Per molti anni nel dopoguerra era quasi un privilegio poter fare la serva in una delle tante famiglie benestanti venete, a Teresa l’occasione capitò quando sua madre si ammalò gravemente ed ella dovette sostituirla nella casa in cui prestava servizio.
Non aveva ancora diciotto anni, altezza 1, 65, quarta abbondante di seno, capelli castani, un po’ paffutella, colorito rubicondo tipico delle ragazze cresciute nella campagna trevigiana, quando Teresa si presentò, con le poche cose personali dentro una valigia consunta, alla casa di quelli che sarebbero divenuti i suoi padroni, il professor Guido e sua moglie Silvia, che risiedevano in una palazzina dentro le mura della città di Treviso.
I due coniugi erano molto affezionati a sua madre e la accolsero con simpatia cercando di non farle pesare il distacco dalla campagna e la mancanza dei familiari, soprattutto dei quattro giovani fratelli e sorelle, che lei aveva in quegli anni accudito sostituendosi alla madre, lasciando ora tale compito alla sorella Carla, non ancora sedicenne.
Il professor Guido è laureato in medicina, ricercatore universitario, ha 55 anni ed ha sposato Silvia, una bella donna, alta e bionda, dai seni piccoli e sodi, di quasi trent’anni più giovane, avendone da poco compiuti 28; lei si è innamorata di quel signore vecchio stampo, raffinato e cortese, ma anche molto impegnato nel suo lavoro e che in qualche modo la trascura, concedendole pochi momenti di vera intimità e spazi di sessualità ridotti al lumicino.
è in questo contesto che Teresa si inserisce, all’inizio preoccupata di esser gradita ai padroni, sempre servizievole e pronta ad ubbidire com’anche a svolgere ogni incombenza; Silvia l’ha presa in simpatia, svolge il suo ruolo di padrona senza alcuna forzatura, anzi spesso la incoraggia e la consola nei momenti in cui la vede con un velo di tristezza negli occhi.
In pochi mesi Teresa si ambienta bene, sa stare al proprio posto ed è diventata una brava serva, apprezzata dai padroni che, di tanto in tanto, le concedono un giorno di libertà per poter tornare a casa a riabbracciare i familiari ed in particolare la cara mamma che fortunatamente si sta riprendendo, sebbene il decorso della malattia si profili ancora piuttosto lungo.
Tra lei è la padrona all’inizio non vi è molta confidenza, pur se passano molte ore in casa assieme; Teresa a volte cerca di leggere nei suoi pensieri, soprattutto quando la vede triste, ma non si azzarda a chiederne i motivi temendo di essere indiscreta, o ancor peggio di urtare la suscettibilità che potrebbe anche costarle il posto di lavoro.
Rimane perciò ancor più sbigottita quando un pomeriggio passando davanti alla porta della camera padronale, raccoglie dei gemiti provenire dall’interno, teme che la signora si senta male e sta per fiondarsi all’interno senza bussare ma si trattiene, riflette, appoggia il lobo sulla porta, ha il cuore in gola quando la socchiude per guardare all’interno.
Gli occhi scuri della serva guardano increduli: Silvia è distesa sul letto vestita, con la gonna sollevata, una mano è nascosta dentro le mutandine nere, inserita dall’alto oltre l’elastico e sta massaggiandosi, ha le palpebre chiuse e dalle labbra esce un soffio costante che ogni tanto diventa borbottio.
Teresa stenta a crederci, la padrona compie lo stesso atto che anche lei ha imparato a svolgere qualche volta al buio, nell’intimità della sua stanza, non ha alcun dubbio si sta masturbando, non lo credeva possibile, immaginava che queste cose fossero proprie delle persone non abbienti.
Quella scoperta la metta per qualche giorno in ansia, ha come il timore che quel segreto sia un fardello troppo pesante da portare, è sempliciotta ma anche morbosamente curiosa, cerca di cogliere qualche sintomo diverso dal solito nella padrona ma il comportamento in sua presenza è sempre lo stesso, cortese e distaccato, a volte persino altezzoso.
