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Luisa, la mia massaggiatrice

Non mi piacciono gli eccessi, e quel che è più strano per un sadico, gradisco generalmente che la vittima sia consenziente, anche se ricordo con molto piacere quei momenti nei quali ho potuto esercitare, vuoi per rendita di posizione, vuoi per carisma o per legittimità, il più assoluto potere sessuale nei confronti di donne che per validissime ragioni non potevano sottrarsi al mio volere.
Da una parte la necessità di soddisfare il narcisismo che vuole che la vittima ti implori di essere seviziata, dall’altra il potere di far fare ad una persona quello che non vuole, cioè contro la sua volontà. Sadico classico, insomma, più che sadomasochista.
Gli esperti, tuttavia, dicono che il vero sadico non può non essere anche masochista, sia pure in modo latente o del tutto subcosciente.
Il più delle volte, il sadico sano, quello che gode nell’infliggere o nel sognare di infliggere punizioni o umiliazioni di carattere sessuale, semplicemente si vergogna alla sola idea che la situazione di preponderanza e di potere si rovesci contro di lui.
Si vergogna soprattutto di provare quel senso così devastante di eccitazione di fronte a situazioni che se rese pubbliche renderebbero il suo potere inerte al momento del ritorno alla normalità.
Così mi sono scoperto io.
Solo che ho trovato il partner giusto e riservato per scaricare la mia dose di masochismo, necessaria per equilibrare quella attiva del sadismo.

Sono 15 anni che vado dalla stessa massaggiatrice.
Si chiama Luisa, è ruspante ed ha cinque anni meno di me.
L’ho conosciuta che era appena uscita dalla scuola professionale, ma aveva già un paio di tette da concorso ed un culo con muscoli femminili e guizzanti.
Da lei facevo la sauna, poi una doccia e infine mi sottoponevo alle sue cure.
Quando l’avevo
conosciuta non l’avrei mai immaginato, ma sarebbe divenuta la donna più intima della mia vita.
L’unica che, all’insaputa di tutti, da dieci anni in qua scarica regolarmente la parte masochista che alberga in me.
Ci arrivai per gradi.
Le prime volte mi dava una specie di piccolo tanga usa e getta per uomo, di carta plasticata, ma dopo un anno le chiesi di sostituirlo con un più comodo asciugamano.
Se non lo trovava sconveniente, le avevo detto, io lo avrei preferito perché così non soffrivo a causa delle solite reazioni involontarie del pene.
Lei non sapeva cosa avrebbe fatto bene a rispondere.
“Senta Luisa. ” – Le avevo detto allora. –
“Se tutto va bene, sarò nudo nelle sue mani almeno una volta in settimana. Tra dieci anni, mi avrà sbattuto per oltre 500 volte. Meglio che ci affiatiamo subito. OK? ” –
Mi tolsi il tanga e mi sdraiai sul lettino pancia in su. –
“Continuerò a darle del lei, se questo la renderà più tranquilla. ”
Da allora lei assunse un altro atteggiamento nei miei confronti. Fu molto più familiare ed iniziò a confidarsi con me.
Aveva un fidanzato, io ero sposato. Io ogni tanto tradivo la moglie, lei molto di rado tradiva il suo ragazzo. Lei era del segno dei Pesci, io dello Scorpione.
Entrambi eroticamente esuberanti e del tutto eterosessuali, tantovero che se avessimo dovuto o potuto farlo a tre io avrei preferiro avere una seconda donna, lei un secondo uomo.
Io ero sadico, lei era normale… Almeno a parole.
Dopo un anno avevo preso l’abitudine di parlare con lei delle mie avventure erotiche della settimana, e lei mi parlava delle sue.
In verità, preferiva parlare più delle performance che aveva con il suo uomo che con nelle avventure occasionali.
Almeno cinque o sei volte, però, mi parlò di avventure avute con ragazzi diversi.
Aveva familiarizzato con il mio pene, al quale, contrariamente a quello che faceva con me, dava amichevolmente del tu.
