Alla festa con Renato

Renato, il mio uomo è stato invitato ad una festa in una villa fuori città; è una festa molto importante per lui.
Saranno presenti molti personaggi importanti: politici, giudici, medici, ingegneri, insomma il fior fiore dell’alta società, e soprattutto i suoi capi da cui dipende la sua carriera nella società in cui lavora.
è ovvio che Renato vuol fare bella figura e nel comunicarmi l’invito mi ripete diverse volte che vuole vedermi vestita molto elegante e sexy.
Arriva il giorno della festa e mi preparo quindi come so che lui mi vuole: la mattina vado dalla parucchiera che mi elabora i capelli in modo eccezionale.
Al momento di uscire di casa indosso un bellissimo abito da sera nero e lungo che mi fascia tutta, una camicetta di seta un po’ trasparente che lascia intravedere appena il mio prosperoso seno, indosso scarpe con tacco alto a punta (su questo Renato è stato categorico).
Usciamo, ma prima mi fermo un attimo per darmi un’ultima occhiata allo specchio: sono proprio bella ed elegante.
Anche lui fa la sua bella figura: già di suo è un bell’uomo, alto, brizzolato, ma vestito con lo smoking, la camicia di seta e la cravatta a farfalla è veramente uno schianto.
Ne sono molto fiera.
Arriviamo sul luogo della cena in una favolosa villa rinascimentale fuori della città’.
Tutti gli invitati sono eleganti e gentili.
Tutti mi osservano: ho fatto colpo (si vede che piaccio e mi vorrebbero spogliare con gli occhi).
Dopo l’aperitivo sul grande terrazzo viene servita la cena che fila via liscia ed eccezionale.
Finita la cena si formano tanti gruppetti che conversano del più e del meno.
Renato mi lascia per andare a giocare ad un tavolo a poker con altre tre persone a me sconosciute.
Io gironzolo qua e là ricevendo i complimenti di tutti.
Dopo circa un’ora il mio uomo mi raggiunge e lo vedo alquanto imbarazzato.
“Cosa c’è? ” gli chiedo preoccupata.
Vedo che ha qualcosa da dirmi, ma non ha il coraggio di parlare. Alla fine dietro mia insistenza mi dice:
“Cara, perdonami, ma ho giocato a poker ed ho perso”.
“E quanto hai perso? ” gli chiedo io.
“Purtroppo la posta in gioco non era il danaro; ero sicuro di vincere, lo sai che sono un asso a poker, ma ho trovato dei compagni di gioco più bravi di me e … “.
“Ma, insomma, cosa vi siete giocati? ” gli chiedo incominciando a preoccuparmi, dato che un terribile sospetto si sta facendo largo nel mio cervello.
“Ho perso te, cara, perdonami… ” mi dice quasi singhiozzando
“Per tutta la sera tu sarai di proprietà di quei signori che erano al tavolo con me.
Dovrai obbedire a loro ed eseguire tutto quello che ti chiederanno”.
Provo a protestare, ma conosco il mio uomo che spesso mi combina giochi perversi.
Sono convinta che abbia fatto tutto deliberatamente e forse ha fatto apposta anche a perdere.
So che è inutile protestare, ma non cedo subito.
Ovviamente lui insiste chiedendo di obbedire, altrimenti farebbe una bruttissima figura: i debiti di gioco vanno saldati sempre e comunque.
Ovviamente alla fine non posso che acconsentire.
Ecco che si avvicinano i miei padroni: mi ordinano con tono autoritario che non ammette repliche di salire sopra al tavolo al centro della stanza e di ballare fino a nuovo ordine.
Mentre mi dirigo verso il tavolo vedo che alcuni signori tolgono la tovaglia che era rimasta dopo che i camerieri avevano sparecchiato dopo la cena.
La gonna lunga mi rende difficile la salita sul tavolo, ma con l’aiuto di due giovani ragazzi e salendo prima su una sedia riesco a salire sopra al tavolo.
Incomincio a ballare e pian piano le persone si accorgono di me e si assiepano attorno al tavolo per guardarmi.
Non sono sicura, ma mi sembra che le luci della sala sembrino convergere verso di me, mentre i signori che assistono allo spettacolo li intravedo appena nell’ombra.
Continuo a ballare languidamente e in modo provocante: in fondo mi piace essere osservata (non sono bellissima, ma truccata e vestita così mi sento la più bella della serata).
So bene che la loro intenzione è, prima o poi, di spogliarmi.
La cosa potrebbe anche piacermi, ma mentre sto ballando mi sono ricordata all’improvviso che il mio uomo prima di uscire di casa mi ha ordinato di non mettermi le mutandine, e di indossare solo i collant; per di più ho messo un paio di collant molto trasparenti.
Passa il tempo e come temevo ad un certo punto dal pubblico si leva una voce alta
“Nuda, nuda”.
Faccio finta di niente, continuo a ballare, ma poco dopo vedo uno dei signori avvicinarsi al tavolo e mi ordina di obbedire.
Guardo verso il mio uomo che mi fa cenno anche lui di obbedire.
