Era l’inverno del lontano ’92 quando io, all’epoca trentenne e mia cognata Michela, all’epoca ventiduenne, ci trovammo, non ricordo come, da soli in macchina a parlare. Non so come il discorso cadde sui reciproci partner. All’epoca Michela stava con Sergio, suo attuale marito, e dopo un po’ di giri di parole mi raccontò come lei e Sergio litigavano in continuazione.
“Sai”, disse Michela,
“è un periodo che sono molto nervosa e litigo con Sergio per ogni sciocchezza… ho paura che alla fine si stufi di me… “.
“Beh ma perché ci litighi? ” dissi io e lei, guardandomi quasi vergognosa,
“per ogni sciocchezza… basta un nonnulla ed io alzo la voce… lui si è già lamentato ripetutamente, io non voglio perderlo ma non riesco a tenere ferma la lingua! “. Non sapevo cosa fare… anche io e Vanessa (la sorella) avevamo passato un momento simile che poi avevo risolto brillantemente, ma non sapevo se raccontarle come e soprattutto avevo dubbi sulla sua reazione. Ad un certo punto, valutato il disagio di Michela, decisi che il rischio valeva la candela e iniziai a parlarle.
“Allora Michela, cosa saresti disposta a fare per evitare le liti con Sergio? ” e lei senza esitare
“Qualsiasi cosa… sono disposta a tutto per non perderlo… “.
“Bene” ripresi io “allora devi sapere che anche io e Vanessa abbiamo avuto questo problema ed ora litighiamo al massimo ogni due mesi… “.
“Davvero? ” I suoi grandi occhi scuri si illuminarono come se avesse visto chissà quale prodigio
“e come avete fatto? Vanessa pure era nervosa tempo fa invece ora è sempre sorridente… raccontami come hai fatto ti prego!! ” Io esitai un po’, cercando di capire quanto Michela sarebbe stata ricettiva a certi discorsi, ma poi misi da parte tutto ed attaccai
“Sai Michela … quando tua sorella diventa nervosa, e mi attacca per litigare, io la lascio sfogare e poi… ” dicendo questo tirai fuori, da sotto il sedile, una paletta di cuoio, che avevo fatto da solo seguendo le indicazioni che avevo trovato su un vecchio libro. La paletta era lunga circa 30 cm e larga 10 ed era fissata ad un corto manico di legno che garantiva una salda presa. Era particolarmente flessibile in modo da garantire i risultati voluti senza arrecare danni eccessivamente visibili. Michela prese la paletta con una certa titubanza, quasi timore, e rispose in un modo che non mi aspettavo.
“… e quando tu non ce la fai più usi questa e glielo fai tutto rosso, vero? ”
“Non è proprio così ma quasi… con tua sorella funziona solo a freddo… prima ne parliamo e poi… ” mi interruppi, pensando di essere andato troppo oltre nel raccontarle fatti che sarebbe stati pubblicamente condannati e che lei non era certo una persona riservata…
“Ma tu saresti disponibile a darmi una mano… ” riprese lei.
“In che senso? ” gli domandai scotendomi dallo stato di trance in cui ero caduto.
“Saresti disposto ad usare la tua paletta con me se io te lo chiedessi? ” Allora capii cosa cercava di dirmi Michela e la ripresi prontamente
“Non funzionerebbe” gli dissi
“non funzionerebbe perché il meccanismo di causa – effetto è efficace solo se lo facessi con Sergio… mica litighi con me… non credi? ”
“Hai ragione” rispose lei
“peccato… ” Li finì il discorso e per un paio di mesi non ne parlammo più. Per un po’ di tempo, quando parlavo con Michela, avevo sempre il dubbio che lei se ne fosse uscita con qualcuno e mi avesse svergognato in giro. Un giorno, credo fosse aprile mi arriva una telefonata in ufficio
“Ciao Gianni, sono Michela”
“Ciao Michela come và? ”
“Non benissimo… continuo a litigare con Sergio e non sò più che fare… ”
“Hai provato come ti dicevo? ”
“Si ne ho parlato con Sergio e ci abbiamo provato ma non funziona tanto… Sergio voleva parlarti”
“Fammi telefonare, lo sai che vi voglio bene, e se posso fare qualcosa per voi lo faccio… ” gli risposi io.