E un giorno parlammo esplicitamente del mio pene.
“Allora, si comporta bene? ” – Le chiesi un giorno mentre con le mani mi faceva un massaggio delizioso all’inguine.
“Sì, è un bravo ragazzo. ” – Disse dandogli un colpetto.
“Lo sa che lei è l’unica donna che può toccarmelo senza che abbia una minima reazione. ”
“è un merito o un demerito? ”
“Dipende dai punti di vista. ”
“Dal punto di vista professionale, io so di poterglielo lavorare lasciandolo assolutamente rilassato. ”
“Ma sarebbe un delitto! ” – Le dissi, finto preoccupato.
“Vede, ” – mi disse con un tono familiare che ormai sapeva di poter avere senza compromettere il rapporto di fiducia, –
“il massaggio può essere rilassante o stimolante, con tutte le variazioni di mezzo… ”
“Ah, e non mi ha mai chiesto cosa preferivo prima di cominciare? ”
“Lei ha sempre bisogno di farsi rilassare. Quando viene qui, è sempre teso come la corda di un violino. ”
Aveva ragione. Andavo al suo centro il venerdì sera alle 19, alla fine di una settimana carica di stress.
E quello di cui avevo bisogno era proprio il massaggio rilassante.
“E per avere un massaggio eccitante? ” – Le chiesi d’improvviso.
“Deve andare a Bangkock. ” – Rispose sorridendo. –
“Io faccio quelli stimolanti, ho detto, non eccitanti. ”
“Ah già. ” – Risposi.
Ora si era spostata dall’inguine mi stava impastando il ventre. –
“Ma saprebbe farlo? ”
“Che cosa? ”
“Un massaggio eccitante. ”
“Chissà? ” – Sorrise.
Il venerdì successivo andai da lei fingendomi del tutto rilassato.
“Una bella settimana, ” – dissi mentre mi versava un po’ di olio sulle gambe. –
“Priva di stress, di problemi… ”
“Lieto per lei. ” – Mi rispose. –
“Ma fisicamente è teso come sempre. ”
“Senta Luisa. ” – Le dissi prendendo coraggio. –
“Io vorrei che… ”
“Sì? Dica. ”
“Vorrei… Che… Vorrei che una volta mi facesse un massaggio erotico. ”
“Erotico addirittura? Ha ha! ” –
Mi rispose alzando il viso al soffitto.
“Mi scusi. Cosa c’è da ridere… ”
Mi massaggiò normalmente, in silenzio. Ma quando mi girai pancia in giù, avvertii che aveva cambiato completamente registro.
Mi massaggiò le gambe partendo dai piedi aumentando progressivamente la sensibilità man mano che si avvicinava ai glutei. Impiegò più di un quarto d’ora, ma quando arrivò alle mie natiche, il pene era in magnifica erezione,
provocata volontariamente da lei.
Questa consapevolezza, unita al modo con cui le sue mani mi lavoravano i glutei, mi rese del tutto inerme, incapace di una qualsiasi reazione in attesa che lei facesse di me ciò che voleva.
Non fece nulla di più.
Quindi, alla fine, mi accorsi di avere un grande desiderio da scaricare, anche se in un modo non del tutto chiaro.
Non dissi nulla e, quando mi alzai, notai che qualche goccia di liquido seminale aveva bagnato la carta asettica del lettino.
Per la prima volta, quella sera le diedi una mancia pari a quello che mi costava una seduta di sauna e massaggio.
Mi ringraziò con un sorriso.
La volta dopo le feci un discorso in chiaro.
Alla fin dei conti, eravamo due adulti maturi in grado di esprimersi correttamente e senza falsi pudori.
“Senta Luisa. ” – Esordii. –
“Non può negare che l’altra volta mi ha fatto un massaggio erotico di una sensibilità eccezionale.
Se non vuole, la comprendo e la ringrazio lo stesso per quello che ho provato.
