Paul stava comodamente seduto nella elegante Jaguar che filava fuori Londra in direzione del Sussex.
Accanto a lui Johnny, al volante, masticava gomma.
– Che te ne pare, Johnny, del nuovo acquisto del Chelsea? –
– Va bene, Paul. Un tipo in gamba, e pare anche un buon rinforzo. –
– Esatto Johnny. Hai detto bene, un buon rinforzo. Ma non è tutto, lui ha quello che noi tutti desideriamo e che vorremmo avere, e tu sai cos’è. –
“Se non la pianta con la maledetta ‘classè “, pensò Johnny, “finirò con l’impazzire. ”
– E chi non l’ha dalla nascita – continuò Paul – deve acquisirla. Ecco cosa stiamo per fare noi ora: acquisire una certa classe, un po’ di distinzione, osservando quelli del bel mondo. – ridacchiò.
– Certe cose sono uguali in qualunque categoria sociale. –
Le parole erano arrivate dal sedile posteriore e Paul si voltò a guardare di buon umore la persona che le aveva pronunziate. Era una donna alta, scarna, ancora attraente, malgrado l’età, e con tratti marcati. Sulla sessantina.
– Mia cara Helen – disse con condiscendenza – Ciò che noi osserviamo non sono le loro azioni, ma come si rovinano.
– Ridacchiò ancora. – Sai, come quando perdono il loro rigido formalismo e fanno cose che il giardiniere non dovrebbe vedere. –
– Non so perchè vuoi che lo faccia io. Perchè non lo fai tu stesso? –
– Non ti pago abbastanza cara Helen? –
– Oh, piantala! –
Paul ridacchiò e Johnny lo imitò.
La Jaguar procedeva silenziosa per i sobborghi di Londra, poi nella campagna, come un grosso insetto veloce, e per molti chilometri tutti tacquero. Dopo un po’ correvano lungo ampi sentieri di campagna con felci che toccavano i margini della strada asfaltata e fitti boschi dietro di esse.
La zona era costellata di grandi residenze di campagna circondate da terreni e con muri di cinta coperti da edera.
– L’aristocrazia non è così povera come si crede – mormorò Paul.
– Però è povera abbastanza da non poter pagare in denaro il prezzo intero dei loro piccoli vizi. –
– Cosa ne pensa il marito? – domandò Johnny.
– Il marito non c’è mai là – rispose Paul, alzando le spalle con disprezzo.
– Lady Anne sarà contenta di vedermi – riflettè. – Mi avrà telefonato almeno otto volte negli ultimi quindici giorni. è proprio alla disperazione. –
Dopo un’altra mezz’ora Johnny varcò il cancello di una imponente proprietà e percorse una carrozzabile sabbiosa fiancheggiata da boschi, finchè giunse a uno spiazzo davanti al quale si ergeva una grande villa in pietra.
– Questi luoghi diventano sempre più scadenti – disse Paul.
– E noi sempre più ricchi. –
Lasciò Johnny in macchina sullo spiazzo ghiaioso davanti alla villa e salì i gradini dello scalone di pietra con Helen. Un maggiordomo aprì la porta e li introdusse in un salotto grande e confortevole. Paul prese una sigaretta per se e ne offrì una a Helen.
Dopo pochi minuti di attesa la porta si aprì ed entrò una donna stupenda, in calzoni da cavallerizza e camicia. Era sulla trentina e la sua faccia era apparsa spesso su “Vogue” e altre riviste femminili. Aveva capelli scuri raccolti in una coda di cavallo, carnagione bianca e rosa esaltata da attività all’aria aperta, occhi scuri e romantici. I fianchi le riempivano i calzoni e le natiche erano ben delineate dalla stoffa tesa, mentre i seni si protendevano turgidi dalla camicia, creando un netto contrasto con la vita sottile e la linea del ventre piatto.
– Salve Paul – gli disse quando lui si alzò dalla poltrona. – Che piacere vederti! –
Mentre posava il frustino sul tavolo, Paul notò che le mani della donna tremavano leggermente.
– Ciao, mia cara – le rispose. – Sei sempre più splendida, ogni volta che ti vedo. –
Lei sorrise e guardò in direzione di Helen con aria interrogativa.
– Oh, questa è Helen – disse Paul. – Helen, ti presento lady Anne – aggiunse poi. – Non ci perderemo in dettagli. –
– Hai la…. ? –
– Stà tranquilla. Helen è amica mia… e presto la conoscerai molto… intimamente. Si, ho portato la merce. –
Estrasse un pacchetto dalla tasca.