“OK ti faccio chiamare ciao a presto”
“Ciao Michela ci sentiamo”. La telefonata mi lascio parecchi dubbi in testa su cosa Michela avesse detto a Sergio e su cosa avevano fatto… Io e Vanessa eravamo arrivati a quel punto dopo mesi di prove e studi per capire e quindi era stato un passaggio graduale… Dopo pochi minuti il telefono trillò di nuovo
“Ciao Gianni sono Sergio”
“Ciao Sergio dimmi tutto” In breve Sergio mi disse che aveva parlato con Michela e che sapeva dei nostri discorsi. Ci accordammo di vederci nel pomeriggio a casa dei suoi genitori che erano fuori in vacanza. Detto fatto alle tre del pomeriggio arrivai da lui scoprendo che anche Michela era lì.
“Grazie Gianni di essere venuto” mi accolse Sergio con un sorriso
“prendi qualcosa da bere? ” Accettai un caffè e ci mettemmo a chiacchierare in salotto mentre Michela era in cucina a sistemare. Dopo un po’ di chiacchiere Sergio se ne uscì allo scoperto
“Sai Gianni, Michela mi ha raccontato come fate te e Vanessa ma con noi non funziona”
“A parte il fatto che non funziona con tutti, ma poi bisogna vedere cosa e come fate” risposi. Sergio mi racconto, con dovizia di particolari, come Michela avesse raccontato la cosa e come lui avesse provato a sculacciarla sui jeans (lei porta sempre quel tipo di indumento) ma come questo non avesse sortito nessun effetto. Alla fine Sergio se ne uscì
“Saresti disposto ad aiutarci? ”
“Certamente” risposi io ” ma cosa posso fare? ” La risposta mi stupì
“Insegnandoci! ” rispose Sergio “insegnandoci ad usare questo sistema! ” Rimasi di sale non credendo che la confidenza fosse così elevata e risposi “Si, va bene, ma come facciamo? Dovrei assistere ad una vostra lite e poi Michela è d’accordo? ”
“Certamente”, rispose lui,
“me lo ha chiesto lei di parlarti per avere a prestito la paletta ma io ho dei dubbi… ”
“Dubbi? ” ripresi io
“in che senso? “. Sergio rispose in modo strano
“Vorrei che la prima volta lo facessi tu… io guardo ed imparo poi, se puoi, mi lasci la paletta e continuo io” Rimasi freddo, anche se il mio cuore era a duemila all’idea di dare una bella battuta a mia cognata, vederla contorcersi sotto i colpi alla presenza di Sergio… ma attesi a dare una risposta.
“Sai Sergio, il sistema funziona solo se lei lega il suo comportamento con quello che le capita, quindi io posso fare ma sono solo il braccio esecutivo di una decisione che prendi tu con il suo consenso… altrimenti non funziona.. e poi perché la paletta? Una cinta o le tue mani non vanno bene? ”
“ci abbiamo provato… ” rispose Sergio” ma dura poco… ”
“Hai provato a pelle? ” lo incalzai e lui mi raccontò come lei non volesse per paura dei segni mentre la paletta, era convinta che, non ne lasciasse di visibili… Vinto dalla situazione accettai con la condizione che Michela avrebbe dovuto acconsentire davanti a me. Detto fatto, Sergio mi chiese se avevo la famosa paletta in macchina e chiamò Michela iniziando a parlare della loro ultima lite della mattina. Michela fu inequivocabile sulle sue intenzioni e mi chiese se potevo prendere la paletta e portarla su. Io scesi un attimo e ritornai in pochi secondi. Chiamai Sergio che mi disse di raggiungerlo in camera sua dove trovai Michela distesa sul letto con indosso i vestiti che aveva (jeans e maglietta) e due sedie messe vicino al letto. Sergio esordì
“Sei stata pessima oggi e nei giorni precedenti per cui oggi Gianni ti darà una bella battuta… ” lo interruppi
“No, non sarò io dargliela ma sarai tu con i miei consigli, vieni di la, un attimo, che dobbiamo parlare… nel frattempo Michela mediterà sul suo comportamento… “. Portai Sergio fuori ed in pochi minuti gli raccontai come dovevano svolgersi le cose anche se lo vedevo abbastanza titubante all’idea.
