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Sedotta, trombata e licenziata

Gilda aveva lavorato per oltre venti anni come impiegata nell’ufficio del notaio, che si era sempre dimostrato molto soddisfatto di lei.
Il notaio stava invecchiando, e Gilda incominciava a chiedersi se non fosse il caso di incominciare a guardarsi in giro ed a prepararsi a cercare un nuovo posto il giorno in cui lui si fosse ritirato.
Un giorno, il notaio la chiamò nel suo ufficio e le disse
“Gilda, non fraintenda le mie parole, che sono unicamente dettate dalla grande stima che ho in lei e perché no da un poco di affetto che dopo anni ormai le porto”.
Gilda si sorprese del tono con il quale parlava e delle parole che diceva, in tanti anni non si era mai abbandonato a simili confidenze.
“Lungi da me l’intenzione di perderla, ma volevo farle sapere che entro un paio di anni mi ritirerò e non so chi rileverà lo studio al mio posto” proseguì il notaio
“Lei è con me da tanti anni e mi dispiacerebbe che si trovasse in difficoltà, quindi mi sono deciso a parlarle per dirle che un mio caro amico, cerca una persona come lei per il suo studio. E` molto più giovane di me, con lui potrebbe tranquillamente arrivare alla pensione senza ulteriori scosse”.
La fissò con sguardo affettuoso e proseguì
“Se deciderà di rimanere sarò l’uomo più felice della terra, ma sarò comunque contento se accetterà le sue offerte poiché sono convinto che per lei sarà un passo positivo”.
Gilda sorpresa per quel discorso e per quella dimostrazione di affetto, si prodigò in ringraziamenti, prese il biglietto che lui le diede con i dati del suo amico suggerendole
“Lo chiami comunque, almeno per sentire che cosa le propone”.
Gilda seguì le indicazioni del notaio e chiamò , fu invitata ad un colloquio e le proposte che le fecero furono talmente interessanti, che alla fine, anche sollecitata dal notaio accettò.
Meno di un mese dopo il discorso del notaio Gilda prendeva posto presso il suo nuovo ufficio, alle dipendenze di Luciano, un avvocato, specialista in questioni commerciali.
Le ci volle qualche tempo per abituarsi al nuovo lavoro, ma ben presto si sentì nuovamente a suo agio e sicura di se, anche perché Luciano l’aiutò in tutto.
Quattro mesi più tardi era una delle sue più strette collaboratrici e la cosa non le dispiaceva affatto, anche perché Luciano era un uomo veramente affascinante.
Quarantacinque anni portati stupendamente, un fisico da atleta molto alto e muscoloso, sempre elegantissimo e curato in tutto.
A Gilda piaceva la sua vicinanza anche perché lui si dimostrava sempre simpatico e gentile.
Non che pensasse a qualche possibile storia tra di loro, il pensiero non le sfiorava nemmeno la mente.
Lui era un uomo affascinante, sposato con una bellissima donna, se anche avesse voluto tradirla non avrebbe avuto che l’imbarazzo della scelta.
Lei con i suoi 40 anni suonati, il suo fisico decisamente robusto non destava nemmeno più gli appetiti del marito, figuriamoci quelli di un uomo così.
La loro collaborazione divenne sempre più stretta, e lui prese persino a chiederle di accompagnarla nei suoi viaggi, dapprima brevi, poi più lunghi anche di alcuni giorni.
Si era aspettata che durante questi viaggi, lui al termine del lavoro la lasciasse per distrarsi, ed invece Luciano continuava a stare con lei, la portava a cena, se non fosse stata una cosa impossibile solo a pensarsi, lei avrebbe potuto pensare che la corteggiava.
Gilda rise più volte di quell’idea ma una sera smise di ridere, quando lui la riaccompagnò sino alla porta della camera e quando lei si voltò a salutarlo e lui rapidissimo si chinò a baciarla, e poi entrò insieme a lei richiudendo la porta.
Tutto accadde senza che lei riuscissi a capacitarsene, la condusse in camera, la spogliò vincendo le sue ritrosie, si spogliò e fece all’amore con lei in un modo tanto sublime che Gilda si ritrovò ad urlare mentre serrava le sue potenti cosce intorno alla vita di Luciano che affondava in lei.