– Ce n’è per un paio di mesi, se non sei troppo avida. –
Gli occhi della donna si fissarono sul pacco e una mano si allungò per prenderlo, ma Paul la trattenne fermamente nella sua.
– Saliamo con te – disse Paul.
Lady Anne guardò incerta Helen e poi li guidò oltre la porta e su per la scala coperta da un morbido e largo tappeto rosso.
La camera da letto guardava sul retro. Era grande, luminosa, tappezzata di grigio alle pareti, e arredata in rosa. Lady Anne aprì un cassetto della toletta ed estrasse un grosso fascio di banconote, poi un secondo e un terzo. Paul li controllò con mano esperta.
– Tutto esatto, mia cara – disse. – Ma siamo stufi di grana, perciò vogliamo un po’ di esibizione. –
Lady Anne lo guardò come si può guardare uno scarafaggio, ma con la paura in fondo agli occhi scuri. Sapeva che l’uomo la teneva in pugno. Aveva sudato freddo per tre settimane, struggendosi dal bisogno… da quando qualcosa era andata male nell’ultima consegna e la merce non era arrivata.
Paul vide la paura che gli provocò un’ondata di piacere. Ecco il potere che aveva su una donna aristocratica, una donna di gran classe.
– Dunque, mia cara – continuò, – ti esibirai un po’ con Helen. –
– Come osi – disse lady Anne debolmente. – Non sono d’accordo. Tu hai avuto il tuo denaro. –
Paul andò alla toletta e prese il pacco che la donna vi aveva deposto. Al suo posto mise il denaro ricevuto.
– Okay per me – disse sorridendo. – Ho un sacco di clienti in lista di attesa. –
Lady Anne aveva la fronte sudata, le guance in fiamme.
– No, no, non puoi fare questo. Abbiamo un accordo! – protestò.
Ansimava, il petto tendeva la camicia, le mani erano strette a pugno.
– Abbiamo un accordo fintanto che io lo voglio – disse lui con indifferenza. – Se non stai ai patti, allora non abbiamo tempo da perdere e non c’è più nessun accordo. –
Helen osservava impassibile. Aveva bisogno di soldi, ma tutto il resto non le interessava. Non capiva perchè Paul non si era procurato una lesbica. Ce n’erano tante in giro. Una delle sue piccole stravaganze!
Lady Anne si portò una mano sul seno destro e Paul seguì il movimento con interesse. La donna poi tolse la mano dal seno e la posò sulla toletta per sorregersi, chiuse gli occhi per un lungo istante. Quando li riaprì guardò Helen con le lacrime agli occhi.
Paul tamburellò sul pacchetto, distrattamente, mentre se lo rigirava nelle mani.
– D’accordo – disse lady Anne, come lui prevedeva. – Cosa vuoi che faccia? – le tremavano le mani e le labbra.
– Così va meglio – disse Paul soddisfatto. – Devi spogliarti. Poi ti sdrai sul letto. E dopo Helen ti farà delle cose. Non che lo voglia, – aggiunse malignamente. – Ma come te, ha bisogno di qualcosa che io ho. –
Lady Anne ebbe un capogiro e tornò ad appoggiarsi alla toletta. Era come se la sua mente piangesse, ma gli occhi no. Era terribile. Meglio con una lesbica che avrebbe trovato interesse nella cosa, ma non con quella donna che probabilmente trovava la scena disgustosa e l’avrebbe maltrattata davanti a quel soave delinquente. Rivoltante!
Non posso, non posso, diceva tra se, non posso scendere così in basso. ma il pacco nelle mani di Paul e il bisogno che sentiva le imposero di accettare. Si conficcò le unghie nei palmi delle mani, poi guardò Paul.
– Avanti! – disse l’uomo con occhi crudeli e cupi. – Spogliati. –
Lei si portò una mano incerta al primo bottone della camicia. Ma la mano non si muoveva.
– Aiutala, Helen – ordinò Paul.
La donna ossuta le andò davanti e sganciò il bottone. Lady Anne sobbalzò e si ritrasse. Ma Helen continuò a sbottonare la camicia e la nobildonna si assoggettò a lasciar fare.
Paul si calò in una comoda poltrona vicina al letto, e guardò le due donne. Sogghignava e la sua bocca era contorta.
