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Travolti da un’insana perversione

La porta
Avevo preparato ogni cosa nei minimi dettagli.
La tavola era apparecchiata con il servizio delle grandi occasioni, in cucina alcuni bei tranci di spada soffiavano fumo dalla griglia sul fuoco, tutt’intorno pezzetti di pinoli, olive e prezzemolo spandevano odori di mare per tutta la stanza.
In sala l’impianto squillava le note di un assolo di sax; lenzuola nuove, bianche, profumate di pulito nel lettone matrimoniale dei miei.
Era la nostra serata.
Io e Clara stavamo insieme ormai da un anno e mezzo; avevamo entrambe vent’anni.
Ci portavamo dietro però ancora alcuni problemini nella nostra sfera sessuale; i nostri corpi avevano imparato a conoscersi, a toccarsi già da tempo; ci divertivamo a passare ogni momento di intimità spogliandoci completamente ed iniziando a sfiorarci, carezzarci, strusciarci l’uno contro l’altro.
Il problema era che non eravamo ancora riusciti a fare l’amore.
Provava un forte dolore quando lo sentiva dentro di sé e non riuscivamo a venirne fuori.
L’ultima volta però, dopo l’ennesimo tentativo andato a vuoto, mi aveva detto:
“Mi sa che l’unica possibilità che abbiamo è che tu mi tenga legata al letto e mi violenti”.
Io sorridevo, lei mi guardava in maniera provocante, giocando con gli occhi, abbassandoli quasi fosse spaventata.
Si stava eccitando, io la canzonavo
“Ti violento” e mi strusciavo su di lei con forza.
“Adesso ti blocco e ti scopo” e intanto la sentivo venire a fiotti tra le mie dita che stringeva con decisione tra le sue cosce.
Non ne parlammo più, ma avevo ripensato spesso a quanto mi aveva detto.
Mi eccitava l’idea, anche se in parte ero spaventato dall’idea di “violentare” la mia ragazza.
Presi la decisione.
Questa sarebbe stata la sera giusta.
Avevo in casa un paio di pezzi di corda bianca, di media lunghezza.
Le fissa ai lati del letto all’altezza della testa.
Rimaneva da vedere come fare a bloccare le gambe … presi allora due cinture di spugna degli accappatoi e le legai ai piedi del letto.
Nascosi tutto sotto le coperte, non volevo che le vedesse, doveva essere una sorpresa …
Mancava solo lei, ma non tardò poi tanto ad arrivare.
Era una bella ragazza, non tanto alta con i capelli biondi tagliati corti sopra la nuca.
Gli occhi verdi risaltavano da un visetto tondo e paffutello.
Dimostrava un 2-3 anni in meno di quanti ne aveva in realtà, aveva un aria decisamente da bambina.
Questa sera però aveva deciso di sfoggiare tutta la sua femminilità con un vestito nero, lungo che le teneva completamente scoperta la schiena, le spalle e i fianchi.
Sin dal suo arrivo iniziò subito ad ubriacarmi col suo profumo alla vaniglia, mi stuzzicava accarezzandomi le braccia mentre cucinavo, strusciava le sue guance sul mio viso e volava sopra le mie labbra con le sue.
Cercavo di scioglierla ancora di più versando generose quantità di vermentino che lei beveva giocando con la lingua nel bicchiere.
Quando si piegava, anche solo leggermente riuscivo a intravedere la base dei suoi seni, bianchi, leggermente schiacciati dal vestito dal quale risaltavano le punte dei capezzoli.
Sapevo che avere quel vestito la eccitava tanto.
Si era coperta tantissimo prima di uscire, aveva vergogna di mostrare eccessivamente il suo corpo agli altri, ma allo stesso tempo la cosa l’eccitava tantissimo.
La cena scivolò via tra battute maliziose, risate e strizzate d’occhio.
Il vino l’aveva decisamente resa più allegra e disinibita del solito, stava recitando la parte della ragazzina per bene che si comporta un po’ da puttanella.
La divertiva quella parte.
Lei non era così, ma con me l’intrigava essere considerata una puttanella, lasciarsi andare a giochini sconci.
Ma non eravamo ancora arrivati a livelli esagerati.
Almeno fino ad allora …
Ci sistemammo sul divano, abbracciati, a fumarci una sigaretta.
