Mina violentata al bar

Mina lavora da anni alla stazione di servizio della IP come barista. In città è conosciuta soprattutto per una sua caratteristica: un gran culo. Un sedere difficile da dimenticare; alto, sodo e sporgente che lei, con sapiente maestria, sa mettere in mostra con pantaloni molto aderenti.
Il bar è sempre frequentato da uomini attratti dalla barista.
Mina ha venticinque anni, capelli ricci castani tendenti al rossiccio. Il viso è guastato da un naso leggermente adunco, ma conserva in ogni caso un’eloquente espressione da troia. Infatti, lo sguardo è profondo e le labbra carnose. Il seno è piccolo, ma ben fatto ed il culo compensa ogni altro tenue difetto. Credetemi a raccontarlo non ci si può prestare fede, ma il culo di Mina è incredibilmente perfetto.
I turni di lavoro sono abbastanza massacranti e le ragazze all’interno sono quattro: Katia, Lucia, Anna ed appunto Mina. Si alternano nei turni che vanno dalle sei alle quattordici il primo e dalle quattordici alle ventidue il secondo.
Quella settimana a Mina toccava il turno pomeridiano e serale; proprio quel giorno la sua collega, Katia, era assente per malattia. Quindi dovette sbrigarsela da sola.
Mancavano quindici minuti alla chiusura e Mina stava preparando la chiusura cassa.
Arrivarono all’improvviso. Erano in cinque, tutti in canottiera e pantaloncini, con sandali ai piedi.
Mina non si preoccupò, ma le dette fastidio l’arrivo dei nuovi clienti in quanto avrebbe chiuso più tardi rispetto al previsto. Infatti, i cinque si sedettero ai piccoli tavolini ed ordinarono cinque birre.
Alle dieci meno cinque il benzinaio di turno, Franco, entrò nel bar e consegnò l’incasso delle pompe di benzina a Mina. Mise il cartello chiuso dinanzi all’ingresso della stazione di servizio ed andò via, lasciando la donna da sola nel bar.
I cinque uomini si accorsero di tutto, anche se continuarono a parlare tra loro senza prestare attenzione alla barista.
Mimmo, il più grosso dei cinque, si alzò e chiese a Mina quanto fosse il conto. “Dodici euro e mezzo”, rispose la donna. Mimmo pagò ed anche gli altri quattro si alzarono. Mina uscì prima di loro e cominciò a chiudere le saracinesche. Antonio, un altro del gruppo, si avvicinò ed offrì il suo aiuto. In un attimo le quattro saracinesche furono abbassate. Mina ringraziò ed entrò nuovamente. Non si accorse subito che i cinque erano rientrati anche loro, perché si ritiro nel retrobottega per cambiarsi. Quando uscì li vide tutti e cinque in piedi davanti alla porta di uscita, sbarrata perché nel frattempo avevano badato a chiudere anche quell’ultima saracinesca.
Mina indossava sempre il pantalone nero aderente, ma aveva cambiato la polo (sporcatasi di caffè) con una camicetta bianca ed aveva calzato un paio di scarpe con un tacco a spillo alto circa sette centimetri. Cominciò ad avere paura.
Uno dei cinque si avvicinò alla donna e le disse: “Mi sembra giusto che ci ringrazi per averti aiutato a chiudere le saracinesche. Lui si chiama Mimmo, lui Rocco, lui Tonio e lui Aldo. Io sono ‘O Animale. Capirai il perché”. Mina indietreggiò chiedendo loro cosa volessero. Li aveva ringraziati, ma non poteva certo fare altro per sdebitarsi. Tonio la prese per le braccia e la portò al centro del locale. Tutti la toccarono tranne ‘O Animale che rimase in disparte a gustarsi la scena. Mina si mise a scalciare cercando di allontanarli. Aveva le mani bloccate, ma con i piedi cercava di farsi valere. Rocco riuscì a prenderle una gamba e la tirò su con entrambe le cosce. Mina si ritrovò tra le loro braccia. Fu appoggiata al bancone del bar. Scese e cercò di scappare. Allora Tonio la afferrò per i capelli e la trascinò in un punto dove potevano bloccarla. Le legarono le mani alla grata posta sul soffitto ed i piedi ad una sbarra di acciaio posta sul pavimento. Mina fu messa nell’impossibilità di muoversi. Sentiva i muscoli delle braccia tirare e doveva stare sulla punta dei piedi per sentire un po’ di sollievo. Tonio si avvicinò e le sbottonò la camicia. Quindi prese un paio di forbici e le tagliò le maniche così da liberarla dell’indumento. Approfittò e taglio il reggiseno. Le tette si mostrarono sode ed a turno i quattro uomini la palparono. ‘O Animale rimase sempre da parte, senza perdere nemmeno un passaggio dell’aggressione. Aldo sbottonò la cinta dai pantaloni della donna e la sfilò. La minacciò di prenderla a cinghiate, ma poi passò a sbottonare il pantalone. Abbassò la cerniera e lo fece scivolare. Mina fu legata con le cosce aperte, così il pantalone si arrestò ben sopra il ginocchio. Fu tagliato e gettato via. Recuperò le forbici e tagliò il perizoma al lato. Cadde per terra e Mina rimase completamente nuda.
