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Porno

Preludio

“L’ho uccisa, non ci voglio più pensare, ho ucciso tutte le mie inibizioni. Adesso devo pensare con più naturalezza, devo lasciare da parte tutte le storie di diavoli con redenzione finale.
Quando un’anima è condotta sull’orlo del precipizio dalla seduzione del diavolo e si salva non c’è nulla che la potrà distruggere! ”
Questa è la conclusione di Istinto Erotico, questa è la conclusione dell’adolescenza di Serghiei.
Oggi sono passati molti anni da quel giorno, forse una quindicina, ma il ricordo di quell’istante è ancora forte, fu il suo decisivo cambiamento verso la maturità. Quel filmato pornografico portava un messaggio rivoluzionario per la sua vita e fors’anche per quella società che allora era intrisa di pudore. è chiaro, il giorno dopo di quell’attimo era ancora lo stesso vecchio Serghiei ma con più consapevolezza, aveva tutte le carte in regola per evolversi sperando che la società facesse lo stesso.
Oggi tutto ciò era avvenuto, si viveva in un mondo dominato dal sesso. Non c’era più vergogna per il corpo nudo. La società era arrivata a tale traguardo con un margine di ritardo che si è solita portare. Ma l’importante è che ci fosse arrivata, cosicché Serghiei non si sentisse più solo e diverso. Il giorno della svolta è datato 17 Giugno del 33, il mese più inguinale per eccellenza. Quel giorno furono abbattute le leggi che regolarono il pudore nella vecchia era, fu costruita l’Harmony. è la più mastodontica opera d’arte di ogni tempo, e secondo Serghiei anche la più bella. Ci erano voluti una ventina d’anni per l’approvazione del progetto ed una cinquina per la costruzione: troppi considerando la frivolezza e la funzionalità della Repubblica Alpina, confederazione N^ 12 delle Nazioni Unite, sotto il controllo dell’Italia. L’opera era mal vista da tutto il resto delle Nazioni Unite ma poi ci si dovettero abituare per il Nuovo Documento della Libertà, e anzi nel giro di pochi anni furono molte le Repubbliche a seguire l’esempio di quella Alpina.
Serghiei era fiero della sua patria e quando andava all’estero a lavorare si faceva onore delle sue origini e tutti lo accoglievano caldamente.