Sappia però che ogni volta che me lo farà, io le darò la stessa mancia dell’altra volta. ”
“Potrò decidere io quando e come? ” – Mi chiese a sorpresa. –
“Non voglio che lei si senta in diritto di pretendere sempre… ”
“Quando e come vuole lei. ” – L’assicurai in fretta. –
“Anzi, da oggi le darò comunque sempre il doppio. OK? ”
Quando mi girai pancia sotto ero quasi angosciato dall’idea che potesse farmi o non farmi qualcosa.
Ma ripeté quella sorta di carica progressiva di massaggi che andavano verso il centro del culo fino a portarmi al massimo dell’eccitazione.
Compresi che in quel momento poteva fare di me quello che voleva.
Proseguì oltre il sedere, con i massaggi sulla schiena e,
pian piano, la mia eccitazione si placò.
Mi stavo rilassando e a questo punto non mi dispiaceva che avesse deciso così.
Ma, sul finire, rimise le mani all’interno delle cosce massaggiando i muscoli verso la zona inguinale.
Passò ai glutei e li massaggiò come se stesse impastando il pane.
Aumentò la pressione sempre più, finché sentii che la mia eccitazione aveva riportato il pene in posizione eretta.
Ad un certo punto mi accorsi che stavo per venire e pregai che non smettesse.
Venni così, sulla carta usa e getta del lettino, masturbato dal mio corpo che veniva sfregato dalle sue incredibili mani.

In un anno, mi fece venire così almeno due volte al mese.
La prima mezzora parlavamo di sesso e la seconda mi faceva venire in quel magnifico modo.
Il più bel modo di scaricare una settimana di tensione e di stress di lavoro.
Ma anche il nostro rapporto era maturato.
Pur continuando ad incontrarci solo nel suo centro massaggi e sempre dandoci del lei, avevamo
raggiunto un grado di intimità dialettica che ci consentiva di raccontarci prima i dettagli delle nostre avventure erotiche, e poi perfino i nostri sogni segreti più perversi. Insomma, si andavano a delineare le nostre rispettive personalità e i nostri desideri.
Dopo alcuni anni, non avevamo più segreti.
Entrambi dominatori, spregiudicati, correttamente perversi in uguale misura, sentimentalmente stabili ed emotivamente controllati.
Io avrei scopato volentieri con lei e con il suo ragazzo; lei, se il suo ragazzo lo avesse accettato, l’avrebbe fatto subito.

Un giorno di cinque anni dopo, le avevo raccontato che un amico mi aveva promesso di farmi scopare la sua ragazza senza condizioni né limiti.
Le chiesi se voleva farsela con me.
“Come ha fatto a farsela dare? ” – Mi chiese.
“Semplice. ” – Risposi. –
“Gli ho fatto scopare una ragazza che non sapeva neanche come fare per conoscerla. ”
“Lei sa come ottenere le cose vero? ”
“Non sono il solo. Allora, vuole che ci divertiamo un po’? ”
“Com’è? ”
“Non lo so. Non la conosco. Si dovà presentare martedì sera nel mio pied-à-terre e dirmi che posso fare di lei ciò che voglio. Se vuole venire, la posso far leccare dalla testa ai piedi per un’ora. O, che ne so… ”
“Mi eccita l’idea. Mi piacerebbe vederla mentre lei la incula e mentre le fa un pompino. ”
“Allora venga, no? ”
Ci pensò. – “No. ” – Disse alla fine. –
“Noi non possiamo avere una relazione fuori da qui.
Non solo perché cadrebbe una barriera troppo importante che c’è tra noi, sia perché qui è il mio regno e sono io a comandare. Rovineremmo tutto. ”
“Capisco. ” – Risposi con rammarico.
Ma quando mi fece venire, compresi che era meglio non rovinare quell’incredibile tipo di rapporto.

Quando tornai il venerdì successivo, mi chiese come fosse andata, e io glielo raccontai.
Le parlai delle cinghie di cuoio, del vibratore, del clistère che le avevo fatto, della coda di volpe che le avevo messo nel culo prima di frustarla e del pompino finale che mi ero fatto fare con un dito nel culo.