Continua a spiarla constatando che si richiude con una certa frequenza nella sua camera per abbandonarsi alla masturbazione, ha imparato a conoscerne i prodromi: sono le letture di certi libri che lei tiene addirittura sotto chiave in una libreria a vetri; quando legge in salotto il viso si stinge della consueta dolcezza, diviene più contratto, crescono le smorfie, le strette delle cosce, all’inizio Teresa credeva fosse il bisogno di correre a fare la pipì, invece sono le letture erotiche che la costringono ad allontanarsi e distendersi a letto per toccarsi fino a raggiungere l’orgasmo.
La serva ha imparato persino a riconoscerne i sospiri, gli attimi precedenti al piacere ultimo, giorno dopo giorno si fa strada nella sua mente l’idea di ricattarla, di costringerla…; Silvia è tendenzialmente una donna molto pudica e non si è mai mostrata senza veli alla serva, la quale però durante i suoi appostamenti ha potuto verificare “de visu” le sfumature più nascoste del suo splendido corpo, il monte di venere ricco di peluria bionda, le tette appuntite con areole piccole e brunite, due capezzoli irti e lunghi, il culo piatto e sodo.
Non senza una certa apprensione Teresa decide di prendere l’iniziativa, lo fa quando avverte che il respiro è diventato lungo, sazio, qualche attimo dopo che è sicura la padrona abbia raggiunto la rilassatezza susseguente l’orgasmo: bussa ed entra nella camera da letto, finge di dover chiedere qualcosa, lo fa sottovoce ma Silvia è lesta a coprirsi il ventre con un lembo delle lenzuola e non risponde si fa credere assopita.
Teresa sa bene che non può dormire ma sta al giuoco e si avvicina al letto continuando a parlarle sottovoce, la padrona però insiste nel falso sonno, anzi si gira meglio di lato fingendo di non sentire la voce della serva, che può guardare da vicino gran parte delle lunghe gambe scoperte ed un seno che trabocca dalla scollatura.
Una forza di cui non si credeva capace spinge Teresa ad allungare una mano, solleva con delicatezza il lembo delle lenzuola scoprendo le mutandine nere che risaltano sulla pelle chiara, raccoglie nel palmo il brivido che percorre il corpo di Silvia al contatto con la coscia, ed anche il malcelato tentativo di soffocare il respiro affannoso che sopravviene non appena le dita si infilano oltre l’orlo, carezzando la peluria ricciuta.
è una straordinaria sensazione di potenza quella che gonfia il petto della serva durante la lunga masturbazione, prima leggera, poi persistente e incisiva, Silvia non può sottrarsi al piacere che quei toccamenti le donano, è costretta ad affondare la bocca sul guanciale per non far sentire alcun suono al momento dell’esplosione che le contorce le membra, si limita a salvaguardare la finzione del suo sonno e Teresa esce dalla stanza con le dita impiastricciate di sughi vaginali.
Lo sguardo malizioso della serva non intacca il distacco con cui Silvia si approccia con lei più tardi, le ordina di servire il tè in veranda e mentre lo sorbisce le rivolge parole scontate, in relazione a quanto da preparare per la cena, senza mostrare alcun imbarazzo per quanto avvenuto poco prima, solo un brivido al momento di un lieve sfioramento del braccio da parte di Teresa, lascia ben sperare quest’ultima sul prosieguo della sua iniziativa.
Gli ingressi in camera da letto divengono più frequenti e Silvia non da la sensazione di esserne infastidita, lentamente la serva sta facendo scrollare di dosso quella ritrosia pudica che accompagnava fino ad alcuni giorni prima gli incontri in deshabillé con la giovane.
Il professore è uscito di casa di primo mattino quando Teresa entra nella stanza trovando Silvia ancora a letto assonnata: vuole che le porti la colazione in camera signora?
“no ancora no grazie Teresa, stamane necessito prima di un buon bagno caldo”
“se vuole glielo preparo io, anzi se ha piacere vorrei essere io a lavarla, sono brava sa, a casa prima che la mamma si ammalasse lo facevo a tutti i miei fratelli e sorelle”
è la prima volta che Silvia si fa vedere completamente nuda dalla serva, scivola all’interno della vasca colma d’acqua, non è solo il calore ma anche un senso di vergogna che le arrossa la pelle del viso, appoggia la testa sul bordo e socchiude gli occhi guardando di sottecchi le grosse poppe che traboccano dal davanzale del grembiule di Teresa.
