“Quella brutta puttana! ” disse Elisabetta all’amica. Non si aspettava di trovar lì Maria, quella che gli aveva fregato Francesco, il più bello della 5° B. Era stato il suo ragazzo per due mesi e mezzo, poi aveva visto Maria, quella dell’altra sezione e lei non aveva fatto nulla per impedirgli di lasciare Elisabetta. Alla discoteca “Sensual” la gente arrivava sempre dai paesi limitrofi, ma difficilmente Maria ed Elisabetta si erano incontrate lì. “Stasera gliela faccio pagare! ” continuò Elisabetta. “Ti aiuto io, non ti preoccupare” aveva risposto Elena.
Passarono alcuni minuti. Elisabetta ed Elena erano su un divanetto a pensare come mettere in pratica la vendetta, mentre Maria era in pista a ballare con Francesco. “Ma Francesco non lavora come cameriere al (…), oggi? ” disse Elena. “Sì, ma comincia alle 4”. Era domenica pomeriggio: i ragazzi più giovani in discoteca ci vanno, per dovere o per piacere, in questo giorno. “Bastarda! ” continuò Eli sempre più incazzata. “Ho io quel che ci vuole per quella troia di merda! “” disse Elena, “Le piace succhiare il cazzo? E noi l’accontentiamo! “. Bisbigliò il piano all’orecchio dell’amica che, mentre ascoltava, alternava espressioni di meraviglia ad altre di perfida soddisfazione. “OK”. Rispose. Le due si alzarono e, armate di borsettina, si sguinzagliarono per la discoteca. Molti dei ragazzi li conoscevano, altri no, ma avvicinarli per una ragazza non era affatto difficile. Il dialogo più o meno era questo: “Scusa…devo chiederti un favore. Non fraintendermi…hai un preservativo con te? ” . Tutti o quasi l’avevano. A chi non l’aveva lo davano loro, che in borsetta ne tenevano sempre in nome del “non si sa mai”. “Dovresti andare in bagno o dove vuoi te e farti una sega col coso su…”, “Come? ” chiedevano i ragazzi, magari in compagnia, e ridevano. Alla fine però, tutti acconsentivano, perché sono cose che i giovani goliardicamente fanno. “Ma poi cosa ne faccio? ” chiedevano. “Poi lo dai a me”, “E tu cosa ne fai di un profilattico pieno di sborra? “, “Devo fare una cosa…. cazzi miei! “. Tutti uscivano dal bagno della discoteca un po’ imbarazzati, ma poi, molto stupiti, davano il profilattico a Elena che ringraziava e si volatilizzava come un fulmine. Elena metteva il tutto nella borsetta e lo portava a Elisabetta che aspettava fuori dalla discoteca. Elisabetta , con un paio di guanti da cucina, vuotava e strizzava il preservativo in una bottiglietta di plastica da mezzo litro. Ma Elena da sola non bastava, così in poco tempo coinvolsero anche Roberta e Laura. In poco tempo la bottiglia si riempiva.
“Presto! ” disse Elisabetta “tra poco potrebbe andarsene! ” riferendosi a Maria. Francesco era già andato, il dovere lo chiamava. In breve avevano circa i tre quarti della bottiglia pieni di sborra. Aspettarono Maria fuori. Appena questa uscì, Elisabetta la tirò in disparte e le puntò il coltellino al fianco. “Giuro che te lo pianto dentro fino in fondo! ” le disse. Maria era diventata pallida. “Adesso tu ci segui, se no ti squarto, brutta troia merdosa! “. Maria senza fiatare seguì le 4 amiche fino a un prato adiacente a un capannone industriale. La zona era deserta, essendo domenica, e ben coperta da sguardi indiscreti. Era un posto dove le coppiette si appartavano in macchina, la notte. Maria tentò improvvisamente una fuga, ma le 4 amiche la ripresero e la tempestarono di sberle. Maria piangeva, ma le altre non si intenerirono.