Aveva la testa sulla mia spalla e facendo un movimento mi sfiorò l’inguine con la mano; mi guardò un po’ sorpresa, ridacchiando:
“Cosa c’è lì sotto, com’è che sei così eccitato ? “.
Io la guardavo fisso negli occhi e le dissi:
“Sono sempre così quando ti vedo e sei vicina a me”.
Iniziammo a baciarci, le nostre labbra si scontravano con violenza l’una sull’altra, io le succhiavo e le mordevo; lei tirava fuori la lingua, la infilava nella mia bocca, poi la ritirava fuori e la metteva sotto la mia.
La accarezzavo sui fianchi, scoperti dal vestito e pian piano risalivo fino a prenderle i seni come se stringessi dei pomelli: mi piaceva fare finta di mungerla; aveva delle belle tette, piuttosto grandi e abbastanza sode.
Erano il suo orgoglio, ma ogni tanto si vergognava un po’ di averle così grandi e io la prendevo in giro.
“C-C-osa fai ? ”
“Tolgo un po’ di latte alla mia muccona, no ? ”
“Ma … non sono m-mica una mucca … ”
“Con delle tettone così grandi … ”
Si avvinghiava a me, baciandomi sempre più con foga, il viso paonazzo, ansimante per l’eccitazione.
Iniziò a strusciare la mano sopra i miei pantaloni, io le slacciai il vestito che iniziò a scendere lentamente dalle spalle.
I suoi seni si scoprirono.
Abbassò lo sguardo, per vedere cosa stava succedendo ed io iniziai a guardarla.
I suoi bei globi bianchi andavano lentamente su e giù con il suo respiro e i suoi capezzoli si ergevano con prepotenza verso di me.
Si mise a cavalcioni su di me, mi prese la testa tra le mani e la portò con forza tra le sue poppe.
“Ma che belle mammellone che abbiamo … ”
“Mangiamele … ”
Le afferrai con le mani e ci schiaffai la faccia sopra. Tenendole dal basso le tiravo verso l’alto e iniziavo a leccare l’areola intorno ai capezzoli, li succhiavo, come per prendere il latte e per tirarli sempre più in fuori dalla carne.
Lei attorcigliò le gambe dietro la mia schiena ed iniziò a muovere il bacino sfregando il suo sesso contro il mio.
Mi tolse la maglietta, accarezzandomi il petto; io presi il suo vestito e glielo sfilai completamente dall’alto.
Le sue mutandine bianche sfregavano velocemente contro i miei jeans.
Era il momento migliore.
Tenendola ben ferma mi alzai con lei in braccio e le dissi
“Andiamo di là”; non disse niente, tirò un sospiro, chiuse gli occhi e si aggrappò a me con le braccia.
La portai sul letto, la lasciai nel mezzo, spensi la luce ed accesi un’abat-jour su cui avevo messo una lampadina rossa.
Una luce da laboratorio fotografico invase la stanza.
“Ma hai intenzione di girare un film prono ? ”
Mi disse. Io andai sul letto, la guardai e le dissi
“Molto meglio”.
Contemplavo il suo corpo, ben tenuto, abbastanza muscoloso e generosamente pieno di carne.
Mi portai verso le sue mutandine bianche, vicino alla fessura un alone indicava la sua eccitazione avanzata
“Ma ti si sono aperte le acque ? Vediamo un po’ cosa c’è qui sotto”.
Iniziai a sfilarle piano, guardando i peli pian piano spuntare dalla stoffa bianca e cercando di carpire le sue espressioni eccitate.
Mi avvicinai al suo viso e annusai le sue mutande.
“Adesso sei tutta nuda nel mio letto, completamente eccitata … ”
Mi avvicinò e cominciò a baciarmi mentre mi slacciava i pantaloni.
Era decisamente andata.
Mise la mano nei boxer, sentì il contatto freddo tra la sua mano e la mia carne ribollente, le sue dita lo avvolgevano, tirandolo fuori e iniziando a scorrere lentamente lungo tutta l’asta.
Le venni incontro abbassandomi i jeans e i boxer e rimanendo completamente nudo tra le sue mani.
