Elena percorse la stradina di campagna serenamente, con un candido sorriso sulle labbra.
Era felice. Aveva passato un buon pomeriggio, ed aveva uno sorpresina per il suo amante.
Indossava un bel completino, nuovo di zecca, acquistato per l’occasione.
Aveva passato davvero un buon pomeriggio, a fare spese, e alla fine, quell’acquisto, consistente in un completino di pizzo bianco, che le stava a meraviglia sul suo piccolo, ma ben formato corpo, con due calze, anch’esse bianche, autoreggenti e finissime. Dopo un buon pomeriggio, l’aspettava una serata molto migliore…
Marco, suo marito, era di servizio fino alla mattina, e lei gli aveva preannunciato, che si sarebbe recata in discoteca con le amiche, com’era solita fare, quando il lavoro di poliziotto, costringeva Marco a stare fuori fino a tardi.
Non un agente di “pattuglia”, ma era un agente “di centrale”, ed erano una vera comodità ora, quei turni notturni, lei che li aveva un tempo odiati…
Arrivò davanti la casa di campagna alle 20, 00, in perfetto orario.
La Mercedes di Massimo, il suo alto e muscoloso amante era parcheggiata sotto il porticato di quella casa di campagna chiusa, che lui usava saltuariamente, e soprattutto per i numerosi incontri galanti che riusciva a procurarsi, girando nei vari locali notturni della zona.
Elena prima di scendere si passò il palmo delle mani sulla gambe, per meglio sistemarsi le calze nuove, poi si osservò attentamente la gamba, generosamente scoperta da quella cortissima gonna, quindi aprì la portiera, e con passo forzatamente da vamp -perché così si sentiva, andando incontro al suo amante- entrò in casa.
La porta era aperta, e Massimo era seduto in salotto, già in accappatoio, con i capelli leggermente bagnati, segno di una recente doccia.
Elena gli sorrise, gli si avvicinò, e fece per baciarlo sulle labbra.
Lui la prese per un braccio, e la tirò violentemente a sé, baciandola in bocca, e sistemandosela sulle sue forti ginocchia.
La baciò a lungo, e presa la sua mano, gliela condusse in mezzo alle sue cosce, dove il cazzo stava già prendendo una dimensione considerevole.
Elena trovò sbrigativo, come al solito, il modo di Massimo, ma gli piaceva forse proprio per questo.
Poche parole e tanto cazzo… Altro che Marco…
In breve, Elena dopo alcuni colpetti con le mani, si trovò inginocchiata davanti a lui, che aveva aperto l’accappatoio, e con il cazzo che entrava a fatica nella sua piccola bocca.
Massimo allungò le mani, entrando nella giacca di lei, e scoprendone piano i seni, non accorgendosi nemmeno del completino nuovo di Elena.
Gli strizzò le tette, e lei mugugnò, mentre continuava a succhiare il cazzo:
“Saliamo… Dai saliamo sopra… ” disse Massimo, prendendola per un braccio.
Elena si rimise un po’ in ordine, e si diresse davanti a lui, verso la camera da letto.
Lo precedeva, ancheggiando e sorridendo. Salì quella rampa di scale, pregustandosi la scopata che stava per fare.
Fece quei pochi metri, consapevole che stava tradendo Marco, il suo primo e fino a pochi giorni prima, unico amore.
Fra poco si sarebbe spogliata, ed avrebbe scopato con quel magnifico stallone, che gli poteva dare solo sesso e non amore. Questa consapevolezza la rendeva eccitata.
Arrivò in camera, e Massimo si distese sul letto, e lei cominciò un lento e sensuale spogliarello.
I vestiti cadevano lentamente ai piedi del letto, mentre Massimo la osservava, massaggiandosi lentamente il cazzo, che faceva capolino dall’accappatoio.
Elena si tolse lentamente gli acquisti, sorridendo maliziosamente, ed osservando negli occhi il suo amante.
Quando fu completamente nuda, si avvicinò al letto, e si chinò a leccare lentamente il petto villoso di Massimo.
Questo apprezzò immensamente il lavoro che stava facendo quella donna, sposata, di 30 anni, casalinga, frustrata, ed assetata di cazzo.
Era una di tante donne che erano passate tra quelle mura, e che inevitabilmente erano finite lì, a leccare quel petto ed a succhiare quel cazzo.