Nella stanza da bagno si può sentire solo lo sciacquio dell’acqua mossa dalla serva, ella insapona con la spugna soffermandosi a lisciare i bottoncini dei capezzoli lunghi e duri, che sembrano volersi protendere, poi scende sullo stomaco ed infine ristagna a lungo sulla fessura dischiusa, colma di umori che l’acqua non permette di apprezzare appieno.
Teresa la fa girare, è la volta della schiena ad essere levigata dalla morbida spugna che mette solletico e brividi, Silvia ha il respiro affannato quando avverte le dita insaponate che affondano nelle natiche prima di spingersi all’interno delle rotondità, ove si insinuano e frugano con perdurante delicatezza ma anche con asfissiante continuità.
Questa volta non può fingere di dormire quando le dita della serva allargano le grandi labbra della fica protendendosi verso il clito, che viene trattenuto, massaggiato, esposto, poi sono solo lunghi fremiti quelli che la accompagnano verso l’orgasmo.
è molto turbata quando Teresa la asciuga fuori dalla vasca prima di farle infilare l’accappatoio, vorrebbe allontanarla ora che la libidine si è sopita, ma la serva ormai conosce la sua fragilità e non demorde: no aspetti signora, prima le voglio fare un buon massaggio alla schiena, vedrà poi si sentirà come rigenerata.
Silvia non riesce a sottrarsi, si distende a letto così come le è stato suggerito, con la faccia sul cuscino e le braccia conserte sopra la testa, Teresa le è salita sopra a cavalcioni, la padrona capisce che si deve essere tolta le mutande perché avverte la sua folta peluria strusciare sul fondo schiena mentre le mani unte d’olio iniziano a massaggiare il collo, scendendo sulle spalle.
Non sono solo le mani che scivolano sul corpo ma anche lo sfregamento della peluria sulla pelle che fanno tendere Silvia come un arco, sopraffatta dalla intraprendenza di quella giovane contadina, che dopo un tempo che le pare interminabile giunge in corrispondenza delle chiappe: sente la fica nuovamente stracolma di sughi quando le allarga le cosce e si inserisce con le ginocchia dentro le sue gambe, facendole sollevare il culo.
Sono singhiozzi di piaceri quelli che emette Silvia quando avverte la bocca della serva poggiarsi sul culo per baciarlo, leccarlo, morderlo, mentre le mani spalancano le natiche esponendo il buchetto grinzoso.
……no, no basta cosa fai, mugola Silvia disperatamente con la voce soffocata dal cuscino……ma Teresa non l’ascolta le forza il buchetto con un dito unto, si spinge appena dentro sentendola irrigidirsi, poi si capovolge con le mani le solleva i fianchi ed affonda la bocca sulla fica strappandole un urlo di piacere…..
Silvia sembra impazzita, si contorce, si dimena, soffia, sbuffa, sparla, urla e schizza sughi dentro la bocca della serva che le divora ogni anfratto insaziabilmente.
Anche Teresa quando si rialza è turbata, pensa di essersi spinta fin troppo oltre, ha la prontezza di dire che va a preparare la colazione e si allontana riuscendo a trovare quella calma interiore che le permette di restare in posizione dominante verso la padrona, la quale si sente invece in totale sudditanza verso quella giovane ed intraprendente campagnola.
Sono uscite assieme quel mattino per fare la spesa, la padrona vestita di tutto punto con un cappellino azzurro e Teresa con il solito abito da lavoro: è la serva che porta le borse stracolme tanto che negli ultimi acquisti in drogheria è costretta a farsi aiutare da Mariella, una sedicenne che da una mano in bottega, la quale è ben lieta di farlo e si avvia con il borsone meno pesante seguendole verso casa.
Mariella è una ragazzina minuta con capelli corti e corvini, seni appena pronunciati, gambe affusolate, viso simpatico ed occhi neri e vispi, Teresa la guarda maliziosa con uno sguardo che la padrona ha imparato a conoscere e che in qualche modo la preoccupa, ma anche la infastidisce, scoprendosi persino gelosa.