“Ma è mai possibile che ti sia così complicato? Eppure è lei che te lo chiede! ” inveii quasi contro Sergio ma lui non era per nulla deciso come se temesse qualcosa.
“E se poi vado oltre? ” mi disse, ed io
“sono qui, sarò io a farti capire quando basta anzi facciamo che tu non ti fermi fino a quando non sarò io a fartelo capire… ” Tornammo di la e capii che Michela stava letteralmente friggendo dall’attesa.
“Allora dove eravamo rimasti? ” dissi io, per riaccendere la storia e Sergio
“si eravamo rimasti che ti sei comportata male ed adesso ce le prendi… ” rivolto a Michela che lo guardava con uno sguardo sprezzante.
“Ti consiglio di pensarci bene, piccola Michela, perché tra poco non avrai più tutto questo coraggio… ” le dissi. Ci sedemmo e come avevo spiegato a Sergio lui si preparò. La sessione, per funzionare, doveva essere divisa in due parti: una brevissima, una copiosa ramanzina e poi il resto fino a far uscire dal controllo Michela che così forse avrebbe imparato a tenere a freno la lingua. Il primo colpo piovve sui jeans di Michela con uno schiocco seguito da altri due in rapida sequenza ma io mi accorsi subito che Sergio era troppo delicato e che saremmo stati lì fino all’eternità quindi feci un gesto che fermo Sergio lasciando Michela con i punti interrogativi.
“Una punizione che si rispetti deve essere dolorosa e deve far vergognare” dissi, portando una mano sotto la pancia di mia cognata nel tentativo di slacciarle i pantaloni. Lei cercò di ribellarsi ma Sergio fu lesto ad afferrarle i polsi ed a tenerla ferma. Con un solo movimento calai i jeans a metà gamba scoprendo il sedere di Michela. Nel frattempo Sergio aveva legato i polsi di mia cognata alla spalliera del letto.
“Se una sculacciata deve far vergognare allora va somministrata senza slip” disse Sergio ed agganciate le mutandine della fidanzata le abbassò con un solo gesto.
“Vedo che inizi a capire” gli risposi e presa la paletta somministrai a mia cognata quattro colpi belli forti cercando di prendere entrambe le natiche insieme. Lei non emise un solo gemito affossando il volto nel cuscino e scalciando con le gambe. La presi per i capelli e tirando indietro le dissi
“Hai capito ora, signorina, che devi imparare a tenere la lingua a freno? D’ora in avanti ogni volta che ti verrà voglia di litigare sai quello che ti tocca … prometti che ci penserai due volte prima di aprire bocca? ” Notai che qualche lacrima solcava il suo volto e che il rimmel stava iniziando a sciogliersi ma feci finta di nulla
“Allora? ” le dissi e lei si affrettò a prometterci tutto quello che volevamo purché avessimo smesso subito.
“Hai capito ora? ” chiesi a Sergio il quale di tutta risposta prese la paletta ed assestò un po’ di colpi sulle natiche di Michela ma erano troppo soffici. Lo fermai di nuovo
“Sergio, capisci che se non la fai uscire dal suo controllo lei non impara? Guarda” presi la paletta e diedi una decina di colpi, molto forti, tra le natiche e le cosce a mia cognata ottenendo immediatamente i suoi urli e la richiesta di smetterla accompagnata dalla promessa che sarebbe stata più docile in futuro.