Lady Anne si lasciò sfilare la camicia di seta dalle braccia e rabbrividì quando le fresche mani della donna le sganciarono il reggiseno. Avrebbe voluto gridare, ma non vi riuscì. Helen le sfilò anche il reggiseno e lo lanciò sul letto. I grossi seni emersero nudi e si tesero, quando lady Anne si mise in posizione eretta.
– Bellissima – mormorò Paul.
Helen solleticò i capezzoli. Era decisa a guadagnarsi i suoi soldi, e non voleva che Paul si lamentasse e facesse il taccagno, dopo. Lady Anne si morse il labbro inferiore.
– Bene, Helen – disse Paul. – Vediamo che altro possiede. – la voce era tornata ringhiosa, ma con una traccia di eccitazione.
Helen le tolse gli stivali, dopo aver fatto sedere la sua vittima sul bordo del letto. Lady Anne, la faccia pallida e i seni tremanti, lasciò fare.
Dopo gli stivali fu la volta dei calzoni e poi, mentre il viso della donna si faceva di fuoco, Helen le fece sollevare il sedere dal letto e le sfilò con lentezza esasperante le mutandine rosa di pizzo che finirono in un mucchietto accanto al reggiseno.
Paul si leccò le labbra.
– Alzati, mia cara – le disse.
Lady Anne si alzò e Paul pensò quanta figura avrebbe fatto se si fosse mostrata così su “Vogue”! Era perfetta, tanto perfetta da far rabbia, da sconvolgere. Sotto i grossi seni le costole erano appena visibili e la sua pelle era tesa e soda. L’ombelico delicato occhieggiava sul bel ventre morbido che scendeva leggermente convesso al pube dai neri riccioli lucenti e là, l’attaccatura delle bianche cosce, cercava di nascondere le parti intime. I fianchi mostravano belle rotondità e un leggero rigonfiamento delle ossa femorali. Le gambe affusolate completavano la figura. Insomma era tutta tette, fianchi e cosce, fatta per essere presa e distrutta con violenza. Paul si dimenò sulla poltrona, il respiro gli era diventato ansante, malgrado gli sforzi di apparire indifferente.
– Girati – le ordinò.
Lady Anne, senza guardarlo, si voltò lentamente, in modo che per un attimo apparve di profilo, con le curve provocanti e la vita sottile, le carni sode e turgide dei seni e delle natiche. Poi le belle rotondità posteriori furono davanti ai suoi occhi, completate dalla linea armoniosa delle cosce e delle gambe. Lady Anne tremava in tutto il corpo.
– Bellissima – ripetè Paul. – Avanti, Helen – ordinò.
Helen si accostò alla donna da dietro e quando le sue mani lunghe e ossute le toccarono le natiche levigate, il tremito si accentuò. Le mani carezzavano e massaggiavano la carne, facendo emergere e scomparire tratti del sedere.
– è una bellezza, vero Helen? – commentò Paul. – Non ti piacerebbe possedere un cazzo da ficcarle dentro? –
Helen brontolò.
– Liscia come cera – disse.
La palpò lungo la schiena, come se dovesse scegliere una schiava al mercato.
– Sul letto, cara – disse poi Helen, – e allarga bene le gambe perchè Paul e io vogliamo vedere cosa nascondi in mezzo a queste belle cosce –
Lady Anne si sedette ubbidiente sul letto, poi vi si distese. Una lacrima di vergogna le scese sulla guancia. Le dovettero ordinare di nuovo di allargare le gambe e lei, riluttante, le mosse appena.
– Di più, cara. Così non vediamo la tua fica – le disse Helen.
Lady Anne dovette allargare ancora le cosce, ma Helen, come se perdesse la pazienza, le afferrò le ginocchia e le spinse verso l’esterno, provocando un grido d’impotenza da parte di lady Anne ed esponendo la carne del sesso, rosea e vulnerabile.
– Non gridare, cara. Non è come se fossi scopata da un vile cazzo – disse Helen, sbottando poi in una risata volgare quando sentì che Paul si dimenava sulla poltrona.
– Ti piacerebbe, eh, Paul? Guarda quel bel buco rosato, morbido. Diventerà tutto eccitato in un minuto… e chiederà che qualcosa lo allarghi un pochino –
– Dimmi com’è, Helen – gracidò Paul.