Vado a mettermi a mio agio dice rivolta a Teresa facendole cenno di seguirla in camera e qui esprime tutta la sua agitazione soffiandole addosso: cosa ti sei messa in mente di circuire anche quella ragazzina……. sei impazzita…….
Teresa le appoggia un dito sulle labbra per farla tacere, glielo infila in bocca facendoselo succhiare, Silvia è affannata non sa resisterle, quando la serva assume l’iniziativa perde ogni capacità reattiva, con la mano libera Teresa solleva la gonna e le palpa il pube da sopra le mutandine, con vigore quasi con tracotanza, mentre le sussurra: spogliati e mettiti nuda a letto, lo sai come ti voglio trovare…… fra poco arrivo……
Aiutami a riporre la spesa in dispensa dice a Mariella che è rimasta ad aspettarla anche per ricevere una mancia, ormai Teresa è diventata fin troppo sfacciata e quella ragazzina ha un qualcosa che le ispira maliziosità, sono gomito a gomito quando le chiede a bruciapelo: da quanto tempo ti masturbi?
Mariella ha un lieve sussulto, arrossisce leggermente e poi sussurra: e tu come fai a saperlo?
Perché lo facciamo tutte sciocchina, ho scoperto che lo fa anche la mia padrona!
La ragazzina la guarda perplessa ed incredula, tenta di schernirsi quando Teresa allunga una mano sotto il grembiule e corre a solleticarle la fichetta sopra le mutandine, e mormora senza troppa convinzione: lasciami stare dai mi vergogno……
Teresa è lesta ed abile, due dita raggiungono la peluria e si intrufolano dentro la fichina, trovandola umidiccia, quei toccamenti ingrossano il respiro della ragazzina e la fanno eccitare mentre la serva le appoggia la bocca su un lobo mormorando: piace anche a te vero porcellina, se vuoi ti faccio guardare la mia padrona, è molto bella e sensuale sai, adesso però devi far finta uscire, sbatti la porta d’entrata e poi seguimi in punta di piedi e fermati sulla porta della camera.
Silvia è distesa a letto nuda, con le gambe spalancate, una mano sul pube lo accarezza lasciando che le dita solchino le grandi labbra dilatandole, prima di levigare il clito.
Osserva con occhi lucidi per la libidine l’ingresso di Teresa alla quale si rivolge: se n’è andata finalmente, ti voglio solo per me, ti desidero tanto, dai toccami, leccami, fammi quello che vuoi, sono tua……..
La serva sale con le ginocchia sul letto mettendosi di fianco in modo da lasciare ampio campo visivo a Mariella, ha una mano dietro la schiena nella quale serra una banana, che all’improvviso fa balenare davanti agli occhi della padrona.
Oh mio dio cosa vuoi fare mormora con la voce incrinata, mentre Teresa finge di non sentirla e comincia a sbucciarla facendo emergere il frutto, al quale toglie la piccola prominenza nera prima di appoggiarselo sulle labbra per poi iniziare a succhiarlo come un cono di gelato……
……. falla succhiare anche a me ti prego, mormora con voce straziata Silvia che è entrata in una specie di stato confusionale……. Teresa continua a far finta di non sentirla, si leva il frutto dalla bocca e glielo infila dentro la fica strappandole un gemito prolungato……
“porca, porca, vuoi scoparmi, oh sì, sììììììì, ancora, ancora…….. ”
Teresa continua a spingerla dentro mentre la buccia si sfalda liberando il frutto che entra sempre più a fondo riempiendole la vagina, quando poi rimane fuori solo la parte terminale, la impugna saldamente e comincia a chiavarla con vigore facendola rimbalzare sul letto mentre da oltre la porta Mariella guarda intontita la scena con una mano dentro le mutandine.
Quando la vede contorcersi dal piacere Mariella esce in fretta dalla casa senza fare rumore, e si perde la scena finale che vede Teresa estrarre la banana colma di sughi, leccarla fin sulla punta prima di metterla in bocca alla padrona, alla quale gliela fa masticare per gustare i suoi stessi sapori.