Dopo lui seppe cogliere il momento di crisi che l’assalì e le sussurrò
“E` la prima volta che tradisci tuo marito ? Forse sarà meglio che io me ne vada” e scomparve rapido lasciandola sola a meditare.
Nei giorni successivi, pur non cambiando minimamente atteggiamento verso di lei continuando ad essere gentile e premuroso, Luciano seppe concederle il tempo necessario a superare lo shock, e quando lei incominciò a riprendersi, lui tornò da lei, parlarono e poi fecero nuovamente all’amore, diventando amanti.
Ben presto Gilda si accorse di non essere più in grado di fare a meno di Luciano, non riusciva a pensare ad altro che a lui, o meglio a loro due nudi nel letto ed a quel meraviglioso corpo che le regalava tanto piacere.
Era convinta di non essere molto brava a letto, ma con lui si diede da fare pur di ricambiarlo del piacere che le donava.
Per la prima volta in vita sua succhiò un cazzo con ingordigia e vero piacere. In passato lo aveva fatto raramente e solo come concessione alle insistenze del marito, ma ora era diverso, ora le piaceva, , e provò un incredibile orgasmo quando lui le chiese di farlo godere nella sua bocca e lei senza pensarci glielo concesse e ricevette i caldissimi schizzi sul palato.
Era talmente presa dalla passione che non si accorse nemmeno che lentamente, quasi impercettibilmente Luciano stava cambiando.
I loro rapporti diventavano sempre più violenti, e lui assumeva un ruolo sempre più dominante, ma Gilda non se ne rese conto sino a che non fu troppo tardi.
Durante uno dei loro viaggi, lui la condusse ad acquistare un vestito da sera, e la convinse a prenderne uno molto sexy, con la parte superiore quasi completamente trasparente.
Quando la sera Gilda lo indossò lui la fissò e scosse la testa
“Devi toglierti il reggiseno” le disse e Gilda arrossì
“Sei pazzo” disse dapprima, ma alla fine di fronte alla ferrea risolutezza di Luciano capitolò e tolse il reggiseno.
I suoi immensi seni erano completamente visibili sotto il vestito trasparente e Gilda non osò alzare gli occhi per tutta la serata.
Quando ritornarono in camera, lui non le diede nemmeno il tempo di spogliarsi.
La baciò selvaggiamente mentre le palpava i seni e le premeva il sesso eccitato contro il ventre, poi la rovesciò sul divano e le sollevò il vestito scoprendone il giunonico culo.
Ogni suo gesto tradiva un’eccitazione senza precedenti, a Gilda non era mai capitato di scatenare una simile eccitazione in un’uomo.
Le strappò letteralmente le mutandine, e la penetrò quasi brutalmente strappandole un gemito di dolore.
Incurante Luciano prese a scoparla con foga, dalla sua bocca sfuggiva un torrente d’oscenità ed alla fine Gilda si fece coinvolgere eccitandosi a sua volta.
Fu un amplesso esplosivo, brevissimo, ma intensissimo per entrambi e Gilda si ritrovò ad urlare in preda all’orgasmo, poi ad ansimare distrutta dalla violenza delle emozioni.
Non si accorse nemmeno che Luciano alle soglie dell’orgasmo si era staccato da lei.
Percepì solo i violenti schizzi di sperma che si stampavano sul viso, tra i capelli e poi il deciso premere del cazzo ormai pago che le allargava le labbra e le affondava in gola prima di perdere il vigore iniziale.
Ormai Gilda era succube della prepotente personalità di Luciano, schiava dei suoi stessi sensi che quel bellissimo maschio aveva saputo prima scatenare ed ora sfruttare.
Ormai nei modi di Luciano non vi era più alcuna traccia dell’iniziale gentilezza.
Le sue non erano più richieste ma ordini ai quali Gilda non aveva la forza di ribellarsi.
Ed ogni giorno compiva un nuovo passo verso la totale sudditanza.
Una sera, si lasciò legare ed imbavagliare.
Lui la fece sdraiare su di una poltrona, a pancia in sotto, con il busto che sporgeva dal bracciolo.
