La raccomandazione

La vita di Lucia non era stata bella e romantica come lei se l’era immaginata da ragazzina.

Sposatasi giovanissima era rimasta vedova, poco più che ventenne, con una figlia piccola da mantenere.

A quel punto, senza aiuti e senza risorse, diede un taglio definitivo ai suoi sogni di amore e alle sue fantasie giovanili, per dedicarsi interamente a sua figlia. Solo chi l’ha conosciuta da vicino sa esattamente i sacrifici che ha dovuto compiere, ma si sa, l’amore di una madre non ha limiti, e lei li ha affrontati sempre con un sorriso.

Nessun uomo è entrato più nella sua vita e lei è rimasta sempre fedele al ricordo di suo marito, dedicandosi interamente al lavoro e a sua figlia.

Con la forza della volontà e dell’amore materno è riuscita nell’impresa: Sandra è cresciuta, ha frequentato la scuola, poi l’università, ripagando la madre con grandi soddisfazioni, finalmente ha iniziato a lavorare e Lucia, ha potuto concedersi un poco di meritato riposo. A 50 anni è andata in pensione, lasciando il suo impiego comunale, per dedicarsi però, come sempre, a seguire la figlia in ogni suo passo.

Sandra era stata assunta in un grande studio di agenti commerciali e di borsa, collaboratrice del responsabile amministrativo. Era un buon posto, con la prospettiva di lì a pochi anni, di subentrare al responsabile, quando questi fosse andato in pensione.

Lucia ne era sicura, quel posto sarebbe stato suo, sua figlia era la più brava, la più volenterosa.

Col passare dei mesi, l’ambiente di lavoro di sua figlia le divenne familiare. Era andata a trovarla spesso per controllare come si era ambientata e scambiare quattro chiacchiere con lei. Premurosa e protettiva, com’era, voleva rendersi conto di persona che sua figlia fosse trattata bene e con rispetto dai colleghi e dai superiori, e la cosa non sfuggì all’occhio di tutti i dipendenti. Inoltre, nelle occasioni in cui urgenze lavorative obbligavano Sandra ad un impegno straordinario, Lucia le portava sempre da mangiare in ufficio, e dal momento che capitava abbastanza non di rado, fu presto di casa.

Un anno dopo l’assunzione di Sandra, una sera Lucia stava uscendo dal portone dell’ufficio dopo aver portato da mangiare a Sandra, impegnata nei soliti straordinari. Si era a metà ottobre, faceva già freddino ed aveva incominciato a cadere una fitta ma sottile pioggerella. Lucia non aveva l’ombrello e si mise un foulard sulla testa, cercando di ripararsi, quando una macchina l’affiancò abbassando il finestrino.

Con sorpresa, vide Carlo Galimberti, il giovane proprietario dell’azienda in cui lavorava Sandra.

* Signora Lucia, non vede come piove, salga che le do un passaggio.-disse il giovane e Lucia, dopo un attimo d’esitazione salì.

* Grazie, non pensavo piovesse e non ho preso l’ombrello.-disse lei richiudendo la porta. L’auto ripartì.

* In giornate come queste, dovrebbe prendere l’auto! — disse lui.

* Certo, dovrei, ma purtroppo non ho la patente. In passato non avevo i soldi per comprarmi la macchina, ed ora sono troppo vecchia! — rispose lei ridacchiando.

* Una così bella donna, tanto giovanile, non dovrebbe assolutamente sentirsi vecchia! — le rispose lui voltandosi a sorriderle amabilmente.

Lucia fu molto sorpresa da quelle parole, non si era mai ritenuta una bella donna, e tanto meno riteneva di esserlo ora, a cinquant’anni suonati. Anzi, la mattina guardandosi allo specchio, guardava con orrore quel corpo che si andava arrotondando con l’età. Non che fosse grassa, ma i seni, grossi e prosperosi in gioventù si erano appesantiti, i fianchi si erano un po’ allargati e il vitino non era propriamente un vitino da vespa. Ai suoi occhi non bastava certo il viso ancora fresco e senza eccessive rughe a compensare il resto.