“è durissimo, sembra la canna di un fucile … ”
Misi la mia mano tra le sue cosce e mi avvicinavo al centro dei suoi desideri, ci giravo attorno, cercando di non toccarla direttamente, magari la sfioravo e subito mi spostavo in un’altra direzione.
Le si muoveva, cercando di afferrare la mia mano con le gambe e imprigionarla.
Posai un dito nel mezzo, la mano.
Mi spostai verso il basso e le allargai leggermente le gambe.
Guardavo quel bel cespuglio di peli chiari completamente impregnati del suo piacere. Allargai le labbra e vi infilai la lingua.
Il suo respiro era sempre più affannato, lanciava dei flebili lamenti.
Schiacciavo tutto il mio viso provocando degli strani rumori.
Baciavo quelle labbra che si ingrossavano sempre di più.
Risalii e le diedi un bacio sulla bocca, cercando di passarle tutto il suo sapore, per farle capire quanto fosse eccitata.
Presi tra le dita un capezzolo, dolcemente ed iniziai a tirarlo piano verso l’alto.
Misi il ginocchio a contatto con il suo pube e lei si schiantava contro di esso muovendosi in continuazione.
Aveva lasciato perdere di toccarmi, tra poco sarebbe venuta come una fontana …
Ho messo il mio corpo sopra di lei, schiacciandola con il mio peso.
Il mio cazzo si infilò tra le sue gambe che lei chiuse di scatto.
I nostri due sessi erano a contatto. Iniziammo a muoverci.
Finora questo era stato il nostro “fare l’amore”.
Alzai le sue braccia in direzione della sponda del letto.
Feci tutto in un attimo, tirai fuori l’anello di corda nascosto sotto le coperte e vi infilai il suo polso stringendo poi la corda per bloccarlo.
Ha smesso di baciarmi, guardando in direzione del braccio legato, e in un attimo si ritrovò con l’altro braccio bloccato alla corda.
Guardava le sue braccia, bloccate verso l’alto, e poi guardava me, senza capire bene, già leggermente eccitata ma anche spaventata.
“Prendo il tuo corpo” le dissi con un sorriso leggero baciandole il collo.
Provò a saggiare la tenuta delle corde dando dei piccoli strattoni ma non riusciva assolutamente a smollarli.
“Eh … s-se io … n-non volessi ? ”
“E come potresti impedirmelo ? ”
Non poteva muovere le braccia, si sentiva bloccata.
Mi guardò quasi implorante.
La baciai sulla bocca sussurrandole un
“Ti Amo” tranquillizzante e carezzandole le guance.
Mi alzai e iniziai a contemplare il suo corpo.
Mi guardava e si muoveva con le braccia, poi mosse una gamba e sorridendo mi disse
“Posso sempre prenderti a calci … ” e scalciò in aria.
“Mmm … ”
Mi avvicinai di nuovo alle sue gambe, ed iniziai a carezzarle, partivo dal polpaccio e risalivo per tutta la coscia.
Mi girai di schiena quasi sedendomi sopra la sua pancia.
Appoggiai la mia mano sopra alla sua piccola foresta.
Non aveva mai smesso di bagnarsi, era ancora eccitata.
Le allargai le gambe e presi a toccarla con decisione, riprese a muoversi con decisione, per facilitare i movimenti della mia mano; ogni tanto infilavo leggermente un dito nel suo splendido antro che lo avviluppava completamente.
Mentre la toccavo avevo già tirato fuori le altre due corde dalla sponda del letto, e chinandomi un po’ verso i suoi piedi ne legai prima uno e poi l’altro tenendole ferma la gamba con il corpo.
Sentii solo un “N-N-nooh” dietro la mia schiena.
Mi portai di fianco a lei.
Ansimava pesantemente.
Era legata, mani e piedi, con le gambe oscenamente aperte.
Provava a divincolarsi, con piccoli movimenti, ma senza riuscire nell’intento.
“E adesso come la mettiamo” le sussurrai all’orecchio con voce profonda. Mi guardava, la bocca leggermente aperta:
“C-cosa vuoi … f-fare ? ? “.
Il gioco era iniziato.
Iniziai a passare la mano sopra il corpo, vicino all’ombelico, sui fianchi; con le dita disegnavo dei cerchi lungo tutta la sua pelle, sui seni che sembravano diventare sempre più duri.