La imbavaglio, le legò i polsi assicurandoli poi alle gambe della poltrona, e fece altrettanto con le caviglie e Gilda si ritrovò nell’impossibilità di muoversi e di comunicare se non con gemiti soffocati.
Ed i gemiti vennero copiosi quando lui iniziò a sculacciarle le chiappe sode e potenti con crescente violenza.
La delicata pelle di Gilda ben presto si arrossò mentre dagli occhi iniziavano a sgorgare le lacrime.
Per un attimo parve che Luciano si fosse pentito dei suoi gesti, le tolse il bavaglio, la baciò teneramente, ma la sua bocca era ancora attaccata a quella di lei quando le sue dita afferrarono i grossi capezzoli strizzandoli con ferocia.
Il gemito disperato di Gilda si perse nella bocca di lui. Il bavaglio tornò al suo posto e Gilda lo vide scomparire alle sue spalle.
Sentì le dita di lui armeggiare con la sua vagina, poi la dolce lingua e per un attimo il piacere l’avvolse.
Poi due dita s’infilarono nel suo ventre, quindi un terzo.
I gesti di Luciano si fecero sempre più decisi e di nuovo il dolore si sostituì al piacere. Incurante dei gemiti di Gilda, Luciano spinse e continuò a spingere sino a che lei non si fu dilatata e la sua mano non le sprofondò nel ventre sino al polso.
Con l’atra mano prese a solleticarle il clitoride mentre muoveva avanti ed indietro la mano nel ventre della donna.
Nella mente e nel corpo di Gilda, dolore e piacere si fusero in modo indefinito ed indistinguibile sino a che lui non le concesse tregua e si fece succhiare sino a godere nella sua bocca costringendola a bere tutto il suo seme.
Luciano diventava sempre più duro con lei, senza però mai trascurare di donarle comunque attimi d’immenso piacere che la tenevano saldamente legata a lui.
Ormai si era instaurato un preciso rituale nel quale lei dapprima doveva concedergli di realizzare i suoi desideri perversi per essere poi ricompensata …..
Nella mente di Gilda la sofferenza morale e fisica incominciarono ad essere strettamente collegate con il successivo piacere e così senza che se ne accorgesse lei incominciò a gustare le sue torture dal momento che tanto più grande sarebbe stato il suo tormento, tanto maggiore sarebbe stato il piacere che lui le avrebbe regalato per ricompensa.
Un giorno poco prima di una importante riunione che si sarebbe tenuta nel suo ufficio, Luciano la chiamò.
Gilda pensò fosse per concordare gli aspetti della riunione, ma si sbagliava. Sino a quel giorno Luciano non aveva mai mescolato il lavoro ed il piacere ma quella fu la prima eccezione.
La costrinse a togliersi le mutande davanti a lui, poi da un cassetto, estrasse un mostruoso dildo di plastica che terminava con un’estremità piatta adatta ad essere appoggiata.
Le ordinò di piegarsi appoggiandosi alla scrivania, e quando docile Gilda lo accontentò, con ferocia, Luciano le spinse il dildo nell’ano, facendolo affondare completamente.
Gilda dovette mordersi le labbra per non urlare dal dolore e le ci vollero lunghi istanti prima di riprendersi. Lui la fece rialzare e sedere sulla seggiola
“Adesso resta li, non ti muovere nemmeno quando arriveranno gli ospiti, ti scuserò io” le ordinò e Gilda fu costretta a partecipare alla riunione con l’immenso dildo conficcato nel culo che le dava fitte lancinanti.
Quando se ne furono andati tutti, sentì Luciano dire alla segretaria tramite l’interfono
“Dobbiamo stendere il verbale della riunione, non voglio essere disturbato per nessun motivo”.
Gilda non era nemmeno in grado di muoversi, lui la fece rialzare ed appoggiare nuovamente alla scrivania.
Con lentezza esasperante Luciano le sfilò il dildo dal culo
“Debbo riporlo per la prossima riunione” le disse porgendoglielo
“Puliscilo” e senza obiettare Gilda iniziò a leccarlo.
Poi Luciano scomparve alla sua vista, ma subito dopo Gilda sentì l’amata lingua che iniziava a lenire le sofferenze leccando dolcemente il suo sfintere dolorante.
