Schiava umiliatissima

Al mercato delle schiave Mario era contento di provare con Gigi la novità. Un vero mercato di schiave!
“lì si comprano e si vendono, e come puoi capire con una schiava ci fai quello che vuoi! ” Mario non voleva crederci, così Gigi era stato più chiaro.
“Sono donne che hanno assolutamente bisogno di denaro perchè hanno un sacco di debiti. Non sapevano più cosa fare e così si sono messe in vendita. Intendo dire che hanno stabilito di rinunciare alla loro dignità per il tempo che saranno assoggettate. Alcune sono italiane, la maggior parte straniere. Devi dargli una paga mensile un po’ superiore a quella che si dà ad una cameriera e dai i soldi al protettore, che ci pensa a sistemare la cosa. Non hanno giorno libero e sono a tua disposizione ventiquatr’ore su ventiquattro. Puoi fare quello che vuoi, basta non rovinarle. Tutte le settimane c’è un mercato dove puoi prendertene una e se vuoi puoi riportare indietro quella vecchia. Se la riporti paghi una mensilità al protettore, a prenderla nuova paghi niente. Il protettore se la riporti indietro è contento: paghi il mese, poi dice che in questo modo capiscono meglio il loro posto. Imparano a pensare come schiave, oggetti, e diventano sempre più obbedienti. La cosa aveva fatto arrapare Mario, che si era convinto. Una schiava per tre mesi, per cominciare, poi su vedrà. La cascina di Mario era grande, e c’era spazio per fare tante cose. arrivarono al magazzino. Gigi conosceva l’ambiente, e il nero di guardia alla porta li fece passare subito. Andarono da Frank. Era un uomo tarchiato, grasso, con un sorriso sulle labbra che prometteva decisione.
“Il mio amico vuole una vacca: gli ho raccontato la cosa e gli piace. ” Frank sorrise subito.
“Ne hai mai avute? ”
“No, ma la cosa mi ha arrapato”.
“Cosa vuoi farne? ”
“Ho una cascina grande e mi voglio divertire”
“Per quello te ne prendi una normale e dopo un’ora è a letto” Era vero, ma Mario voleva qualcosa di più.
“No, voglio una schiava da fottere e da cambiare quando sono stanco o anche per capriccio. Una bestia. ” Frank annuiì e sorrise.
“Hai qualche preferenza? ”
“No, cosa mi consigli? ” Già parlavano delle donne come fossero animali.
“Se vuoi divertirti comincia con alcune molto usate. Sono disponibili a tutto. ” Andarono così in una stanza larga dove c’erano una decina di donne, dai trentacinque anni in su. Tutte con le braccia lungo il corpo, le gambe leggermente larghe. Quando entrarono si misero a guardare davanti a loro, fisse.
“Queste sono tutte state molto usate, hanno passato non so quante aziende per soddisfare gli extracomunitari che lavorano da noi. Sono molto docili.
“Saranno sfondate da far paura! ”
“Naturalmente, ma ti puoi divertire molto. Diciamo che sono le vacche da monta per chi vuole avere pochi grattacapi. Accettano tutto. ” Frank sussurrò qualcosa al nero che lanciò un ordine alle donne. Subito queste si scoprirono i seni e sollevarono la gonna, sempre a gambe larghe, per mostrare il pube. lo sguardo era sempre fisso in avanti.
“Naturalmente non hanno reggipoppe e mutande. Le schiave non li portano. ” Non erano giovanissime, ma non erano brutti corpi. Mario si avvicinò ad una. Era alta, con un bel seno, i capelli neri, non era grassa. Guardava come le compagne nel vuoto e aveva lo sguardo intelligente.
“Chi è questa? ”
“è Stefania, usatissima e usabilissima. Fatti vedere, Stefania! ” Subito obbedì. Sorrise, si chinò davanti, fece ondeggiare il seno, poi si voltò, sollevandosi le gonne anche dietro. Con le mani allargò la figa e il buco del culo.
“Ha passato tutte le fabbriche della zona. Puoi fare di lei quello che vuoi. Il padrone di un bordello da poco la voleva, poi non ci siamo accordati perchè voleva risparmiare sull’ingaggio. Là avrebbe fatto ottanta cazzi al giorno, che non sono pochi nemmeno per lei. Se la comperi potrai trattarla come una bestia, bel vero senso della parola”. Stefania era rimasta ad ascoltare in silenzio, nella posizione di prima.
“Capisce l’italiano? ” Chiese Mario. Per tutta risposta Frank le diede una pedata nel culo.
“Sei sorda vacca? ”
“Si signore, lo capisco benissimo! ”
“è vero quello che ha detto Frank? ” Stefania aspettava il permesso di rispondere, sempre chinata e a gambe larghe, con le mani ad aprire le fessure.
“Si signore” Il permesso lo aveva avuto da un altro calcio in culo.
“Si signore” Un altro calcio aveva sveltita la risposta. Frank però non si accontentò. Le mollò una sberla in faccia gridandole:
“allarga i buchi che si vede niente! ” Stefania obbedì.