Questo episodio consente a Teresa di perfezionare il suo progetto e da quel giorno le prove a cui sottopone la padrona divengono sempre più imbarazzanti ed irreversibili; Silvia è disposta a tutto pur di accontentarla, seppure ha un unico tremendo terrore, che il marito possa accorgersi od anche solo sospettare qualcosa di quella insana relazione, e di ciò la serva ne è consapevole e ne alimenta l’apprensione proprio per renderla docile e sottomessa.
Capita spesso che di sera, dopo cena, il professore debba chiudersi nel suo studio per finire delle relazioni e Silvia da qualche tempo non ha nulla da eccepire quando la serva chiede di essere aiutata a sparecchiare la tavola, a volte viene anche obbligata a lavare i piatti, proprio perché le entri bene in testa che i ruoli in casa sono cambiati: la padrona è diventata Teresa!
Non è tanto questo comunque che angoscia Silvia, ma il fatto che Teresa diviene giorno dopo giorno sempre più audace, pretende di toccarla anche quando il marito è in casa, con il rischio che magari possa comparire da un momento all’altro.
Teresa è incredibilmente fantasiosa e si eccita al solo pensiero di vederla piagnucolante mentre supplica di evitare mosse azzardate in presenza del professore, cosa che invece viene regolarmente disattesa.
è in questo clima che Teresa decide di coinvolgere anche Mariella, la quale si presenta un mattino sotto mezzogiorno alla porta di casa dicendo ad una Silvia rimasta sorpresa di vedersela di fronte: Teresa arriverà più tardi sta finendo le spese, mi ha pregato di aiutarla a portare delle borse che adesso le consegno.
“entra pure ti prego, posso offrirti una aranciata, aspetta che voglio darti anche qualcosa per la tua cortesia”
Mariella si siede in cucina beve il bicchiere di aranciata, raccoglie la mancia e guarda con occhi scuri e luminosi quella bella signora, di cui conserva ben nitida la visione del suo corpo nudo, poi spiffera con voce che ha un tono quasi impertinente: ti ho vista l’altro giorno con Teresa, voglio farlo anch’io!
Silvia ha un singulto, non immagina nemmeno che l’abbia spiata a letto, teme solo che abbia potuto interpretare qualche sguardo, cerca di trovare una certa calma interiore e le parole giuste prima di risponderle con voce sussurrata e forzatamente sorridente: che hai visto dai, non farti strane idee, sei ancora una ragazzina, sono solo affezionata a Teresa……
La giovane le risponde attraverso un sorriso beffardo ma profondamente sensuale, allunga una mano per raccogliere una banana dal cestino in mezzo al tavolo, la fa librare davanti agli occhi increduli e spaventati di Silvia e poi si alza dalla sedia girando intorno alla tavola e portandosi al suo fianco: non mi dirai che questa non la conosci, vi ho spiate ed ho sentito tutto, voglio farlo anch’io con te!
Silvia è impaurita, piagnucola e borbotta: no, non possiamo, sei troppo piccola, ti prego…….
“no, non sono piccola, l’ho già fatto altre volte ed ora lo voglio fare con te, accarezzami……”
La mano di Silvia ha come uno scossone, si sposta dal proprio grembo ove era ricaduta ed entra sotto il grembiule della ragazzina, avverte la peluria delle cosce rizzarsi al pari del manto di una gatta che fa le fusa, è lei però che freme ed indugia travolta dalla voglia di proseguire che si unisce alla paura di uno scandalo.
è Mariella che le toglie ogni tentennamento, molla la banana e si solleva con i palmi per sedersi sul tavolo della cucina, si alza il grembiule mostrando le gambe segaligne all’attaccatura delle quali spiccano le mutandine bianche, macchiate sul triangolino da una traccia paglierina dovuta ad un rigurgito di pipì e di umori vaginali.
Per qualche attimo ancora Silvia osserva abbacinata quella visione continuando a sfiorare l’incavo delle cosce mentre risale verso l’alto, quasi temendo di esercitare troppa pressione, prima di rimanere folgorata dalle parole così sfacciatamente crude della ragazzina: leva le mani, leccami, brava così sulle cosce, vai su, adesso ciucciami le mutandine, tienile in bocca, aspira porcellona….. ora infila la lingua sotto…….. leccala………ti piace la mia topina vero……….