Abbassò lo sguardo senza rispondere, e Carlo cambiò discorso

— Debbo dirle che siamo veramente soddisfatti dell’assunzione di sua figlia. Un ottimo elemento. Ha dei numeri la ragazza, oltre a essere molto bella e spigliata.-disse e Lucia sentendolo dimenticò l’imbarazzo per i precedenti complimenti.

* La ringrazio, per una madre è un grosso piacere sentire dire simili parole-rispose sorridendogli a sua volta.

* Si, le assicuro che la ragazza ha la possibilità di fare una splendida carriera-proseguì lui — Certo la concorrenza è agguerrita, e vi sono altre persone che possono aspirare al pari di Sandra, ma la ragazza potrebbe contare su appoggi importanti, al momento che conta… — L’uomo fece una lunga pausa intenzionale.

* Sa al momento per me tutti i candidati sono sullo stesso piano, ma in futuro, potrebbe non essere così e Sandra potrebbe contare su alcuni vantaggi…-le disse e la guardò sorridendo, staccando una mano dal volante.

Lucia s’irrigidì, quando la mano di lui le scostò l’impermeabile e si appoggiò sul suo ginocchio, sollevandole leggermente la gonna. Era paralizzata dalla sorpresa, incapace di muoversi e di proferire parola, tanto la situazione le sembrava assurda. Lui se ne accorse, rimosse la mano e riprese a parlare.

* Cara Lucia, ho saputo che lei, in passato, ha fatto tanti sacrifici per sua figlia, ora tutto questo le sembrerà incredibile e magari orribile, ma posso assicurarle che quest’ultimo sacrifico potrebbe rivelarsi al contrario molto piacevole anche per lei, oltrechè vantaggioso per sua figlia. — tacque, mentre Lucia sprofondava ancor di più nella costernazione più completa.

* E’ da un pezzo che la osservo, Lucia, e non le nascondo che lei mi piace, mi attira, mi piacciono le donne mature. Lo prenda pure per un complimento, ma lei mi fa venire pensieri peccaminosi.-

Lucia si sentì arrossire e cercò di farsi piccola piccola nel sedile della macchina.

* Io non ho fretta Lucia, ci pensi, ci pensi bene.-continuò lui.-Un’occasione così potrebbe non presentarsi più per sua figlia. E d’altronde non voglio nè forzarle la mano, nè nasconderle la verità: se lei dovesse rifiutare il mio invito, potrei rivolgerlo a sua figlia direttamente. Chissà….-

Lucia, stavolta, drizzò le orecchie allarmata. Quel porco era capacissimo di fare le sue oscene proposte a sua figlia, e magari Sandra avrebbe potuto anche accettarle e senza dirle niente. No, questa era una cosa che non poteva permettere.

Erano arrivati a casa di Lucia, e lui accostò la macchina.

* Io non ho fretta Lucia, ci pensi, ci pensi bene, e ci rifletta con calma. Avremo altre occasioni per discuterne, e nel frattempo lei può chiamarmi quando vuole. — le disse mentre Lucia, sconvolta, si affrettava ad aprire la portiera ed a scendere dalla macchina.

I giorni successivi furono molto difficili per Lucia. Non sapeva cosa fare, come comportarsi, non mise più piede nell’ufficio di Sandra, per paura di incontrare il suo datore di lavoro. Era furibonda per l’affronto, si sentiva trattata come una puttana, da quel giovane ricco e viziato.

Poi piano piano alla rabbia si sostituì la paura, incominciò a pensare a cosa sarebbe potuto accadere se lei non avesse accettato le oscene proposte di quell’uomo.

“E se lui avesse posto in atto la sua velate minaccie e rivolto le sue proposte a sua figlia? E se Sandra rifiutava? Rischiava forse il licenziamento? E se sua figlia accettava?! ”

Non sapeva a quale santo votarsi e si torturava il cervello in cerca di una soluzione. Infine, si sorprese più volte a cercare di ricordare l’ultima volta che un uomo l’aveva toccata. Il pensiero la eccitò e la sconvolse, per la prima volta dopo molti anni, e lei subito se ne vergognò.

