Io mi chiamo Alessandro e ho ventisette anni, vivo a Milano con la mia ragazza Erika da circa un anno e mezzo. Erika ha ventiquattro anni, è davvero una bella ragazza alta circa un metro e settantacinque, capelli castani a baschetto e ha un bel corpo modellato per merito dell’intensa attività fisica. Io ed Erika ci siamo infatti conosciuti in piscina, già da parecchio tempo l’avevo notata muoversi come una sirena, così un bel giorno l’invitai a cena e nacque la nostra storia.
Torniamo comunque all’esperienza che vi volevo raccontare e che ho vissuto proprio insieme ad Erika un giorno di quest’estate mentre io e lei facevamo una gita in montagna.
Passai a prendere Erika il Venerdì all’uscita della palestra dove lei và due volte la settimana per il suo corso di danza ; Erika si presentò vestita in modo sportivo una paio di jeans aderenti, una camicetta bianca con i primi bottoni aperti e una giacca di jeans. Forse dimenticandosi che andavamo in montagna Erika portata un paio di stivali tigrati con tacco abbastanza alto, molto sexy ma sicuramente non adatti per una scampagnata tra i boschi.
Dopo averci salutato salimmo in macchina, avevamo intenzione di raggiungere una piccola baita che mio padre possedeva sulle montagne vicino a Trento. Volevamo passare lì una notte tranquilla respirando un po’ di buona aria, il programma consisteva nel percorrere a piedi un paio di ore di stradine e boschi e nell’arrivare prima che fosse buio alla baia dove avremmo cenato e passato la notte per ritornare poi il giorno seguente.
Erika è una bellissima ragazza, ma molto timida tant’è che i nostri rapporti fino a quel momento si erano sempre stati abbastanza contenuti, io avrei magari desiderato qualcosa di più ma Erika anche nei momenti di intimità è sempre stata molto controllata nei suoi slanci passionali.
Erika è infatti molta attenta anche nel non far apparire le sue splendide forme, non mette quasi mai gonne corte e tanto mento maglie aderenti o scollate che possano mettere in risalto il suo bellissimo seno, una quarta abbondante.
Eravamo intanto quasi arrivati al punto in cui avremmo dovuto lasciare l’auto per proseguire a piedi ed eravamo già in ritardo a causa del traffico ; erano infatti quasi le sei e nonostante fosse il mese di maggio e ci fosse stata luce fin dopo le ore otto rischiavamo di arrivare alla baita con il buio.
Erika per recuperare un po’ di tempo decise di indossare qualcosa di più adatto in macchina, senza che ci fermassimo in un bagno di un bar ; iniziò così a cambiarsi velocemente come se niente fosse.
Mentre indossava dei pantaloni, un maglione più comodo e dei scarponcini da montagna non riuscii a far a meno di notare la sua biancheria intima, molto diversa e ben più sexy di quella che indossava abitualmente. Chissà cosa aveva in mente?
Portava completino di pizzo nero composto da un reggiseno a balconcino che conteneva a fatica i suoi seni e un bellissimo tanga nero semitrasparente che lasciava intravede tra le sue cosce una perfetta depilazione del suo sesso. Erika si accorse che ormai non guardavo più la strada e dopo avermi sorriso cercò di riportarmi a pensare nuovamente alla strada, promettendomi che una volta arrivati alla baita avrei potuto guardarla meglio e non soltanto…..
Arrivammo così al davanti allo spiazzo in cui avremmo lasciato la macchina proseguendo poi a piedi, una volte presi i nostri zaini ci incamminammo iniziando a attraversare i primi boschi che dopo un paio di ore di cammino ci avrebbero permesso di arrivare a destinazione.
Era ormai quasi un’ora che camminavamo, ci trovavamo lontano da ogni abitazione e da ogni rumore ; devo infatti ammettere che nonostante la baita non fosse ad altissima quota la zona era completamente deserta cosa che era davvero inconsueta visto la stagione e la bella giornata.
Erano ormai le sette e quaranta, c’era ancora abbastanza luce, e nonostante fossimo a pochi minuti di cammino dalla baita, non avevamo ancora incontrato nessuno e non avevamo nemmeno sentito nessun rumore e nessun voce che ci facesse pensare che tra quelle montagne ci fosse qualcuno.