Silvia è assai più in apprensione della ragazzina e lo dimostrano i lunghi sospiri che le sconquassano il corpo, poi Mariella le blocca la testa trattenendola tra le mani per staccarla dall’inguine, la fissa qualche istante negli occhi leggendo al loro interno tutta la sua fragilità e la sferza ordinando: adesso sfilami le mutandine….. voglio goderti in bocca!
Mariella si allunga sul tavolo, solleva le gambe ed appoggia i talloni sopra il piano, spalanca le cosce e si offre alla bocca di Silvia, che infila le mani sotto le chiappe agguantandola e sollevandola appena per meglio affondare la bocca su quel gocciolante nido scuro: la succhia, la divora, la trafigge con la lingua, con un trasporto di cui non si riteneva capace, si abbevera a quella fonte vaginale impiastricciandosi le labbra ed il palato.
è così che le trova Teresa rientrata in casa senza farsi sentire ed è lei che interpreta magistralmente la commedia: che state facendo sporcaccione, e tu come ti permetti dice rivolgendosi a Mariella, che si finge impaurita, si tira su le mutandine e svicola via come preventivamente concordato, uscendo in un baleno di casa.
Teresa inveisce su una Silvia affranta che vorrebbe spiegare ma non ci riesce balbettando solo qualche frase di scusa: sgualdrina, facevi tanto la gelosa e poi basta che giri l’occhio e te la fai con prima che capita, non mi bastano le tue scuse, risparmiale pure, te la farò pagare!
Prendendola per un polso la solleva dalla sedia e la trascina in salotto, qui l’abbandona in mezzo al ballo mentre lei sprofonda sul divano ed ordina: spogliati svergognata!
Silvia ha il viso rigato dalle lacrime, sembra una bambina impaurita in preda ad un pianto convulso, le manca il coraggio persino di dare delle spiegazioni, si toglie il vestito poi l’intimo e resta a capo chino fintanto che la serva la fa avvicinare; le dita di Teresa affondano nella fica stracolma di umori, la scava, la graffia, la fa sobbalzare, ansimare, e continua ad insultarla: sei una vacca, ecco quello che sei, non hai più limiti, ti fai anche le ragazzine………
Con uno strattone la piega sulle sue ginocchia, ha la mano pesante, rude, callosa, la sculaccia con la stessa focosità di un maschio; Silvia ha il culo in fiamme, continua a piangere, si dimena debolmente, supplica un perdono che non arriva, si calma solo quando le dita si fanno carezzevoli e ritornano ad esplorala, a massaggiarla, a sditalinarla.
“sei una troia, una puttana, la mia puttana, vuoi essere solo mia vero? ”
“sì, sì solo tua, gorgoglia Silvia mentre schizza sughi sui polpastrelli della serva”
Teresa non ha finito, vuole darle una lezione memorabile, agguanta una candela dal candelabro poggiato sul tavolino a fianco del divano, gliela infila nella vagina e comincia a fotterla: oggi voglio chiavarti così, ti piace vero sporcacciona?
Più Silvia la invita sommessamente a far piano, più l’altra spinge a fondo la candela spappolandole la fica, poi quando il cero è ben lubrificato lo insinua dentro le natiche, fino a ridosso del buchetto.
Ella si irrigidisce, trattiene il fiato, come sente la candela penetrare dentro lo sfintere ed affondare gradatamente, emette una flebile implorazione che non ottiene alcun effetto nei confronti della serva, la quale continua a forzarla fintanto che ne fa entrare quasi la metà.
è una scena spettacolare quella che vede Silvia inginocchiata ai piedi di quella che un tempo era la sua serva, costretta a lapparle la fica con la candela infilata nel culo, alla quale Teresa ha acceso lo stoppino per obbligarla a farla godere prima che il calore della fiammella raggiunga le natiche, o addirittura la fiamma stessa le scotti il culo.
Ormai Silvia è diventata un balocco nella mani della serva, che non le risparmia cocenti umiliazioni anche quando il marito è in casa, sono gli anni in cui è da poco iniziato il programma unico sulla televisione, spesso si ritrovano assieme a guardarla sul divano, dopo cena mentre il professore si richiude nel suo studio: nel buio del salotto rischiarato solo dallo schermo televisivo, per Silvia è l’inizio di un supplizio, terrorizzata com’è che Guido le scopra in atteggiamenti peccaminosi, a cui Teresa la obbliga con incredibile sfrontatezza.