“Come avevo immaginato, lei è un sadico di quelli giusti. Ne approfitta della sua posizione sociale, del suo carisma, del suo… ”
“Se è per questo, la sua posizione è più avvantaggiata della mia. ” –
La interruppi facendole vedere cosa mi stava facendo.
Parlandole mi era venuta una mezza erezione, ma ormai ci eravamo accordati tacitamente che era una cosa che potevo avere nelle sue mani senza problemi.
“Ah sì? E se approfittassi anch’io della mia posizione di potere e la seviziassi? Che ne so? , un dito nel culo, una frustata, un vibratore, un pompino? ”
Non provai neanche a nascondere l’erezione che in un attimo si era realizzata del tutto.
“Pensi, un uomo come lei, schiavo di una donna. Inerme tra le mie mani. Non si vergognerebbe? ” –
Mi stava guardando con l’occhio dell’infermiera cattiva.
Nei nostri dialoghi non avevo mai assunto la parte del masochista. Ma stavolta avevo capito che potevo realizzare quella parte di me che avevo sempre voluto soffocare.
“Se mi vergognerei? Senta, lei può mettermi una candela nel culo, accenderla e spegnerla a colpi di cinghiate, inserirmi un vibratore nel culo e azionarlo, può frustarmi, farmi un clistere, sbocchinarmi o quanto altro le passi per la testa. Le dirò di più.. Per ognuna di queste operazioni che vorrà farmi le darò ogni volta 100 mila lire di mancia. ”
Mi ero meravigliato io stesso di quello che avevo detto, ma avevo superato un grande tabù della mia vita.
“E non dovrei mai sentirmi in dovere di farle qualcosa? ”
“Mai. Come sempre, potrà mantenere integro il suo libero arbitrio. Potrà fare quello che vorrà, se le andrà di farlo. ”
Squillò il telefono e lei prese il cordless e lo mise tra la guancia e la spalla continuando a massaggiarmi il ventre.
Era il suo ragazzo.
Tempo prima avevamo concordato che ogni qualvolta il suo fidanzato la chiamasse al telefono mentre mi stava massaggiando, io potevo metterle una mano sotto il camice e toccarla; era l’unica cosa che tollerava delle mie iniziative.
Le misi la mano al solito e sentii che si era eccitata anche lei.
Chiuse velocemente la comunicazione e tornò il silenzio mentre io sfilavo la mano di sotto.
Troppo pensierosa, quella volta non mi fece venire.
Ma la volta successiva, dopo avermi fatto il massaggio regolare, con le mani iniziò a risalire gambe e cosce con una abilità diabolica a farmi desiderare qualcosa di ben preciso.
Ero sul punto di implorarla mi sodomizzarmi con qualcosa.
Ma non dovetti chiedere.
Senza mai perdere il contatto con la mia pelle, prese la candela che si era preparata, grossa e corta, la lubrificò con dell’olio per massaggi, spinse una mano nella fessura del culo e vi appoggiò piano la base (non la punta) della candela. Indugiò molto, come se fosse incerta se farlo o no, col risultato che nell’attesa mi fece impazzire di desiderio.
Poi, finalmente, la introdusse lentamente ma con forza, per dimostrare che era lei la dominatrice.
Quando la candela sembrava non avanzare più, fece scivolare le dita sotto fino a prendermi i coglioni e, tenendosì li, con il pollice mi spinse dentro la punta rimasta fuori.
Mi parve di morire, ma mi sentii finalmente sodomizzato del tutto e quindi realmente posseduto da lei.
Poi, sempre senza mai staccare il contatto con la mia pelle, prese un’assicella che si era portata dalla sauna e mi diede un colpo tremendo sul culo, come per sfondarmi con la candela.
La candela non poteva neanche essere sfiorata, essendo protetta dalle natiche, ma il rumore provocato e l’azione di per sè, mi fecero capire che Luisa era sadica, almeno quanto lo ero io.