Il primo doveva essere ‘O Animale. Si alzò dal suo posto e si levò i pantaloncini. Già vedendo gli slip Mina cominciò ad immaginare le dimensioni dell’uomo. Si tolse la canottiera mostrando un fisico possente. Da giovane doveva essere stato muscoloso, ma ora aveva una prominente pancia dura che nascondeva la massa muscolare. Le braccia erano completamente tatuate e l’odore delle ascelle non era proprio fresco. ‘O Animale si tolse gli slip e davanti a Mina si parò un cazzo di dimensioni spaventose.
Rocco slegò la donna, ma Mina era talmente terrorizzata che non fece nulla se non aspettare gli ordini di ‘O Animale. La prese per i capelli e la spinse in ginocchio.
L’energumeno impugnò la mazza in mano e se la smanettò davanti agli occhi terrorizzati della ragazza. Con la mano libera, la prese per i capelli e tirandole la testa avanti e indietro, facendole urtare le guance e le labbra contro la cappella del proprio cazzo.
Mina sentiva la forza dell’uomo e vedeva gli altri quattro maschi ridere delle sue paure.
“Adesso sbocchinami, troia”.
Mina aprì timidamente le labbra e cercò il contatto con il cazzo di ‘O Animale. Lo baciò e lo leccò. Era troppo grande per prenderlo in bocca, ma questo era quello che voleva il maschio. Mina non riusciva a prenderlo sia per la grandezza del sesso sia perché puzzava in modo impressionante. Alla fine, però, dovette cedere. Divaricò le labbra e riuscì a prendere in bocca la cappella del cazzo. La succhiò avidamente sperando che il maschio godesse subito, ma aveva sottovalutato le doti di ‘O Animale.
Mina si mise a succhiare per un tempo che le parve interminabile e quando riuscì ad inumidire per bene tutta l’asta, l’uomo si staccò da lei e la fece mettere a pecorina.
Le andò dietro e le palpò le chiappe. Le aprì e sputò sul buco del culo. Mina si ribellò:
“Non puoi incularmi con quella mazza. Mi uccidi così”.
“Zitta puttana”, fu la risposta dell’uomo.
‘O Animale prese il cazzo in mano e lo poggiò sul buco del culo di Mina. Non entrò, ma scese all’altezza delle labbra della fica. Erano bagnate e si trattenne a sfottere la passera della donna. All’improvviso la penetrò. Mina gridò per il dolore. Non aveva mai ricevuto un cazzo di quelle dimensioni e pur avendo una fica elastica, quasi sveniva al momento della penetrazione. L’uomo le era entrato completamente. Mina si chiese come fosse riuscita a prendere quel cazzo per intero. Ma i suoi pensieri furono subito distolti. Infatti mentre ‘O Animale continuava a fotterla con vigore, Rocco si parò di fronte e si fece sbocchinare.
All’improvviso Rocco le godette in bocca e Mina cercò di sottrarsi alla sborrata dell’uomo; ma ‘O Animale si piegò su di lei, la prese per i capelli e la spinse verso l’amico, costringendola a tenere il cazzo di Rocco in bocca sino a che non ingoiò l’intera sborrata. Solo allora ‘O Animale lasciò la prese dei suoi capelli, permettendole di allontanarsi dalla verga di Rocco.