Poi la lingua scese sulla vagina, e quindi sul clitoride e l’universo di dolore che aveva sconvolto la sua vita sino a poco prima incominciò ad impallidire dapprima lentamente poi sempre più velocemente seguendo dapprima il ritmo della lingua di Luciano, poi quello del suo cazzo che la scopava.
Per Gilda trattenere le urla di piacere quando l’orgasmo la assalì fu quasi più duro che trattenere e celare le urla di dolore durante la riunione.
Ed un nuovo travolgente orgasmo la sconvolse quando lui venne scaricandole nell’utero il suo caldo piacere.
Ma la fantasia di Luciano nell’inventare nuovi modi d’umiliarla o farla soffrire, pareva non avere limiti.
Durante uno dei loro viaggi di lavoro, lui le comprò un vestito che sul suo corpo grasso, risulto molto volgare.
La costrinse a truccarsi pesantemente, poi la portò fuori. Gilda credette di morire dalla vergogna attraversando la hall dell’hotel.
Salirono in macchina che già era passata mezzanotte, e lui la condusse in periferia poi fermò la macchina e le disse.
“Adesso scendi e ti metti sul bordo della strada.
Se qualcuno si ferma gli dirai che lavori solo di bocca ma senza guanto e che chiedi 50000 per un pompino con l’ingoio.
Se qualcuno accetta ti farai dare i soldi e lo porterai in fondo a quella stradina dove io aspetterò, lo farai scendere e mettere in piedi davanti alla portiera del passeggero e lo farai godere, poi ti farai riaccompagnare al bordo della strada e cercherai un nuovo cliente sino a che io non passerò a prenderti”.
Gilda lo fissò inorridita ma incapace di reagire anche quando lui le aprì la porta e la costrinse a scendere dalla macchina.
Molte macchine si fermarono, molti si limitarono a deriderla, ad insultarla, ma qualcuno accettò e Gilda si sentì morire.
Il primo fu un vecchietto sulla settantina e Gilda succhiò il membro semieretto cercando di non pensare a quello che faceva e di impiegare il minor tempo possibile.
Non le ci volle molto perché lui scaricasse nella sua bocca poche gocce di sperma.
Altri si susseguirono, sino a che non si fermò una macchina con cinque giovinastri a bordo.
Tra i lazzi le domandarono il prezzo, Gilda recitò la parte, ma tremò quando loro risposero
“Se ci fai lo sconto, diciamo 200. 000 e lo fai a tutti e cinque insieme va bene”.
Avrebbe voluto fuggire inorridita, ma non lo fece.
Se Luciano fosse stato per caso in ascolto di quella conversazione non glielo avrebbe perdonato.
La fecero salire davanti, e per il breve tragitto mille mani la palparono oscenamente.
Poi la fecero scendere ed inginocchiare sull’erba, mentre eccitatissimo sfoderavano i membri eccitatissimi.
Ben presto Gilda si ritrovò a succhiare i membri che le premevano da tutte le parti, temendo da un’istante all’altro che i 5 giovinastri non si accontentassero più e la violentassero.
Ma i cinque si limitarono a pretendere un lavoro di prim’ordine e fu costretta a lunghe estenuanti leccate, a farsi chiavare ferocemente in bocca poi i cinque la circondarono masturbandosi velocemente e la costrinsero ad attendere a bocca spalancata e lingua protesa.
A Gilda fu concesso di chiudere gli occhi un attimo prima che i primi copiosi schizzi le piovessero addosso.
E lo sperma divenne ben presto un’autentico fiume che le ricoprì il viso ed i capelli, le riempì la bocca colò sul mento e ricadde sui grossi seni.
Finito di godere i giovani la costrinsero a ripulire con la lingua i loro membri, poi si ricomposero sghignazzando e la abbandonarono li.
Esausta e piangente Gilda venne raccolta da Luciano che la riportò in Hotel dormirono nello stesso letto e più volte quella notte, lui la scopò regalandole orgasmi sublimi…….
Un’altra volta, con grande sorpresa di Gilda, lui la portò a casa sua dove s’incontrò faccia a faccia con Elena, la moglie di lui.
Elena le si fece incontro sorridente, allungando la mano e Gilda ricambiò la stretta sentendosi rincuorata.