La tirò a sé, e scese a leccargli a sua volta la nera figa pelosa.
Le aprì le piccole ma ben tornite gambe, e ricambiò i favori ricevuti fino ad allora.
La figa era già pregna di umori, e decise che era arrivato il momento di infilargli il cazzo.
Elena vide il suo amante alzarsi, e quasi prendere la mira, e poi richinarsi, mentre lei allargava maggiormente le cosce.
Sentì l’enorme cazzo entrare in figa, e chiuse gli occhi, affondando le unghie sulle spalle dell’amante, assaporando ad uno ad uno i colpi che Massimo andava a dargli.
Stava ancora una volta, toccando il paradiso.
Massimo la stava lentamente e sapientemente portandola nel regno dei cieli…
La porta si spalancò d’improvviso, e Elena aperti gli occhi gridò:
“Marco! ”
Marco accese la luce, e vide quei due corpi ancora accoppiati, distesi sul letto, con le chiappe di lui, belle bianche in bella visione, e la testa di lei, che faceva capolino da sotto la spalla di lui.
Subito si divisero, e l’uomo si voltò, mostrando il suo cazzo che stava già ammosciandosi dalla sorpresa.
Marco, sudato ed irato, alzò la pistola, e sparò ripetutamente sul corpo dello sconosciuto, coprendo il grido terrorizzato di Elena.
Alla fine dei quattro colpi, sparati ripetutamente, Elena era ammutolita e bloccata dal terrore.
Marco, sudato, rimase fermo, con la pistola ancora puntata verso quel corpo, che perdeva sangue copiosamente.
Passarono alcuni attimi interminabili, nei quali nessuno riusciva nemmeno a respirare.
Marco osservò Elena. Piccola, con i capelli neri che arrivavano appena alle spalle, ma con due occhioni verdi da sballo.
Due seni vistosi, sopra un culetto ben proporzionato, che lo aveva fatto innamorare perdutamente.
Ora era lì, in quel letto, di quel casolare in campagna, nuda, con il suo amante agonizzante.
Elena si coprì pudicamente i seni con il lenzuolo, e con una lacrima che cominciava a scendergli, ebbe il coraggio di parlare:
“Marco… Cos’hai fatto? ”
Marco abbassò l’arma, e continuò ad osservare quella donna, che da quattro anni era sua moglie. La sua legittima moglie.
Si sedette pesantemente sulla poltrona davanti al letto, e poggiata la pistola sulle ginocchia, si accese tranquillamente una sigaretta, mentre Elena continuava a nascondersi pudicamente i seni.
Il silenzio era rotto dalle lunghe boccate di Marco, che continuava a fumare tranquillo, assopito nei suoi pensieri.
Il sudore gli colava ancora dalle tempie, e con gesti lentissimi ma regolari, portava la sigaretta in bocca ed aspirava lunghe boccate di fumo.
Elena restava bloccata sul letto, impietrita ed impossibilitata dalla paura a fare qualsiasi movimento.
Il suo sguardo era fisso su quell’arma posata nelle ginocchia di suo marito.
Ma come aveva fatto a sapere?
Certamente non avrebbe mai immaginato che Marco, il gentile e simpatico Marco, potesse arrivare a tanto. Mai avrebbe pensato che potesse arrivare a sparare al suo amante.
Il suo amante?
Girò la testa, e vide gli occhi sbarrati di Massimo.
Rantolava. Aveva quattro proiettili in corpo, ma il fisico massiccio aveva retto, per il momento, a quei quattro fori sul petto.
Era un bell’uomo Massimo.
38 anni portati benissimo, e frutto di ore ed ore di palestra, e di lampade.
Era ricco, bello, simpatico, virile.
Quando quell’uomo alto, abbronzato, leggermente brizzolato l’aveva avvicinata in discoteca, aveva subito perso la testa.
Che differenza con Marco! Nonostante fosse un poliziotto, era talmente “tenero”, che lo avevano sbattuto in ufficio.
Nel giro di due ore di conversazione, Elena aveva già perduto la testa per quell’uomo, dal fare galante, ed aveva perso ogni senso del pudore.
Abbandonò le amiche con cui era giunta in discoteca, e molto garbatamente si era infilata nella Mercedes di Massimo.