Iniziai a darle piccoli buffetti, con due dita, sui lati delle tette, e le vedevo muoversi, dondolare, come budini di panna.
Le diedi un pizzicotto sul capezzolo.
“Ahhh” ci giocavo con le dita, poi lo prendevo con due e lo tiravo verso l’alto.
Lei guardava tutto quello che stavo facendo, ma l’eccitazione era troppa ed ogni tanto chiudeva gli occhi.
Iniziavamo a sudare.
Mi alzai e mi portai verso la finestra …
“Cosa fai? ”
Mi disse di scatto
“Ho caldo, apro un po’”
“Non troppo, ti prego, che mi possono vedere”.
Tirai su completamente la tapparella e spalancai la finestra lasciando il suo corpo alla
contemplazione di tutti gli abitanti della mia città. Mi scostai
“Nooh, mi vedono … t-ti prego … “.
La sua testa era girata dall’altro lato, colma di vergogna, il suo corpo nudo era teso lungo il letto e illuminato dalla luce rossa che si rifletteva sulle goccioline di sudore che aveva su tutta la pelle.
Sembrava che stesse per incendiarsi.
Cercava di sollevare un po’ la gamba per coprirsi il sesso ma l’operazione falliva miseramente e non faceva altro che eccitarsi ancora di più per lo strofinamento.
Era una scena meravigliosa.
Tornai da lei, mi misi al suo fianco.
Non riusciva a nascondere la sua eccitazione.
“Chissà quanta gente ti potrà vedere, completamente nuda, le tue tettone, i peletti della tua fichettina. Ti vedranno legata, che ti agiti, penseranno che sei una disponibile … Una che la da via”.
Le sue chiappe strusciavano con maggiore insistenza sul lenzuolo, cercava di sfregare le labbra, di masturbarsi.
Non smetteva di muoversi.
“Ma perché ti agiti così tanto … Non riesci a stare ferma da tanto sei eccitata”.
I suoi occhi erano totalmente chiusi.
Ripresi a toccarla tra le gambe, lei emetteva gemiti in continuazione, cercava di non perdere il contatto con la mia mano.
Stava già per venire, avevo le mani fradice, passai ai suoi capezzoli, bagnandoli dei suoi umori, li sfregavo, li prendevo e li torcevo.
Ormai io stesso non riuscivo più a controllare i miei gesti.
Li succhiavo, li mordevo fin quasi a strapparle dei gridolini.
Schiacciavo le sue tette l’una contro l’altra.
Ormai la sua esistenza era tutta concentrata in quei due punti.
Tutto il suo essere era diviso tra le sue tette e la sua fica. Il resto non contava nulla.
Ogni tanto guardava verso la finestra, per riprendere coscienza della situazione in cui si trovava, di essere non solo in mia balia, ma anche sotto lo sguardo di tutti.
Le portai il mio cazzo sulle tette, sfregandoglielo contro e bagnando leggermente i capezzoli con le goccioline di sperma che facevano capolino.
“Mi è sembrato di vedere qualcuno della casa di fronte che guardava di qua” “No … Noh t-ti prego … ”
“Magari si sta toccando guardando il tuo corpo, la prossima volta che ti incontrerà si ricorderà di te nuda, legata al letto, chissà cosa farà … ”
Mi misi a cavalcioni e mi avvicinai alla sua bocca; non aveva mai gradito prenderlo in bocca, non le piaceva.
E anche questa volta le sue resistenza erano più forti del previsto.
Teneva la bocca assolutamente serrata.
“Potrei sempre far venire qua qualcuno per divertirsi un po’ …
Fai vedere a chi ti sta guardando come sei brava … “.
Ero andato decisamente sul pesante …
Avevo paura che si impaurisse o si arrabbiasse troppo e avrei perso ogni speranza.
Mi guardò per un attimo, con gli occhi bassi, poi dischiuse le labbra e io mi ci infilai dentro.
Succhiava la cappella lentamente, avvolgendola tutta con le labbra.
Muoveva la lingua lungo l’asta.
Richiuse gli occhi.
Le misi una mano dietro la nuca e cominciai a spingerla su e giù. Iniziava a piacerle.