Prima scopata

All’orlo del giorno Serghiei si apprestava a pulirsi il culo per una cagata appena fatta. La carta igienica era finita e dovette alzarsi e andare in cucina a prendere un nuovo rotolo. Mentre camminava tra le sue chiappe un soffice e caldo confine marrone lubrificava il movimento. Scartò la carta igienica nuova e ne sentì l’odore: odore di carta quasi pulverulenta: carta igienica. Era pulito. Per la prima volta si fece anche un bidè. Mentre si tastava il bottone anale gli saltò in mente il Manfredi.
Manfredi era un vegetariano convinto. Tant’è che Serghiei gli diceva che la Coca Cola è un vegetale:
” tutte le essenze di questa bevanda non sono animali; a parte le cose i gas il resto è fatto di sostanze fatte di essenza di vegetale. Prendi la caffeina per esempio è estratta dalla pianta di caffè! Poi prendi l’E 150d è un’essenza della pianta di ginepro, me lo disse mio nonno! Lo zucchero lo prendono in Giamaica e viene coltivato vicino alle piantagioni di Marijuana, ne subisce gli effetti del vento che ne cospargono le foglie di polvere contenente il THC. è tutto vegetale! ” Manfredi rispose con un sorriso fiducioso caldo d’affetto.
Serghiei se ne accorse e gli offrì una bottiglia di champagne Cordone Rouge, voleva farlo ammattire. Bevvero all’impazzata la schiuma fitta di quel vino e poi l’ amico di Serghiei si spogliò nudo lasciando di stucco l’amico. Serghiei notò subito che il cazzo del Manfredi era in semierezione, questo si toccò e disse
“mi vorrei sparare una sega, sono eccitato. ” Serghiei lo guardo e gli venne da ridere ma si trattenne e disse:
“perchè no! “.
I due erano intenti a masturbarsi ma il loro pali sembravano essere di legno. In tutti e due non c’era piacere, c’era solo la ricerca di una durezza maggiore. Ad un certo punto, alle loro narici arrivarono gli odori dei sessi altrui. Serghiei si avvicinò con la faccia al cazzo di Manfredi e lo fissò mentre agitava più forte il suo arnese.
Finalmente gli era diventato duro. Fissò l’amico negli occhi. Era ancora paralizzato a fiducioso. Avvicinò la bocca al suo pene e poi lo inghiottì fino in fondo, risalì lentamente. Dopo tre spompinate calde d’affetto si allontanò sospirando. A quel punto il Manfredi, che sembrava impazzito di fuoco, prese il mio cuscino e se lo strinse tra le gambe. Era abbracciato con esso sul tappeto e si muoveva come stesse scopando. Ad un certo punto rivolse il culo verso l’alto urlando “prendimi”. Serghiei con la sua mano nel cazzo duro fece salire a galla il suo rancore verso l’amico e diretto lo infilò nel culo.
“Godi troia” gli urlo nella nuca.
L’altro ansimava e si muoveva sempre più forte. Serghiei cercò di sfondarlo il più possibile e poi prese in mano il cazzo dell’amico facendolo sborrare di getto e poi gli venne nel culo urlando” ti fecondo! “.
Da quel giorno il Manfredi cambiò il suo rapporto con Serghiei, aveva quasi paura di rivolgergli la parola, cercava di evitarlo, aveva chiaramente una paura costruita di vergogna. Serghiei invece se ne fotteva ma da quel giorno gli era venuto prurito al culo. Il fastidio peggiorò fino ad arrivare ad una questione di morroidi.
Ora Serghiei perdeva sangue dal culo ad ogni cagata. Pensò che il bidè fosse una buona soluzione disinfettane. Si chiedeva il perchè non ci aveva mai pensato. Alla fine si accorse che si era un po’ eccitato nello strofinarsi lo sfintere e pensò alla sua indole omosessuale. Viva la figa pensò alla fine e grazie al cazzo. La sborra è più viva che ogni altra sostanza liquida. Si lavò i denti, si pulì le orecchie e si scoppiò due brufoli, uno posizionato sulla spalla destra e l’altro sul petto vicino al capezzolo sinistro. Probabilmente aveva mangiato troppe carrube. Per questo non fece colazione e se ne uscì.

