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Serenella

Allora Serenella siamo arrivate a casa tua, sei sicura che ce la fai ad  andare da sola?”

“certo” rispose Serenella alla sua amica Dora “anche se ho bevuto un pò mi  sento bene, non mi sono mica ubriacata”

“Va bene, allora a domani” Dora se ne andò e Serenella si guardò intorno.  Appena era scesa dalla macchina aveva sentito come un giramento. Forse aveva  sottovalutato le sue capacità e il suo stato di ubriachezza. Del resto in queste  serate tra amici se beve sempre un pò troppo! Tuttavia Serenella prese il  coraggio a due mani e iniziò a camminare. Si accorse subito che non riusciva  neanche a ritrovare l’orientamento, benché la sua casa fosse li davanti a lei.  Infatti davanti a casa sua c’era un giardino e le case dei vicini, tutte piccole  villette, le sembravano uguali alla sua. Finalmente riuscì ad azzeccare il  cancello che immetteva nel giardino, ma si sentiva mancare le forze. Con terrore  pensò che se suo padre l’avesse vista in quelle condizioni, severo e bigotto  com’èra, l’avrebbe punita seriamente. Addio serate con gli amici, addio computer  ecc…. e avrebbe perso completamente la fiducia in lei. La sua vita sarebbe  diventata peggio dei lavori forzati. Serenella si era infatti divertita come  poteva, con gli amici eccetera, ma non aveva mai perso il controllo della  situazione come adesso. Con questi foschi pensieri iniziò a camminare per il  giardino, incurante del fatto che stava passando non sulla stradina brecciata ma  proprio in mezzo alla terra! Inoltre lo stato di ubriachezza le metteva una  certa allegria, nonostante i suoi foschi pensieri, e senza riuscire a contenersi  cominciò a canticchiare! Arrivò alla porta di casa e per puro miracolo riuscì a  raggiungere camera sua senza svegliare nessuno. La mattina dopo, verso le 10,  sentì bussare alla porta di camera sua

“Serenella che fai? È già mattina inoltrata, non ti alzi?” Oddio, era la voce  di suo padre, già un pò alterata. Serenella si svegliò di colpo e le rivenne in  mente tutto quello che aveva fatto la sera precedente. Con un’occhiata  spaventata vide che le sue scarpe erano sporche di fango.

“Si papà arrivo subito, scusami ma non puoi entrare perché sono nuda e mi sto  vestendo” il padre se ne andò e lei si sbrigò a pulire le scarpe meglio che  poteva, e notò che sulla suola erano rimasti attaccati anche dei fiori. Si vestì  in fretta indossando una maglia e i pantaloni e andò da suo padre, che le disse

“Cara, qualcuno ieri ha calpestato e distrutto molti dei fiori di Susanna.  Sai quanto ci tiene quella! È andata su tutte le furie! Tu ne sai qualcosa?”  Serenella diventò tutta rossa e si ricordò anche di essere passata sopra ai  fiori dalla sua vicina Susanna!

“Io? no… perché dovrei saperlo….” tirò corto Serenella e andò di là.

“Cavolo! Sono stata proprio io a calpestare quei fiori! Ecco perché c’erano  dei fiori sulle mie scarpe” pensò Serenella

“per fortuna che la mia vicina non mi a visto, quella ci tiene da morire ai  suoi fiori” Ma mentre pensava questo sentì suonare il telefono. Rispose suo  padre che la chiamò

“Serenella. È Susanna, vuole parlare con tè” Serenella sbiancò, forse Susanna  aveva intuito tutto? Andò a rispondere tremando di paura, ma la voce di Susanna  era gentile.