“Se non la porti a piangere in modo incontrollato non cavi il ragno dal buco… ” dissi a Sergio che questa volta prese la paletta ed iniziò a colpire il povero sedere di mia cognata come si deve. Michela ricominciò a piangere ed a chiederci di smetterla scalciando e promettendo che sarebbe stata buona in futuro, ma io feci cenno a Sergio di ignorarla e continuare. Dopo un paio di minuti mi resi conto che lei non si piegava e Sergio stava perdendo mordente. Allora gli feci cenno di passarmi la paletta per continuare io ma lui, evidentemente, aveva preso il via e, ripreso vigore, continuò a battere Michela con più forza di prima. Dopo pochi altri minuti mi resi conto che Michela non chiedeva più nulla e piangeva a dirotto lamentandosi continuamente. Dopo un altro paio di colpi feci cenno a Sergio di smettere. Non so dirvi quanto durò il tutto ma non credo che Michela abbia ricevuto meno di un centinaio colpi ben distribuiti tra sedere e cosce. Alla fine Sergio era esausto, Michela piangeva a dirotto ed io ero estasiato dal colore rosso scuro della parti intime di mia cognata.
“Slegala e lasciala qui a calmarsi” dissi a Sergio
“andiamo di la io e te” Sergio mi segui e dopo un altro caffè iniziammo a parlare di questa cosa rimanendo d’accordo che la sera stessa saremmo usciti in quattro per valutare le reazioni di Michela. Dopo pochi minuti Michela ci raggiunse. Aveva addosso una vestaglia ed il viso ancora rigato dalle lacrime ed il rimmel sciolto. Era ferma sulla porta del salone come se aspettasse una parola dal suo Sergio. Io guardai prima lei e poi lui… non era il momento di cedere. Sergio capì al volo il messaggio ed assumendo un’aria severa
“Chi ti ha concesso il permesso di vestirti e venire di qua? Pensi che sia già finita? ” Intanto togliti la vestaglia! ” Michela non batté ciglio e continuando a tirare su con il naso lasciò cadere la vestaglia ai suoi piedi mostrando tutta la sua intimità visto che aveva addosso solo la maglietta.
“Vedi che quando vuoi sei brava” dissi io e Sergio mi interruppe quasi urlando a Michela “Bene, adesso mettiti all’angolo e stai lì fino a quando non te lo diremo noi” Michela ubbidì mostrando le sue natiche di un rosso che quasi tendeva al viola senza aggiungere una parola.
“Ora hai capito come si fa” dissi io “vado, ci sentiamo dopo per stasera… la paletta tienila tu ma tanto non ti servirà per il momento” dissi alzandomi. Uscii e dopo pochi minuti arrivai a casa di Vanessa senza dirle nulla.
“Ciao Gianni” mi disse Vanessa
“ha chiamato Sergio ed ha detto se usciamo in quattro con lui e Michela… ti va? ” Io risposi che ero d’accordo e fissammo per una pizzeria li vicino. Alle 20 in punto arrivarono Michela e Sergio. Lei era splendida avvolta in vestito lungo bianco abbastanza trasparente da far capire, a chi sapeva, che sotto non aveva le mutandine. La cena proseguì tranquillamente tra le chiacchiere ed i tentativi di Michela di appoggiarsi il meno possibile sulla sedia visto che le sue natiche dovevano essere ancora parecchio bollenti… Comunque in lei era cambiato qualcosa, era più dolce e quando parlava Sergio lei si interrompeva immediatamente invece che parlargli sopra come aveva sempre fatto. A fine serata Michela andò a dormire da Sergio, vista l’assenza dei genitori, ed io accompagnai Vanessa a casa.
“Hai notato stasera Michela” mi disse Vanessa
“era più dolce del solito… certo che l’amore fa miracoli… ” io non risposi ridacchiando tra me e me. Vanessa non sapeva e non credo che Michela ne avrebbe mai fatto parola. Nei giorni seguenti ogni volta che incontravo lo sguardo di Michela lei lo abbassava come se si vergognasse ma non parlammo più di quel pomeriggio in cui insegnai a Sergio a piegarla a dovere. La cosa che mi colpì fu che Michela sovente vestiva con la gonna cosa che prima non aveva mai voluto fare. Passarono alcune settimane ed un giorno incontrai Sergio e Michela sotto casa di Vanessa.