Seconda scopata

Fatta colazione spense il dispositivo vitale del suo appartamento e se ne uscì. Erano i primi di Luglio e nelle strade c’era molta gente. Il clima era ottimo, ancora primaverile, il cielo terso con minimi accenni di nubi e un sole giallo a trenta gradi ovest. Si diresse verso il parco uno con una passeggiata che mostrava tutta la calma del suo cuore. C’era una leggera brezza che disegnava la sua felicità fra le ortiche ed un pezzo di cielo. Sereno era il nome di quel giorno e i fiori si erano da poco riaperti ancora lucidi di rugiada.
Nel giro di dieci minuti raggiunse la collinetta del parco dove si svelò il panorama costellato dei cinguettii dei passeri. L’orizzonte mostrava lontane le montagne degli Appennini alternate dalle cime piramidali dei grattacieli vicini. Poco sotto il verde scuro delle latifoglie del parco disposte ad arco per lasciare spazio all’Harmony. I corpi nudi erano disposti schiena a terra sulla stessa linea in modo che potessero guardarsi in faccia con una leggera piegatura del collo. La donna teneva le gambe divaricate con la pianta del piede puntata in modo che sotto i ginocchi potessero distendersi le coscie muscolose del maschio che aveva le gambe leggermente inclinate al gomito.
Non’ appena Serghiei si accese una sigaretta sprizzo alto nel cielo il getto d’ acqua dal pene eretto. Si poteva vedere chiaramente la cappella che si trovava per tutta la sua altezza al di sopra della vulva divaricata della femmina che in parte avvolgeva la parte inferiore del pene. Il getto fu altissimo, forse di cento metri, tanto da nebulizzarsi prima che tornasse a terra. Dalla cima della collina, dopo qualche istante, si potè sentire il rinfresco che l’Harmony donava al suo parco. A Serghiei mancavano due centimetri di sigaretta quando l’effetto della nicotina si fece sentire.
I colori ramati dell’opera nel parco gli apparvero più forti e la sua mente fu catturata da essi. Isolò solamente i contorni e i colori che la riempivano. Gli si riempì il cuore all’emozione di un’improvviso pensiero che gli ricordava la situazione della sua vita. I tempi brutti erano cancellati e oggi era felice. Un brivido gli salì su per la schiena come fosse un orgasmo della pelle stimolato dalle mani del suo cervello.
“Alla fine la masturbazione mentale da i suoi effetti” pensò. E poi sogghignò.
“Alla fine il mio mondo è diventato anche il vostro” pensò. E poi dal suo volto si tese un lungo sorriso a denti nascosti. Quella era la sua nuova espressione, un lampo di infinità che lo rendeva restio al sonno, carico di forze coraggiose che lo facevano sognare nel giorno, senza paura, senza rancore, caldo come il suo cuore. Gettò il filtro ardente verso il cielo e la fontana che sprizza gioia schizzò di nuovo.
Poco dopo Serghiei stava passeggiando lungo i fianchi di Harmony, ne osservava i riflessi che dal bordò più scuro si illuminavano fino al rame delle parti più esposte. Ne osservava il dettaglio che non aveva esitazioni, era un’opera perfette, senza errori. Accanto al passaggio che calpestava, parallelamente all’Harmony, si potevano osservare le statue delle cento veneri. Erano donne nude che mostravano in tutte le posizioni possibili le parti più belle dei loro corpi. La grandezza naturale di queste statue le faceva parer vere e sapevano sprigionare nei passanti i desideri che costoro più volevano. Serghiei si sedette accanto a Venere 18 e assortì la sua mente osservandone gli orli.
“Quanta arte e poesia mi puoi dare oh corpo inerte e lussurioso? Il sol guardarti è fuoco per tutti gli organi miei. Il tuo oltraggio è forza. La tua pagoda si insinua nel mio fiume” d’improvviso un nuovo getto di sperma invase il cielo e interruppe i pensieri di Serghiei facendolo voltare tutto di collo. Tra la felicità dell’arcobaleno nell’anfratto di un’ascella dell’Harmony scorse una fanciulla bionda dai lunghi capelli. Il suo cuore scalpitò come l’impennata di un cavallo rampante. Fu un’attrazione irremovibile. Serghiei raggiunse con una corsa leggera la ragazza bionda che da vicino evidenziava il suo sedere rotondo con dei raffinati jeans attillati. Serghiei a pochi metri rallentò il passo per un’accenno di erezione che provò al sol vedere di quel magnifico culo.
Ora poteva sentirne il fruttato odore di shampoo alle ciliegie e posò delicatamente le sue mani delicate sul soffice sedere della bionda. La donna gemette. Le mani di Serghiei circondarono i suoi fianchi e affondarono giù per il suo ventre. La donna gemette ancora. Serghiei sbottonò gli stretti jeans e li calò assieme alle mutandine. La donna appoggiò le sue mani divaricate al rame della statua se si sentì stringere saldamente i seni nell’istante in cui si sentì infilata da quell’uomo misterioso e gemette di nuovo. Il movimento si fece subito tambureggiante e profondo. I gemiti corali. Il sudore dalle ascelle. Il vento che asciugava. I nervi si strinsero. E Serghiei le venne dentro.
Subito estrasse il suo pene e ne tagliò il filo di sperma con un dito che pulì sui suoi bermuda che fece ricadere sopra il suo intimo. Si girò e iniziò il suo cammino verso casa. Subito d’un tratto un nuovo getto volò nel cielo e si voltò repentino. Potè vedere ancora una volta quei lunghi capelli biondi che sfumavano dall’arcobaleno.