“Ciao cara, perché non vieni da me questo pomeriggio? Prendiamo un pò di te  assieme e chiacchieriamo un pò”. Serenella accettò di buon grado, contenta che  la sua vicina non avesse capito che era stata lei ad andare sopra ai suoi fiori.  La sua vicina era una donna sui 35 anni, bella di una bellezza austera. Sempre  ben vestita e curata, una di quelle persone precise e sempre attente ad ogni  gesto, forse eccessivamente formali. Del resto anche quell’invito a prendere un  te non era parso molto accattivante a Serena, ma la ragazza aveva accettato  proprio per non insospettire Susanna. “Benvenuta mia cara” disse Susanna a  Serenella accogliendola nella sua bella casa. La vicina indossava un abito lungo  con le bretelline, delle scarpine signorili e con il tacco a spillo, portava dei  guanti neri e aveva il collo ornato da una collana d’oro molto fine. Serenella  si vergognò della sua poca eleganza, infatti non si era neanche cambiata.

“Prego siediti” disse Susanna e versò del te nella tazza di Serenella. Le due  parlarono per un pò del più e del meno, quando ad un tratto Susanna disse a  Serenella

“Chi ha calpestato ieri sera i miei fiori? Ci tenevo moltissimo e avevo  impiegato molti mesi per farli crescere così”.

“N…. non ne so niente signora” rispose Serenella “forse quel Luigi, il  ragazzo che abita qui vicino, è sempre molto cafone ed è un vero bruto” Ma  Susanna guardò serenella dritta negli occhi e le disse

“Bugiarda! So che sei stata tu! Ti ho vista sai” Serenella sbiancò  letteralmente e blaterò

“No non è vero, chi le ha detto questo”

“Nessuno, l’ho visto con i miei occhi!. E ho visto anche che traballavi e  parlavi da sola, eri ubriaca!”

“Noooo, non è vero” Ma Susanna continuò senza fermarsi “Dirò tutto a tuo  padre, vedrai che ti succederà. Dirò che eri ubriaca fradicia, stronzetta, così  la prossima volta avrai più rispetto per i fiori”

“È vero sono stata io” confessò Serenella vistasi scoperta “ma la prego non  lo dica ai miei” Ma Susanna insistette per nulla convinta

“Vedrai se non lo dico! Ti sputtanerò!” Serenella balzò dalla sedia

“No la prego, la supplico, non lo dica sarebbe troppo per me”

“Niente da fare. Seguimi che andiamo da tuo padre” Susanna aveva già iniziato  a raggiungere la porta quando serenella le si mise davanti le disse “no la prego  no, farò tutto quello che vorrà, ma non lo dica, farò tutto” In quel momento gli  occhi castani e bellissimi della signora si illuminarono di una luce perversa

“Hai detto tutto stronzetta?” La schiena di Serenella fu percorsa da un  brivido di paura

“S… si….” disse con un filo di voce e pensò

“Cosa vorrà da me questa”

“Allora inizia scendendo per quelle scale, raggiungi la stanza di sotto”  disse Susanna con voce ferma e decisa.

“Ma… cosa c’è li sotto” “Non fare domande e ubbidisci, vuoi che vada da tuo  padre?”

“No va bene ci vado, ma lei non viene con me?”

“Vai avanti, io ti verrò dietro” Quando Serena entrò nella stanza sotto le  scale vide qualcosa che la gettò completamente nel panico. La distinta signora  Susanna aveva una specie di sotterraneo, con le mura fatte di pietra marrone, in  cui c’erano ogni sorta di strani marchingegni. Illuminati dalla luce dei  candelabri Serenella vide sulle pareti delle fruste, cinghie, catene, corde e  quant’altro! Nella stanza c’erano anche una sedia con dei braccioli, uno strano  cavalletto coperto da un velluto rosso e tante altre cose, ma serenella non finì  di vederle perché fuggì su per la scala da dov’era venuta. Ma appena iniziò a  risalire si trovò di fronte la signora Susanna, “Io me ne vado! Lei è pazza!” le  urlò Susanna.