Sentii che la candela ormai entrava del tutto da sola, risucchiata dallo sfintere che si richiudeva dietro di lei; una sensazione di autosodomizzazione psicologicamente annientante con l’effetto di un ingombro rettale che mi avrebbe impedito qualsiasi reazione.
Sempre senza mai perdere il contatto del massaggio, mi fece girare pancia in su nonostante la mia incapacità di agire.
Mi massaggiò attorno all’uccello per fare in modo che la candela introdotta facesse il suo lavoro dal’interno grazie alla pressione che così trasmetteva alla prostata e al culo.
Me lo prese in bocca in tempo perché le venissi tra il palato e la lingua che si muoveva per farmi inghiottire il liquido seminale.
Quando l’uccello parve sopirsi, rimise le dita sotto, tra le natiche, raggiunse il buco del culo e cercò di sfilarmi la candela.
Fu un lavoro difficile, ma lo fece con abilità e determinazione, umiliandomi a dovere.
Rivestito, abbracciai a lungo la mia carneice.
Il nostro rapporto non sarebbe mai uscito da lì.
Prima di andarmene quella volta le diedi 300 mila lire di mancia.

Le cose andarono avanti così, quasi tutte le settimane, con molte variazioni.
Ogni volta la sua iniziativa era una sorpresa e raramente non mi faceva nulla, anche se capiva quando era possibile agire e quando era meglio soprassedere.
Le piace sempre masturmarmi massaggiandomi il culo solleticando in quel modo l’uccello che stava tra il mio ventre e il lettino.
Solo che con una candela dentro il mio retto, tutto è più bello e appagante.
Di solito, almeno una volta al mese mi frusta regolarmente, mi sculaccia o mi dà colpi con la sua assicella rumorosa.
Un giorno che era incazzata nera per aver litigato con il suo moroso, mi frustò con la mia cintura per una trentina di volte.
Alla fine non si scusò e io le diedi la mancia lo stesso.
Agiva anche sui miei capezzoli, certa che provassi le sue stesse sensazioni.
Titillava, pizzicava, accarezzava, massagiava, stirava, leccava, baciava, succhiava…
Non era male, ma non riuscì mai a farmi venire usando solo questo sistema.
Probabilmente piaceva più a lei che a me.
Usò alcune volte anche le sue tette.
Me le poggiò sulla parte da massaggiare, prima del massaggio.
Provate a pensare una quinta misura abbondante che si appoggia sul collo per alleviarvi la cervicale, o un paio di tette di quella misura che si appoggiano sul vostro culo prima di un massaggio lombare, oppure le mammellone che vengono adagiate sull’uccello per preparare un massaggino inguinale…
Nella fase iniziale di ogni massaggio, prima di tutto ci comunichiamo le nostre prodezze erotiche della settimana.
Lei che non riesce a piegare la volontà del suo ragazzo, e d’altronde non è neanche sadico…
Io invece, ogni tanto le racconto le performances di maggiore creatività sadica che ho avuto con mie amiche.
In questi casi lei si eccita a morte, mi dà dei suggerimenti, mi dice che cosa avrebbe fatto lei se fosse stata presente, fantasticando sulla prossima infelice che fosse finita tra le mie mani e le sue idee.

Un giorno studiò una nuova tattica.
Aveva fatto un’eccezione, dando un appuntamento ad una sua cliente il venerdì sera, generalmente dedicato esclusivamente a me.
La sistemò in un separè sul lettino nuda pancia sotto, poi mi chiamò e in silenzio mi portò a vederla attraverso uno spiraglio della tenda.
Era bellissima, con un culo imperiale.
Mi lasciò lì a guardare, mentre lei con i massaggi le lavorava i glutei in modo da farmi sospirare.
Lo fece più volte guardandomi di tanto in tanto, cercando di stimolare eroticamente la cliente senza farsi scoprire.
Quando la fece girare pancia in su, entrambe erano visivamente eccitate.