Con il suo 1, 60 scarso, Elena si perdeva in quel petto villoso e robusto.
Le grandi mani di Massimo l’avevano subito tastata dappertutto in poco tempo.
L’eccitazione provocata da quell’incontro involontario, da quella situazione surreale (lei, sposa fedele, cattolica praticante… ) e senza dubbio, da quell’enorme cazzone che balzò fuori come d’incanto dai pantaloni, le fece perdere la testa.
Non avrebbe mai pensato di tradire Marco, ma quella sera, all’uscita dalla discoteca, succhiò avidamente un cazzo che non era del marito, mentre si faceva tastare tra le cosce.
I collant bloccavano però ogni tentativo, e fu lei, che alzandosi leggermente, si abbassò i collant a metà coscia, per permettere alla mano di raggiungere le mutandine, da dove subito un dito trovò la strada per infilarsi in figa.
Succhiò avidamente quel cazzo sudaticcio.
Proprio lei, che prima di prendere in bocca quello del marito, pretendeva che se lo lavasse per bene.
Ed era proprio lei quella che si fece sborrare in bocca, nonostante continuasse a vietare di fare lo stesso a Marco.
Con Marco, l’amore si doveva fare rigorosamente a giorni prestabiliti e sempre “come Dio comanda”. Niente stravaganze.
Quella sera si trovò la bocca impiastricciata di sborra, e la sborra era di un uomo che appena conosceva.
Chissà cose le era scattato nel cervello, ma Massimo entrò nella sua testa e nella sua vita per non uscirne più… se non morto.
Ora era lì, accanto a lei, con quei quattro proiettili che gli stavano stroncando la vita.
Che intenzioni poteva avere adesso Marco?
Aveva praticamente ammazzato Massimo e nulla poteva impedirgli di ammazzare anche lei.
Lì poi, in quella casa di campagna, dove Massimo portava le sue “conquiste”, erano talmente isolati, che nessuno poteva aver udito quegli spari.
Si sentì perduta, e con la mano andò a toccare la mano del suo amante.
Marco vide la mossa, e scattò in piedi:
“Sei una lurida baldracca… ”
Impugnò la pistola, e gliela puntò sulla testa, e schiacciò ripetutamente il grilletto.
Elena chiuse gli occhi, ma la pistola si inceppò, e non riuscì a sparare nessun colpo.
Marco la gettò per terra bestemmiando, poi riprendendo il controllo, colpì con un violento schiaffo la moglie.
Elena aveva i nervi talmente tesi, che si fece la pipì addosso, e scoppiò a piangere:
“Ti prego… Ti prego Marco… Perdonami…. Ti scongiuro Marco…. Non fare pazzie…. ”
Marco tornò a sedere sulla poltrona, e si riaccese una seconda sigaretta.
Elena si era piegata su di un lato, e si ritrovò con tutta la mascella sinistra intrisa di sangue.
Si passò la mano sulla guancia, la osservò, e scoppiò nuovamente a piangere.
Marco finì la sigaretta, mentre lentamente Elena cercava di riordinare le idee.
Per prima cosa, doveva salvare la pelle.
Decise che sarebbe stata in silenzio, in attesa di qualche mossa di Marco.
Il sudore gli scendeva ancora dalle tempie, ed i riccioli dei suoi capelli neri, erano bagnati.
Marco non riusciva ora a connettere: un altro colpo di pistola ed avrebbe risolto tutto. Ora invece, aveva un moribondo ed una moglie, troia quanto si vuole, ma viva, davanti a lui.
Si alzò, gettando via la sigaretta, e si avvicinò a sua moglie. La prese per i capelli, e senza dire una parola la trascinò sopra il moribondo.
Gli schiacciò il viso sui genitali del moribondo fino a farla gridare dal dolore.
Marco non mollava la presa, nonostante Elena si dibattesse con tutte le sue forze.
“Lasciami” cercava di gridare, ma la bocca, appena cercava di aprirsi, veniva occupata da qualche parte intima del moribondo.
“Succhialo! Succhialo! ” ordinò Marco lasciando infine la presa.
Elena, tutta intrisa di sangue alzò leggermente la testa, ed osservò gli occhi assatanati del marito.
Cercò di dire qualcosa, ma un violento schiaffo la ributtò sul corpo di Massimo.