Lady Anne, le gambe allargate, nuda e piena di vergogna come mai lo era stata, aveva il volto rigato di lacrime. Il cuore le batteva forte a causa di un miscuglio di sensazioni. Aveva le ascelle e l’inguine ardenti e umidi. Sapeva che Paul le guardava la carne nuda della vagina, che Helen la sovrastava, tutta vestita ed estranea, e che stava per farle qualcosa. Non era una bambina ma ora si sentiva tale: un’adolescente catturata da un vecchio satiro, che non poteva fuggire e doveva lasciarsi sedurre, accettare i suoi abbracci lascivi, sozzi e vili.
Un’attimo dopo gridò e si agitò per sottrarsi alle dita ossute che le sfioravano i bordi di carne tenera ai lati della fessura.
– Molto sensibile, Paul – disse Helen. – Eccitala e sarà un’ottima fica. Occorre un trattamento con vero abbandono. –
– Mi sembra un po’ offesa perchè la tocchi – aggiunse Paul. – Ha bisogno di un lungo trattamento, prima che dimentichi tutto fuorchè il suo corpo. –
Le dita ossute la inseguirono e lady Anne si impose di restare immobile. Prima finiva e meglio era, e se non faceva resistenza, finiva più presto.
Lentamente le dita si infilarono abili nelle pieghe, facendole un po’ male; lady Anne ansimò e si morse il labbro. Poi le dita divennero carezzevoli, giocarono con la clitoride, mentre l’altra mano era passata sotto le natiche e gliele spingeva in su.
– è un bel sedere morbido, Paul – continuò helen. – Non ti piacerebbe prendere nelle mani queste mele per sentirti fremere il cazzo? –
– Diventi ogni giorno più volgare, Helen. Non si parla così davanti a una signora. – Paul rise sardonico e si alzò.
Si avvicinò al letto e lady Anne che aveva chiuso gli occhi per non vedere la faccia di Helen, li riaprì e vide il ghigno sadico dell’uomo, e la grossa erezione che gli gonfiava i pantaloni.
Le dita di Helen lavoravano sulla clitoride e lady Anne richiuse gli occhi per non vedere nessuno. Aveva la faccia in fiamme. Si sarebbe portata dietro quella vergogna per tutto il resto della vita. Ma nonostante tutto, la sua vagina si inumidiva. Sentiva le dita che scivolavano lungo le pareti bagnate.
All’improvviso le dita diedero una stoccata. Due dita superarono lo stretto anello di carne e penetrarono nella cavità. Gridò e agitò le gambe, ma Helen le spinse il sedere in su, mentre le dita continuavano la penetrazione.
– Non è tanto larga – mormorò Helen rivolta a Paul.
– Anzi è precchio stretta. Suo marito non deve essere uno stallone. Sarebbe un buon ricettacolo per l’uomo che immagino. –
– Si sta eccitando – disse Paul. – Scommetto che non sapeva di avere certe tendenze. –
Lady Anne sporse le labbra e si morse la parte interna. C’era un’emozione perversa nella vergogna di essere trattata a quel modo. Le dita erano tornate indietro, sulla clitoride, e lei dovette ricacciare il bisogno di tendere e rilasciare i muscoli delle cosce in sintonia con le carezze delicate. Le parole volgari dei due torturatori cominciarono a farle effetto, inducendola ad accettare la vergogna. Le gambe cominciarono a scivolare gentilmente sul copriletto, a portarsi in fuori, sempre più in fuori…
Sentì il respiro ansante di Paul.
– Si, ora si allarga bene – ridacchiò Helen, pizzicando la clitoride che le mandò un brivido nella spina dorsale. – Comincia a godere. Te l’ho detto che sarebbe stata una buona fica, Paul. –
– Accidenti! – mormorò Paul. – Accidenti! –
Lady Anne tentò disperatamente di controllarsi, in un improvviso spasmo di vergogna per essere esposta agli occhi curiosi, a un esame osceno. Ma non servì. la vagina era ardente e aperta, la clitoride pulsava di piacere. Le natiche cominciarono a contrarsi sulla mano che le sorreggeva, le gambe si piegarono e si agitarono. Piccoli gemiti le uscirono suo malgrado dalla bocca che era aperta come la vagina. Ora ogni parola che dicevano le accendeva il desiderio. Era troppo stimolata per lottare.
– è bagnata, molto bagnata – disse Helen. E fece scivolare un dito nel solco delle natiche quando si allentarono.
Poi scese in basso e le penetrò l’ano. Lady Anne saltò sul letto come punta da una vespa, gridò.