Ma subito dopo raggelò mentre Elena rivolgendosi al marito diceva
“Questa sarebbe Gilda, la puttana che ti scopi da mesi ? ”
Le guance di Gilda si colorirono e lei abbassò lo sguardo piena di vergogna, non aveva immaginato che Elena sapesse di lei.
La donna continuò a girarle attorno fissandola
“Non mi meraviglia che sia disposta a tutto pur di assaggiare il tuo cazzo mio caro, è veramente orribile, una grassona immonda” infierì la bellissima Elena.
Le prese il viso e la costrinse a guardarla
“Guarda come deve essere una donna” le disse, ed in effetti Elena era veramente stupenda, con capelli ed occhi nerissimi, una stupenda carnagione abbronzata, un corpo flessuoso e gambe stupendamente tornite.
Lasciò il volto di Gilda e le ordinò
“Spogliati, voglio che mio marito veda bene la differenza tra noi due” ma Gilda rimase esitante sino a che non sentì la voce di Luciano
“Ti ha detto di spogliarti, obbediscile”.
Poco dopo erano entrambe nude ed il meraviglioso corpo di Elena contrastava con quello sovrabbondante di Gilda ed Elena ne approfittò per metterla in ridicolo confrontando il loro corpi, poi si allontanò e si sedette su di un prezioso ed antico tavolo, e sollevò una gamba scosciandosi oscenamente.
“Non sei degna di farti scopare da mio marito, puoi solo preparargli la strada, vieni qui e leccamela” le disse imperiosa e Luciano la spinse verso di lei. Gilda succube s’inginocchiò tra le perfette cosce di Elena che con le dita si dilatò oscenamente le grandi labbra.
Per la prima volta in vita sua iniziò a leccare la vagina di una donna.
E continuò anche quando sentì Elena chiamare il marito.
“Vieni qui caro, penso io a te mentre questa troia mi prepara”
Con la coda dell’occhio Gilda non potè fare a meno di guardare Luciano che porgeva il suo eccitatissimo bastone alle morbide labbra di Elena.
La bruna incominciò a succhiare avidamente il cazzo di Luciano, mentre dalla sua vagina iniziavano a sgorgare copiosi umori che iniziarono a bagnare il viso di Gilda.
Poi Luciano la fece spostare per penetrare la moglie, e la spinse a spostarsi in modo che si dedicasse questa volta ai seni di Elena.
Gilda non riuscì a trattenere una fitta d’invidia, per quei seni deliziosi di medie proporzioni e dai capezzoli piccoli e turgidi, ma ancor di più per il fatto che Elena ora stava godendosi il fantastico cazzo di Luciano che aveva iniziato a scoparla con colpi decisi e profondi.
Il ventre di gilda iniziò a contrarsi involontariamente seguendo il ritmo del pube di Luciano, ben presto Elena se ne accorse ed allungò una mano verso il pube di Gilda
“Luciano Amore, sentissi come si è bagnata vedendoti mentre mi scopii…….. ” gemette Elena, poi la spinse in basso e lei si ritrovò a leccarle nuovamente il clitoride a pochi millimetri dal membro di Luciano che scopava Elena.
Elena continuò ad incitare il marito ed ad umiliare Gilda
“Dai amore, fai sentire a questa troia quando mi stai facendo godere” disse e Luciano l’accontentò ed estratto il cazzo lo affondò nella bocca di Gilda facendole sentire quanto fosse bagnato degli umori di Elena.
Pochi istanti prima di godere, Luciano estrasse il cazzo e trattenne la testa di Gilda, scaricandole il suo seme in viso.
Elena si alzò e l’apostrofò “Vieni, così ridotta fai ancora più schifo, ci penso io a lavarti” le disse prendendola per mano la condusse in bagno e la fece entrare e stendere nella vasca.
Poi si rivolse a Luciano che le aveva seguite e la osservava
“Per una simile puttana non occorre nemmeno sprecare l’acqua” sghignazzò.
Prima che Gilda riuscisse a rendersi conto di quanto accadeva, Elena si dispose in modo che il suo pube le sovrastasse il viso, e con poche rapide contrazioni inizio ad orinarle in viso, poi quando ebbe terminato avanzò strusciando il pube contro la faccia di Gilda.