“Vai pure! Nessuno ti trattiene….. ma anch’io verrò da tuo padre”

“Brutta stronza pervertita e sadica” pensò Serenella “mi ha in pugno e lo sa”

“Va bene hai vinto!” le disse Serenella “ma cosa mi vuoi fare? Ti prego che  cosa sono quelle cose li sotto? Non voglio essere torturata, sarebbe troppo  umiliante e doloroso”

“Quello che ti capiterà lo so soltanto io stronza” rispose Susanna “ma il  dolore ha sicuramente a che fare con la cosa”

“Ohhhhhh” Serenella mugolò umiliata Susanna la fece scendere di nuovo e le  indicò un armadio con le ante a vetro dicendole di entrarci, mentre lei sarebbe  entrata nell’altro. Le disse anche di indossare qualcosa di molto sexy, e che  non sarebbe stata soddisfatta avrebbe detto a suo padre tutto quello che aveva  visto. Serenella entrò nell’armadio con il cuore che le batteva, mentre una  lacrima le colava dagli occhi. Tuttavia era ancora speranzosa, forse la signora  si sarebbe limitata a farla vestire un pò scollata. Aveva sempre sospettato che  Susanna fosse lesbica, anche se non avrebbe mai pensato di essere costretta a  diventare il suo giocattolo sessuale. Nell’armadio c’era veramente di tutto!  Tanti tipi di perizoma, calze a rete con reggicalze, vestitini molto corti e con  scollature vertiginose, scarpine col tacco a spillo molto sexy. Serenella si  tolse il pantalone e la maglia, e decise di indossare una cannottierina e una  minigonna. Scelse delle belle scarpine e delle calze nere autoreggenti, mentre  mantenne le sue mutandine bianche e il suo reggiseno. Si guardò nello specchio  che era dentro l’armadio. Sembrò a se stessa una di quelle segretarie un pò  troie che vanno in giro mezze nude. Si vergognava a farsi vedere così, ma non  aveva scelta. Uscita dall’armadio vide che anche la signora si era cambiata. E  che cosa indossava adesso! In pratica il suo vestito era costituito da un  completo di pelle nera molto stretto, che le copriva tutto il corpo tranne il  viso. Il vestito le si stringeva addosso esaltando i suoi grandi seni (Serenella  non aveva mai notato quanto fossero grossi), proseguiva apparentemente senza  interruzioni fino alle gambe, che fasciava rendendole più dure e slanciate. Il  vestito sembrava inoltre essere tutt’uno con gli stivali della signora, che  terminavano in due vertiginosi tacchi. Serenella si chiese se tra il vestito di  pelle nera e le scarpe ci fossero delle lampo nascoste, ma a vederli sembravano  essere una cosa soltanto. Inoltre il vestito era così stretto che Serenella  poteva scorgere anche la forma dei peli pubici della signora che, evidentemente,  non indossava niente sotto di esso. La prima cosa che fece Susanna quando vide  la ragazza fu di farsi una bella risata.

“Ti avevo detto sexy….. ah ah…. invece ti sei vestita da suora! Ho capito  sei proprio disubbidiente, andrò da tuo padre” “Oh no! Ma sembro una puttana! La  prego mi guardi bene” Serenella si morsicò le labbra per aver detto quelle  parole. Non le piaceva che quella lesbica la osservasse così come adesso stava  facendo, dal basso verso l’alto. Susanna la squadrò ben bene, con somma vergogna  di Serenella, e poi le disse

“Senti puttana, ti dò un’ultima possibilità. Cambiati e mettiti qualcosa di  VERAMENTE sexy, o sarò costretta a punirti veramente” Serenella era tutta rossa  e con il capo chino tornò all’armadio.

“Cavolo!” pensò “questa volta devo accontentarla o per me sono guai seri”. Il  suo sguardo cadde su un vestitino corto che, quando l’aveva visto prima, aveva  pensato nessuno l’avrebbe mai potuto indossare. L’abitino, infatti, oltre ad  essere cortissimo e ad avere le bretelline, era praticamente trasparente. Tutto  l’abito era ornato di piccoli disegni ricamati, ma che praticamente non  coprivano niente. Nella parte bassa del vestito c’era poi una striscia di ricamo  molto fitto, che permetteva di coprire a malapena il pube e, dietro, una parte  del culo, ma troppo poco comunque! Certo con quello sarebbe stata sicura, e non  poteva rischiare di sbagliare. Si tolse quindi i vestiti precedenti e tolse  anche il reggiseno, rimanendo in mutande e scarpe col tacco. Mise il vestitino e  si guardò. I suoi seni erano praticamente scoperti, mentre in basso le mutande  offrivano un pò do copertura. Purtroppo però erano completamente “stonate” con  l’abitino, così Serenella dovette cambiarle. pare che le mutandine che c’erano  erano tutte dei perizoma minuscoli, e Serenella se ne mise uno con molta  vergogna. Ma niente da fare! Evidentemente nessuna mutandina poteva andare bene  con quel vestito, che era stato disegnato per essere indossato senza nulla  sotto! Serenella fu costretta a sfilarsi anche il perizoma. Mentre lo faceva il  suo sguardo andò allo specchio.