In quelle notti Giovanna non dormì, pensando che stava irrimediabilmente compromettendo la carriera di sua figlia, per i suoi stupidi pregiudizi morali.

Una mattina si svegliò decisa: aveva preso la sua decisione, avrebbe concesso a Carlo Galimberti, quello che voleva.

Attese che la figlia andasse a lavorare, poi a metà mattinata, telefonò allo studio e chiese del titolare.

* Buon giorno Lucia che piacere sentirla. — esordì appena gliela passarono.

* Avevamo lasciato un discorso in sospeso ed ho pensato che potremmo riparlarne. — disse lei molto imbarazzata.

* Con molto piacere, se gradisce stasera vorrei invitarla a cena, le va? — le disse mentre Lucia era presa da mille ripensamenti.

* Potremmo riparlarne e… poi si vedrà.-continuò mentre lei stava quasi per rifiutare.

* D’accordo-rispose lei d’istinto e pentendosene subito dopo.

Quando riattaccò aveva la mano tremante.

Iniziò a prepararsi, scelse il vestito più sexy che aveva, ma il risultato non la soddisfaceva, si ripropose di comprarne uno in seguito, si lavò, profumò, cercò di farsi bella, ma più faceva e meno era soddisfatta. Pensò di andare dal parrucchiere, ma si rese conto che avrebbe fatto troppo tardi. Ad un certo punto era quasi decisa a lasciar perdere, a dire a quell’uomo che ci aveva ripensato. Si fece forza e continuò.

La sera lui venne a prenderla verso le sette tranquillo e sorridente. Sandra non c’era: era stata trattenuta in ufficio per straordinari. Lei si accomodò sul sedile e l’auto partì silenziosa.

Dopo un po’ Lucia incapace di trattenersi sbottò

* Allora, mi spiega che cosa realmente vuole da me? — lui la guardò con aria sorpresa.

* Non si rende conto di essere tremendamente attraente vero, eppure lo è, almeno per me.-Fece una pausa.

* Voglio lei, voglio godere del suo meraviglioso corpo, voglio scoprire ogni più segreto risvolto del suo corpo, vedrà che le prossime ore saranno piacevolissime anche per lei.-

Lucia si sentì mancare, e si abbandonò accasciandosi sul sedile.

* Credevo si sarebbe trattato di una semplice scopata! — gemette.

* No Lucia, nessun uomo si accontenterebbe di una botta e via con te, io voglio molto molto di più, ma vedrai, ne varrà la pena.-rimasero in silenzio, ognuno immerso nei suoi pensieri.

Lui la portò fuori a cena, poi a teatro. Nel buio della sala la baciò e lei non si oppose, aveva deciso di cedere, di fare quel sacrificio per la carriera di Sandra. Chissà, magari le sarebbe pure piaciuto, come aveva detto lui. Erano anni che il pensiero di un uomo non la sfiorava nemmeno e si sentiva stranamente illanguidita.

Al ritorno Carlo non prese la strada per casa sua, ma fece una deviazione e poi si fermò in un’angolo buio, si voltò e la baciò. Si baciarono a lungo, mentre lui la palpava e la carezzava senza ritegno. Lei lo lasciava fare e mugolava di desiderio represso, dopo anni di astinenza forzata.

Poi Carlo scese dalla macchina ed andò ad aprirle la portiera, la fece scendere, l’aria era frizzante, ma non faceva freddo. Le tolse il cappotto buttandolo all’interno della macchina, le sue mani armeggiarono con il vestito scodellandone i seni voluminosi, si chinò a baciarli, ne succhiò avidamente i capezzoli, già turgidi per l’eccitazione della sera.

Prese a strusciare il suo pube contro quello di lei e Lucia percepì il suo duro sesso premere sul suo ventre.

Che sensazione intensa! Non sentiva più un contatto del genere da quasi trent’anni e la cosa la sconvolgeva, procurandole eccitazione. Si disse che lo faceva per sua figlia, non voleva confessare nemmeno a se stessa di sentirsi eccitata.