– Vi prego… – implorò con occhi lucidi in cui si mescolavano lussuria e vergogna. – Questo no. Almeno questo risparmiatemelo… –
– Shhh! … Zitta e prendi la medicina, piccolina – le mormorò Helen sorridendo perversamente.
La prima falange, la seconda. Lady Anne gridò ancora e si morse il labbro, il bruciore era intenso ma lasciò fare. Il dolore raddoppiava la perversità del piacere. Per la prima volta sentiva un corpo estraneo nel suo intestino. Era come se avesse un pene dentro, un pene sottile, non un grosso organo che l’avrebbe spaccata in due.
– Ha anche un grazioso culetto, Paul – disse Helen. – Sicuramente vergine, e scommetto che non ti dispiacerebbe provare anche questo… penetrare un culo nobile. –
Lady Anne rabbrividì e inorridì per l’oscura minaccia contenuta in quelle parole e intanto labbra si erano posate sulle sue tette, le succhiavano la carne che si tendeva nella bocca, sentiva la faccia di Helen nell’incavo dei seni.
Lady Anne dimenava i fianchi sulla mano della donna. Ebbe un ultimo pensiero coerente e fu disgustoso, terribile, incredibile, poi mentre credeva di svenire aprì gli occhi e si accorse che il suo corpo era scomposto, le gambe per aria. Vide Paul che scattava foto con una piccola macchina fotografica. Anche quello le accentuò la passione, l’abbandono, quando l’uomo si incuneò fra le sue gambe per scattare una foto dalla vagina in su, vide la faccia di lui in un ghigno cattivo sollevarsi per riprendere lei e Helen.
– Sono perduta, sono perduta – pensò, ma non potè ribellarsi. La pressione crescente all’inguine era troppo intensa, udì la voce di Helen, ma capì a malapena le parole.
– Te lo dicevo, Paul, una fica meravigliosa… un vero abbandono… Non sa neppure… Perchè non? … Sta venendo…… –
Poi la voce di Paul che diceva: – Guarda quella fica… Cristo, è scatenata… che classe… eh, eh, eh… –
Sollevava il bacino sempre di più mentre un dito si muoveva velocissimo nella vagina e l’altro, bruciante, le scanalava l’ano, facendola tendere come se dovesse liberare l’intestino. Era perduta, perduta; non più vergogna, ma al suo posto un desiderio irrefrenabile di arrivare al culmine dell’estasi, al punto in cui sarebbe venuta e allora la vagina sarebbe scoppiata, i succhi sgorgati. E i fianchi sbattevano sempre più in alto. Infine…
– Oh, Oh, Oh, Oh, Oh… – e la liberazione, l’appagamento, un meraviglioso sollievo.
Gli occhi chiusi cancellavano le immagini di Helen, di Paul, la vergogna, il disgusto che non partecipavano a quel momento sublime.
Nel guardarla durante l’orgasmo Paul pensò, con una contrazione all’inguine, che non aveva mai visto una donna così scatenata. Si era dimenticata di loro, si era divincolata, agitata, contorta come se avesse voluto far mostra di se, dare una dimostrazione di quanto si poteva godere. L’uomo aveva la bocca arida; il pene, costretto nei pantaloni, era turbolento. Come avrebbe voluto essere in lei. Ma forse il sublime abbandono della donna si spiegava perchè lui non era attivamente coinvolto e l’aveva osservata con occhi non velati dalla passione.
Guardò il sottile fluire dei succhi di lei sulle cosce. Helen si era raddrizzata e lui aveva le fotografie. Lady Anne era in suo potere per sempre. Paul la vide tornare alla realtà, aprire gli occhi, guardare, richiuderli; la vergogna la fece arrossire di nuovo, le tormentò lo spirito.
L’uomo fece un cenno a Helen che uscì in fretta. Paul la seguì e chiuse la porta a chiave, poi tornò presso il letto dove lady Anne giaceva a occhi chiusi, la faccia pallida. Si tolse gli abiti e si guardò allo specchio: corporatura asciutta e un grosso pene muscoloso. Si toccò, poi guardò di nuovo il letto. Lady Anne lo guardava e c’era nuova paura nei suoi occhi. Lui ghignò sadico. Le si avvicinò e la schiaffeggiò sul seno più e più volte. Le tappò la bocca con una mano quando lei stava per gridare e la colpì ancora sul ventre, sui fianchi, finchè segni rossi apparvero sulla pelle.