“Che vergogna! Sembro una troia che si toglie le mutande e….. oddio!”  Serenella sussultò. Lo specchio dell’armadio era oscurato ma le sembrò per una  attimo che la signora potesse vederla e lo stesse facendo. Comunque uscì  dall’armadio indossando soltanto quel vestitino e le scarpette col tacco a  spillo. Appena sentì gli occhi della signora sul suo corpo Serenella non potette  reprimere un rantolo di vergogna. Ma per la prima volta sentì anche una  sensazione strana di piacere, alla quale però non fece caso.

“Molto bene” disse la signora compiaciuta “sei proprio sexy adesso, e sei  pronta!”

“P…pronta per cosa…. Non le basta di avermi fatta vestire così?” disse  Serenella che, istintivamente, si stava coprendo la fica con la mano. Il piccolo  svolazzo del vestito non riusciva infatti neanche a coprire completamente il suo  pube.

“Questo è soltanto l’inizio saputella” disse Susanna “e togli quelle mani,  mettile dietro la schiena”

“Che vergogna, questa me la pagherà” le disse Serenella ubbidendo.

“Si si, intanto inizia a metterti a novanta gradi, con il petto su quel  cavalletto.

“Questo no la prego” piagnucolò Serenella, che stava avendo una crisi  isterica lo sguardo severo e rabbioso della signora le fece capire che tutto era  inutile. Così la ragazza si si stese sul cavalletto e si mise a novanta gradi.  Il vello rosso che ricopriva il cavalletto, la luce calda dei candelabri, le  pareti di pietra e i movimenti studiati della signora davano a quella situazione  un’atmosfera di altera perversione. Atmosfera che fu ancora più ribadita dallo  schioccare delle prime frustate. La signora scoprì il culo a Serenella alzandole  il vestito e, mentre questa sprofondava dalla vergogna per avere il culo e la  fica in bella mostra, le vibrò il primo colpo, facendola urlare.

“Aaaaah basta!” urlò Serenella in preda al panico, iniziando a piangere e a  tremare

“Voi puttanelle pensate che il mondo sia ai vostri piedi vero?” disse la  signora sferzandola con un’altra frustata

“Ma che dice io….. aaaaaah”

“Vi divertite e vi ubriacate ogni giorno, e avete anche la faccia tosta di  negare!” urlava Susanna in preda alla rabbia, frustando Serenella

“Ahhhhhh” faceva lei “Ma adesso ti prendi questa bella punizione, sai  troietta?”

“No per pietà è troppo doloroso…. aaaaaah….. ohhhhhhh” Il culo di  Serenella era rigato da molti segni rossi, e la sua bocca fremeva di umiliazione  e di rabbia Dopo averle inferto un altro pò di frustate Susanna le ordinò di  alzarsi. Serenella ubbidì e cercò di abbassarsi il più possibile l’orlo del suo  corto vestito, che la signora le aveva alzato per poterla frustare. Susanna  capiva che la ragazza si sentiva umiliata e si vergognava per essere  praticamente nuda, e questi pensieri eccitavano ancora di più i suoi sadici  pensieri.

“Bene troietta, vieni con me” le intimò Susanna, e Serenella eseguì l’ordine  con grande umiliazione. Susanna la portò in un’altra stanza, e li le mostrò  qualcosa di molto stravagante. A terra c’era infatti una sorta di tappeto da cui  però spuntavano delle piccole punte di ferro.