L’uomo l’appoggio contro la macchina, le sollevò il vestito e le abbassò le mutandine accucciandosi e guardandole le labbra della vagina che si intravedevano in mezzo al pelo folto.

Lei timida arrossì, cercando di coprirsi il pube con le mani.

* Adesso te la leccherò tutta, vedrai sarà bellissimo.-con dolcezza la forzò ad aprire le gambe, le scostò le mani ammirandola oscenamente aperta al suo sguardo.

La sua lingua la sfiorò e Lucia s’irrigidì, poi iniziò a scorrere abile su di lei, tormentandola nei punti più sensibili.

Una tempesta d’emozioni la sconvolse, si sentiva umiliata, frustrata, ma allo stesso tempo, anche se cercava di nasconderlo anche a se stessa, qualche cosa si stava muovendo in lei. Era troppo abile, Lucia non aveva mai provato nulla di simile, ben presto non potè resistere, ed un gemito di piacere le proruppe in gola. Lui se ne accorse ed aumentò la pressione della lingua sul clitoride di lei che prese ad inturgidirsi, mentre i primi umori iniziavano a bagnarle la vagina.

Lui alla lingua aggiunse le dita, esperte delicate presero a giocare con lei, accarezzandola, penetrandola, dapprima timidamente, poi con sempre maggior vigore. Lucia si aspettava che da un momento all’altro la penetrasse, ma lui continuò tranquillo e sicuro, mentre la sua eccitazione cresceva, sentì una mano di lui salire sino ai seni, afferrarne un capezzolo, ormai teso per l’eccitazione e strizzarlo dolcemente. Un nuovo gemito le salì alla gola, il respiro si fece sempre più frequente, sconvolta, si rese conto che stava approssimandosi all’orgasmo, lottò, assalita dai sensi di colpa.

Ma il piacere era troppo forte, ad un tratto la diga si ruppe e lei si ritrovò incredula, scossa da un violentissimo orgasmo, contorcendosi e gemendo sotto la sua lingua, inondandogli la bocca ed il viso con i propri copiosissimi umori.

L’orgasmo proseguì incessante, con ondate successive, sempre ugualmente forti, che le scuotevano il corpo con fremiti incontrollati. A Lucia parve di svenire, poi finalmente incominciò a rilassarsi.

Lui si rialzò staccandosi da lei.

* E’ il mio turno ora.-disse sorridendole, mentre lei si risistemava, vergognosa le mutandine e il vestito.

Carlo la spinse in basso, costringendola ad accosciarsi davanti a lui. Si allontanò di un paio di passi, le mani frenetiche slacciarono i pantaloni, liberarono il pene e lo tirarono fuori. Aveva il cazzo teso ed eccitato e si masturbava mentre la guardava.

* Veni e succhiamelo. — disse sorridendole.

* Non l’ho mai fatto! — disse lei spaventata.

* E’ facile vedrai.-le sorrise.

Lucia si avvicinò sempre accucciata, impugnò il cazzo duro del giovane, masturbandolo timidamente, mentre lo guardava intimidita.

* Inizia a leccarlo, devi leccarmelo tutto, dalla punta sino ai coglioni.-le disse.

Lucia si spinse in avanti, protese la lingua ed iniziò a lambirlo. Dapprima lo fece timidamente, poi lui la incitò e prese a farlo con maggior decisione, seguendo le sue istruzioni. Lambiva il glande, scorreva lungo l’asta, solleticava con la punta le dure palle del maschio. Lui dimostrava calorosamente il suo apprezzamento, e lei si accorse di provare eccitazione. Dopo un po’ di quel gioco, lui le chiese di prenderlo in bocca. Risalì con la lingua sino al glande, vi appoggiò le morbide labbra le dischiuse. Lui con dolcezza le pose una mano sulla nuca e lentamente la spinse ad ingoiarne sempre di più.

Incominciava a temere che lui non si fermasse, il cazzo le affondava ormai sin quasi alla gola, quando lui cominciò a tirarlo fuori.

* Ora incomincia a muoverti avanti ed indietro, mentre continuerai a lavorare con quella bella lingua.-la istruì e Lucia obbedì.