Ad un tratto sentimmo però dei rumori provenire dai cespugli dietro di noi, all’improvviso due uomini balzarono fuori e ci ordinarono di stare fermi puntandoci la pistola che ognuno di loro teneva in pugno.
Io ed Erika restammo per un attimo impietriti in preda al panico, ci trovavamo di fronte due uomini della mia altezza, sul metro e ottanta, vestiti con due giacconi grigi-verdi abbastanza lunghi, barba lunga, uno di loro aveva i capelli lunghi e l’altro era completamente pelato.
Dopo brevi istanti di silenzio l’uomo pelato ci disse:
«State zitti e non vi facciamo niente, se urlate o provate a scappare voi non tornate a casa vivi»
In preda al panico mentre Erika piangeva, provai a convincerli al lasciarci andare : » Vi prego, non so chi siete e non lo voglio sapere, ma io e la mia ragazza non abbiamo fatto niente, vi diamo tutto quello che abbiamo ma lasciateci andare «
I due non mi avevano nemmeno ascoltato stavano infatti guardando Erika, uno dei due disse accarezzandole il viso : » Sei proprio una bella puttanella, penso che noi ci divertiremo stasera «
Erika continuava a piangere impaurita, fu allora che l’uomo con i capelli lunghi disse: «Io e il mio amico siamo ricercati da un sacco di persone, domani ci attende un aereo in questa zona perciò passeremo una bellissima notte insieme ; noi quattro. Se qualcuno di voi due vuol fare il furbo ha sbagliato persone perché non ci costa davvero niente usare queste belle pistole su di voi. Vi conviene stare zitti fino a domattina, fare quello che vi diciamo e domani sarete di nuovo liberi e felici «
Mentre dopo aver smesso di parlare l’uomo con i capelli lunghi scoppiò a ridere l’altro ci disse «Per questa notte io e il mio amico saremmo i vostri padroni e voi sarete gli schiavi, vogliamo solo fare qualche giochino che ne dici puttanella ? «
Erika abbassò lo sguardo, così mentre scendeva l’oscurità l’uomo pelato si diresse verso di lei, la costrinse la leccare il revolver che teneva in mano costringendola a muovere oscenamente la lingua lungo l’asta della pistola. L’altro teneva la sua pistola puntata verso di me e osservava in silenzio la scena divertito passandosi la mano sul suo enorme cazzo che aveva in parte fatto uscire dai pantaloni.
Dopo qualche minuto l’uomo pelato disse: «Bene, penso proprio che non vi ucciderò se la troietta continuerà a comportarsi così bene, ma adesso dobbiamo trovare un rifugio dove potremmo passare la notte «. Ci mettemmo così in cammino e in breve arrivammo proprio alla mia baita che io ed Erika aveva quasi raggiunto prima di trovare i due energumeni.
Una volta entranti uno dei due disse: «Penso proprio che questo sia il posto ideale, caldo, accogliente e soprattutto isolato, penso che la nostra puttanella qui avrà modo di farci divertire «
Si diresse poi verso di me e mi legò mani e piedi fermando la corda su un tavolo in pietra, mi guardò negli occhi e disse: «Tu non è che ci servirai a molto ma voglio essere buono, non azzardarti a parlare nemmeno una volta, guarda e impara così da domani potrai anche tu sapere come si fa a soddisfare una vera porca come quella «
Si diressero allora entrambi verso Erika che era nell’angolo opposto della stanza rispetto a me, l’uomo con i capelli lunghi le ordinò di spogliarsi e quando Erika resto con il solo completo intimo e calze autoreggenti la umiliarano: «Sei proprio una puttanella, guarda che completino: adesso noi ti diciamo cosa devi fare per far arrivare a domattina il tuo amichetto, e se non esegui alla lettera il tuo ragazzo è un uomo morto «
Così dicendo la lasciarono per qualche minuto lì in piedi ad aspettare, accesero il caminetto e iniziarono a mangiare qualche frutto e qualche biscotto che avevano trovato nei nostri zaini.