“Ma…. cos’è questo!” esclamò Serenella in preda al panico.

“Adesso ti insegnerò io a mettere i piedi dove non dovresti, così la prossima  volta starai attenta ai miei fiori! Togliti le scarpine e cammina su questo  tappeto, da questo bordo a quell’altro”

“Oh no la prego! Mi farò male e mi ferirò”

“Questi aculei sono stati progettati per causare un dolore da punzecchiatura,  ma allo stesso tempo per fare il meno possibile delle ferite da lacerazione….  Vedrai che bella passeggiatina che farai!”

“E se rifiutassi brutta stronza?”

“Forse allora non ci siamo capite, cara. Io se voglio ti sputtano davanti a  tuo padre” Quella perversa aveva ragione! Serenella lo sapeva ma si disse che  quella sarebbe stata l’ultima umiliazione che avrebbe sopportato da lei.

“E va bene! Sei tu che comandi” disse lei ma con voce per niente sottomessa,  anzi con un tono di rabbia. Così Serenella si tolse le scarpe, si mise davanti  al tappeto, diede un’occhiataccia a Susanna (che sorrise con sadismo) e iniziò  la su “passeggiata”. Era come diceva la signora. Sentiva delle punzecchiature  che dalle piante dei piedi le causavano un dolore in tutto il corpo, un dolore  penetrante, ma quasi mai sentiva delle lacerazioni.

“Ahi…. Ah…. Me la pagherai….. oh….. AAhhhh…. Ah” Serenella urlava  ad ogni passo per il dolore, cercando di fare passi molto lunghi. Intanto  pensava alla sua condizione e di come fisse la schiavetta di questa sadica  signora. Ma questi pensieri stavano iniziando a farle sentire uno strano calore  nella fica. Lei aveva sempre odiato questi sadismi e queste perversioni, ma  adesso, mentre sentiva il pungichio sui piedi e mentre le frustate le bruciavano  ancora sul culo, proprio adesso stava incredibilmente iniziando ad eccitarsi.

“Cammina a passi più piccoli!” le ordinò Susanna, e questo nuovo ordine,  ricordandogli per bene in che stato di soggezione si trovava, la fece bagnare  considerevolmente. Mentre camminava una goccia degli umori che ormai bagnavano  la sua fica cadde sul tappeto, proprio su quelle spine. Serenella sperò che la  signora non se ne accorgesse. Ma quando fu arrivata alla fine del tappeto  Susanna le disse

“Allora cara, non sarà che questa passeggiata ti ha fatto infuocare la fica!”

“Come ti permetti! Non è vero. Sei soltanto una sadica perversa!” rispose  Serenella in preda alla rabbia. Il fatto che la sua fica fosse veramente  diventata di fuoco aumentava la sua frustrazione e la sua vergogna.

“Secondo me invece ho ragione…. Comunque metti pure queste scarpine”  Serenella si rimise le scarpine e disse

“Bene, adesso posso andare?”

“Ah ah… così presto vuoi andare via? Io ho molti altri giochini in serbo  per noi, e vedrai che ANCHE questi ti piaceranno”

“A me non piacciono i tuoi… le tue assurde perversioni, hai capito?!”  Susanna si fece una bella risata, che irritò ancora di più Serenella, e poi fece  accomodare la ragazza nella stanza di prima. Qui si mise a guardare tutti i suoi  “strumenti”, per scegliere il prossimo con il quale infliggere qualche punizione  alla saccente ragazza. Tolse infine il velo rosso che ricopriva il cavalletto e  lo mostrò a Serenella.

“Vedi cara? Questo è uno dei miei pezzi migliori. Una volta che tu sarai  salita io lo controllerò da questi comandi”

“Controllare? Che vuoi dire” Per tutta risposta Susanna azionò un comando che  si trovava sul muro e, dal centro del cavalletto spuntò fuori un vibratore  ricoperto di chiodini di gomma. Susanna spinse un altro pulsante e spuntò fuori  un fallo di lattice, nero e duro, che era piegato in modo da essere quasi  parallelo al piano del cavalletto. Serenella capì cosa significava tutto questo.  Il vibratore con i chiodini penetrava nella fica di chi avesse “cavalcato” il  cavalletto, mentre il fallo nero era messo in posizione da penetrare nel culo.