Lui la riempiva tutta, il gusto di maschio le piaceva, iniziò involontariamente a succhiare e lui non tardò a farle i suoi complimenti. L’eccitazione di Lucia cresceva e con lei il ritmo del pompino. Lui gemeva e le accarezzava i capelli, le diceva parole oscene, sentiva il cazzo contrarsi per il piacere e quei guizzi le davano gioia.

* Sin dal primo momento, che ti ho vista ho sognato questo.-le sussurrò lui.

* Voglio che continui, voglio che tu lo tenga in bocca fino a quando te lo dirò.-disse lui con voce roca per l’eccitazione.

Avrebbe voluto sottrarsi, ma le mani di lui la trattennero dolcemente, mentre lui iniziava a muovere il bacino a ritmo crescente. Dopo un poco il ritmo divenne frenetico, lei era ormai passiva, e lui la chiavava letteralmente in bocca.

* Stasera voglio che tu sia la mia puttana. — le disse lui mentre continuava a muoversi dentro la sua bocca.

* Ti tratterò come tale. — aggiunse.-Succhia, succhia puttana, e tua figlia avrà la promozione —

Lucia era sconvolta da quella situazione, si guardava in giro ogni qualvolta in lontananza i fari delle auto fendevano la notte, ma continuava a succhiare. Le sue labbra giunsero a lambire il pube ed i coglioni, mentre lui eccitatissimo cercava di penetrarla ancor più profondamente. Con orrore, Lucia si accorse che stava per venire. Incominciava a sentirsi soffocare, tossì, ma lui la lasciò andare e si fermò per riprendere fiato.

Ad un tratto, lui la sollevò, e la voltò, facendola appoggiare al cofano della macchina. I capezzoli a contatto della fredda lamiera le diedero una dolce fitta e lei rabbrividì. Lui le stava sollevando nuovamente il vestito, rimboccandolo sopra i fianchi. Le sue mani le palparono rudemente il culo, poi le abbassò le mutandine, lasciandogliele arrotolate attorno alle ginocchia.

Le sue mani vogliose presero a palparle rudemente le natiche, divaricandole oscenamente e mettendo in mostra il solco scuro dove occhieggiava l’ano piccolo e inviolato.

Lei voltò la testa a guardarlo allarmata, lo vide infilare una mano in tasca ed estrarne un tubetto.

Ostentatamente si versò il contenuto sulle dita, poi Lucia sentì le dita affondare tra le sue natiche e lubrificarle lo sfintere. Trasalì e gemette di vergogna e di paura.

* Stai calma, — le disse lui con voce roca per l’eccitazione.-Tra poco te lo metto nel culo! —

* Carlo, per favore…-supplicò lei.-perchè proprio in questo modo?… Non puoi farlo normalmente? —

* Zitta!… E’ da quando ti conosco che sogno di infilartelo nel bel culo che ti ritrovi! —

* Ma io ho paura!… Non l’ho mai fatto… e poi mi vergogno…-L’uomo non le rispose.

Le sue dita continuarono a lubrificarla, poi lei lo sentì penetrarla, con un dito, lavorarla in profondità aggiungendo sempre nuova crema. Si lamentò. Le faceva male già con le dita, e temeva la prossima intrusione che sapeva dolorosissima e che sperava di poter sopportare.

Poi lui si spostò, lei percepii il calore del suo glande eccitato premere contro lo stretto sfintere.

* Non ti contrarre, sarà più doloroso, rilassati invece! — lo sentì dire.

Lucia non capiva più nulla, per la paura, per l’emozione e per il male che cominciava a farsi sentire sempre più forte.

Lui spingeva e lei istintivamente si contraeva, opponendosi, lui con calma le parlava, e lei si rilassava. Riprovava, lei cercava di cedere, ci metteva tutta la buona volontà, ma era più forte di lei, ad ogni spinta involontariamente stringeva il muscolo. Il dolore cominciava a farsi violento. Strinse i denti e cercò di collaborare facendo violenza al suo istinto di difesa. Dopo qualche tentativo, lei riuscì a non contrarsi e lui penetrò in lei, violando con il glande lo sfintere.