“Allora come va” chiesi a Sergio ignorando lo sguardo timoroso di Michela e lui
“alla grande… non litighiamo più da quando mi hai insegnato come fare e Michela è diventata dolcissima… vero amore” disse Sergio allentando un sonoro schiaffo sulle natiche a Michela che abbasso lo sguardo diventando tutta rossa.
“Bene, sono contento” risposi io “allora funziona? ” domandai a Michela che non mi rispose ma il suo sguardo era più chiaro che mille parole.
“E la mia paletta? Quando me la ridate? ” domandai e Sergio di tutta risposta “chiedilo a lei… anzi deve mostrarti qualcosa… ” Michela cominciò a farfugliare qualcosa ed alcune lacrime le solcarono il volto.
“Allora? ” chiesi incuriosito “di che si tratta? ” Michela mi mise in mano una busta e si allontanò in lacrime. Aprii la busta e scoprii che conteneva delle foto. Iniziai a sfogliarle e capii di cosa si trattasse.
“Quando le hai fatte” chiesi a Sergio
“Appena sei uscito e le ultime sono della mattina dopo. Le foto ritraevano il sedere di Michela rosso scuro con delle evidenti zone più scure, la ritraevano distesa sul letto con la paletta vicino ed il sedere ben esposto e le ultime, prese il giorno dopo, ritraevano le natiche di Michela non più arrossate ma con un caratteristico color bronzo.
“belle queste foto” dissi io
“veramente belle… ma hai avuto più problemi? ” chiesi a Sergio e lui
“no assolutamente… da quel pomeriggio Michela è diventata docile come un agnellino e quando, per caso, esagera un po’ mi basta farle vedere la paletta per calmarla… inoltre è migliorata anche sul piano sessuale… quella sera quando siamo tornati… ci dovevi essere… era tenera ed appassionata come non mi era mai capitato di vederla”
“si va bene ma perché non mi restituite l’oggetto di tale miracolo? ” gli risposi incuriosito e lui “devi chiederlo a Michela… mi ha chiesto di parlartene perché lei si vergogna” A questo punto non sapevo più cosa pensare e lasciai perdere. Passarono alcuni mesi nei quali non parlammo più del famoso pomeriggio nel quale avevo piegato mia cognata ed un giorno, quasi per caso, andando da Vanessa incontrai Michela.
“Ciao Gianni”
“Ciao Michela come stai… tempo fa ho parlato con Sergio e mi sembra che le cose siano migliorate era tutto contento del vostro ritrovato rapporto”
“si infatti… volevo parlarti proprio di questo… potremmo vederci uno di questi pomeriggi da qualche parte? Al limite vengo io da te” Incuriosito da queste parole, cercai di capire di più, ma Michela non si sbottonò e fissammo un appuntamento da lei per il giorno dopo. Alle tre del pomeriggio ero da lei, suonai alla porta e la voce di Michela mi raggiunse “entra che è aperto… ” Entrai e non vedendola
“dove sei? ” chiesi
“in camera mia” fu la laconica risposta. Entrai in camera sua e con mio estremo stupore vidi Michela sdraiata, a pancia sotto, sul letto con le gambe e le natiche scoperte ed indosso la stessa maglietta bianca che aveva il famoso pomeriggio e, come se non bastasse, sul letto era poggiata la famosa paletta.
“Mi spieghi cosa significa tutto ciò? ” dissi quasi aggredendola e lei
“te ne volevo parlare da un po’… ” rispose lei
“si ma intento copriti e parliamo” le risposi.
“Che fai ti vergogni? Mi hai già visto nuda o mi sbaglio? ” mi disse con un’aria dispettosa. “No” la fulminai io “ho solo rispetto per Sergio”.
“Va bene” disse pigramente coprendosi con il lenzuolo,
“Sai il problema è Sergio o meglio sono io… è che ci penso spesso, troppo spesso… ”
“in che senso scusa… non capisco” cercando di spostare l’attenzione sul discorso più che sulle chiare azioni che Michela voleva da me.