“Questo è troppo! Tu sei matta brutta troia!” disse la ragazza e aggiunse

“Io me ne vado, non puoi trattenermi qui!”

“Nessuno ti trattiene” disse Susanna con voce calma e calcolata “anzi verrò  anch’io con te. Da tuo padre!”

“Io però gli dirò pure che diavolerie hai qui, glie lo racconterò per bene”

“Ah ah….. Figurati se ti crederà, una volta che ti vedrà con quel vestito  da troia addosso ti caccerà di casa”

“Cosa? Io rivoglio i miei vestiti! Non puoi farmi andare in giro così” “E  perché dovrei restituirteli” disse Susanna ridendo “adesso vai pure cara non ti  trattengo” continuò. Susanna andò verso la scala, ma pensò a quello che avrebbe  fatto suo padre, che avrebbe creduto di sicuro alla signora. In più tutto il  vicinato e suo padre l’avrebbero vista andare in giro praticamente nuda! Era  troppo umiliante e Serenella sarebbe sprofondata di vergogna, sarebbe stata  sputtanata per sempre. Così la ragazza si fermò e si girò verso Susanna, con la  faccia bassa e senza dire niente.

“AH ah…. vedo che ti sei fermata, puttanella, e adesso la mia punizione  sarà ancora maggiore”. Serenella si sentì umiliata e in mano a Susanna, ma  quelle parole le scatenarono, con sua grande sorpresa, anche un moto di  eccitazione enorme, come mai ne aveva provato uno in precedenza.

“Allora per iniziare togliti quel vestitino, subito!” ordinò la signora a  Serenella. Questa ubbidì in preda alla vergogna. Si tolse il piccolo vestito e  restò praticamente nuda, se sii eccettuano le scarpe col tacco. Si coprì  pudicamente i seni e la fica con le mani, ma Susanna le ordinò di non coprirsi.

“Adesso mettiti sul cavalletto e stai ferma”.

“Oh no la prego, sarò ubbidiente ma questo no!” Susanna la guardò con occhi  severi

“Allora non hai capito troietta, tutto quello che io dico è legge, e d’ora in  poi chiamami Padrona”

“Va bene, ma ti prego ….. Padrona….. non mi fare salire li sopra” Per  tutta risposta Susanna si infuriò ancora di più, prese per i capelli Serenella,  che urlò per il dolore, e la schiaffeggiò.

“E adesso sali li sopra o ti rovino, puttana!” le disse. La ragazza si rese  conto che essere tratta in quel modo la eccitava al massimo. Per salire sul  cavalletto Serenella dovette allargare le gambe, e Susanna potè guardarsi per  bene lo spacco della sua fica che si apriva. Poi la signora fece mettere  Serenella bene in posizione, in modo che la sua fica fosse proprio sopra al buco  da cui usciva il vibratore. Susanna diede un’occhiata perversa alla povera  ragazza, che tremava di paura e di umiliazione e attivò i comandi. Serenella  sentì che il cavalletto si muoveva, come fosse un vero cavallo imbizzarrito,  mentre Susanna armeggiava con i comandi. La signora spinse un bottone e il  vibratore enorme penetrò immediatamente nella fica di Serenella. Subito questa  sentì un dolore lancinante. Il vibratore l’aveva quasi sfondata, e i suoi  chiodini di gomma le percorrevano in lungo e in largo al cavità vaginale,  procurandole degli ematomi e delle fitte di dolore. Serenella urlava di dolore  ma sempre più anche di piacere. Si stava proprio bagnando al massimo, e tutto il  cavalletto ormai era ricoperto dei suoi umori. Quando poi la signora azionò  anche il fallo nero, che si infilò diritto nel culo di Serenella, questa iniziò  a godere di brutto. Quei giochi perversi e sadici la facevano impazzire, c’era  poco da fare!