* Aaaaaahiiiiii !!… Carlo no, ti scongiuro!!…-gridò disperata.

Un male insopportabile si irradiava dall’ano dilatato e le fitte dolorose la facevano tremare in tutte le membra per la sofferenza. Le lacrime presero a scorrerle sul viso deformato dagli spasimi dolorosi e le arrivarono fino in bocca, dove ne percepì il sapore salato.

Carlo si arrestò, si chinò su di lei e prese a parlarle dolcemente, la sua mano prese a titillarle il clitoride. Lentamente, con pazienza, alternando spinte e pause continuò ad affondare il pene sempre più nel suo intestino contratto, percependone le contrazioni violente sotto il suo avanzare e ascoltando le sue grida e i suoi pianti strazianti di dolore. La povera Lucia dava dei sussulti tremendi, sentendosi infilare quel palo lentamente su per il culo, pregava che finisse presto e che lui venisse in fretta per porre fine alla sofferenza, ma Carlo, sudando e sbuffando affondò in lei fino a che il suo ventre non andò a schiacciarsi contro le sue natiche tremanti, poi prese a stantuffare.

Le urla di Lucia, sodomizzata con forza, si persero nella notte, la donna piangeva e temeva di svenire da un momento all’altro, il dolore era peggiore persino delle doglie del parto e non capiva che gusto ci provassero tante donne a farlo per quella via così dolorosa.

Non si sottrasse comunque a quella violenza per timore di Carlo e per la carriera di suo figlia.

Strinse i denti, si morse a sangue le mani e sopportò lamentandosi e sperando in un orgasmo veloce dell’uomo.

Sperava che il dolore dopo un po’ diminuisse, ma incredibilmente ad ogni spinta lo sentiva entrare sempre più in fondo al suo intestino, riaprendo nuove ferite e aumentando la sofferenza. Le botte del membro dell’uomo le arrivavano fin dentro lo stomaco dandole la nausea, l’ano, dilatato violentemente, la faceva soffrire terribilmente e le cosce erano tormentate dai crampi a causa della posizione.

Cercò di muoversi per sistemarsi meglio sul cofano dell’auto, ma lui credendo che volesse sfuggirgli, l’agguantò per le anche e la sbattè giù continuando a stantuffarla nel culo.

* Stà ferma, non muoverti! — le sibilò arrapato.-Stà giù che non ho finito… hai un culo stretto da impazzire… non ci avrei mai creduto alla tua età… è… è strettissimo, mi fai morire di piacere…-

Continuò a incularla a lungo, con rabbia, incurante delle sue grida di dolore e dei suoi contorcimenti spasmodici, poi, dopo un tempo che a Lucia sembrò lungo come l’eternità, si immobilizzò tutto dentro al suo culo.

* Lo vuoi il mio sperma puttana ? — le domandò lui e lei gemette.

* Si, si!… Sbrigati… presto, non ce la faccio più!…-

* Dove lo vuoi , grandissima troia? — l’incalzò rimanendo sempre piantato dolorosamente in lei.

* Nel culo Carlo, riempimi il culo con il tuo sperma…. presto… prestooo…-lo incitò lei.

E lui la accontentò, diede altri due dolorosissimi colpi e venne urlando tutto il suo piacere.

Le calde bordate le zampillarono nell’intestino, strappandole altri gemiti di dolore, sentì il caldo liquido riempirla oscenamente e le vennero stimoli a defecare che la fecero tremare e arrossire di vergogna.

Carlo, soddisfatto ed esausto, si sfilò da lei con un rumore osceno e cercò di ricomporsi, mentre la donna scivolava a terra, rimanendo seduta accanto alla ruota, distrutta, piangendo sommessamente.

Poche sere dopo, Sandra tornò a casa entusiasta, aveva ottenuto il suo primo aumento di stipendio, ed ormai confidava di poter essere la prescelta nella corsa al posto di amministratore.

* Pensa mamma che culo che ho avuto! —

Lucia si complimentò e gioì con lei, ma allo stesso tempo sentì una fitta insolita di dolore che le saliva dal culo……. FINE

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