Da quella sera era iniziato il suo viaggio verso gli oscuri ed eccitantissimi abissi della perversione.
Si era trasferiti nella bella e lussuosa casa del suo Padrone.
Dinanzi a Lui era sempre stata in ginocchio o a quattro zampe.
Spesse volte, dopo averlo fatto godere, trascorreva la serata sdraiata sotto i suoi piedi oppure accucciata a terra intenta a leccargli le sue nobili estremità mentre Lui si guardava distrattamente la televisione o leggeva un libro.
A volte veniva frustata per il solo divertimento del suo Padrone di frustare una donna bianca.
A volte doveva sopportare le frustate fino a ché il Padrone non si stancava, altre doveva gettarsi ai suoi piedi ed implorare pietà.
Una sera era giunto a casa con tre suoi amici negri.
Era andato a prenderla nella sua cuccia e, a quattro zampe e tirata per il guinzaglio, l’aveva portata davanti agli uomini.
Questi si erano seduti tutti in cerchio su comode sedie.
Lei aveva dovuto prima leccare le scarpe di tutti, poi i loro piedi, infilarsi in bocca le calze sudate e fare loro atto di sottomissione.
Poi l’avevano presa contemporaneamente in tre, uno nella fica, uno nel culo e l’ultimo in bocca.
Dopo che tutti erano venuti dentro i suoi orifizi, aveva dovuto fare il bidè ad ognuno. !
Un’altra volta il suo Padrone aveva portato a casa una sua amante anch’essa di colore.
Appena entrata aveva dovuto renderle omaggio baciandole i piedi.
Aveva dovuto servirli a cena aspettando accucciata a terra tra una portata e l’altra.
Verso metà pasto la donna nera si era lamentata della scomodità della sedia su cui sedeva, così lei, su esplicito ordine del suo Padrone, aveva preso il posto del sedile.
Aveva dovuto porsi carponi in modo che la donna potesse sedersi comodamente sulla sua schiena.
Aveva dovuto reggerne il peso per almeno venti lunghissimi minuti.
Fortunatamente la Signora era magra e leggera.
Al termine della cena, per divertimento, era stata frustata sulla schiena e sui seni da entrambi i suoi Padroni.
Dopodiché questi avevano avuto un lungo rapporto sessuale nel quale lei era stata chiamata a prestare i suoi servigi.
Un’altra volta il suo Dominatore era arrivato in casa con una puttana da strada.
Naturalmente lei era stata coinvolta nei giochi erotici.
Ad un certo punto lei era sdraiata sul pavimento.
La puttana le stava seduta sulla faccia e si faceva leccare la fica e, nel frattempo, leccava e ciucciava il cazzo del suo cliente.
La prostituta aveva detto a John che le scappava da pisciare e che avrebbe dovuto recarsi in bagno sospendendo il pompino che tanto stava eccitando l’uomo.
Invece di lasciarla andare, il suo Padrone aveva detto alla puttana che in quel momento era seduta su un cesso e che quindi poteva anche approfittarne per quel suo attuale bisogno.
Così, senza farselo ripetere due volte, la troia aveva aperto la sua vescica riversando una enorme quantità di urina nella bocca della schiava che aveva dovuto ingoiare il tutto.
Al termine la serva aveva dovuto riprendere a leccare il sesso della prostituta.
Quella era stata la prima volta che era stata costretta a bere l’urina.
Da quella giorno il suo Padrone l’aveva spesso utilizzata come cesso umano, a volte per il piacere erotico di sottoporre la sua schiava a quella ulteriore umiliazione, altre per una semplice necessità fisiologica e per la mancanza di voglia di recarsi in bagno se erano in casa o di cercarne uno se erano in giro. FINE

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