“Ohhhhh…. sono una porca allora!” pensava la ragazza “una che si eccita con  le umiliazioni e le torture!”. Era proprio così infatti e la ragazza aveva ormai  scoperto di essere una perversa totale. Mentre godeva Serenella guardò la  signora,e i loro sguardi si incrociarono. Guardando gli occhi severi e perversi  della signora Serenella si eccitava ancora di più. E anche la donna doveva  essere eccitatissima, perché Serenella poteva vedere i suoi capezzoli indurirsi  sotto il vestito aderente. Mentre il cavalletto ancora si muoveva e mentre  Serenella gemeva per il piacere, la signora si avvicinò ed estrasse due corde di  plastica dalla parte anteriore del cavalletto. Tirò le corde e le applicò  strette ai capezzoli della sua schiavetta. Ora, mentre i vibratori la  sfondavano, Serenella poteva sentire anche che la corda, tirandosi con i  movimenti del cavalletto, le stringeva i capezzoli facendola urlare. La signora  continuò a farle fare quella “ginnastica” per un bel pò. Con la sua maestria ai  comandi Susanna fece fare a Serenella un numero esagerato di “evoluzioni”.  Serenella si sentiva umiliata completamente, ma la cosa la eccitava enormemente.  E il sapere che tutte quelle torture erano inferte direttamente dalla signora  usando i suoi diabolici congegni, la faceva letteralmente scoppiare di  godimento. La ragazza venne un paio di volte, urlando al massimo il suo piacere.  Ma anche se gli orgasmi erano lunghi e fortissimi la ragazza aveva sempre forza  per gridare e per godere, ne la signora le concesse nessuna pausa tra un orgasmo  e l’altro. Infine la ragazza era sfinita. Quando Susanna spense il meccanismo  Serenella quasi non cadde a terra svenuta. “Vieni qui troietta, siediti pure su  questa sedia” disse la signora e la fece accomodare su una specie di trono fatto  in legno nero. Serenella ansimava di piacere e di stanchezza. La sua fica era  diventata rossissima, e sentiva un dolore enorme all’interno della vulva e  dentro l’ano. “Cazzo!” pensò Serenella “Mi ha sfondata…. Mi ha davvero  sfondata cazzo!” e intanto seguitava a mugolare di piacere, e non riusciva a  parlare. Serenella era quasi in stato di shock, e non si accorse neanche che  Susanna le aveva attaccato i polsi e le ginocchia ai braccioli e ai piedi della  sedia. Era completamente immobilizzata e con le gambe allargate. Quando se ne  rese conto riuscì soltanto a mugolare “ohhhhh, Padrona….. cosa…..” Susanna  aveva preso un bel gatto a tre code, e lo faceva vibrare nell’aria davanti agli  occhi di Serenella. “Ahhhhh” urlò lei come se già fosse stata colpita dalla  frusta. Serenella sentì la paura che si impossessava del suo corpo. Ma era una  sensazione così eccitante! Serenella non ci poteva credere ma dalla sua bocca  uscirono spontaneamente le parole

“Siiiiii….. si frustami…… mi piace mi fa godere….. ohhhhh….. ma che  dico io…..”

“La tua perversità parla per te…. ” disse Susanna con un sorrido sadico, e  cominciò a frustare Serenella senza pietà. Questa urlava di piacere ad ogni  frustata. La signora la colpì sulle tette, sul ventre, sulle cosce, sulle  braccia, e iniziò a colpirla anche direttamente sulla fica. Serenella ebbe un  altro paio di orgasmi fantastici, proprio mentre le frustate la tormentavano in  tutto il corpo. Alla fine era diventata tutta rossa e aveva ematomi dappertutto.  Quando Susanna smise di frustarla Serenella era quasi svenuta. La sua padrona le  slacciò i legacci e la aiutò ad alzarsi. La ragazza si muoveva a fatica e quasi  cadeva ad ogni passo. “Brutta troia….. d’ora in poi tu sei la mia puttana, lo  sai?”

“Si, oh SIIIIIII….. sono la tua cagna in calore” le urlò Serenella, che  ormai aveva perso completamente il controllo.