“è semplice” mi rispose lei
“penso troppo spesso a quel pomeriggio in cui tu mi hai cambiato il comportamento… ” chiaramente alludendo al giorno in cui aveva assaggiato la paletta
“Sergio non è all’altezza”
“All’altezza? ” domandai non capendo cosa intendesse
“Si all’altezza… vedi io ho provato a farglielo capire ma lui mi guarda storto ma non fa nulla… ho pure provato a disobbedire ma tutto quello che ho avuto in cambio è stata una sgridata mentre io avrei voluto che mi battesse… è doloroso ma dopo diventa eccitante e quindi volevo chiederti se… ”
“Se… cosa? ” risposi io “mica vorrai che… ” interrompendomi stupito da quello che Michela diceva a spezzoni.
“Si proprio quello… volevo chiederti se saresti disposto ad usare la paletta con me… vuoi? ” Mi guardò con degli occhioni da cerbiatta mettendomi fortemente a disagio… da un lato volevo bene a Michela ed ero disposto a fare tutto per lei ma dall’altro trovavo ingiusto occupare il posto di Sergio ed inoltre non sapevo cosa ne potesse pensare Vanessa.
“So io cosa farò e vedrai che Sergio cambierà idea” Chiamai Sergio al telefono e gli raccontai tutto davanti a Michela, che aveva lo sguardo tra lo smarrito e l’incredulo, pregandolo di raggiungerci quanto prima. Aspettando il suo arrivo cercai di parlare a Michela per chiarire alcuni aspetti.
“Vedi Michela” esordii ” non puoi chiedermi una cosa simile senza che Sergio lo sappia… non è giusto per lui e poi credo che questa storia gli faccia cambiare idea sul comportamento da tenere con te… ” e lei di rimando
“allora non hai capito… ho parlato con Vanessa molto tempo fa di queste cose ed incuriosita ho chiesto a Sergio di provare ma lui non è tipo… a me piacciono invece e quindi mi sono rivolta a te… ”
“allora tu già sapevi tutto!!! ” urlai sentendo la rabbia in me esplodere e lei tra le lacrime mi confessò che pur sapendo aveva messo in piedi tutta la storia per provare una emozione forte.
“Bene” dissi io ” se hai bisogno di emozioni forti le avrai non ti preoccupare… questa volta mi hai offeso e deluso e farò in modo che tu te ne ricordi per un lungo periodo” Appena finito questo discorso suonò il campanello. Era Sergio. Lo feci entrare e con poche parole gli raccontai come eravamo stati entrambi raggirati da quella peste di mia cognata e come intendevo punirla. Lui voleva batterla subito ma lo convinsi, fu d’accordo ed usci a comprare quanto gli avevo richiesto.
“Io esco” disse “tu prepara quella peste di Michela che oggi imparerà a comportarsi come si deve una volta per tutte… ” Io andai in camera di Michela che nel frattempo aveva capito di averla fatta grossa e cominciava già a piagnucolare per il suo destino ed inizia a prepararla. La spogliai completamente e visto che faceva resistenza gli ammollai anche un paio di sculaccioni sonori per convincerla. Distesa sul letto a pancia sotto la imbavagliai con un canovaccio da cucina… intendevo dargliene talmente tante che gli urli si sarebbero dovuti sentire fino all’ultimo piano e quindi mi premurai di evitare problemi con i vicini. Inoltre la legai mani e piedi al letto con le gambe divaricate quanto la larghezza del letto mi permetteva. Sergio rientrò dopo pochi minuti con una busta.
“Ora vedrai cosa ho in serbo per te… ” dissi a Michela togliendo contemporaneamente dalla busta una racchetta da ping-pong. Michela trasalì e ricominciò a frignare temendo per quello che sarebbe accaduto di lì a poco.