Questi rantolava piano, in uno sforzo tremendo.
Elena singhiozzando, prese il cazzo moscio ed insanguinato di Massimo, e se lo mise in bocca.
Piangeva, ma tentò, goffamente, di succhiarlo.
Marco non era soddisfatto del lavoro:
“Cerca di metterci impegno troia! Credo che glielo succhiassi molto meglio! ” e la raggiunse con un pugno nella schiena, il che la fece tossire e sputare il piccolo cazzo.
Marco la prese per i capelli, e la rimise al lavoro:
“Dai troia, fagli un bel servizietto! Come si dice? La morte più bella è quella di andarsene venendo! Avanti, fai un bel regalo a questo bel fusto, che ti scopa da mesi. ”
Elena, oramai disperata, si attaccò avidamente al cazzo, e cominciò a muovere la testa avanti ed indietro, mentre il sangue continuava a giungere nei genitali ed a sporcarle il viso.
Aumentò l’andatura, ma il cazzo non aumentava di misura.
Massimo, emise un rantolo più profondo dei soliti, espirò.
Elena probabilmente se ne accorse, ma continuò a ciucciare, finché, i muscoli cedendo alla morte, non le riempì la bocca di piscio.
Elena sputò il liquido, e si asciugò la bocca con il lenzuolo.
“Che peccato… è morto prima di godere… Sei una frana, troia e pasticciona. Dovevi metterci più impegno, e magari moriva proprio mentre ti sborrava in bocca… ”
Elena si asciugò le lacrime, mentre Marco era tornato a sedersi.
Massimo giaceva in una pozza di sangue enorme, nudo, con gli occhi sbarrati.
“Bene cara mogliettina… Ora pensiamo a noi… ”
Ad Elena si ghiacciò il sangue nelle vene. Cosa aveva in mente ora Marco?
Si riaccese un’altra sigaretta, e tranquillamente descrisse ad Elena quello che aveva in mente:
“Cara Elena. Il mio progetto era di uccidervi tutti e due. Ora, credo che ucciderti non mi divertirebbe più.
Ora voglio vendicarmi di sette anni d’inferno, perché, tu lurida troia, mi hai fatto passare sette anni d’inferno.
Tre anni di fidanzamento, dove non potevo nemmeno toccartela, perché era “peccato”, seguiti da quattro anni di matrimonio, dove si scopava due, dicasi due volte al mese!
Poi, un bel giorno, ti trovo tutta bella e radiosa.
Che cazzo è successo? Dove va la mia mogliettina tutta bella e pimpante?
Da Adriana? Sì, da Adriana. Anche questa sera? … Esco dall’ufficio per prendermi le sigarette, e chi ti vedo? Ma porca puttana, non è Adriana quella seduta in quella pizzeria?
Dove cazzo è mia moglie allora, se non è con Adriana?
Ti piazzo un paio di microfoni, perché, brutta stronza, io lavoro nell’ufficio indagini, ed ecco che la troia di mia moglie telefona al suo amante.
Sì caro, mi hai scopato benissimo, ma anch’io te l’ho succhiato fino a farti morire… Sì amore, te lo mangio fino a consumartelo… Non vedo l’ora… Mio marito non sospetta nulla… Sì, è stronzo, ED IO NON NE POSSO PIù! ”
Elena era pietrificata, con le ginocchia sotto il mento, per nascondere le sue nudità, sempre seduta su quel letto insanguinato.
“Sai, potevo cacciarti di casa a pedate, ma poi ho pensato che non poteva bastare… No, io DOVEVO fartela pagare…
Per giorni ho pensato a come fartela pagare, a come uccidervi.
Poi pensando che lo stronzo del tuo amante, ha la bella abitudine di venire in questa casa di campagna per scoparti, ho deciso di agire… ”
Marco ora, parlava ora tranquillamente, come se avesse riacquistato la calma ed il sangue freddo di sempre:
“Vedi cara Elena, ho avuto 15 giorni di tempo per studiare il tutto.
Ti vedevo uscire di casa, e sapevo benissimo che andavi a scopare con un altro.
Ma ora sono io che ho il filo del gioco!
Devi sapere che ti sei licenziata questa mattina.
Sì, domani mattina il tuo datore di lavoro riceverà una lettera nella quale, per impegni famigliari, ti licenzi in tronco, e lo avverti che sei partita urgentemente per l’estero.