“Luisa… ” – Disse la cliente. –
“Hai delle mani davvero felici. Mi… mi sono addirittura eccitata! ”
“Ma dai! ” – Rispose con finta modestia Luisa. –
“Mi scusi, io non volevo… ”
“No” – rispose lei portandole una mano alla guancia in senso di affetto. –
“Non devi scusarti. è così la natura femminile… O quantomeno lo è la mia. Non sono per niente lesbica, ma mi hai stimolato. Ti prego, continua così e non far caso a me. Me la godrò in silenzio. ”
Praticamente la masturbò per mezzora, senza farla venire.
Era stata brava ad accentuare le attenzioni, senza sembrare sfacciata.
Quando se ne andò, promise di tornare due volte in settimana. L’orario? Dopo le sette, cioè quando potevo esserci solo io.
Me la fece guardare di nascosto più volte finché, una sera, prima di rivestirsi la vedemmo masturbarsi da sola.
Sdraiata sul lettino con le gambe raccolte, si era strofinata il clitoride fino a venire con piccoli sobbalzi.
Quando fu il mio turno di essere massaggiato, parlammo di come sruttare l’occasione.
“Deve accettare e farla venire. ” – Le suggerii.
“Non me lo chiederà più, ed io comunque non potrei accettare. Non sono lesbica, non sono in intimità con la signora e non saprei come giustificare questo tipo di disponibilità. ”
“Le piacerebbe? ” – Tagliai corto.
“Non so. Forse, ma… ”
“Bene. Lei l’ha messa in condizione di chiederglielo una volta e vedrà che prima o poi glielo chiederà di nuovo.
Studiamo piuttosto cosa risponderle quando sarà il momento. ”
“Parliamone. ” – Rispose, incerta dopo un po’ di pensamenti.
Ma fu la stessa cliente a fornirci la scusa giusta di approccio.
Il mercoledì successivo, infatti, Luisa mi telefonò in ufficio.
“Viene stasera, alle sette. Vuol venire anche lei? ”
“Perché no? ”
“Venga alle sei e mezza, così abbiamo il tempo di parlarne. Mi ha chiesto se so che cosa sia il Clisma dinamico al colon. Io non l’ho mai sentito nominare. Si prepari lei. ”
“Clisma idrodinamico, vuol dire forse. ”
“Può essere, sì. Sa cos’è? ”
“Mi preparo. Sarò lì alle diciotto e trenta. ”
Quando fui da lei, non riuscii a dirle più di tanto, perché la cliente si presentò in anticipo.
“Rimango ad ascoltare. ” – Arrivai a dirle. –
“Ce l’ha un camice bianco come il suo? ”
“Sì, ma cosa… ? ”
“La faccia parlare un attimo. Se poi tira fuori il discorso del Clisma, dica che c’è qui in dottor Micchetti. ”
“E chi sarebbe il dottor Micchetti? ”
“Io. ”
“Lei è medico? ”
“No. Sono dottore. Ho detto dottor Micchetti. Esperto il Clisma idrodinamico al colon. ”

Luisa la fece spogliare, accostò la tenda in modo da lasciarmela vedere ed iniziò a massaggiarla.
Essendo pancia in su, dovetti fare attenzione ché non mi vedesse. Ma ascoltai con attenzione.
“Le avevo chiesto per telefono se ha pratica di Clisma idrodinamico al colon. ”
– Chiese la cliente non appena rilassata.
– Vidi che aveva un bel taglio tanga di pelo che le proteggeva il sesso.
“No. ” – Rispose Luisa, massaggiandole le gambe. –
“Però, in questo momento c’è qui da noi il dottor Micchetti e mi pare di aver capito che lui ha una certa esperienza in merito. ”
“Come ha detto? ”
“Il dottor Micchetti. Se vuole lo chiamo. ”
“Qui? ” – Strinse automaticamente le gambe.
“Non si preoccupi, ” – Luisa sorrise con sufficienza. –
“Non si scandalizza certo, col lavoro che fa… ”
“Ha ragione. ” – Disse rilassandosi un po’. –
“Se mi dà un asciugamano, lo può far entrare. Penso che ne abbia viste di peggio. ”
Luisa la coprì sesso e seno con un asciugamano, uscì e finse di venirmi a cercare.