“Vedi Michela… se tu mi avessi detto la verità da subito io avrei potuto spiegare, raccontare anche insegnare ma non tollero di essere preso per il naso” e rivolto a Sergio
“… tu permetti vero? ” Sergio assenti invitandomi a cominciare. Alzata la racchetta diedi un primo colpo sulla natica sinistra seguito subito da un altro su quella destra seguiti da due lamenti soffocati ma io ero troppo alterato per fargliela passare liscia. La colpii ancora ed ancora con non meno di una decina di colpi di racchetta che, come effetto, sortirono un tentativo di liberarsi da parte di Michela e dei lamenti ben soffocati dal bavaglio. Passai la racchetta a Sergio facendogli cenno di stare fermo e tolsi il bavaglio a Michela
“Hai capito adesso? Queste cose non sono da farsi in quanto mi hai tradito con Vanessa e non so cosa lei possa pensare. Magari ci litigo pure. Io ti avevo fatto una confidenza che sarebbe dovuta rimanere strettamente personale invece tu sei andata e raccontarlo ai quattro venti… vergognati! ” Lei in lacrime, più per la situazione che per il dolore, mi chiese perdono promettendo che non avrebbe mai più tradito un segreto ma io continuai
“e poi la posizione con Sergio? Ti credi che sia facile ora? Dovrai vedertela pure con lui! ” Senza aspettare una risposta le rimisi il bavaglio e presa la racchetta ricominciai a colpire forte il sedere di Michela. A cinquanta colpi mi fermai apprezzando il lavoro. Il sedere di mia cognata era rosso brillante e, qua e, la si iniziavano a vedere dei chiari segni che si sarebbero presto trasformati in lividi. “Io ho finito” dissi a Sergio
“ora tocca a te. Decidi tu se è il caso di continuare a punirla o perdonarla. ” Sergio non se lo fece ripetere e, presa la racchetta, continuò il lavoro che io avevo iniziato, colpendo Michela anche sulle cosce ed all’interno delle stesse provocando degli acuti lamenti e delle chiazze scure inequivocabili. Dopo un po’ io decisi che dovevo andarmene e, presa la mia paletta, uscii lasciando Sergio e Michela al loro destino. Alcuni giorni dopo Sergio mi raggiunse al telefono,
“Ciao Gianni sono Sergio”
“Ciao Sergio come và” “Bene” rispose lui
“ti passo un attimo Michela deve scusarsi con te” Con una voce che chiaramente tradiva lo stato d’animo Michela disse
“Ciao Gianni… volevo parlarti… ”
“Dimmi Michela” le risposi con l’aria di chi ha perso la pazienza
“… sai volevo dirti che mi dispiace di aver parlato con Vanessa. Ne ho parlato con Sergio e lui mi ha detto che dovevo scusarmi con te… ”
“Sai Michela c’è ben poco da scusarsi… ormai il fatto è accaduto ed io ho pure litigato con Vanessa (non era vero) comunque non avrai più da me nessun segreto perché sei inaffidabile e continuerò a suggerire a Sergio di batterti tutte le volte che te lo meriti anche per una sciocchezza” dissi caricando l’accento e lei
“non serve già lo fa da solo gli hai insegnato bene… però sei stato brutale” ed io
“allora ce le hai già prese di nuovo? In ogni modo una punizione è una punizione e deve essere dura altrimenti tu non impari. Non è che stai cercando qualcosa no? ” la canzonai e lei non mi rispose
“Sergio voleva che mi scusassi tutto qui, te lo ripasso” Sergio mi raccontò tutto quello che era accaduto dopo che ero andato via, descrivendo il colore bluastro dei “paesi bassi”, come li chiamava lui, di Michela e di quanto fossero durati i segni di quella poderosa sculacciata ma io non capii (e non lo so tuttora) se lo faceva per far vergognare Michela o se la cosa aveva iniziato a piacergli. Quattro altre battute con Sergio terminarono la telefonata e da quel giorno non ne parlammo più. Passarono un paio d’anni ed io e Vanessa ci lasciammo anche a causa dei suoi risentimenti per le mie confidenze a Michela. Non ho più saputo nulla di loro. Di recente sono venuto a conoscenza che Sergio e Michela si sono sposati e sono andati a vivere fuori città. Il loro rapporto, come me lo descrivono alcuni amici comuni, va a gonfie vele e oso sperare che tanto sia, almeno in parte, merito mio e dei miei insegnamenti. FINE