I tuoi hanno reagito con disappunto, alla notizia che domani mattina partiamo per un viaggio last-minute…
Ti pensi? 20 giorni a Cuba! Come rifiutare? Elena è a casa che prepara le valigie… Non preoccupatevi, baderò io a lei…
Quanto a Massimo, ho spedito questa sera, dei telegrammi, dove scrive che è partito urgentemente, per motivi famigliari, verso la Sicilia.
Ho indagato, scoprendo che in Sicilia ha dei parenti.
Qui non ha famigliari, e quindi impiegheranno un certo periodo per scoprire che è scomparso…
Credevo così di avere circa 20 giorni prima che la polizia scoprisse i cadaveri.
In quei 20 giorni, avrei raggiunto tranquillamente il Brasile, e mi sarei goduto la vita, sbattendomi tutte le fighe che potevo.
Il bello è, che ieri ho incassato 350 milioni per la casa! ”
Elena sgranò gli occhi. Non credeva alle sue orecchie.
“Ho venduto tutto. Casa, auto, mobili… è incredibile come puoi vendere tutto anche senza la tua firma… Basta pagare, e la firma di Elena… zac, compare davanti al notaio…
Cosa credi. Con il mio lavoro di gente senza tanti scrupoli, ne conosci a bizzeffe!
Sei seccata? Sì, effettivamente la casa valeva molto di più, ma devi capire, in 15 giorni, realizzare 350 milioni, e trovare anche il notaio “cieco”, non è stato facile.
Io sono regolarmente in ferie da domani.
Adesso cara mia, ho in tasca quasi 400 milioni, e davanti a me un morto ed una troia, e 20 giorni buoni per sparire…
Adesso la troia pulisce tutto, dopodiché deciderò cosa fare. ”
Elena si alzò, e cercò di vestirsi, ma Marco glielo impedì, strattonandola via da quel mucchietto di vestiti, accartocciati davanti al letto:
“Resta nuda così. Non vorrai mica sporcarti vero? ” gridò, strascinandola in mezzo alla stanza.
“Adesso prendiamo il corpo, e lo facciamo sparire”
Elena si passò l’avambraccio sugli occhi, asciugandosi le copiose lacrime, poi si alzò, e si mise davanti al letto, in attesa di altri ordini:
“Di scavare una buca non se ne parla… C’è un congelatore qui? ”
Elena fece segno di sì con la testa:
“è di sotto, in cantina… ”
Marco prese gli angoli del lenzuolo, e tirò velocemente verso di sé, facendo cadere a terra il corpo di Massimo.
Elena a quel punto scattò disperatamente giù per le scale, inseguita da Marco, che inciampando nel corpo steso a terra, cadde a terra.
Elena gridando raggiunse il piano terra, ma non riuscì nemmeno a raggiungere la porta. Marco le fu subito addosso, e la colpì con tre ceffoni che la fecero volare per aria, facendola cadere pesantemente per terra.
La piccola Elena era disperata, e quel tentativo pazzesco, di sfuggire, nuda in aperta campagna, dimostrava che non connetteva più razionalmente.
Dove credeva di poter andare, nuda, insanguinata, e a tre chilometri dalla più vicina casa?
Marco la prese, e torcendole violentemente il braccio, si fece accompagnare in cantina.
Il congelatore era in funzione, ed una volta aperto, poté constatare che conteneva poche cose.
Estrasse i pochi sacchetti, contenenti più che altro della verdura, poi guardò serio Elena.
La prese di peso e la adagiò all’interno.
Elena gridò tutto il suo terrore, ma Marco sembrava deciso:
“Tu adesso stai qui a preparare il posto al tuo amante. Ti tirerò fuori tra un pochino.
Così ti raffredderai quella figa che sembra essere diventata così bollente…
Non gridare. Nessuno potrà mai sentirti… ” e chiuse il coperchio a chiave, adagiandovi sopra una damigiana piena di vino.
Elena si trovò nuda, a contatto con le pareti ghiacciate ed al buio più completo.
Il terrore giunse punte inimmaginabili. Credeva di impazzire!
Marco poteva ora lasciarla lì, a morire congelata, mentre poteva tranquillamente partire per il Brasile.