Ero tentato dal venirle in bocca, me l’aveva sempre impedito, ma io volevo fare qualcos’altro e avevo paura di non reggere, però iniziai a scherzare:
“Oddio sto per venire, adesso ti inondo la bocca … ”
Si fermò per un istante, opponendo resistenza, mi guardò e riprese a succhiare, agitando la lingua vorticosamente.
Ma io mi staccai.
Mi rimisi al suo fianco e la guardai negli occhi, presi a carezzarle le guance, a baciarle la bocca con piccoli colpi con le labbra.
Le strinsi la mano e le carezzai i capelli.
“Ti Amo” “Anch’io”.
Ok, avevo rimesso a posto la situazione, ora dovevo tornare ad eccitarla.
Mi appoggiai con la testa alla sua spalla e guardai i suoi seni seguire i movimenti del respiro, alzarsi e abbassarsi …
“Certo che sono proprio grandi … ”
Le diedi un paio di pizzicotti sulle natiche
“E abbiamo anche un bel sederotto, nessuno, passandoti accanto ti ha mai detto che hai un gran culo da mordere … ”
“Noh … ”
Aveva ripreso ad eccitarsi.
Era di nuovo sotto il mio controllo.
Potevo governare non solo il suo corpo ma anche la sua eccitazione.
“Ma quando vai in giro riesci a tenere le tue mammelle nei vestiti o ti escono fuori di continuo ? ? Pensa a quanta gente può finalmente vederle adesso dalla finestra … ”
Vidi che stava riprendendo il suo movimento continuo per sfregarsi.
Io passavo le mie dita sui capezzoli e guardavo il suo viso paonazzo, sudato.
Mi misi sopra di lei, baciandola e mettendo la punta del mio cazzo a contatto della sua apertura
“Noh … Noh … ”
“Adesso entrerò dentro di te, e tu non potrai fare nulla, proverai a divincolarti ma finirai soltanto per facilitare i miei movimenti.
Ed io verrò dentro di te, fecondandoti e tu sarai lì ad accogliermi, senza poter far nulla”.
Iniziai con piccole spinte a farmi strada in quella meravigliosa tana completamente bagnata.
Scivolava con una facilità incredibile.
Lei ansimava terribilmente lanciando ogni tanto dei piccoli urletti di dolore.
Misi la mia faccia sui suoi seni e ripresi a leccarli con foga.
Ero tutto sopra di lei, schiacciandola con il mio peso che la teneva ancora più bloccata.
I miei movimenti si facevano sempre più rapidi, la mia testa iniziava a girare. Ero troppo eccitato.
Cercavo ogni tanto di rallentare i miei colpi ma c’era ormai poco da fare
“Sto per venire”
“No, ti prego, non venirmi dentro, non mi sporcare”
“è … tropp-po tardi … ”
Sentì tutto l’inguine irrigidirsi e iniziai a svuotare sperma dentro di lei.
I miei colpi erano sempre più prfondi e i suoi gridolini erano degli Ah più urlanti.
Rimasi su di lei esausto, interrompendo i miei movimenti, ma lei non riusciva a stare ferma e continuava ad agitare il bacino schiacciandolo sempre più verso di me.
Rimanendo dentro di lei mi alzai ed iniziai con la mano a carezzarle il monte di Venere scendendo poi pian piano fino a sfiorare il centro del suo mondo.
Prese ad agitarsi con maggior foga e se ne venne in alcuni lunghi spasmi e rantoli soffocati.
Il suo cuore batteva fortissimo, eravamo fradici di sudore e la nostra pelle si appiccicava all’altro.
L’abbracciai ed iniziai a slegarla.
Lei era immobile, esausta, con il respiro pesante che non riusciva a parlare.
Non aveva ancora riaperto gli occhi e si passava la lingua sulle labbra come per riassaporare il sesso che avevamo appena fatto.
“Ti Amo” le dissi piano all’orecchio e mi misi accanto alla sua guancia.
Lei faticosamente mi abbracciò e mi diede un colpetto sulla spalla.
La guardai, non ce la faceva quasi a parlare …
“Idem”.
Ci addormentammo esausti, felici.
Avevamo finalmente fatto l’amore.
Ma avevamo anche varcato una porta del nostro piacere che non ci eravamo mai sognati di passare.
Un fiume in piena ci aveva investito.
Non ce ne rendevamo ancora conto ma questo era solo l’inizio. FINE

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