La serva pretende che stia in sottoveste, senza intimo, con sopra la vestaglia da camera, che deve essere svelta a richiudere qualora avvertisse i passi del professore arrivare dallo studio, è la banana l’oggetto preferito dei giuochi imposti da Teresa, che la vuole vedere scoperta dalla cinta in giù, con le gambe spalancate, mentre si masturba con quel frutto che lei sceglie di misure consistenti ogni giorno, regolarmente, al mercato rionale.
Spesso Silvia è talmente confusa ed affannata che finisce con essere lei stessa che chiede a Teresa di baciarla, di morderle le tette o addirittura di succhiarle la fica, mangiando il frutto pregno di broda.
La svolta avviene però una sera quando viene invitato a pranzo un avvocato cinquantenne amico del professore, tale Marcello, cinquantenne brizzolato, impenitente donnaiolo, che non ha mai sentito la necessità di metter su famiglia e che è ancora uno scapolone d’oro.
Silvia ne ha sempre mal sopportato gli sguardi galanti ma equivoci, quell’uomo le è epidermicamente antipatico sebbene faccia buon viso le poche volte che il marito lo invita, ben sapendo che ciò avviene solo quando Guido ha necessità di ottenere dei pareri giuridici su certi suoi affari lavorativi.
Teresa invece è la prima volta che lo conosce e rimane affascinata dallo charme che quell’uomo emana, sa mostrarsi galante anche nei suoi confronti senza quella puzza al naso che solitamente nota nelle persone di ceto superiore.
Accortasi delle attenzioni dell’avvocato Teresa mentre serva a tavola, si accosta a lui con maggior insistenza per consentire prima un fugace tocco sulle cosce e poi delle palpazioni più consistenti che arrivano fino a sfiorarle le mutandine.
Il professore infervorato dai discorsi non si accorge di nulla mentre Silvia con la coda dell’occhio riesce a vedere qualcosa ed intuisce cosa stia accadendo; la cosa la inquieta ma non può far percepire la gelosia latente, e quando Marcello chiede permesso per andare in bagno Teresa è svelta ad offrirsi per fargli strada.
Silvia che si è alzata da tavola fingendo di dover prendere qualcosa in cucina, rimane folgorata alla fine del corridoio davanti alla porta socchiusa del bagno: Teresa è inginocchiata ai piedi dell’avvocato e lui la sta scopando in bocca, facendole tenere le labbra incollate sul randello che sbatte in gola.
Osserva la scena con il cuore in tumulto aspettando la conclusione che è imminente, gli schizzi di sperma vengono spruzzati sul palato, sulla bocca e sul viso di Teresa, mentre Silvia guarda stupita anche l’impressionante consistenza di quel cazzo che ora ballonzola davanti alla serva, gocciolante.
Quando Guido e l’avvocato si spostano nello studio per concludere i loro discorsi, Silvia trova la forza di redarguire la serva e minaccia persino di farla licenziare dal marito, accecata dalla rabbia crede con ciò di poter riacquistare il sopravvento su di lei, che invece reagisce pesantemente schiaffeggiandola ed insultandola: sgualdrina come ti permetti di farmi la predica, perché non confessi che avresti voluto essere tu al mio posto, visto che tuo marito te lo da assai di rado……..
“no, no, non è vero, risponde piagnucolante Silvia, io desidero solo te, voglio essere solo tua, lo sai…. sarei disposta a tutto pur di accontentarti……. sono gelosa….. scusami….. perdonami……”
Teresa finge di farsi coinvolgere da quella confessione d’amore e di totale sudditanza, ma sono ben altri i pensieri che le frullano per la mente, sta per rendere compiuto un sogno che la accompagna sin da ragazzina: obbligare i comportamenti sessuali delle persone più grandi di lei, anche e soprattutto attraverso il ricatto.