La costrinse a mettersi bocconi e la picchiò sulle natiche e sulle cosce. Brividi di piacere gli serpeggiavano nel corpo nudo, facendogli rimbalzare il pene, ogni volta che la sua mano colpiva. Lady Anne gridava sul guanciale, e le sue grida erano soffocate. Rimpianse che il frustino fosse rimasto dabbasso. Alzò gli occhi e vide una spazzola da capelli sulla toletta. La prese e mentre si voltava vide che la donna era fuggita dal letto e stava per raggiungere la porta. Ma barcollava vistosamente e lui l’acchiappò.
La rigettò bocconi sulla sponda del letto, le allargò le natiche per vederle l’ano rosato. Cominciò a colpirla con la spazzola sul sedere in modo violento, mentre le affondava la faccia sul letto e la stringeva con forza sorprendente. Là c’era classe, diceva continuamente a se stesso, e lui le colpiva il sedere, il bel sedere, il bel corpo, troppo perfetto, un corpo che meritava di essere distrutto, battuto, fustigato, mutilato.
La donna lottava e gridava, ma lui la reggeva con mano salda. Poi montò sul letto e le mise un ginocchio sulle reni bloccandola contro il materasso, le allargò le natiche e spinse il manico della spazzola contro l’ano. La vide dibattersi furiosamente, mulinare le braccia, gridare urla soffocate, inutilmente, mentre il manico cominciava a penetrarla.
Paul spinse con forza e con furia sadica riuscendo a introdurre la punta per qualche centimetro e osservando l’ano allargarsi e pulsare come impazzito.
Lady Anne lanciò un urlo lunghissimo e straziante, agitando il sedere di qua e di la come una forsennata, ma che non commosse certamente il suo sadico aguzzino, il quale, imperterrito, tenendole allargate le chiappe con una mano, continuò a penetrarla, spingendo l’oggetto fallico interamente nel retto della donna.
Lady Anne ebbe l’impressione di venire letteralmente squarciata, di essere spaccata in due da una lama rovente che pareva non volersi mai arrestare e quindi attraversare l’intero intestino.
Il manico della spazzola, per quanto liscio fosse, non era lubrificato e procedeva a scatti, inoltrandosi nel suo sfintere con un bruciore raschiante che sembrava volesse strapparle le pareti del retto.
Gridò con tutto il fiato che aveva in gola, inarcandosi, ma poi il dolore la fece cedere di schianto sul letto, come morta, in completa balia del sadico.
Non aveva più la forza di muovere un solo muscolo, mentre lui iniziava a stantuffarla con furia selvaggia, deciso a sodomizzarla a sangue col manico della spazzola.
E il sangue, infatti, cominciava a macchiare leggermente il manico della spazzola mentre l’uomo digrignava i denti nello sforzo, contorcendo la faccia. I gemiti di lei gli martellavano nelle orecchie. Il manico era dentro e lui lo muoveva brutalmente su e giù come una sega, mentre con occhi scintillanti le guardava l’incredibile tensione del buchetto e le belle gambe che sbattevano disordinatamente sul pavimento.
Alla fine, quando la vide tossire e vomitare nel letto, tolse il manico e gettò la spazzola a terra.
La rovesciò e gli occhi della donna erano serrati dalla paura e dal dolore, ma non fece tentativi per resistergli quando Paul le allargò brutalmente le cosce, vi si piazzò in mezzo e conficcò il suo membro selvaggiamente nella vagina. In un colpo solo.
Lady Anne ebbe l’impressione di ricevere una martellata nell’utero che le si propagò alla nuca quasi contemporaneamente. La mazzata la lasciò come stordita e un attimo dopo ebbe l’impressione di essere completamente piena.
Ma si sbagliava.
Paul non aveva ancora dato l’affondo decisivo, quello con cui avrebbe completamente aperto la porta del suo sesso per dilagare poi nella sua carne, conquistandola e umiliandola. Aveva introdotto il membro solo per un buon tratto.
Respirò a fondo due o tre volte, percependo deliziato le sofferenze della donna che guaiva e gemeva. Non si decideva a sfondarla completamente, voleva ancora tenerla a ballare sulla corda.
Poi accadde e Lady Anne ebbe la sensazione di morire, sentendo il pene entrare violentemente dentro di lei fino ad andare a toccarle la bocca dell’utero. Urlò a squarciagola sentendosi lacerare, il dolore nel suo inguine si trasformò in uno spasmo terribile e Paul prese a martellare il ventre della donna con furia scatenata.