Dopo un po’, preceduto da lei, entrai nella stanzetta.
Luisa ci presentò, quindi la paziente iniziò a raccontare che la sua estetista le aveva spiegato che il Clisma idrodinamico al colon, se to favorirle il ricambio, l’espulsione delle tossine, il miglioramento della pelle.
“Ha ragione. ” – Risposi.
Mi ero preparato bene telefonando al mio medico. –
“Lei sa in cosa consiste? ”
“Sì. Si inserisce nel retto un apparecchio fatto in modo che lasci entrare l’acqua e la faccia uscire dopo aver purificato le viscere. ”
“Esatto. Si inserisce nell’ano una specie di tappo con due forellini. In uno si infila una sonda lunga 60 – 70 centimetri, ed è quella che fa introdurre l’acqua. Nell’altro si infila una sonda corta, dalla quale viene fatta defluire l’acqua. è un’operazione che non crea pericoli e non è schifosa come sembra, perché è tutto chiuso e sigillato. Sono apparecchi da poco, usa e getta. ”
“Lei ne ha fatti ancora? ” – Chiese la massaggiatrice.
“Sì. è una sciocchezza. Può farlo anche lei. Se ascolta il mio consiglio, ogni volta che viene qui la cliente, le può inserire il clisma nell’ano, e per tutta la durata del massaggio le fa pulire le viscere. L’operazione è del tutto asettica. Alla fine vedrà che risultati. ”
“Dottore. ” – Disse Luisa, finta preoccupata. –
“Io non l’ho mai fatto. ”
“Non è difficile. Se la signora vuole, glielo applico io le prime volte, poi andrà avanti lei. ”
“Lei che dice, signora? ” – Chiese Luisa, con faccia tosta. –
“Mi farà provare un giorno? ”
“Ma certo. Credo proprio che non ci siano problemi. Lei, dottore, quando pensa di potermi fare il primo? ”
“Anche adesso. Ne ho sempre con me. ”
“Ah! bene. Lo faccia allora. Grazie. ”
Guardai Luisa che parve diventare paonazza.
Ma non disse niente.
“Va bene. ” –
Dissi, ed andai a prendere la roba che mi ero acquistato prima di venire nello studio di Luisa.
Tornai subito. –
“Si appende in un punto alto la sacca d’acqua tiepida, come questa, leggermente più calda del corpo umano” – dissi a Luisa agganciandola sulla parete divisoria del separè, –
“e si mette in terra la sacca vuota. Poi va inserito il tappo. Signora, se si vuole voltare… ”
La bella signora tolse l’asciugamano e si girò dando bella mostra di sè, con evidente compiacenza di mostrare tutto.
Le avevo già visto il culo, ma così disponibile a me non l’avrei proprio immaginato.
“Può allargare un po’ le gambe? ”
Le allargò divaricando i talloni.
“Ora Luisa, ” – dissi alla mia massaggiatrice, –
“va inserita prima la sonda lunga. Si rilassi, signora. ” – Suggerii alla cliente. –
“Non sentirà neanche un minimo di fastidio. Le infilerò nell’ano questo piccolo tubicino. ”
Glielo lasciai vedere.
Lei chiuse gli occhi e si lasciò toccare. –
“Mi aiuta, Luisa? ”
Luisa comprese e mise le mani sulle belle natiche della signora.
Le allargò per consentirmi di arrivare facilmente al buco del culo, poi mi guardò in faccia per capire cosa stessi provando.
“Ecco, guardi. Si inserisce così questa cannuccia… ” –
Infilai prima la punta dell’indice come per preparare il terreno, poi iniziai ad introdurre la sonda. –
“Vede? Entra per una ventina di centimetri, poi si ferma. Siamo alla curva dell’intestino che da retto diventa colon. Si gira un po’ la sondina a destra e a sinistra, così… ” –
La signora emise qualche gemito di piacere che cercò di far passare passare per fastidio. –
“Mi scusi signora. Oh-là, ecco, sono passato. Ora si spinge per tutta la lunghezza.