“Chi ha il coso? ” chiese Elisabetta. “Io” rispose Elena tirando fuori dalla borsetta un minuscolo imbuto che aveva rubato a casa. “Mettiti in ginocchio, puttana! ” disse Eli a Maria. “Perché? ” disse Maria, con un fil di voce. “Mettiti giù e basta, se non ti sgozzo, puttana Eva! “. Maria si inginocchiò e disse: “Eli, non è colpa mia… Francesco mi aveva detto che era lib…”. “Stai zitta puttana succhia cazzi! Adesso comando io”. “Apri la bocca! “, “Ma cosa vuoi fare? “. “Figa, mi snerva sta troietta! Ragazze tenetela ferma! “. Le altre tre la immobilizzarono. Elisabetta infilò l’imbuto tra le labbra di Maria e tirò fuori la bottiglia. Maria la vide e strabuzzò gli occhi. Immediatamente capì tutto, iniziò a mugugnare e a dimenarsi, ma le altre la tenevano. Una grossa lacrima le corse sulla guancia. Elisabetta iniziò a versare. Maria chiuse gli occhi. Dopo che il primo imbuto fu pieno Elisabetta aspettò, per evitare che Maria trattenesse il liquido in bocca. Infatti, dopo poco, si sentì chiaramente il rumore del deglutimento e il collo di Maria muoversi. Maria pianse ancora un po’ facendo una faccia più schifata che mai, ma nessuno si impietosì. Elisabetta versò ancora e di nuovo aspettò che Maria bevesse tutto. La lasciarono respirare… Maria provò di nuovo a invocare pietà, ma si ritrovò ben presto ancora con l’imbuto in bocca e un nuovo “pieno” da mandare giù. Lentamente la bottiglia stava finendo. Elisabetta aspettò che l’ultima goccia cadesse nell’imbuto e poi gettò via la bottiglia. Maria aveva bevuto tutto: quasi mezzo litro di sborra fredda. Restò ansimante in ginocchio. “Contenta? ” la schernirono le altre. “Roberta, chiama gli altri! ” disse Elisabetta. Roberta prese il cellulare e disse: “Pronto, Mario? C’è qua la tua preferita che ti aspetta a gambe aperte! Dillo anche ai soci! Dietro il “Sensual”, sì, ciao! “. In poco tempo arrivarono 3 ragazzi. Maria, sotto minaccia del coltello, non si era mossa. Le ragazze scherzarono: “volevamo vedere i vostri bei cazzoni! ” dissero ridendo. I ragazzi non se lo fecero ripetere due volte e, disinibiti e volgari com’erano, tirarono fuori gli arnesi di fronte alle ragazze. “Wow, Antonio ha una bella mazza! ” urlò Laura. “Anche la mia non scherza! ” ribatté Claudio. “Sì, ma quella di Antonio fa proprio paura! “. “OK – disse Elisabetta- allora Antonio, a te l’onore del culo di questa zoccola, Claudio a te la boccuccia, Mario a te tocca la figa! “. Maria ebbe una nuova crisi di pianto, ma subito i tre senza pietà la trascinarono a terra. “Noooo” urlava lei, ma già era seminuda. Il primo ad abusare di lei fu Mario che allargatole le gambe le entrò con violenza nella vagina per nulla lubrificata.
“Mi fai male…. ” Disse lei singhiozzando, ma lui stantuffava imperterrito sotto lo sguardo compiaciuto delle ragazze. Claudio le disse “Lecca troia, lecca…”, Maria timidamente iniziò a succhiare l’uccello di Claudio mentre Elisabetta le agitava il coltello davanti. Andarono aventi così per alcuni minuti, poi Antonio, che nel frattempo se l’era fatto diventare duro da solo ordinò di girarla carponi. I due ragazzi la girarono: Mario continuava a scoparla da sotto, Claudio a tenerle il cazzo tra le labbra. Antonio appoggiò la cappella enorme sull’ano di Maria che mugolava di disappunto. Lentamente, ma inesorabilmente Antonio spinse la cappella più in fondo. Maria urlava dal dolore, ma nessuno si fermava. Con un colpo deciso Antonio le affondò il cazzo nel culo. A Maria parve di svenire: era indescrivibile come quel coso dietro le dava la sensazione di esplodere e il bruciore era insopportabile. Antonio tirò fuori il pisello e vide che era un po’ sporco di sangue. Non se ne curò e lo ripiazzò tra le chiappe della troietta spingendo come un toro, senza ritegno.
“Penso che sia ora di darle da bere – disse Elisabetta- oggi Maria non ha ancora bevuto niente! ” aggiunse con sarcasmo. Il primo fu Claudio che esplose il proprio seme nella bocca di Maria che, come intontita, un po’ lo inghiottì e un po’ lo lasciò colare a terra. Mario la girò sulla schiena e continuò a masturbarsi davanti alle sue labbra dicendole: “Fuori la lingua! ” . Maria accennò a farlo, quand’ecco un lungo fiotto le arrivò fino agli occhi, ricadendole poi sulla lingua protesa. Le restanti gocce restarono attaccate alla lingua e alla bocca di Maria che chiudendo la bocca, fece sparire tutto. Infine fu la volta di Antonio, che la volle in ginocchio davanti a sé. “Prendilo in mano, spremitelo in bocca! ” gli intimò. Maria obbedì, ormai non era più cosciente di cosa le accadeva. “Così, così, succhia brutta troia! Guarda cosa ti do…”. Antonio venne come un fiume in piena, Maria continuò a muovere ritmicamente la mano mentre assaporava lo sperma caldo che le colava giù per la gola. Elisabetta la prese per i capelli e le disse:
“Voglio sentirti dire Molto Buona, grazie! “. Maria non rispose. Elisabetta le puntò il coltellino alla gola, procurandole un piccolissimo taglio. Maria, con un fil di voce, ancora con un po’ di sperma sulle labbra, sussurrò: “Molto buona…. grazie”. FINE