La vista della completa degradazione di Gilda aveva provocato a Luciano una nuova erezione, subito le raggiunse afferrò la moglie per i deliziosi fianchi e le fece girare poi afferrò i capelli di Gilda e le spinse il viso nel profondo solco delle chiappe di Elena.
“Leccale il culo” le ordinò e con le mani dilatò le natiche per facilitarle il compito e godersi lo spettacolo.
“puo bastare” le disse ad un certo punto
“Adesso leccami per bene il cazzo” aggiunse porgendo alla bocca di Gilda la turgida cappella.
La lingua della bionda, prese a scorrere sul membro depositandovi abbondante saliva, e soddisfatto Luciano si staccò da Gilda e spinse il cazzo tra le chiappe di Elena.
“Lo vuoi nel culo o devo metterlo a Gilda ? ” domandò alla moglie, e prontamente Elena rispose
“Questa troia non dovrebbe nemmeno assaggiare il tuo bel cazzo, sfondami amore, sono tutta tua”.
Luciano diede un breve sguardo a Gilda e le disse
“Hai sentito, leccaci mentre io le sfondo il culo” così a Gilda non rimase che donare piacere ai due mentre Luciano affondava il cazzo tesissimo nel delizioso buchetto posteriore della moglie.
E con le lacrime agli occhi lo vide eccitarsi sempre più ed alla fine sussultare e scaricare il suo sperma nell’intestino di Elena gemendo e vibrando di passione, mentre praticamente all’unisono, anche Elena veniva scossa dall’orgasmo.
Luciano, esausto, andò ad accasciarsi sedendosi sul vater.
Elena si voltò e preso il volto di Gilda la costrinse a voltarsi verso il marito
“Guardala Luciano, guarda conè dispiaciuta di non aver potuto gustare nuovamente il tuo sperma, non credi che dovremmo rimediare, in fondo è stata una brava puttana ? ”
Disse con un sorriso malizioso.
Luciano alzò le braccia in segno di resa,
“Mi dispiace, ma per oggi io ho finito” disse, e divertito notò l’espressione della moglie
“Hai ragione mio caro, ma forse possiamo comunque fare qualche cosa per rimediare, vuoi aiutarmi ? ” continuò Elena.
Stancamente Luciano si alzò e la raggiunse
“Che cosa debbo fare ? ”
Tienile la testa ed aprile la bocca” disse Elena e quando lui l’ebbe fatto vide Elena voltarsi offrendo a Gilda le spalle.
Le piccole mani di Elena si posarono sulle deliziose chiappe scostandole ed esponendo oscenamente lo sfintere arrossato ed ancora dilatato.
Sotto gli occhi eccitati del marito e terrorizzati di Gilda, il tenero forellino prese a contrarsi ritmicamente sotto le spinte dei muscoli addominali di Elena, e lentamente lo sperma che Luciano le aveva scaricato nelle profondità dell’intestino risalì.
Dapprima appena una goccia poi piccoli getti che misti ad aria spruzzarono oscenamente dallo sfintere inondando il sino di Gilda, colandole nella bocca tenuta spalancata da Luciano.
Ed alla fine lei cercò di opporsi, la lui le chiuse la bocca mantenendogliela serrata e le tappò il naso sino a che Gilda non fu costretta ad ingoiare il disgustoso coktail di sborra e feci che Elena le aveva riversato.
Poco dopo lasciata libera, Gilda si accasciava sopraffatta dal disgusto, vomitando.
Sentì i suoi vestiti che le venivano gettati addosso e la voce di Luciano che le diceva, vestiti e vattene, sei licenziata, non so che farmene di una troia come te”.
Come in un’incubo dal quale non era capace di risvegliarsi, Gilda si rivestì ed uscì, vagando senza meta per la città.
L’uomo che le aveva sconvolto la vita l’aveva lasciata libera, avrebbe potuto tornare alla sua vita, non avrebbe più subito le sue torture e le sue umiliazione………. ma Gilda non era felice………. FINE

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Luce bassa, notte fonda, qualche rumore in strada, sono davanti al pc pronto a scrivere il mio racconto erotico. L'immaginazione parte e così anche le dita sulla tastiera. Digita, digita e così viene fuori il racconto, erotico, sexy e colorato dalla tua mente.

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