La trivellava su e giù con forza bestiale ed a un ritmo indiavolato. Lady Anne non riusciva neppure più a urlare perchè le mancava il respiro sotto quelle mazzate terribili.
Poi, finalmente, realizzò che quell’uomo la stava stuprando e l’orrore per ciò che stava accadendo, suo malgrado, la fece urlare con tale intensità da far vibrare i vetri delle finestre.
– NOOOOOO!!! … –
L’orrore per quello stupro si mescolava alla consapevolezza di stare tradendo se stessa e suo marito, pensava di vivere in un incubo, risvegliandosi dal quale si sarebbe trovata nel proprio letto, spaventata a morte magari, ma conscia di aver fatto solo un brutto sogno…
Ma quell’essere abietto sembrava infischiarsene di questa terribile realtà! Lui continuava a sbatterla ignobilmente, mugolando come una bestia, infoiato e osceno, digrignando i denti, simile ad un diavolo uscito dall’inferno.
Era tutta un dolore. Una tormentosa sofferenza le pulsava nella vagina e si irradiava in tutto il suo corpo.
Non sperava in nessun aiuto. Aveva allontanato la servitù nell’attesa che arrivasse Paul, e il maggiordomo, unico rimasto, aveva ordini tassativi di non intervenire neanche se crollava il tetto del palazzo.
Col crescere della passione, l’uomo la strapazzava maltrattandola con furore delirante, dandole botte paurose contro il ventre che sembravano dovessero trapassarla da una parte all’altra.
D’un tratto, quando l’uomo stava con rauchi rantoli per giungere all’orgasmo, si fermò di colpo ed estrasse il pene dalla vagina. Respirò a fondo un paio di volte per dare modo alla passione di scemare un poco mentre la donna lo guardava con occhi sbarrati e incerti.
Poi con un movimento brusco la rivoltò bocconi sul letto.
– Adesso stai bene attenta a quello che ti sto per fare, puttana tutta-per-bene, perchè penso che te lo ricorderai per tutta la vita. Tu hai goduto come non mai poc’anzi, e adesso voglio godere anch’io. Penserò io a farti urlare di nuovo, ma a modo mio questa volta –
Lady Anne adesso aveva veramente paura. Paura che si trasformò rapidamente in orrore e ribrezzo via via che la donna intuiva quali erano le esecrande intenzioni dell’uomo. Voleva possederla contro natura! Voleva infilarle quel suo grosso randello nel sedere!
Mai, mai, la donna aveva pensato che in vita sua potesse subire una tale umiliazione.
Bestia, animale, quell’uomo avrebbe pagato questo affronto con la vita, con una orrenda morte: non importava dove, nè quando, ma prima o poi la vendetta sarebbe arrivata.
Paul intanto, con il dito indice, dopo aver raccolto una goccia di liquido lubrificante dal suo glande gonfio, incominciò ad accarezzarle l’ano. La donna si irrigidì di colpo a quel contatto vergognoso e tentò, allarmata, di sottrarsi a quella carezza volgare e umiliante.
– Ma che fai? ? !! … Non mi toccare lì… Sei impazzito… non voglio! –
Ma Paul, con un ghigno stampato sulla faccia, la zittì con un ceffone sulle natiche. Lady Anne aveva capito immediatamente dove voleva andare a parare l’uomo e una paura folle si era impossessata di lei, ma capiva anche che non poteva sottrarsi alle voglie del porco che la teneva bloccata sul letto. Ciononostante era decisa a resistere.
Dapprima con delicatezza, poi con fare sempre più deciso e determinato l’uomo infilò tutto il dito medio ruotandolo nel canale rettale, strappando alla donna uno strillo acuto, ed accarezzando sapientemente con il polpastrello l’interno dell’ano.
Estrasse il dito sul quale era rimasta una sottile stria marrone e vi sputò sopra tornando ad infilarlo nell’orifizio restio a lasciarsi penetrare. Continuò ad infilare il dito per diversi minuti.
Lady Anne, superato il dolore iniziale, adesso sentiva solo una sensazione di bruciore e di estremo disagio e sopportava in silenzio tale manovra.
Respirando affannosamente, con gli occhi chiusi, l’ano le si contraeva a ritmo col battito incalzante del suo cuore, e intanto rifletteva freneticamente per cercare di trovare una via d’uscita da quella situazione di pericolo, intuiva che se l’uomo l’avesse penetrata col suo membro nel sedere rischiava di farsi male seriamente, forse poteva finire addirittura all’ospedale.
