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Il villaggio vacanze

L’estate a volte riserva sorprese incredibili al punto che mentre sto per raccontare la mia vacanza terminata pochi giorni fa, sono ancora completamente sopraffatto dalle sensazioni provate. Tutto è cominciato a Maggio quando, parlando con una amica intima, ho saputo dell’esistenza di un posto davvero eccitante. Anna conosce molto bene il mio desiderio di essere dominato e lei stessa di tanto in tanto si concede un week-end a casa mia per sfoderare le unghie ed esprimere su di me le sue arti di perfetta domina. Anna mi racconta di un club “particolare” in un isoletta della Yugoslavia, che è stato messo su da alcuni suoi amici slavi. Mi racconta che funziona così: se ti piace essere dominato puoi trascorrere lì una settimana in un bungalow, spesato di tutto, purchè ti conceda ai desideri degli altri ospiti per un minimo di quattro ore al giorno. Gli altri ospiti, a parte gli schiavi e le schiave, sono tutti dominanti che pagano un prezzo piuttosto salato per accedere al villaggio. Siccome sono molto interessato alla cosa, Anna mi dice che avviserà gli amici del mio arrivo e mi darà una lettera di presentazione, dato che il club è riservatissimo.
Il 5 luglio parto per la Yugoslavia. Arrivo al villaggio verso le 18. 00 e mi presento come amico di Anna. Lei ha già avvisato gli amici del mio arrivo e questi mi accolgono e mi mostrano il villaggio. Una ragazza tedesca che però parla molto bene l’italiano mi accompagna in un grande giardino che termina su una scogliera. Il posto è bellissimo. Noto tante tende, molto grandi, aperte sul davanti. La ragazza mi spiega che gli schiavi vengono usati in quelle tende, che sono aperte per dar modo agli ospiti di vedere cosa sta accadendo e spostarsi così da una tenda all’altra secondo il loro piacimento. Mi spiega che i nastri colorati che vedo legati davanti alle tende servono a indicare il tipo di disponibilità degli schiavi: il nastro rosso indica disponibilità verso il sesso opposto, quello blu verso lo stesso sesso, quello giallo verso tutti e due. Da una delle tende sento provenire delle urla soffocate: è una ragazza; sul suo viso è seduta una signora sulla cinquantina; le frusta i seni con un gatto a nove code, mentre un uomo ha infilato tutta la mano nella vagina della ragazza. In un’altra tenda un uomo viene sodomizzato da una signora bionda: il fallo legato alla vita della donna è di dimensioni mostruose e lei lo usa con una violenza inaudita; un’altra donna sta fustigando lo schiavo sulla schiena mentre gli fa una doccia calda con la sua urina. Vengo poi accompagnato in un locale molto ampio: ci sono qua e là almeno sei o sette gruppi di padroni con i loro schiavi. Il locale è ben attrezzato con panche e croci di legno; ci sono catene alle pareti e corde che scendono dal soffitto per sospendere gli schiavi.
La ragazza mi spiega che molti preferiscono portarsi gli schiavi nella sala perché così possono cambiare schiavo quando vogliono unendosi alla fantasia degli altri presenti e inventando nuovi giochi. In ultimo entriamo in un altro locale dove sono a disposizione degli ospiti tutti gli attrezzi che potranno usare a loro piacimento: frustini da equitazione, fruste di varia lunghezza, corde, catene, falli di gomma di tutte le dimensioni, bavagli, manette, stivali e abbigliamento di latex, insomma tutto quello che si può immaginare e desiderare per sottomettere uno schiavo. Mi viene assegnato il bungalow e mi viene detto che dovrò consumare la prima cena da solo al suo interno. La mattina dopo potrò recarmi nudo sulla scogliera e farmi vedere e conoscere dagli ospiti che eserciteranno il loro potere su di me. Mi viene consegnato un modulo su cui dovrò di sbarrare le voci che possano dare subito una chiara visione di quali limiti pongo a quello che mi accingerò a subire. Dopo una notte quasi insonne a causa dell’eccitazione, al mattino faccio colazione e vado al mare. Mi siedo accanto a una ragazza sdraiata a prendere il sole: non deve avere nemmeno vent’anni e il suo corpo stupendo è solcato da striature violacee che si fanno molto più intense e ravvicinate sui glutei. Mi eccito immediatamente e lei dice qualcosa in una lingua nordica mettendosi a ridere. Un po’ imbarazzato faccio finta di niente e mi guardo intorno: è severamente vietato comunicare tra schiavi pena l’espulsione immediata dal villaggio. Dopo un po’ decido di cercare una tenda libera e vi appendo davanti un nastro rosso. Mi siedo nell’erba e intanto sfoglio un giornale.
Dopo una decina di minuti vedo avvicinarsi una donna sulla quarantina con un seno enorme, non bella, ma vestita in modo molto eccitante con stivali neri alti fino a metà coscia e in mano un frustino lungo un metro. Nell’altra mano una borsa di stoffa che sicuramente contiene gli arnesi che userà su di me. Mi squadra un po’ e poi fa cenno di entrare nella tenda. Io obbedisco immediatamente e mi posiziono in ginocchio secondo le sue indicazioni. Lei si siede sulla mia nuca e un rivolo di calda urina comincia a scendere lungo il torace mentre la frusta si abbatte ripetutamente con violenza sul mio culo. Poi mi fa stendere con la schiena a terra, si siede sulla mia faccia e riprende a orinare. Mi urla qualcosa in tedesco e mi colpisce sul ventre e sul cazzo col frustino facendomi capire che devo tenere la bocca spalancata. Mi costringe a bere tutta la sua pipì e poi si fa leccare la fica e il buchetto del culo. Mi fa mettere di