Il buon Marco, che non aveva mai fatto male ad una mosca, e che lei stessa non credeva in grado di recar alcun danno a qualcuno, ora, poteva benissimo lasciarla lì a morire in quel modo atroce.
Gridò con tutto il fiato che aveva, e scalciò energicamente, ma lo spazio era angusto, e non riusciva a dare forza ai suoi tentativi.
Il freddo poi, la stava lentamente bloccando, avvolgendola come un silenzioso e mortale manto, e stava per rendersi conto che non sarebbe più uscita da lì. Quel congelatore, poteva essere la sua bara…
Quando il portellone si aprì, restò immobile, bloccata dall’incredibile freddo e dal terrore.
Marco le porse la mano, e lei, con gli arti già mezzi bloccati dal freddo, si affrettò ad alzarsi.
Era un pezzo di ghiaccio, e cadde a sedere sul pavimento di terra.
Marco aveva trascinato il corpo di Massimo, ed ora lo stava buttando dentro il congelatore.
Lentamente riempì l’interno con i sacchetti di verdure, e ci aggiunse numerose bottiglie.
Il corpo di Massimo era nascosto.
Chiuse il coperchio, mettendosi in tasca la chiave del congelatore.
Elena era ancora seduta a terra, che tentava di riscaldarsi tenendosi stretta.
Marco le fece segno di alzarsi, e lei ubbidendo silenziosamente, lo precedette, ritornando verso la camera.
Lì si mise a pulire, e a far scomparire meticolosamente ogni traccia.
Mise le lenzuola dentro ad un sacco della spazzatura, con il cuscino, e rovesciò il materasso, dalla parte pulita.
Lavò accuratamente il pavimento, e raccolse ogni più piccola traccia, gettandola nel nero sacco, mentre Marco osservava il tutto, giocherellando con la pistola, e continuando a fumare.
Questo lavoro l’aveva di fatto tranquillizzata, e quando ebbe finito, ancora nuda ed imbrattata di sangue, si sedette sul letto appena rifatto di fresco, e si sentì pronta a parlare con Marco:
“Cosa intendi fare adesso? Ti rendi conto di quello che hai fatto? ”
Per tutta risposta Marco si alzò, e si avvicinò alla donna, si sbottonò i pantaloni, ed estrasse il cazzo:
“Quello che tu non ti rendi conto, è che sei quasi morta… Ora mi farai uno di quei pompini che mi rifiutavi sempre, e starai attentissima a non sputare alcuna goccia di sperma… Se lo farai, ti strangolo qui! ”
Elena osservò il cazzo del marito, che sembrava non avere nessuna erezione.
Lo prese con due dita, e tentennò, e subito Marco urlò:
“In bocca troia! Mettitelo in bocca e fammi venire! ”
Elena cominciò ad eseguire gli ordini, e con sorpresa, il cazzo alle prime leccate rispose positivamente.
Marco osservava la testa muoversi, digrignando i denti, assaporando quel servizietto che Elena gli aveva sempre rifiutato continuativamente.
Ora era lì, seduta sul letto, nuda, sporca, impaurita e con il suo cazzo in bocca.
Poteva notare ancora delle lacrime che scendevano sulle guance, ma non se ne curò, e cominciò a muoversi aiutandola nel pompino, fin quando, sentendo l’orgasmo arrivare, la prese per la testa, le spinse il cazzo in gola, ed eiaculò.
La sborra defluì direttamente nella gola, ed Elena tossì violentemente, e vomitò sul pavimento, sporcando le scarpe al marito.
Marco la colpì con un ceffone talmente violento, che Elena cadde dall’altra parte del letto:
“Ti avevo avvertito! Ti ammazzo! ”
“No! ” gridò disperata Elena “No, ti prego… Pulirò tutto… Tutto… ” e si gettò ai piedi del marito, e con le mani pulì le scarpe del marito.
“Leccati le mani ora! ”
Elena era talmente spaventata, che non si fece ripetere il comando, e piangendo disperata, leccò pulendosi le mani.
Marco si riordinò, dopodiché osservò Elena. Era in uno stato pietoso, e poi fuori stava facendosi l’alba:
“Adesso lavati, che sembri un letamaio… Sbrigati, che dobbiamo sparire”.
Sparire? Quella parola non fece altro che aumentare la paura di Elena. FINE
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