La signora ad ogni centimetro che passava si agitava e mugolava.
Le natiche vibravano attorno alle mie dita.
Sentivo che si sarebbe fatta sodomizzare con piacere.
“Sente fastidio, signora? ”
“No, no. Vada avanti, la prego. ”
“Grazie. ” –
Spinsi passo a passo godendomi quel culo che reagiva ad ogni piccola spinta.
Ad un certo punto misi la mano all’interno della natica e sul buco del culo per aiutarmi a spingere di più.
Non parlavo perché ero concentrato, e la mia eccitazione era pulsante.
“Fatto. ” – Dissi alla fine rivolto a Luisa. –
“L’ho fatta penetrare del tutto. Brava la mia signora. Ora le infilerò la parte esterna della sonda nel tappo che ho in mano… ” – Lo feci.
– “La seconda sonda la metteremo dopo, perché è corta. Mi aiuti ad introdurle il tappo. ”
Luisa allargò con forza le natiche fino a farle male, quindi appoggiai il tappone al buco del culo. –
“è pronta? ” – Chiesi alla cliente. –
“Devo introdurglielo. Si rilassi come se si facesse sodomizzare.
“S… sì. ” – Disse dopo un attimo di esitazione.
“Ohhhp… ” –
Spinsi con i due pollici il tappo nel culo.
Dopo un po’ l’attrezzo iniziò ad allargarsi la strada dilatando lo sfintere di due centimetri buoni, ed infine iniziò a scivolare dentro. –
“… Là. ” – Dissi a conclusione. –
“Infilato. Come lo sente, signora? ”
“Dio come è grosso! ”
“Vuole che lo tolga? ”
“No, no. io… ”
“Vedrà che un po’ alla volta le entrerà con facilità e vorrà anzi prenderne uno più grosso. ”
“Non credo. ” – Scherzò.
“Vedrà. ” – Insistetti. –
“Ora aprirò l’acqua. ”
Allargai la strozzatura della cannula d’ingresso e lasciai passare l’acqua.
Dopo qualche minuto la vidi passare dalla cannuccia d’uscita.
“Eccolo in funzione. ” – Dissi a entrambe. –
“Stavolta la massaggiamo per un po’ assieme, poi farà da sola.
L’importante è favorirle la circolazione dell’acqua. ”
La massaggiai un po così, concentrato, poi decisi di mollare.
“Ecco. ” – Dissi alla fine. –
“Ora potete andare avanti da sole. Luisa, quando l’acqua sarà finita, potrà metterne ancora, tanto la sacca di raccolta è molto più grande. ”
“Dottore, la ringrazio. ” – Mi disse la paziente mentre me andavo.
“Ma le pare. Luisa, togli tu l’apparecchio? ”
“Certo, dorttore. ”
“Grazie. Mi stia bene, signora. ” – E me ne andai.

Quando Luisa finì e venne a massaggiare me, alla fine del massaggio prese un grosso clistere pieno d’acqua, me lo fece vedere e poi me lo introdusse nel culo di brutto.
Fu una grande sensazione.
Quando iniziò ad iniettarmi il liquido, mi parve di morire dal piacere e dall’appagamento totale che mi provocava.
Poi mi girò pancia in su e mi massaggiò il ventre finché non le chiesi di ritirarmi in bagno.
Quella sera avevamo finito così.
Ma da allora Luisa, ogni volta che riesce a farmi lavorare il retto delle sue pazienti migliori, mi inietta un salutare clistere tutto suo che chiama sarcasticamente “Luisiano”.
Guai se le mie vittime femminili venissero a sapere che il grande e potente maschio dominatore che le frusta, le sodomizza, le umilia e le piega alla sua volontà, una volta alla settimana è a disposizione di una donna severa e senza scrupoli, la sola che può fare di lui quello che vuole. FINE

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