La porta nella sua cameretta e la fa distendere vestita sul letto, le scopre i seni, le abbassa le mutandine, la coccola, la bacia in bocca, le lecca le labbra, cerca di calmare la sua ansia dovuta al pensiero che in casa ci sono anche suo marito e l’avvocato: non ti preoccupare, qui non verranno a cercarci e se li sentiamo arrivare troviamo una scusa……..
“vuoi essere la mia amante vero, la mia amante e schiava, disposta a tutto pur di accontentarmi, è così vero? ”
“Sì, sì, tua, completamente………”
Amante e puttana, sai pensavo ti facesse voglia quel grosso arnese di cui è dotato l’avvocato, hai visto com’è grande e svettante, pensavo che desiderassi farti sbattere da lui, magari mentre mi stai succhiando la fica…….. si potrebbe chiederglielo, non credo gli dispiacerebbe da come ti guardava tutta la sera………
Silvia nell’ascoltare quelle parole sussurrate ha un riflusso di piacere che tracima dalla vagina entro la quale le dita di Teresa affondano con ritmo incessante: no, no, cosa dici, quell’uomo mi fa paura, lo detesto, dev’essere un porco, un maiale, guarda come si è approfittato di te………
Teresa capisce dal come sta godendo che si tratta solo di ritrosia assai labile, ed insiste: io invece sono sicura che impazziresti nel sentirlo che ti spappola la fica, che te la gonfia, te la slabbra, te la riempie di sperma…….
“oh no, no, basta ti prego, sei tu che mi fai impazzire con questi discorsi………. è vero, è vero, è da tanto che ho voglia di essere scopata da un uomo virile…….. ma tu non devi dirlo a nessuno……ti prego……deve restare un segreto tra noi due……. ”
Alla diabolica serva quelle parole servono solo ad architettare un piano più sofisticato di quello a cui aveva pensato all’inizio, aspetta di avere il giorno di libertà per stare assieme a Mariella, lei vive con la nonna in una casa in periferia, e là rinchiuse dentro la sua camera da letto, si fa confidare ogni più intimo segreto.
Mariella è affascinata da quella campagnola autoritaria, ne subisce la sfrontata esuberanza, i modi diretti, incisivi, senza fronzoli, si fa coinvolgere ed è felice di farlo, si lascia spogliare completamente, distendere a letto, si abbandona nelle sue mani chiudendo gli occhi mentre viene frugata, masturbata, esplorata.
Confessa di aver perso la verginità a quattordici anni, quando lavorava in un altro negozio, il padrone l’aveva sorpresa a rubare una banconota nel cassetto dell’ufficio nel retrobottega, era disperatamente impaurita quando nel redarguirla se l’era seduta sulle ginocchia, le parlava con tono severo ma non la minacciava, fu quella la prima volta che conobbe l’eccitazione maschile attraverso la protuberanza che pulsava sbattendo contro il suo culetto.
Non si ribellò, anzi, dopo esserselo fatto strusciare da dentro i pantaloni, con il volto rosso fuoco guardò in piedi lui che se lo tirava fuori, poi glielo prese in mano ed infine si chinò a leccarlo e succhiarlo facendolo venire precocemente.
Ne divenne l’amante per qualche mese finchè la moglie non sospettò qualcosa, così che lui fu costretto a licenziarla con una congrua buona uscita.
Mariella accetta di accompagnare Teresa dall’avvocato, il quale sin dall’incontro in casa di Guido aveva pensato che non le sarebbe dispiaciuto farsi il culo di quella rubiconda serva, e stava infatti rimuginando di trovare la prima occasione utile per poterla rincontrare, è anche per questo che accoglie con maggior stupore l’ingresso nella stanza delle due giovani, appena annunciate dalla segretaria.
Teresa entra senza preamboli nell’argomento che le interessa: l’altra sera ho visto che era particolarmente interessato alla signora Silvia, se la mangiava con gli occhi, allora ho pensato che in qualche modo io potrei esserle utile.
“in che modo? ”
“vede la mia padrona ha un debole per Mariella, che malgrado sia giovane è una gran porcellona, io le ho scoperte in casa in determinati atteggiamenti, ho pensato perciò che potesse interessarle conoscerne i particolari dalla viva voce della mia amica…….. ”
“E cosa te lo fa credere, ribatte l’avvocato fingendosi riluttante, pur se il cazzo si è FINE