Terza scopata

Erano le dieci in punto quando Serghiei rincasò. Si fece un uovo sbattuto e ne succhiò con una cannuccia il prodotto. Pensò al culo della gallina ed ebbe un accenno di vomito. Poi pensò ad una calda e dolce fica dal gusto ovulare e lo zucchero ritornò. Tutto accadeva così velocemente davanti ai suoi occhi. Ogni istante che viveva lo sottoponeva a vedere immagini sempre nuove, sempre in movimento. Mai un attimo di calma, anche quando dormiva i sogni lo facevano vedere. Erano pochi i momenti di rilassatezza. Il piacere di respirare lo provava solo al mattino quando appena svegliato si rituffava nel suo cuscino e il sonno contrastato dal veglio lo sospendevano in un sublime stato d’animo dove il tempo volava e la sua essenza si espandeva; l’ unico altro piacere era il vibrare del sesso che trasformava il suo essere in un animale di percezione e natura. Naturalmente. Ho bisogno di te. Comunione… du du du… Sai darmi amore. Il tuo cuore è terra bruciata… laaa mia donna….. laaa mia donna…… laaaa mia. aaaaaa……. du du du! Canticchiava a bassa voce mentre scivolava la sua mano sulle ruvide pareti di casa. Le punte acute dell’intonaco del muro colpirono i suoi nervi recettori e in lui si scatenò un fastidioso dolore. Con l’altra mano reggeva una sigaretta ormai giunta al filtro che avvicinò alla sua bocca. Fece un tiro nervoso, forte, si scottò le dita e nell’aria si diffusero i profumi della plastica bruciata. In nervi a fior di pelle lo facevano scattare e il sangue pompava forte dal cuore pulsando le sue arterie. Puntò il telefono e fece uno squillo a Nitro.
“VIENI SUBITO QUA” gli urlò.
” Ho fottutamente bisogno di vederti e farò tutto quello che vorrai”.
La sua voce decisa si scontrò con la risposta di quella donna grassa.
“Lo sapevo che prima o poi avresti ceduto, il piacer carne fomenta il sangue”.
La donna parlò con una voce tutta di gola schiacciata con una cadenza molto lenta. Serghiei gli si gonfiò il cazzo. “SUBITO! ” e chiuse la linea. Ermo e turgido con le vene gonfie di viola scuro. La cicciona varcò la sua porta. Era vestita con un abito intero e leggero con dei grossi fiori rossi su sfondo bianco. La donna si inchinò, impugnò il fondo della gonna e con un gesto rapido verso l’alto si levò il suo vestito facendolo poi volare in aria. Un corpo schifosamente nudo apparve agli occhi di Serghiei. I rotoloni di grasso si insinuavano sui suoi arti e sulla pancia coprendole la figa fin sotto le enormi tette. Alcune zone del suo corpo, come sotto l’ascella erano coperte da bendaggi.
” Sei maiuscola” gli sussurrò Serghiei con aria di stima.
” Aprimi macellaio” disse la donna strappandosi la benda che aveva sopra il capezzolo sinistro. Apparve una ferita netta e verticale di venti centimetri.
” Adesso scrostami ” disse mentre si sdraiò a terra a gambe strette. Serghiei avventò la sua bocca sul capezzolo sinistro che malapena riusciva a confinare. La lingua girava intorno alla montagnetta centrale e ad ogni giro sentiva la ferita che iniziava proprio di fronte ai suoi incisivi superiori. Dopo il decimo giro infilò gli incisivi inferiori tra la pelle e la crosta e poi strappò. La donna urlò dal fondo della gola. Tutta la cicatrizzazione venne via d’un sol colpo e il sangue iniziò a uscir copioso. Serghiei portò con la bocca la crosta alla bocca della Nitro che la prese in bocca assieme alle sua lingua. Mentre si baciavano il pene andò a finire nel mezzo delle enormi tette e si tinse di rosso. La donna allora lo prese in bocca farfugliando:
“sangue del mio sangue in bocca mia con la tua carne”.
Serghiei era in delirio, quella troia sapeva fare dei stupendi pompini. Aveva una tecnica eccezionale e il lavoro era aiutato dal grasso che debordava dalle sue guance cosicchè il duro tagliente dei denti non poteva mai dar fastidio alla cappella. Dopo una cinquantina di pompate il cazzo fu riportato tra le enormi tette insanguinate. La donna se le strinse l’ una contro l’altra e il sangue sgorgò a lubrificare il movimento pneumatico del martello. Nel contempo la lurida armeggio a mano cieca sul mobiletto li accanto e ci prese il primo strumento a portata di mano, un martello, e se lo infilò nell’ano. Impegnò persino l’altra mano per frugarsi tra le budella.
“Nitro, vengo, puttana! “.
Uno schizzo roseo volò sugli occhi della cicciona che sbattè le palpebre e ne nacque un pianto di sperma e sangue, lì distesa al suolo con un martello nel culo.
“Era un donna triste” pensò Serghiei, e una lacrima di compassione sgorgò sul suo viso a quella povera orrenda visione.
“Grazie picchio” le urlò la donna mentre lui era sotto la doccia, e se ne usci da quella casa. FINE

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