Eccoti, con le tue calze nere, nuda. Anch’io sono nudo davanti a te. Due donne e i loro uomini ci guardano seduti sui divani, silenziosi, tesi.
Come ti ho ordinato, hai preparato due caraffe di thè freddo e due grandi boccali di birra e li hai messi sul pavimento vicino a noi.
Ti faccio inginocchiare e vengo con il mio pene vicino al tuo volto: “Preparalo! ”
Lo afferri con le mani e te lo porti alla bocca, lo scappelli, lo lecchi. Già teso, il mio cazzo si indurisce, il glande si gonfia nella tua bocca.
Ti fermo e ti faccio girare. In silenzio ti faccio piegare prendendoti per i capelli, finchè non ti disponi alla pecorina. Allora allargo le tue gambe e mi inginocchio dietro di te. Spalmo il tuo ano con un poco di unguento e comincio a penetrarti lentamente, ma, non appena il glande viene inghiottito dal tuo sfintere, ti afferro per i fianchi e finisco di spingermi dentro di te di colpo.
Avresti gettato un grido, ma lo soffochi.
Ti sento pulsare e sto fermo nelle tue viscere. Tu respiri profondamente, ansimi, mentre guardi i nostri spettatori che ti fissano.
Comincio a bere il primo dei due boccali di birra e lo finisco rapidamente, ho sete, è caldo, la stanza è immersa nella penombra, la luce punta su di te, sulla tua pelle lucida di sudore.
Afferro una caraffa di thè e, più lentamente, ma con decisione la bevo, tutta. Attendo, senza muovermi, dentro di te per diversi minuti, finchè i due litri di bevande cominciano a premere sulla mia vescica. Mi trattengo mentre la pressione cresce ed intanto sorbisco il secondo boccale di birra.
Sono giunto a metà e la mia pancia gorgoglia di liquido quando finalmente comincio a pisciarti nel ventre.
Senti il fiotto caldo e robusto risalire dentro di te, colmarti come un clistere. Io continuo a bere e ad orinare, so che a te sembra un infinito flusso che ti inonda. Continuo fino a che tutti i quattro litri di liquido sono finiti, bevuti e iniettati nel tuo intestino.
I nostri spettatori ti fissano con un mezzo sorriso compiaciuto.
Sei piena della mia orina ora e il tuo ventre ti trasmette crampi e spasmi che mi rimandi attraverso le contrazioni dell’ano, che avvinghiano e bloccano ancor più il mio cazzo dentro il tuo buco del culo, impedendo al sangue di defluire. Passano alcuni minuti in cui gemi sommessa, a tratti più acuta.
Sei molto sudata: “Ti prego, sussurri, lasciami andare a liberare”.
“Stai ferma”, ti ordino.
Sento i tuoi impulsi attraverso il mio membro, ma esso, agendo da tappo, ti impedisce di svuotarti. Il tuo intestino gorgoglia, la pelle del tuo ventre è tesa, piena come sei. La tua pancia e il tuo seno penzolano facendoti assomigliare ad una cagna incinta.
Muguli, getti qualche sordo e roco lamento.
Adesso il liquido sta cercando la sua strada tra le vie dell’osmosi, e la tua vescica si va colmando. Sei mizza di sudore e il tuo odore si propaga nella stanza. Sei bellissima nella tua umiliazione animale.
“Ho bisogno di andare in bagno”, torni ad implorare.
“No”, è la risposta.
“Devo orinare”, dici tra le lacrime.
“Fallo”, ti ingiungo, ma tu continui a trattenerti.
“Fallo”, ti ripeto.
Ormai la fatica ti ha provata, e la pressione dentro di te è troppo forte. Ti lasci andare con un sospiro.
La tua orina calda scivola sulle tue e le mie gambe, sulle tue calze nere. Ti sembra non finisca mai, mentre una pozza si allarga sul pavimento. Sento le contrazioni del tuo ano ridursi. Continui a respirare profondamente, ma più lentamente, con qualche leggero mugolìo di piacere.
“Adesso ti lascerò andare, andrai in bagno a finire di liberarti e poi tornerai a pulire me e il pavimento. ”
Detto questo mi sfilo velocemente e tu corri via, per tornare dopo poco con un catino, degli asciugamani e del profumo. Mi sono seduto sul pavimento lontano dalla pozzanghera che hai lasciato, tu mi detergi e mi profumi lentamente. Prima che tu ti allontani di nuovo per completare il tuo compito ti prendo il volto tra le mani e ti fisso: “Sei stata brava, ti dico, ma non abbastanza obbediente. Avrai bisogno di un’altra punizione”. FINE