“E mi ubbidirai come una cagnetta servile? Come una cavalla sottomessa?”

“Si…… sono la tua puttana, la schiavetta con cui puoi giocare” Serenella  stessa non sapeva da dove le venivano queste espressioni, ma più le diceva e più  si sentiva eccitata. Alla fine la sua foga fu tanta che la fece cadere a terra,  svenuta. Quando si riprese era stesa sul divano della camera della signora,  ancora nuda e piena di escoriazioni. La prima cosa che vide fu l’orologio a  muro. Erano quasi le 20 e lei doveva tornare a casa! Era già in ritardo e suo  padre l’avrebbe punita! La signora era li davanti a lei e Serenella la supplicò

“La prego Padrona…. Mi lasci andare…. devo tornare da mio padre e sono in  ritardo”

“Ma certo puttanella…. Vai pure”

“No la prego i miei vestiti. Se torno nuda e piena di frustate io…..”

“se rivuoi i tuoi vestiti ti costeranno un pò” disse Susanna con l’ennesimo  sorrisetto sadico

“Tutto! Tutto quello che lei vorrà!” Suisanna prese una corda fatta tutta di  spine di ferro, le stesse che Serenella aveva visto e “sentito” sul tappeto dove  la signora l’aveva fatta passeggiare. Senza parlare la signora annodò quella  corda attorno alle tette di Serenella, che la guardava tremante di paura ma  piena di eccitazione. Dopo aver fatto passare la corda intorno alla base dei  seni di Serenella, la signora la fece arrivare fino alla fica e la annodò in  modo che facesse come una sorta di piccolissima mutandina. L’unica differenza  stava nel fatto che questa sorta di slippino era fatto tutto di punte e di  spine, alcune delle quali si mettevano dentro la spaccatura della fica della  ragazza. Serenella, che aveva già il corpo pieno di ferite e di ematomi, si  sentiva in preda al dolore di quelle punture lancinanti. Ma aveva ricominciato  anche a bagnarsi ed era tutta fradicia. Poi la signora le ridiede i vestiti,  cioè il pantalone e la maglia, ordinandole di portarli sopra la corda, che  avrebbe “sostituito” la sua biancheria intima.

“Ma così urlerò di dolore ad ogni passo! Ma quando potrò togliere… Ahi….  la corda” “Finchè non te lo dirò io, anche domani se sei fortunata!”

“Domani! Oh no impazzirò di dolore…. ohhhhhh….. la prego” “Niente  chiacchiere. E se provi a toglierti la corda me ne accorgerò, hai capito?”

“S…. si Padrona….. Ahi…. come vuole lei e come desidera”

“Brava la mia puttanella personale, e adesso prendi queste e vai” disse  dandole delle scarpine con i tacchi. Non erano le scarpe che Serenella aveva ai  piedi quando era entrata in casa di Susanna, ma aveva troppa fretta per  pensarci. Serenella uscì dalla casa lanciando un’ultima occhiata sottomessa a  Susanna, e si diresse verso casa sua, mettendosi le scarpe per la strada. Quando  le mise sussultò di dolore. Susanna aveva messo delle spine anche li dentro le  scarpe, ei suoi poveri piedi erano tormentato ad ogni passo. Ma del resto non  poteva neanche rientrare a casa scalza! Quando rientrò a casa il padre la  sgridò, poi le indicò severo il tavolo e le disse di sedersi a mangiare.  Serenella emetteva ad ogni passo piccoli gridolini di dolore, che non riusciva  bene a trattenere. Si giustificò dicendo che aveva mal di pancia, ma quando si  sedette al tavolo davanti a tutti sentì che le punte della corda le infilzavano  il culo e la fica. Lanciò un urlo e per un pò rimase ad occhi chiusi. Quando li  riaprì i suoi genitori erano stupefatti, ma lei spiegò che aveva avuto una fitta  allo stomaco ma che adesso stava bene. Mangiò cercando di nascondere il fiatone  che le era venuto. Quell’urlo infatti non era stato soltanto di dolore, ma era  stato anche l’effetto dell’ennesimo, fortissimo, orgasmo.

FINE

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