Mi stavo annoiando, era davvero un pomeriggio uggioso passato davanti al computer o a fare i compiti di latino. Che palle! Ma ecco che mi venne un’idea, una bella idea dopotutto. Mi alzai dalla sedia della scrivania e andai in bagno. Aprendo il mobiletto bianco e frugando bene in fondo, tirai fuori una vecchia peretta di gomma da mezzo litro, arancione, la pulii a fondo, e la portai in camera mia. Scesi poi in cucina e preparai una camomilla calda calda e al posto dello zucchero, ci feci sciogliere un po’ di sale grosso, poi tornai su. Ero emozionata, adoravo praticarmi dei clisteri, lo facevo fin da quando ero piccola, mi provocavano vistosi eccitamenti e così avevo iniziato ad usarli come pratica masturbatoria. Che soddisfazioni! Con attenzione, immersi la cannula nella tazza colma di liquido e aspettai che la pera se lo succhiasse tutto. Mi sentivo già bagnata ed eccitata…
Dato che era ancora piuttosto caldo, iniziai a prepararmi. Stesi due grossi asciugamani sopra il letto, mi spogliai completamente e nel togliere gli slip, una piccola chiazza bianca mi diede la conferma del mio stato. Senza fretta presi il flacone della crema alla glicerina e lo appoggiai sul letto. Mi stesi supina, piegando le gambe e divaricandole leggermente. Una fresca brezza che veniva dalla finestra rinfrescò la mia vagina bollente. Con l’indice della mano sinistra presi un’abbondante porzione di crema bianca e, piegandomi leggermente su un fianco, la appoggiai al mio sfintere. Un brivido mi percorse la schiena. Con delicatezza inizia a massaggiare esternamente la zona, godendo di quel trattamento che faceva rilassare e dilatare le pieghette. Quando oramai tutto era stato assorbito, dando alla zona un’abbondante vischiosità, puntai l’indice e spinsi leggermente, percependo sulle pareti interne quella penetrazione. Spinsi ancora e ancora, fino a quando tutto il dito fu dentro. Lo lasciai lì per qualche attimo, beandomi e iniziando a respirare con maggior velocità. Poi presi ad andare su e giù eccitandomi a mano a mano che aumentavo il ritmo. Alla fine però, decisi di smettere, un orgasmo prematuro avrebbe rovinato tutto il resto! Per raffreddare i bollori introdussi con forza tre dita, provocandomi una fitta di dolore. Adoravo “seviziare” quel piccolo orifizio. Ricordo che da bambina ci infilavo di tutto…pennarelli, matite, dita, le braccia delle barbie…insomma la mia iniziazione ai piaceri anali era avvenuta davvero presto. Ora che il dolore aveva fatto assopire un po’ il piacere, presi il clistere caldo con la mano sinistra e mi piegai ancora di più sul fianco destro. Poi appoggiai la cannula al buchetto vischioso e pulsante facendola entrare lentamente. Quel calore improvviso riaccese il desiderio. Ora che era tutta dentro, fino alla base della pera, ruotai su me stessa finendo a pancia in sotto. Allora con delicatezza iniziai a strizzare la peretta di gomma che rilasciò il suo liquido. Ahr…. forse era troppo caldo… kazzo era proprio bollente e mi stava bruciando tutti gli intestini! Poco male… ci avrei pensato dopo. Stringendo i denti proseguii nell’operazione, continuando a premere nella gomma con maggior spinta, in modo da sentire nelle budella il getto d’acqua aumentare. Mi stavo inondando l’intestino e la cosa mi faceva eccitare da morire, la mia vagina era praticamente un lago e sentivo che una parte di umori si inzuppava nell’asciugamano. Come una forsennata premevo e premevo, fino a quando non sentii che tutto il liquido bollente era dentro le mie viscere. Allora con movimenti cauti e lenti, ruotai nuovamente su un fianco ed estrassi la cannula. Ovviamente, allenata da innumerevoli clisteri, sapevo bene che dovevo stringere forte l’orifizio per non far uscire nemmeno una goccia. Serrai quindi le pieghette attorno all’intruso, fino a quando non fu fuori. Appoggiando la pera sul comodino sentii gorgogliare la pancia, perché l’acqua si muoveva con me e seguiva le anse dell’intestino. Ora arrivava la parte migliore…. calda dentro e fuori, eccitatissima, stesa sulla schiena allargai le gambe e con la mano destra iniziai a solleticarmi il monte di venere. La peluria era bagnata dai miei stessi umori. Aprii le grandi labbra e sentii il clitoride ergersi fra la tenera carne, desideroso delle mie attenzioni. Non lo feci certo attendere e presi a massaggiarlo delicatamente con l’indice, tracciando piccoli cerchi, poi strizzandolo leggermente.
Contemporaneamente con l’altra mano libera immersi due dita dentro la cavità vaginale, che nemmeno si accorse dell’intrusione tanto era vischiosa. Allora inserii un terzo dito e poi un quarto. Il piacere saliva. Dall’intestino, il calore del liquido si propagava ovunque e ciò mi faceva andare in visibilio. Aspettai pazientemente che arrivassero le prime spinte per evacuare e solo allora presi a sgrillettarmi sempre più e a penetrarmi velocemente. Era questo il momento migliore. Avevo infatti tutti i muscoli anali tesi per non espellere nulla, da dentro la massa spingeva, le mie quattro dita solleticavano la sottile membrana che separava la vagina dell’ano e infine, il mio clito duro, sollecitato a dovere, mi fece raggiungere l’orgasmo. Ansante inarcai la schiena procurandomi delle fitte addominali ma godendomi tutte le contrazioni del piacere che mi squassavano il corpo. Quando tutto finì, mi alzai cautamente dal letto e corsi in bagno per scaricarmi. FINE