Dopo questi lunghissimi attimi d’attesa le ordinarono di masturbarsi e quando Erika non si mosse mi puntarono subito la pistola alla tempia per farci capire che non scherzavano. Erika capì allora che non si trattava di un gioco e iniziò a muovere la propria mano sul clitoride penetrandosi con il dito medio. In breve le fu ordinato di slacciarsi il reggiseno, di togliersi le mutandine e di coricarsi a terra leccandosi le tette e tenendo le cosce oscenamente aperte.
Entrambi gli uomini si erano nel frattempo levati i pantaloni e le mutande e si stavano godendo la scena muovendo la mano suoi propri cazzi. Uno dei due le si avvicino nuovamente con il revolver in mano e ancora una volta la costrinse a leccare la pistola e a simulare un pompino con la stessa. Anche l’altro c’aveva preso gusto e iniziava a masturbare Erika con la sua pistola, dopo pochi minuti la mia ragazza venne costretta a prendere in bocca alternativamente i loro cazzi e a leccare le loro aste e i loro coglioni lungo tutta la loro lunghezza.
Dopo qualche minuto uno dei due venne in faccia a Erika che fu costretta a stare ferma e a tenere la lingua al di fuori della bocca in modo che potesse bere più liquido possibile.
Ora tutto sembrava finito, i due si diressero a tavola e incominciarono a mangiare la carne che avevamo portato con noi; Erika fu però costretta a seguire, ogni tanto i due le buttavano sotto il tavolo dei pezzetti di pane o di carne e pretendevano che lei strisciasse con la lingua sul pavimento fino ad arrivare al cibo che doveva poi mangiare.
Una volta cenato uno dei due si rivolse ad Erika dicendole: «Mi sembra che hai un po’ freddo così nuda, che ne dici se ti riscaldiamo puttanella ? «
Erika non rispose abbassando la testa, uno dei due accese tre candele dal caminetto e si avvicinò alla mia ragazza. La costrinse a mettersi sul tavolo restando ferma a quattro zampe ; io ero lì ad un passo che la guardavo farsi umiliare in quel modo, avrei voluto dire qualcosa ma sicuramente mi avrebbero sparato. In modo molto energico le infilarono una candela accesa nel buchetto del culo ancora inviolato, un’altra nella figa e con la terza iniziarono a far cadere delle gocce di cera su tutto il corpo e in particolare sui capezzoli ormai molto gonfi.
Erika per una ventina di minuti fu costretta a tale supplizio e si contorceva dal dolore chiedendo ai due aguzzini, che nel frattempo continuavano a cenare incuranti, di smettere.
Finita la cena levarono le candele, ormai quasi completamente consumante dai buchi di Erika, e iniziarono a penetrare la mia ragazza, che era distesa sul tavolo senza più nessuna dignità e senza forze. I due la penetrarono anche contemporaneamente uno davanti e uno dietro, violandole senza il minimo ritegno il che era culo ancora illibato.
Dopo essere venuti nuovamente in faccia ad Erika, la legarono, ancora completamente nuda, ben stretta a dei pilastri del caminetto e si misero a dormire sul letto.
Quando fu l’alba i due si alzarono fecero colazione con della frutta e prima di uscire andarono da Erika dicendo: «Ora noi dobbiamo andare, un volo per la libertà ci attende. Complimenti per ieri sera puttanella, visto che sei stata brava e sicuramente ti è piaciuto ti lasciamo un ricordino in modo che tu goda fino a quando ti ritroveranno. »
Così dicendo presero dal tavolo le due candele della sera precedente e le infilarono nuovamente nei due buchi di Erika, assicurandosi che fosse legata in modo abbastanza forte da non riuscire a farle uscire da dentro di lei.
Subito dopo uscirono e di li a pochi minuti si sentì un rumore di un elicottero che atterrava nelle vicinanze ripartendo qualche istante più tardi.
Nel pomeriggio un pastore che passava nelle vicinanze sentì i nostri urli e ci liberò provando un po’ di imbarazzo quando si trovò di fronte ad Erika, una giovane ragazza legata mani e piedi con due candele che la penetravano davanti e dietro.
Il giorno stesso denunciammo tutto quello che eravamo stati costretti a subire, ma purtroppo i due fuggitivi non vennero mai riacciuffati. FINE