Mina respirò pochi secondi; infatti ‘O Animale continuava imperterrito a trombarla, ed il cazzo di Mimmo si sostituì a quello di Rocco. La donna si ritrovò a sbocchinare un altro cazzo estraneo finché ‘O Animale decise che bisognava cambiare. Sfilò il cazzo dalla fica della donna e si sedette con la gambe larghe. Mina fu fatta alzare e ‘O Animale la prese per un braccio e l’attrasse verso di se. L’afferrò per le chiappe e la spinse su di sé penetrandola nuovamente nella fica. Mina accolse con più facilità il cazzo dell’uomo, ma dovette comunque allargare al massimo le cosce. ‘O Animale fece segno a Tonio e l’uomo si portò dietro la donna. Mina cominciò a tremare e le sue paure presero immediatamente vita. Tonio le allargò le chiappe e le appoggiò la verga sul buco del culo. ‘O Animale continuava a fotterla succhiandole i capezzoli, mentre Tonio con un colpo secco la inculò. Mina vide le stelle. Il suo culo era già stato sverginato, ma ricevere contemporaneamente il cazzo delle dimensioni di ‘O Animale nella fica aveva ridotto lo spazio del culo. Così anche un cazzo normale come quello di Tonio fu sentito da Mina come una trave che le entrava di dietro.
Finalmente il dolore cominciò a cessare e la donna iniziò a sentire il piacere della doppia penetrazione.
Aldo si sistemò in piedi su una sedia per arrivare alla bocca della donna. La prese per i capelli e la diresse verso il suo cazzo facendosi sbocchinare da Mina, impegnata nella doppia con Tonio e ‘O Animale. Aldo godette quasi subito riversandole in gola una gran quantità di sborra che Mina, memore di prima, non esitò ad ingoiare.
A questo punto ‘O Animale decise che bisognava ancora cambiare. Fece mettere Mina carponi per terra, le andò da dietro e riprese a chiavarla. Mimmo le andò davanti facendosi sbocchinare, mentre Tonio si accontentò di una sega.
Anche Mimmo le godette in bocca e Mina dopo aver ingoiato la terza sborrata, pensò che ormai il più fosse fatto. Bisognava che godessero anche Tonio e ‘O Animale perché l’incubò avesse fine. Ma non aveva fatto i conti con la voglia dei cinque.
Mina masturbò Tonio sino a farlo godere, ma l’uomo sborrò per terra con sollievo della ragazza che pensava di aver evitato la quarta sborrata da ingoiare.
Sotto la testa di Mina si era formata un pozza di sperma di notevoli dimensioni. ‘O Animale prese Mina per la nuca e le spinse la testa in giù. “Lecca tutta la sborra, troia”. Mina sentì le lacrime scenderle sul viso, ma tirò fuori la lingua e si mise a leccare la pozza di sperma sul pavimento. Terminò quando raccolse l’ultima goccia.
‘O Animale smise di trombarla. Mina gelò quando si accorse che l’uomo le aveva poggiato la cappella sul buco del culo “Ti prego è troppo grande. Mi ammazzi se provassi ad incularmi”. L’uomo sorrise, allargò al massimo le chiappe e sputò sull’ano. Quindi esercitò una forte pressione e la parte più piccola del glande penetrò. Un’altra forte pressione fu necessaria per entrare con tutto il glande e quindi fu facile incularla completamente. Mina quasi svenne per il dolore. Strinse i denti e cercò di allentare i muscoli per permettere una più agevole penetrazione. Quando le fu tutto dentro, la femmina non credeva di essere uscita indenne da quella penetrazione. L’uomo cominciò a stantuffarla nel culo, riuscendo anche a far godere la donna. Quindi si parò davanti, la prese per i capelli e le riversò sul viso una quantità enorme di sborra. Ma non era finita.
La trascinarono nel bagno e la fecero mettere carponi con la testa sopra il gabinetto.
A turno pisciarono tutti e cinque davanti ai suoi occhi, quindi le spinsero la testa dentro il water, costringendola a leccare le pareti del gabinetto e la pozza piena di piscio dei cinque.
Mina ebbe dei conati di vomito, ma non aveva scelta. Leccò le pareti del cesso sino a pulirle del tutto, poi scese giù sino ad ingoiare tutta la pozza di piscio formatasi nel basso del water. Il tutto mentre i cinque si alternavano a scoparla e ad incularla, ma riusciva a sentire qualcosa solo quando a farlo era ‘O Animale.
Ognuno di loro prima di godere, prese Mina per i capelli, sborrò sul suo viso, riportandola dopo a leccare le pareti del water. FINE

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