So che non ho scampo: incomincio a sbottonarmi molto lentamente la camicetta.
Adesso la camicetta è aperta e si vede il mio seno sussultare sopra un reggiseno bianco a balconcino.
Continuo a ballare: i miei seni ballonzano come onde del mare.
Tutti oramai si sono avvicinati al tavolo, sia gli uomini che le donne; anch’esse sembrano ammirarmi.
So che devo continuare.
Decido di togliermi il reggiseno, tanto oramai i miei seni molto voluminosi sono usciti fuori dal reggiseno.
Il pubblico comincia ad applaudire.
Sta arrivando il momento più difficile: devo togliermi la gonna.
Non posso più aspettare; vedo i miei padroni dare segni di insofferenza.
Fino ad adesso la cosa mi è piaciuta, ma ora mi vergogno.
Tutti scopriranno che sono uscita senza mutandine.
Coraggio. Devo farlo.
Mi sfilo verso il basso la gonna.
Il pubblico esclama un ‘Oh’ di stupore e di ammirazione.
Ora ho solo i collant e le scarpe a spillo; continuo a ballare.
Ma gli uomini che mi circondano continuano a urlare:
‘Nuda, nudà.
Smetto di ballare e mi sdraio sul tavolo.
Mi rotolo su di esso da una parte all’altra, oramai tutta eccitata.
Non mi importa più niente di nulla.
Incomincio a toccarmi sul davanti attraverso il collant.
Alcune mani riescono ad afferrare il collant e lo tirano giù. Io cerco di tirarlo su, ma così facendo (uno tira da una parte, un altro tira da un’altra) il collant si rompe.
Oramai sono completamente nuda, ma eccitata al massimo.
Continuo a rotolarmi sul tavolo in preda ad una eccitazione crescente.
Del resto anche il pubblico, che intravedo nell’ombra, si è eccitato.
Alcune dame, appartatesi in un angolo della stanza, hanno tirato fuori dalla patta dei pantaloni dei loro uomini l’uccello e lo stanno masturbando.
Una donna è in ginocchio davanti al suo uomo e sembra pescare con il suo viso dentro la patta dei pantaloni del suo uomo: è chiaro che ha in bocca tutto l’uccello dell’uomo, anche se io non vedo bene la coppia appartatasi nell’angolo più buio della stanza.
Mi sembra che l’attenzione si stia attenuando nei miei confronti, quando noto un bel giovane che sta parlottando con i miei padroni; mi sembra che stia passando a loro dei soldi.
Poi l’uomo sale anche lui sul tavolo e si spoglia velocemente.
Quando si toglie le mutande fa vedere un cazzo veramente imperiale: grosso, lungo, duro.
I miei occhi si fissano su questo cazzo.
In me c’è un misto di ammirazione, di paura e di vergogna. So che fra poco verrò impalata davanti a tutti.
Guardo verso il mio uomo.
Sembra divertito e con la testa mi fa segno di continuare e di obbedire.
Bene, se debbo continuare, allora vale la pena di farlo con passione.
Il mio uomo si deve pentire di avermi ceduta.
Sento salire di nuovo dentro di me il desiderio.
Allargo le gambe e comincio a rantolare per il desiderio.
L’uomo mi penetra tutta; sento il suo cazzo che mi tocca l’utero.
Lancio un urlo di piacere.
L’uomo mi rigira su me stessa come se fossi un fuscello e mi fa fare diverse volte un giro attorno al suo cazzo come se mi volesse avvitare su di lui.
Adesso mi prende dal di dietro.
Sento che fra poco il mio culetto farà l’effetto che fa a tutti gli uomini quando lo vedono da quella posizione.
E infatti poco dopo l’uomo tira fuori il suo cazzo dalla mia vagina e comincia a premere sul mio povero buchetto.
Lancio urli di dolore, perchè il suo cazzo è duro e piano piano si sta facendo largo nel mio culo.
Il dolore è forte perchè il mio culo non è lubrificato da creme o dalla saliva.
Ma resisto anche perchè il mio desiderio principale ora è quello della vendetta nei confronti del mio uomo che mi ha messo in pasto a tutti quegli uomini.
Finalmente mi sembra che il cazzo sia entrato per tutta la sua estensione. Non lo credevo possibile.
Sento dolore, ma sono proprio soddisfatta.
Penso: “Bene, così quel porco di Renato impara! “.
Ora tutti sono eccitatissimi; molti si sono tirati giù i pantaloni e si sono masturbati.
Anche alcune donne si sono tirate su la gonna e si stanno toccando.
Un poco alla volta sento delle voci provenire dalla platea, voci che si fanno sempre più intellegibili e chiare:
“Ma che puttana! “,
“Non ho mai visto una troia così”.
Mi ricompongo alla meglio, ma i vestiti non ci sono più sul tavolo.
è proprio vero: mi sento una gran puttana e una troia!
Che vergogna, ma che eccitazione!
Ed è a questo punto che sento un rumore fortissimo, come di una sveglia.
Eh sì … è proprio la sveglia che sta suonando e mi ha svegliata: sono le sette ed è ora di alzarsi e di andare al lavoro! FINE

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