– Figlio di puttana mi stai facendo male… – mormorò ad un tratto.
– … Mi brucia, ma continua pure se ti fa piacere… solo ti prego di non andare oltre… ti scongiuro… ti darò tutto ciò che vuoi, farò tutto ciò che vuoi, ma ti supplico di non andare oltre… non ho mai fatto questa cosa!! … e ho tanta paura! … –
Ma Paul, ormai eccitato al massimo del parossismo fece finta di non aver sentito quell’invocazione e avvicinò il glande purpureo all’ano ormai arrossato e serrato allo spasimo della donna.
Con maestria adattò la punta del pene al centro della rosetta, attese qualche attimo per farle appieno sentire che il pericolo era alle porte, e poi cominciò a spingere per entrare fermandosi ad un centimetro di verga.
La donna gemeva lamentosamente, ansimando e sudando freddo, avvertiva un dolore intenso dovuto al fatto che il pene dell’uomo non riusciva a farsi strada nel canale mai prima violato.
Paul, con fredda determinazione, fece cadere una goccia di saliva sui contorni dell’ano della malcapitata che avvertì subito un sollievo insperato, ma subito dopo iniziò a emettere numerosi singhiozzi e grida di dolore, mentre implorava di smettere, ma l’uomo continuava a spingere e lei continuava a gemere e implorare, piangendo.
L’uomo stava facendo una fatica dell’anima, la figa era un tunnel al confronto: il sedere era così stretto che gli stritolava il cazzo, e doveva spingere lentamente per non farsi male a sua volta. Ma sentiva che poteva entrare di più che nella figa, per cui non si arrese.
Ormai era dentro quasi per due terzi e la donna sembrava impazzita dal dolore: il corpo le tremava per la fatica di resistere alla sofferenza atroce che l’attanagliava tra le natiche e le lacrime le rigavano il volto, sbatteva le braccia sul letto e agitava le gambe scalciando all’indietro.
– Basta… ahi.. ti prego… non andare più a fondo…… BASTA… FERMATI!!! … –
Piangeva e singhiozzava e molte parole venivano troncate dai gemiti, ma l’uomo continuava a guardarla soddisfatta e intanto iniziava a oscillare dentro e fuori, ogni tanto si fermava a prendere fiato e osservava soddisfatto i tremiti, le convulsioni, le lacrime e i lamenti della donna che si agitava sotto di lui.
Dopo qualche minuto prese a sodomizzare la donna con una certa frenesia, senza però mai infilare il membro per intero; ormai le aveva rotto il culo, sentiva i muscoli delle chiappe stirati per l’eccessivo sforzo e c’era qualche goccia di sangue, ma non se la sentiva ancora di violarlo ulteriormente in profondità.
L’orgasmo era ancora lontano, e poteva farsi una bella e lunga cavalcata.
– Aahhh… puttana di classe, hai un culo fantastico. è una soddisfazione rompere un culo così stretto e nobile. –
– Basta ti prego… aaahi … farò quello che vuoi… ti prego, questo no, ti prego… BASTA!!! …. –
Paul capì che doveva concludere, la stava quasi uccidendo; ormai l’aveva sodomizzata, però non avrebbe avuto riguardi nel concludere e iniziò a pompare più velocemente e forte; la donna singhiozzava e si lamentava anche di più ora che il membro cercava di entrare ancora più a fondo; ormai il pube di Paul sbatteva contro le chiappe di lei ad ogni colpo e l’uomo stava per scoppiare. L’orgasmo arrivò violentissimo e, con un grugnito che non aveva niente di umano, gli sembrò di scaricare litri e litri di sperma nell’intestino della poveretta; al culmine del piacere diede un’ultima energica spinta, facendo penetrare il suo membro di quegli ultimi due centimetri restanti in un botto solo: sentì le carni interne del sedere di lei strapparsi e lady Anne cacciò un urlo di dolore altissimo. Quasi svenne per il male.
Paul estrasse a quel punto il membro ancora duro dal retto della donna, l’afferrò per i capelli, ormai sciolti, la rivoltò, le diede un bacio in bocca passandole la lingua sui denti, poi l’uomo allentò la morsa, la separazione fu inevitabile, ma gli occhi dei due non si incontrarono, forse per la reciproca paura di quanto avrebbero potuto leggervi. Paul FINE