“è vero che sei una schiava da usare come una bestia? ”
“Sì signore, sono una bestia”.
“Va bene. La compero”. Stefania si ricompose, prese la sacca in fondo allo stanzone e seguì il nuovo padrone. Giunta all’auto chiese:
“Dove devo mettermi? ” Mario pensò di metterla nel bagagliaio, poi decise che si sarebbe divertito durante il viaggio. La fece salire al suo fianco. La fece salire al suo fianco. Perchè tutto fosse chiaro le alzò la gonna e le mise una mano sulla figa. Non voleva perdere tempo in smancerie. Stefania allargò ancora di più le gambe, per offrirsi meglio. Mario era contento del suo affare, ma voleva qualcosa di più.
“Come mi scarico i coglioni? ” Chiese rivolto alla schiava.
“Cosa preferisce padrone? Bocca figa o culo? O preferisce prima divertirsi usandomi in qualche modo? ” Parlava bene l’italiano, e questo colpì Mario. Decise così di interrogarla. Che studi hai fatto, che parli bene l’italiano?
“Sono laureata nel mio paese e amo molto le lingue, ne conosco diverse. E come mai sei i Italia in questa maniera? Sono separata da mio marito e devo mantenere due figli e dare dei soldi a lui perchè non cerchi di portarmeli via. Loro sono la mia vita. Mi basta sapere che avranno una vita diversa dalla mia. Quando li ho lasciati ho detto loro che andavo lontano e ho supplicato mio marito di parlare bene di me. Così lui mi ricatta. Devo mandare molto denaro e stare zitta. ”
“Sa che sei una puttana? ”
“Di sicuro, e se non mando i soldi lo dice a mio figlio e a mia figlia”.
“Sei ridotta male, Stefania. ”
“Sono una vacca da monta, buona per tutto”. Il tono di voce, neutro, di Stefania stava a significare che oramai per lei era normale. Aveva sempre tenuto le gambe aperte e teneva su la gonna per impedire che scendesse a coprirla. Mario aveva accostato ad una piazzola. Tirò giù il sedile di Stefania per stenderla e la penetrò in un attimo, senza nemmeno abbassarsi i pantaloni. Quando ebbe finito guidò la bocca di Stefania al suo cazzo perchè lo pulisse. Poi le disse:
“Non sporcarmi con la sborra che ti cola il sedile o ti ammazzo di botte”. Ma non le diede nessun fazzolettino. Anzi, non volle si asciugasse nemmeno con la sua gonna.
“Voglio che ti coli addosso la sborra che ti esce, così sarai marchiata. ” Stefania allora tenne larghe le gambe, per fare vedere che lo sperma la sporcava, e fece in modo che la gonna impedisse al seme di imbrattare l’auto. A un certo punto si rivolse al padrone.
“Mi scappa da pisciare, posso farla da qualche parte? ” Mario fermò l’auto ad uno spiazzo frequentato da camionisti e indicò dove andare ad Stefania. Era un posto non troppo nascosto. Lei si accucciò e pisciò senza pensare a nascondersi. Subito arrapati i camionisti la guardarono e si avvicinarono. Ma Mario non voleva perdere tempo e la fece salire.
“Sei proprio una lercia vacca in calore! ”
“Mi scusi, mi hanno insegnato a fare così. Mi dica lei come devo fare. ”
“Come ti hanno insegnato? ”
“Quando parlo di me devo dire figa culo merda piscia, chiavare fottere, inculare, tette poppe sborra pompino. Devo dire le cose con le parola di una vacca. E quando sono in giro devo farmi vedere da tutti, come un animale. Poi mi hanno insegnato che tutti mi possono toccare e fottere, se il mio padrone non vuole mi allontana ma io non devo fare mai nulla, perché un animale non ha diritti. ”
“Va tutto bene. ” Mario era contento, ma voleva divertirsi con questa schiava. Gli venne in mente un’idea, rubata da una film che aveva visto e adattata alle sue voglie.
“Devi raccontarmi come sei diventata la merda che sei. e devi eccitarmi. Se sarai brava sarai la mia vacca da monta. Lavorerai per me, ti userò, ogni tanto ti presterò ma sono un tipo calmo. Se mi annoierai una sola volta ti riporterò indietro da Frank e andrai a soddisfare ottanta negri al giorno, alla metà di quello che prendi da me. Che ne pensi? ”
” Grazie padrone, farò del mio meglio. La prego, mi lasci riordinare le mie storie e non se ne pentirà! ”
“Voglio cominciare da stasera. ”
“La prego, questa sera mi faccia fare qualcosa di umiliante che la ecciti. Solo per questa sera! ” Impietosito Mario la portò a casa e la fece stendere nella vasca da bagno dell’appartamento vecchio. Le pisciò addosso, poi le fece aprire la bocca per sputarle dentro dentro e controllare che avesse dentro tanta piscia. Stefania accettò tutto, mettendo nella vagina le dita, come voleva Mario. Poi disse grazie. La lavò con la pompa e la fece dormire nella gabbia del maiale. Poi andò a dormire, al momento soddisfatto.
FINE

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