nuovo in ginocchio e mi lega al punto che fatico a restare in equilibrio. Le sue dita in maniera sbrigativa mettono un gel nel mio culo, tira fuori dalla borsa un fallo che si lega in vita e si posiziona alle mie spalle. Mi sodomizza con un colpo solo, il dolore è lancinante e sono certo che i miei tessuti siano stati lacerati. Sto per mettermi a piangere dal dolore quando una serie di frustate si abbattono sulla schiena e sui glutei mentre lei continua a urlare nella sua lingua. I colpi che ricevo nel culo sono micidiali e le sue unghie affondano nella pelle dei miei fianchi e attorno ai capezzoli. Ha capito che si tratta di una zona in cui sono molto sensibile e me li tortura con le unghie strizzandoli a sangue al punto di farmi piegare le gambe. Le sensazioni si accavallano e a un certo punto un’ebbrezza tale si impadronisce di me che io comincio a implorare quella donna di torturarmi ancora e di sfondarmi il culo. Entra nella tenda un’altra signora, avrà almeno sessant’anni; le due si conoscono sicuramente perché dopo aver parlato un po’ l’ultima arrivata si mette a cavallo della mia schiena e comincia a orinare. Provo disgusto ma resisto cercando di non darlo a vedere, poi mi butta con la schiena a terra, dopo che l’amica è uscita dal mio culo e si viene a sedere sulla mia bocca. Vuole continuare a orinarmi dentro, ma a questo punto non ce la faccio più e comincio a gridare e a divincolarmi. Si arrabbiano molto e cominciano a picchiarmi con violenza su tutto il corpo: schiaffi, frustate, pugni, sputi. A un certo punto decidono di slegarmi e se ne vanno evidentemente scontente e arrabbiate.
Spero che questo non mi causi l’espulsione dal club e rimango a terra dolorante in attesa che succeda qualcosa. Dopo circa un quarto d’ora arrivano due ragazze carine che mi bendano e mi legano. Sono molto contento delle nuove padrone e penso che mi divertirò molto con loro. Le mie gambe e le braccia vengono legate ben divaricate a quattro paletti conficcati a terra; una sostanza fresca e cremosa mi viene spalmata addosso, sembra miele: sono certo che tra poco le lingue delle due fanciulle percorreranno tutto il mio corpo. E invece sento stendere sulle gambe qualcosa che sembra una striscia di carta: immediatamente dopo uno strappo micidiale mi fa sentire un gran dolore. Mi stanno depilando! Provo a gridare ma una mano mi tappa la bocca e subito dopo un bavaglio mi impedisce di emettere altri suoni. Mi vengono rasati tutti i peli del pube e attorno all’ano e la tortura della ceretta continua fino a che non mi hanno portato via tutti i peli. Poi vengo massaggiato con un olio che mi rinfresca la pelle e le dita di una delle fanciulle mi regalano un po’ di piacere dedicandosi a spalmare il mio ano con una crema freschissima che lenisce ogni dolore dovuto al precedente trattamento. Vengo slegato e fatto appoggiare con il ventre a qualcosa che mi obbliga a stare inginocchiato, con la testa in basso e il culo ben sollevato. Vengo ammanettato e le ginocchia legate a una sbarra in modo che restino bloccate e ben divaricate. Qualcosa mi viene messo in testa, penso a un cappello ma dal solletico sulle spalle capisco che è una parrucca. Sulle labbra mi viene applicato qualcosa che sembra rossetto e credo la stessa cosa venga fatta ai capezzoli e all’ano. Infine mi infilano delle calze di nylon autoreggenti. Penso che le due ragazze siano un po’ bizzarre e vogliano farsi una finta lesbicata a tre, visto che mi hanno travestito da donna. Sento armeggiare vicino al mio culo e capisco che sto per ricevere ancora un fallo di gomma. Mi rilasso sperando di sentire meno dolore di prima, ma il mio stomaco si contrae quando mi accorgo che un paio di testicoli cominciano a sbattere contro il mio culo. Urlo la mia rabbia ma quello che viene fuori dal bavaglio è un lungo mugolio che può essere benissimo scambiato per un grande piacere. Il mio culo continua a essere scopato fino a che un’abbondante sborrata mi inonda le viscere. Non fa a tempo ad uscire che vengo subito di nuovo riempito.
Due mani forti mi tengono i fianchi mentre vengo sbattuto con energia. Si succedono dentro di me ben otto cazzi diversi: sento i commenti nelle diverse lingue e da un italiano capisco che mi considerano un transessuale. A questo punto una delle due ragazze mi si avvicina e mi dice a un orecchio che se non farò il disubbidiente mi toglierà il bavaglio e la benda dagli occhi. Mi spiega che la signora a cui ho disobbedito prima si è presa una bella rivincita e sulla mia tenda ha fatto apporre il nastro giallo. Ora non posso tirarmi più indietro e devo continuare così per tutto il giorno, altrimenti oltre a essere cacciato via rischio che lei mi sfondi il culo infilandovi tutto il braccio. Mi dice di essere “carina” con tutti i padroni e le padrone che verranno e mi avvicina alla bocca un cazzo facendomi l’occhiolino e suggerendomi di leccarlo per bene. Succhio e lecco cazzi non so per quanto mentre il mio culo continua a essere pompato e a ricevere dosi di sperma caldo. Donne di tutte le età mi annaffiano con la loro pipì, la mia lingua penetra nelle loro fiche e nei loro culi da cui cola lo sperma che hanno raccolto in una recente scopata. Devo bere tutto: mai una sola goccia di pipì o di sperma deve sfuggirmi. La punizione dura per tutta la settimana. Se vorrò potrò tornare a settembre, ma – “attento a non disobbedire mai più”- mi dicono sorridendo nel congedarmi.

FINE

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